Il mare a Okinawa con la barriera corallina che traccia l’orizzonte
Se sei in cerca di una meta tropicale, non troppo inflazionata, che unisca il fascino del paesaggio, la qualità delle strutture, la bontà del cibo e la magia delle isole, oggi ti presento Okinawa e la sua prefettura, le isole più a sud del Giappone, Miyako e Yaeyama. Ah dimenticavo, è un posto magnifico per fare immersioni, sia tu un novellino o un patentato esploratore, perché tutte le isole sono circondate da una fitta barriera corallina splendidamente conservata.
Molto più prossima a Taiwan che alla capitale Tokyo, Okinawa e le sue isole sono una tappa che in pochi hanno tempo di inserire nel classico tour del Giappone che comprende per lo più le rinomate tappe del nord. Tuttavia, sono un posto straordinariamente diverso, che regala una pura ricarica energetica; non a caso sono abitate dalle persone più longeve al mondo, con diverse centinaia di centenari che bazzicano per le strade.
Quando andare
Il clima delle isole è di tipo subtropicale, quindi c’è una stagione delle piogge e dei tifoni, sebbene in queste zone non arrivino i monsoni. Il caldo inizia già a marzo, lentamente, rendendo l’estate a tratti insostenibile. Il clima mite si trova quindi nelle mezze stagioni, tra marzo e maggio, e tra ottobre e l’inizio di novembre.
Scorcio su Kabira Bay (Isola di Ishigaki) in principio alla stagione delle piogge – Foto di Matteo Bosi
Le piogge iniziano nella seconda metà di maggio, in principio incostanti, spesso caratterizzate da acquazzoni improvvisi che si esauriscono in fretta. Tuttavia il cielo è spesso coperto da una coltre di nubi che mitiga le temperature, quindi è l’ideale se il tuo programma è quello di un tour in città e non la lucertola in spiaggia. Se invece cercavi di rientrare color abitante dell’isola, dovrai forse aggiungere qualche lampada perché il sole fa il timido in questo periodo.
L’inizio di maggio sarebbe il momento ideale, se non fosse che coincide con la Golden Week giapponese, e il turismo locale infuria in queste zone. Anche i prezzi si alzano nettamente e la differenza con la seconda metà di maggio è grande. Attenzione anche alla Silver Week, che cade nella seconda metà di settembre e in accordo con il calendario viene fissato un ponte per cui diventa un altro momento di alta stagione.
Agosto e settembre invece sono i mesi dei tifoni, che possono risultare un po’ difficili da gestire per chi non è abituato alla violenza di queste piogge: di solito i turisti si affidano al decalogo della sopravvivenza che tutti gli hotel illustrano in casi come questo, per non farli sentire parvenu del tifone. Tuttavia, il periodo è ancora considerato alta stagione per il grosso afflusso di turismo dall’estero.
I mesi invernali sono freddi, con temperature che scendono fino a 15°, quindi, se è possibile scegliere, questo non è il momento migliore per concedersi le isole.
Come arrivare e come spostarsi tra le isole
Il principale raccordo per raggiungere la prefettura di Okinawa è l’Aeroporto di Naha nel sud dell’isola stessa di Okinawa.
Non ci sono voli diretti dall’Italia: si può fare scalo in Giappone o in Cina, ad Hong Kong, Taiwan o Seul. Le compagnie locali ANA e JAL offrono una soluzione interessante chiamata Visit Japan Fare a prezzi agevolati per voli domestici, dedicata ai visitatori che arrivano in Giappone con un biglietto internazionale (a questo link le informazioni di JAL, qui quelle di ANA).
Personalmente quando ho prenotato il mio volo interno Okinawa-Ishigaki, non mi conveniva la tariffa Visit Japan Fare, che probabilmente risulta un affare solo se il tuo scalo è una delle principali città del Giappone: Tokyo (qualcosa come 20 voli al giorno…), Osaka, Kagoshima, Fukuoka.
Ci sono voli che collegano Naha alla Cina, in partenza frequentemente durante la settimana, da Pechino, Shanghai, Hangzhou e Fuzhou.
I voli interni poi, sono la soluzione per raggiungere gli arcipelaghi di Miyako e Yaeyama e non solo, non più serviti dai traghetti (a parte qualche rara eccezione). I voli arrivano a Ishigaki, Yonaguni, Miyako, Yoronto, Okinoerabu, Amami Oshima, le isola Kerama e le Daito.
Anche ad Okinawa, la spiaggia è il posto ideale per i servizi fotografici matrimoniali – Foto di Matteo Bosi
Attenzione, gli aeroporti a Naha sono due, bisogna fisicamente uscire da quello internazionale e camminare 5 minuti per raggiungere lo scalo domestico (tra l’altro più nuovo e meglio attrezzato). Lì accanto noterai che è in costruzione il nuovo terminal, ma durante la stesura di questa guida non era ancora funzionante.
L’aeroporto è connesso alla città comodamente dal treno in superficie, monorail, la cui corsa media costa 300 Yen ed è la soluzione più economica. Se invece devi raggiungere il nord dell’isola, dovrai usare bus e limousine bus in partenza dal terminal, oppure taxi (ad un costo cospicuo: in linea generale i taxi li consiglio soltanto per tragitti brevi). Moltissimi turisti scelgono il noleggio auto direttamente in aeroporto (super fornito), ma di questo parlerò a seguire.
Gli spostamenti interni tra isole vicine, sono ben coperti dai traghetti, anche fino a due-tre ore di navigazione. Sull’Isola di Okinawa, lo snodo principale è il Tomari Port di Naha, che connette anche il nord dell’isola, oltre alle più piccole Kerama, Tokashiki, Aka, Zamami, Kume e Aguni.
Per quanto riguarda le isole Miyako, l’aeroporto omonimo dell’isola, è a dieci minuti dalla città di Hirara. E’ lo scalo maggiore e come si accennava sopra è servito da voli interni su Naha e Ishigaki; in più, Tokyo e Osaka. I collegamenti interni sono assolti dai traghetti.
Per le isole Yaeyama invece devi rifarti allo scalo di Ishigaki: negli ultimi anni, oltre alle tratte interne di Tokyo, Osaka, Okinawa, Fukuoka, Chubu, Miyako, Yonaguni, ci sono collegamenti anche con la Corea del Sud e Taiwan. Come sopra, le connessioni con le altre isole sono servite dai traghetti; moltissimi turisti usano Ishigaki come base per spostarsi nell’arcipelago, quindi l’isola si è adeguata prontamente alla crescente richiesta turistica.
Su queste isole minori non c’è metropolitana o treno di superficie, quindi i mezzi pubblici sono soltanto autobus e taxi. I collegamenti non sono ancora all’altezza del resto dell’offerta e si fa spesso affidamento al fatto che i turisti preferiscano noleggiare un’auto o richiedere l’auto (o taxi) con autista, malgrado i costi vertiginosi.
Visto e moneta
Per l’accesso in Giappone con fini turistici e per un periodo compreso entro i 90 giorni, all’Italiano non è richiesto alcun visto in anticipo. Si fa soltanto una procedura di registrazione all’arrivo con emissione del timbro sul passaporto. Ovviamente, il passaporto deve essere in regola e in corso di validità.
Per quanto riguarda lo Yen, questa è l’unica valuta accettata. Puoi cambiare i soldi ovunque, anche alla partenza, o prelevare in loco. Tutti i maggiori circuiti sono accettati (VISA, Master Card, eccetera), compreso il cinese Union Pay. Ti raccomando solo di adottare alcune precauzioni sulle isole: alcuni hotel minori e B&B accettano unicamente contanti, informati al riguardo. Ugualmente per alcuni ristorantini, soprattutto se decentrati. Ciononostante, i centri principali nelle isole sono tutti ben forniti di ATM. Personalmente, ho preferito prelevare all’aeroporto e gestire il contante durante il viaggio, approfittando della diffusa sicurezza del Giappone.
Sanità
Insomma, in Giappone non c’è da preoccuparsi al riguardo della qualità dei servizi ospedalieri di cui si potrebbe aver bisogno. Il problema potrebbe più che altro essere di raggiungibilità dei centri; per questo esistono ambulatori minori per gli imprevisti del turista e solitamente, i giapponesi sono davvero gentili e disponibili nel dare una mano. Quindi se ti trovassi ad aver bisogno di un passaggio in auto, posso quasi dirti che potrai contare sull’aiuto dei passanti.
Ora, non c’è bisogno di usare la stessa cautela del Sud Est asiatico, ma se ritieni di dover avere bisogno di una base in prossimità di un centro medico, valuta le isole e i centri maggiori.
Se ti serve una assicurazione di viaggio, dai un’occhiata a questi consigli.
Cosa vedere
La porta Shureimon – Foto di Matteo Bosi
Okinawa
L’isola di Okinawa (Okinawa onto) è un ottimo punto di partenza per iniziare il tuo viaggio nel tropico giapponese. La ragione è che l’isola raccoglie storia, servizi, spiagge ed è al centro di una particolare attualità che interessa questa parte di Giappone, ovvero la presenza americana.
L’isola è abbastanza grande da poter essere convenzionalmente divisa in quattro parti: al sud c’è la città di Naha, servita dall’aeroporto e dal porto turistico. Il centro ruota attorno al cosiddetto American Village, a Chatan. E’ luogo di svago e divertimenti, e qui si trovano diversi resort, che si snodano sulla costa fino ad arrivare alla parte più a nord ovest, la Penisola di Motobu e dintorni, con la città di Nago. La restante parte dell’isola è per lo più coperta dalla giungla e solo sulla costa si trovano ancora alcuni punti di interesse, ma difficili da raggiungere con i mezzi pubblici.
In prossimità della città di Naha ci sono diverse attrazioni turistiche, o almeno sono così definite dai locali e dalle agenzie. La più parte di loro si lega indissolubilmente alle vicende della Battaglia di Okinawa e tutto ciò che è seguito alla sconfitta giapponese della Seconda Guerra Mondiale.
Personalmente, tralascerei i Memoriali relativi alla guerra e quel che c’è di commemorativo, per dedicarmi piuttosto alla visita dell’Okinawa Prefectural Museum and Art Museum (410 Yen per l’ingresso alla collezione stabile, più biglietto separato per le mostre temporanee): qui è riassunta la storia del Regno di Ryukyu quando ancora era un arcipelago florido ed indipendente dal Giappone, fino alle vicende della guerra appunto, il controllo americano e la massiccia presenza dell’esercito dei nostri giorni.
Il museo si raggiunge con la monorail, fermata Omoromachi. Se tuttavia sei interessato, è visitabile e conservato il Quartier Generale utilizzato durante l’attacco (Former Japanese Naval Underground Headquarters), sotterraneo ovviamente; un’esperienza suggestiva.
La maggior parte delle rovine storiche di Okinawa sono gusuku, ovvero fortezze che un tempo erano floridi e massicci castelli, oggi molti inscritti a Patrimonio dell’Umanità. Il più visitato (a 660 Yen per adulto), ma non necessariamente il più suggestivo, è il Shuri Castle, che si trova praticamente in città a Naha: ci si arriva direttamente con la monorail dopo una breve camminata dalla fermata omonima.
E’ stato interamente ricostruito ed è circondato da un tranquillo parco; la parte più interessante è la porta principale, Shureimon, soprattutto perché compare sulle banconote da 2.000 Yen che in dieci giorni, io, personalmente, non ho mai né visto, né speso, né maneggiato. Quindi dal mio canto, attorno a questo, aleggia un’aura di mistero…
Le altre gusuku sono Nagagusuku, Zakimi, Katsuren e Nakijin: l’unico sito che è facilmente raggiungibile con l’autobus è Katsuren; per tutti gli altri dovrai calcolare una camminata di almeno venti minuti (talvolta su per la montagna) oppure direttamente l’uso di auto a noleggio.
Probabilmente il più suggestivo è Nagagusuku, situato nel centro dell’isola, le cui rovine rivelano ancora l’impianto interno. Non molto distante dal sito, c’è una delle residenze Ryukyu tradizionali meglio conservate dell’arcipelago, la Nakamura House. Ne troverai altre sulle isole (una a Kumejima, una a Ishigaki e una alle Kerama), ma questa è la più imponente.
I giardini di Shikina-en – Foto di Matteo Bosi
Il Giappone è famoso anche per i giardini e interessato dagli eventi della fioritura dei ciliegi (Hanami), che avviene in anticipo rispetto ai tempi delle isole più a nord; infatti, inizia già a gennaio. A Naha ci sono due giardini ben tenuti, l’uno in centro, Fukushu-en (gratis), l’altro non distante dal Shuri Castle, Shikina-en (400 Yen l’ingresso). Anche la città di Nago è ben frequentata per la fioritura dei ciliegi (oltre che per il birrificio della Orion, la marca di birra locale).
Se decidi di pernottare a Naha allora godrai anche della vitalità di alcune stradine che ricordano i quartieri kawaii di Tokyo: si tratta di Kokusai-Dori, un’ampia strada piena di negozi interessanti che la sera diventa una passeggiata piacevole. La domenica è chiusa al traffico dalle 18, ma è una buona tappa anche se si è in cerca di un ristorante (esci un po’ dalla strada principale e infilati nelle viuzze laterali, ci sono locali per tutte le tasche).
Se però ti interessa qualcosa di più piccolo e pittoresco, dove trovare i mercatini colorati e magari anche qualche spettacolo di artisti di strada, punta verso Heiwa-dori, Mutsumibashi-dori e Ichibahon-dori, ben più colorate e…kawaii appunto. Non lontano dall’incrocio di vie, troverai anche la cosiddetta Tsuboya Pottery Street, dove come dice la parola, infuriano i negozietti di ceramica e probabilmente ti lascerai conquistare anche tu dal Shisa, il leone-cane di Okinawa, posteggiato all’ingresso o sui tetti delle case (vedi sotto).
Due Shisa in miniatura – Foto di Matteo Bosi
In realtà la vera attrazione di Okinawa che vale di per sé tutta la visita, è senz’altro l’Acquario Churaumi, che ha sede dentro l’Okinawa Ocean Expo Park: l’acquario è il secondo più grande al mondo e ha delle impressionanti vasche che pullulano di pesci, cetacei, mammiferi di qualunque specie immaginabile.
C’è un evoluto centro studi sugli squali e diverse altre vasche dedicate alla fauna della barriera corallina, di cui tutte le isole dell’arcipelago sono circondate. Non mancare lo spettacolo dei delfini, le tartarughe giganti straordinariamente interattive, e perché no, anche la passeggiata nel parco tropicale. Per la visita all’acquario e al parco circostante ti consiglio di investire un’intera giornata, fermandoti magari a pranzo al buffet interno con vista sull’azzurro della costa (due adulti pagano 3.000 Yen per il pasto, bambini e anziani hanno prezzi agevolati).
La vasca principale dell’Acquario Churaumi – Foto di Matteo Bosi
L’acquario è raggiungibile da Naha sia con un servizio di autobus privato che pubblico. Dal Tomari Port si arriva a Churaumi per 1.850 Yen con la linea diretta Yanbaru Express Bus; l’ingresso all’acquario costa 1.850 Yen per gli adulti e 1.230 Yen per i bambini. Ci sono diverse soluzioni combinate per visite che associano il trasporto all’ingresso, gestite da agenzie locali, le cui informazioni pullulano negli hotel; tuttavia, soprattutto se non vai in altissima stagione, io consiglio di utilizzare lo Yanbaru Express Bus che ci mette lo stesso tempo di qualunque altro mezzo (perché la strada è quella) ed è sufficientemente frequente per garantirti una visita rilassata e non vincolata agli orari del gruppo. Ci sono anche altri autobus di linea, più economici, ma richiedono un cambio a Nago (linea 111 fino al Bus Terminal di Nago, e poi linea 65, 66 o 70 fino all’acquario). Ad ogni modo, il viaggio da Naha non dura meno di un paio d’ore perché, malgrado la prima impressione, Okinawa è un’isola abbastanza estesa.
Queste sono le attrazioni più rinomate dell’isola. Come dicevo poco sopra, c’è tutta una parte costiera ricca di scorci naturalistici suggestivi, soprattutto al nord, e particolarmente inesplorata (tra cui le Cascate Hiji o il Cape Hedo). Idealmente, noleggiare un’auto e perdersi nelle strade giapponesi perfettamente tenute, sarebbe il programma migliore. Ma ci sono svariati intoppi nel rendere reale questa possibilità, di cui parlerò a seguire.
L’isola principale di Okinawa offre spiagge interessanti, ma se alloggi a Naha e non disponi di un auto, probabilmente non vedrai il meglio che può offrire. Bisogna spingersi infatti fuori dalle zone più calpestate: sebbene, sia chiaro, anche le spiagge più frequentate e in fondo alle classifiche di bellezza, in queste zone sono paradisi adattissimi alla fuga dalla città.
Per trovare un posto mozzafiato e non violentato dai resort bisogna arrivare a nord, a Okuma Beach, oppure tentare nei dintorni del villaggio Onna, dove troverai Maeda. Per le famiglie consiglio Araha Park Beach e Zampa Beach.
In linea generale, si può accedere alle spiagge dei resort, alcune a pagamento, che ovviamente sono le meglio servite. Non tutte le spiagge, soprattutto quelle meno frequentate, offrono i servizi quali docce, bagni, ma soprattutto l’assistenza bagnanti e la rete anti-meduse. Però, quelle prive di questi trattamenti sono anche le meno esplorate… A te la scelta.
Spettacolo di delfini…e non solo, a Churaumi! – Foto di Matteo Bosi
Il posto più consigliato dove fare immersioni non è sull’isola di Okinawa, ma nelle vicinissime Kerama, che si raggiungono comodamente in traghetto. Le Kerama sono famose perché in un periodo compreso tra gennaio e aprile, sono un luogo di avvistamento preferenziale per le balene che passano qui nella stagione migratoria; e non c’è bisogno di essere sub per aggregarsi alle gite e cogliere questi enormi mammiferi nel loro ambiente naturale, perché ci sono numerose escursioni con la barca perfettamente programmate: gli “avvistatori” si passano la voce permettendo ai barcaioli di puntare dritto sui luoghi di incontro dei cetacei e non scontentare nessun turista! Ah, meraviglia del Giappone!
Di solito si fa tappa a Zamami-jima per questo motivo; l’isola si gira in bicicletta comodamente e ci sono spiagge degne di nota un po’ ovunque. Da Okinawa, il traghetto che conduce a Zamami ferma anche a Aka-jima, un altro posto dove cercare spiagge cristalline.
Per chi ama le camminate, Geruma-jima è più selvaggia e meno frequentata e facilmente collegata ad Aka da un lungo ponte sull’acqua.
Tutte le isole delle Kerama sopra nominate, e in aggiunta la più grande Tokashiki, offrono servizi per la subacquea. Potete anche recarvi direttamente sul posto e valutare l’agenzia più affidabile, di solito sono a ridosso del porto di arrivo o nei villaggi centrali.
Isole Miyako
Uno scorcio dall’Isola Miyako – Foto di Matteo Bosi
L’arcipelago delle Miyako, composto da otto isole di cui alcune trascurabili, è una delle destinazioni migliori per le immersioni e lo snorkeling. Si va chiaramente anche per le spiagge, e per un tipo di vacanza decisamente meno movimentato di Okinawa e anche delle Isole Yaeyama. Ma attenzione, incredibilmente Hirara, la città principale, è ricca di locali quindi la vita notturna non è così noiosa come ci si potrebbe aspettare.
E’ possibile spostarsi sull’isola omonima in bici e non ci sono grossi sali scendi da rendere il viaggio faticoso; è conveniente anche perché i trasporti pubblici sono veramente limitati e servono tutti e soltanto Hirara e i siti turistici principali.
In città non c’è un granché da vedere, qualche monumento nuovamente legato a vicende di guerra. Forse troverai interessante il Giardino Tropicale (Miyako-jima City Tropical Botanical Gardens) che è ad ingresso gratuito e sta a 4 chilometri fuori città. Un altro parco, questa volta di fauna marittima, è il Miyako Underwater Park, ma non aspettarti nulla come l’Acquario Churaumi di Okinawa. Per famiglie, c’è il Miyaka Crafts Workshop Village dove sono disponibili anche corsi per imparare a forgiare i prodotti della tradizione Ryukyu; più a nord troverai il German Culture Village Ueno, discutibilmente interessante, ma provvisto di attività per i piccoli.
Le spiagge più vicine a Hirara sono Painagama e la più famosa Sunset Beach.
Nel nord dell’isola un piccolo villaggio offre uno sguardo sulla produzione del sale: a Karimata troverai il sale più naturalmente mineralizzato del mondo, acquistabile in loco ovviamente. A nord di Karimata c’è la prima isoletta che circonda la più grande Miyako, connessa da un lungo ponte (in questa parte del Giappone, infuria questo tipo di ponti). Si tratta di Ikema-jima. Poco lontano, anche Ogami-jima. Altro ponte, altra isola: Kurami-jima nel sud.
A est, quasi di fronte a Hirara, troviamo Irabu-jima e Shimoji-jima, agganciate dalla stessa caratteristica connessione e unite pure tra di loro! Da Hirara partono diversi traghetti per raggiungere Irabu (15 minuti). In queste due isolette le spiagge sono davvero estatiche: ricorda questi tre nomi, Sawada, Toguchi e Nakanoshima. Le esperienze sott’acqua non sono da meno, anche per le numerose grotte calcaree subacquee esplorabili. Il punto più visitato è Tori-ike, due pozze d’acqua internamente connesse al mare aperto, che per la loro forma vengono soprannominate “occhi di drago”. Ovviamente c’è una leggenda che coinvolge pure delle sirene, al riguardo…
Per finire, le altre spiagge degne di nota di Miyako sono sicuramente la famosissima Yonaha Maehama Beach a sud, e poi a ovest in prossimità del Higashi Henna-zaki dove la vista è spettacolare, la spiaggia Boraga.
Isole Yaeyama
Le Isole Yaeyama sono tra le più frequentate del sud del Giappone; alcuni le considerano addirittura il paradiso per antonomasia di tutte le isole subtropicali del Paese del Sol Levante. E non a caso!
Personalmente valuterei di scegliere un’isola su cui pernottare in accordo con quelle che sono le inclinazioni della tua vacanza, e poi eventualmente spostarti con il traghetto per visitare le altre: ciascuna offre qualche spunto almeno per una gita in giornata. Appartengono a questo arcipelago ben 17 isole, ma qui ricorderò solo le più rinomate. Iniziamo dall’isola principale, Ishigaki.
Il mercato pesce di Ishigaki – Foto di Matteo Bosi
Ishigaki è un’isola relativamente grande, che richiede un mezzo per lo spostamento. E’ servita da una rete di autobus obiettivamente scadente; ma, in assoluto, se non hai intenzione di noleggiare un’auto, con gli autobus locali puoi sopravvivere e visitare tutta l’isola, almeno nei suoi punti principali. La strategia è pernottare a Ishigaki City, che è l’hub principale per qualunque spostamento mare, terra e aria. E’ ottimamente fornita di hotel per qualunque budget, ristoranti, supermercati e anche la vita notturna trova il suo spazio.
Qualunque altro posto nell’isola è molto più…isolato. Se quindi non ritieni di voler rimanere nel via vai turistico, puoi spingerti a nord nella meravigliosa Kabira Bay, che comunque vorrai visitare essendo considerata una delle spiagge migliori di tutte le Yaeyama; o, in alternativa, a est nella zona di Shiraho, oppure nuovamente a nord, anche estremo nord, dove i resort si sono accaparrati i litorali più tranquilli per vacanze meditative.
Ishigaki City vanta qualche spunto turistico, tra cui una residenza tradizionale Ryukyu, Miyara Donchi (attenzione, informati prima sugli orari di apertura dal tuo hotel) e un sito di formazioni calcaree esplorabile, Ishigaki Limestone Caves, impressionanti più che altro per la velocità di formazione delle stalattiti e stalagmiti. Purtroppo sono pacchianamente illuminate di lucine natalizie… In pieno centro c’è un incrocio pedonale dove risiedono i mercatini per l’acquisto di souvenir e non solo.
In città non puoi assolutamente perderti l’assaggio del manzo di Ishigaki: questa tipologia di manzo allevato localmente, produce una particolare varietà di carne tenerissima e gustosissima. In particolare, esattamente dall’altro lato della strada rispetto al porto, troverai un fast food (composto di una semplice vetrina e due tavolini in croce sul marciapiede) che offre hamburger tipici a prezzi stracciatissimi. Ma davvero ghiotti! Lì accanto, se vuoi chiudere in bellezza il trattamento pro-fegato, ti consiglio una pasticceria che vende un simil-bombolone non fritto ricolmo di panna e affogato nel cioccolato; la riconosci dal patio con tavolini e la gigantografia fatta a bombolone che svolazza fuori.
Il fast food di fronte al porto di Ishigaki – Foto di Matteo Bosi
Per raggiungere le spiagge migliori dovrai programmarti molto attentamente con gli autobus, se appunto dipendi dai mezzi. Un abbonamento di 5 giorni costa 2000 Yen, mentre l’abbonamento giornaliero 1000 Yen. Al terminal hanno la tabella degli orari in inglese: ti servirà una mezzora per capirci qualcosa, ma poi ti renderai conto che è abbastanza semplice perché in realtà gli autobus non sono per nulla numerosi.
Come dicevo, Kabira Bay è un posto mozzafiato dove però è formalmente proibita la balneazione; se vuoi concederti un tuffo dovrai sgattaiolare fuori ai bordi della baia centrale e sperare che ti lascino in pace. La ragione delle preservazione della baia è che qui sono allevate le perle nere, e infuriano piuttosto le gite sulle barche dal fondo di vetro: queste conducono nella vicinissima barriera corallina e consentono di avvistare i pesci tropicali restando all’asciutto. E’ di interesse per chi non si può permettere l’esplorazione in prima persona.
Oltre a Kabira Bay, nella stessa zona cito la meno conosciuta spiaggia di Taboga: è una piccola lingua di terra tranquillissima, di solito frequentata dai locali, quindi se vuoi arrivarci dovrai trovare chi ti spiega come infilare la stradina nascosta. A poca distanza, la spiaggia di Sukuji, molto sicura per i bambini, ma assolutamente sconsigliata per maschera e boccaglio. Nella costa nord è molto rinomata e ben servita Yonehara. Invece decisamente più lontana e faticosamente raggiungibile è la Sunset Beach. Nel sud in prossimità dell’aeroporto, il villaggio di Shiraho ha la sua lunga lingua di terra, non eccellente ma comunque interessante per lo snorkeling. Ugualmente, la spiaggia dell’ANA Intercontinental più a sud, è frequentabile.
La spiaggia Taboga nel nord dell’isola di Ishigaki – Foto di Matteo Bosi
Se hai noleggiato la macchina, allora potrai spingerti fino all’ “estremo” nord dell’isola, Hirakubozaki, e scendere fino a Shiraho percorrendo una delle strade costiere che ti riserverà i migliori scorci sub tropicali dell’isola.
Attorno al Monte Omoto, nei pressi di Yonehara, c’è qualche possibilità di trekking interessante e un parco dedicato alle palme vicino alla spiaggia.
Da Ishigaki partono i traghetti per le altre isole dell’arcipelago. La più vicina è l’adorabile Taketomi. L’isola si visita a piedi (se il sole non è cocente!!), in bicicletta oppure a bordo di carretti trainati da bufali d’acqua. Il villaggio centrale dell’isola ha conservato negli anni l’architettura tipica e ancora oggi le costruzioni sono rigidamente regolamentate. E’ possibile pernottare sull’isola proprio dentro alcune di queste splendide case che sono state convertite in minshuku (vedi sotto). Metà dell’isola non è visitabile perché dedicata al pascolo delle famose mucche da cui la carne di manzo di cui ho parlato sopra. Ma l’altra metà offre almeno due spiagge molto interessanti, Kondoi e Kaiji. La prima è una “semplice” spiaggia di sabbia cristallina; mentre nella seconda, ti perderai a spulciare i chicchi di sabbia per trovare quelli più insoliti a forma di stella, che sono una caratteristica di questa spiaggia e della sua opposta Aiyaru.
Taketomi è l’ideale per una gita in giornata da Ishigaki, piccola e facilmente percorribile.
Più distante da Ishigaki (30 minuti di traghetto fino al porto di Ohara) è l’isola più grande della zona dopo Okinawa, Iriomote. E’ la più selvaggia e la più ricercata da chi vuole affiancare all’attività lucertola al sole, il trekking. Il 90% della sua superficie è ricoperto da giungla e protetto dall’Iriomote National Park. La pianta tipica di queste zone è la mangrovia, e su Iriomote potrai concederti l’esplorazione della foresta di mangrovie fino al suo interno, risalendo con la barca i due fiumi che la tagliano: Nakama e Urauchi. Anche le gite in kayak con guida ti conducono nel centro dell’isola e della giungla.
Uno dei carretti trainati da bufali d’acqua sull’isola di Taketomi: il conducente aspetta che il bufalo faccia…pipì! – Foto di Matteo Bosi
Il percorso più famoso a piedi è invece la traversata dell’isola, una distanza di 20 chilometri che si copre in un’intera giornata. Per quanto sia gettonatissima, è comunque una camminata nella giungla e bisogna essere consapevoli dei rischi: in particolare, se potrebbe capitarti di imbatterti nel tipico Iriomote wild cat (specie di felino selvaggio), ben peggiore sarebbe l’incontro con il serpente Habu, che malgrado il nome simpatico, è pericoloso. Ci sono informazioni e avvisi al riguardo in tutte le isole, assieme ovviamente a quelli per le meduse e le specie di pesci con cui evitare ogni contatto.
Esistono anche percorsi di trekking più brevi e ben segnalati: ad esempio, a nord verso Uehara, parte la visita alle cascate Pinaisara. Se intendi pernottare a Iriomote, è molto probabile che sceglierai proprio Uehara come base, per l’offerta della cittadina e la raggiungibilità delle attività nei dintorni. Non c’è una gran presenza di trasporto pubblico, ma più che altro una linea di bus che fa su è giù per la strada costiera, l’unica che c’è.
Anche a Iriomote c’è la soluzione bufali d’acqua per attraversare lo strato di acqua che in bassa marea arriva alle caviglie, e che collega Iriomote con Yubu. Pare che questi dei carretti trainati abbiano un po’ il monopolio della traversata e sia quasi improbabile poterla fare a piedi…
Iriomote, oltre alle spiagge, di cui le più famose sono la Star Sand Beach e la Moon Beach (perfetta per famiglie), offre anche una onsen dentro un hotel a cui si può accedere anche senza pernottamento: cerca il Nature Hotel Painu Maya Resort.
Le altre isole non sono così ricche di attività come le precedenti. Tuttavia, alcune sono degne di essere ricordate. La piccola Kuroshima è una tappa per chi è interessato ad osservare il fenomeno della deposizione delle uova delle tartarughe. Il Kuroshima Reaserch Center organizza durante l’estate le visite, ma è richiesta la prenotazione. Per il resto offre le solite spiagge mozzafiato (Nakamoto e la West Beach) ed è esplorabile in bicicletta.
A mezzora di traghetto da Ishigaki c’è la piccola Kohama, un isolotto montagnoso che è possibile esplorare in bicicletta tenendo conto del dislivello. Kohama è il punto di arrivo della Manta Way, un corridoio acquatico tra Iriomote e quest’isola che durante la primavera e l’autunno si riempie di placide mante in cerca di plancton. Gli amanti delle immersioni arrivano numerosissimi per provare l’esperienza di nuotare con le mante.
La spiaggia più grande di Taketomi, Kondoi Beach – Foto di Matteo Bosi
Il punto più a sud del Giappone è l’isola di Hateruma, siglato da un monumento che compare volentieri nelle foto ricordo dei turisti. Serve un’ora di traghetto da Ishigaki per raggiungere quest’isola, che se ne sta un po’ per conto suo; offre una bella spiaggia vicino al porto, Nishihama, quasi l’unica se si esclude la più nascosta Pemuchi. L’isola è un posto preferenziale per osservare il cielo incantevolmente stellato e terso (non a caso, c’è un osservatorio sull’isola).
Il punto più remoto delle Yaeyama è Yonaguni, ugualmente distante da Ishigaki e Taiwan (quindi si prende comodamente la TV taiwanese qui!); si raggiunge in traghetto da Ishigaki, ma preferibilmente in aereo (servita anche da Naha). Yonaguni è una tappa frequentatissima dai sub giapponesi, soprattutto quelli esperti, che arrivano in questa estrema punta del Paese per ammirare quello che viene chiamato Monumento di Yonaguni: una costruzione sommersa che è stata a lungo studiata perché porta le tracce di una civiltà forse risalente a 10.000 anni fa (incluse stalattiti, residui di flora e fauna, il tutto subacqueo!). Ovviamente c’è chi ha ipotizzato l’intervento alieno. Qualunque sia la spiegazione, è un’aerea misteriosa, ma preferibilmente frequentata da subacquei esperti a causa delle correnti che rendono proibitive le immersioni a quelli meno preparati. Se sei interessato alla natura, questo è anche uno spot preferito per l’avvistamento di squali martello.
Quale isola scegliere?
Un interattivo pesce fotografato durante una immersione maschera-boccaglio a Ishigaki – Foto di Matteo Bosi
Psicologia turistica spiccia e pronta all’uso:
- Sei un nuotatore, maschera e boccaglio sono la tua passione: Ishigaki è il posto che fa per te perché oltre ad offrire un’ottima scelta di spiagge a ridosso della barriera, ti consente di spingerti su altre isole per esplorare le meraviglie dei dintorni
- Sei un diver: Iriomote è meno battuta ed offre spunti interessanti anche nei dintorni; in accordo al periodo dell’anno, se sei un subacqueo esperto, spingiti fino a Yonaguni. Ma se non hai voglia di fare tanta strada, anche le Kerama sono ben organizzate e ad un passo da Okinawa.
- Sei, anzi no, siete una famiglia con bambini: Okinawa è un’isola molto “facile” con numerosi servizi e soprattutto uno splendido e memorabile acquario; però se siete del genere che non vi staccherete mai più dalla spiaggia, vi consiglio la più tranquilla Ishigaki che ha un’offerta di hotel comunque varia, a ridosso del mare. Miyako è una buona via di mezzo per alternare spiaggia ad attività non troppo sedentarie (sebbene non della stessa qualità di Okinawa).
- Sei un tipo asociale e in vacanza cerchi la pace dei sensi: prova con Taketomi: quando alla sera i turisti giornalieri se ne vanno, rimarrete solo tu e le stelle.
- Sei un tipo “sì va bene la vacanza ma alla sera magari una birra…”: prova dunque con Okinawa, preferibilmente la zona centrale vicino all’American Village, dove si raduna la gioventù locale; oppure, Miyako è più locale, ma comunque attiva.
- Sei in cerca di una fuga romantica: dal mio punto di vista, le stelle non possono mancare, quindi evita la stagione delle piogge e rifugiati a Kabira Bay, a Ishigaki. Questo in caso tu voglia ancora un contatto con la civiltà; se invece preferisci l’isolamento, Kohama e Hateruma fanno al caso tuo.
- Sei iperattivo: decisamente Iriomote fa al caso tuo, nessun’altra isola ha eguali attività sportive tutte prossime l’una all’altra. E se sei stanco, puoi sempre fare una pausa col bufalo.
- Sei sprovvisto di auto (o scooter): Okinawa e Ishigaki sono le uniche soluzioni che mi sento di consigliarti; tutte le altre isole sono davvero difficili da apprezzare completamente se dipendi dai mezzi pubblici.
- Sei un amante della natura: bè, a parte Okinawa che è un po’ troppo battuta, qualunque altra isola ti riserva il suo angolo di splendore. La giungla migliore è a Iriomote, senza ombra di dubbio.
Altri consigli e particolarità
Ora veniamo ad un argomento molto importante: come noleggiare un’auto in Giappone. Per guidare un auto o uno scooter in Giappone, un italiano deve avere la patente internazionale. Non più la patente tradotta. Non è necessario sostenere alcun test, ma bisogna fare domanda alla motorizzazione.
Navigando su internet, tuttavia, troverai informazioni contrastanti; ma il sito della Farnesina, che è la fonte ufficiale in questi casi, sottolinea come ci sia stato un cambio a partire dal 2013; pertanto alcune delle informazioni in rete si riferiscono alla situazione precedente.
Il problema più grande però, è che non tutti i noleggi sono allineati a questo e in loco c’è una grande confusione: più volte ci è stata richiesta la patente giapponese anche per il noleggio dello scooter. Quindi diciamo che la normativa prevede questo, ma aspettati di incappare anche in richieste diverse a seconda del noleggiatore. Per questo è più saggio rivolgersi a noleggi più grandi, oppure quelli prossimi all’aeroporto, oppure cercare in anticipo in rete a chi rivolgersi.
La patente internazionale si richiede alla Motorizzazione Civile e costa circa una quarantina di euro. Se risiedi fuori dall’Italia, ti devi affidare ai servizi online. Ci sono diversi siti che se ne occupano, alcuni sembrano più professionali di altri. C’è chi addirittura dalla Cina l’ha comprata su Taobao…
Il cane-leone femmina Shisa della coppia, appostato su di un tetto di un’abitazione a Taketomi – Foto di Matteo Bosi
Quando si noleggia un’auto bisogna perciò ricordare di portare entrambi i documenti, internazionale e italiano. Gli aeroporti sono molto forniti di noleggi, ma si può anche valutare il noleggio a distanza. L’assicurazione viene stipulata dal noleggio. Ricorda che la guida è a sinistra!
Se rinunci al mal di pancia della patente, allora ti affiderai alle tue gambe e ai bus. Utilizzare gli autobus in questa parte del Giappone è molto facile: quando sali l’autista ti indicherà di ritirare un biglietto (o di mostrargli l’abbonamento). Sul biglietto c’è un numero che corrisponde alla tua fermata. Di solito, due enormi schermi posizionati sopra la testa dell’autista ti aiutano a capire la fermata seguente (scritta sia in caratteri tradizionali, in kanji e in inglese): quando è il momento di scendere, devi controllare nella casella del numero del tuo biglietto l’ammontare del costo che, se contenuto, infilerai direttamente nel porta gettoni accanto all’autista. Se non hai spicci, puoi cambiare banconote sull’autobus, sempre nella macchinetta che affianca l’autista. Ricorda di rispettare i tempi di salita e discesa: ci si alza solo a bus fermo, si paga, si scende, e poi, quando tutti hanno fatto, si sale lasciando la precedenza a chi è arrivato alla fermata prima di te. Di solito la porta mediana non si apre quindi diventa facilmente deposito per bagagli. Ovviamente, che non ti passi per la testa di sederti sui posti riservati…..!
Per quanto riguarda i taxi, come ovunque in Giappone la portiera del passeggero è aperta a comando interno, quindi è l’autista che ti fa salire. Di solito è bene portarsi l’indirizzo della destinazione scritto in caratteri per evitare fraintendimenti. I taxi sono relativamente cari e una corsa di quindici minuti sulle isole costa circa 600-800 Yen.
Giusto una veloce carrellata di quello che di più tipico ti offrirà Okinawa. Vedrai un po’ ovunque appollaiati all’ingresso delle case o sui tetti delle specie di cani-leoni che viaggiano sempre in coppia, l’uno con la bocca aperta (è la femmina, diffonde amore) l’altro con la bocca chiusa (è il maschio, scaccia il male). Si chiamano Shisa e sono davvero tipici di queste isole al punto che, recandoti nella Pottery Street di Naha, non potrai resistere all’acquisto.
Il gelato Zenzai e l’ingresso della Mutsumibashi dori – Foto di Matteo Bosi
Tra i cibi, oltre al già citato manzo di Ishigaki, Okinawa è rinomata per il goya e la patata dolce Beni Imo. Entrambi sono considerati fattori responsabili della longevità degli abitanti di queste isole, quindi fanne scorpacciata che magari ti si allunga la vita! Il primo è un melone amaro, ma tanto amaro, più spesso preparato nella tipica insalata saltata, il Champuru. Il secondo è un gustosissimo tubero dolce. Per quanto riguarda le dolcezze, nelle isole di Okinawa è diffusa una sorta di gelato molto simile a quella che potresti trovare a Taiwan. Qui si chiama Zenzai ed è composto da un trito fine di ghiaccio, arricchito a volte da sciroppi dolci, fagioli rossi e riso glutinoso. Molto particolare!
Per chiudere il pasto ti consiglio poi l’Awamori, una grappa bianca molto alcolica che si beve diluita con acqua fredda. Se la grappa è troppo, la Orion allora fa al caso tuo: la leggerissima birra locale viene servita fredda e c’è anche in versione analcolica.
Dove pernottare
Attenzione: capita spesso che quelle che sono indicate come stanze doppie con letto matrimoniale abbiano in realtà un letto alla francese. Inoltre, controlla bene l’offerta durante le prenotazione se stai cercando un letto in stile occidentale o giapponese.
(Per capire la differenza, dai un’occhiata alla nostra guida su Tokyo!)
Infine, non ti aspettare grandi spazi nelle stanze, né tanto meno nei bagni, che molto spesso hanno le dimensioni di quelli degli aerei. Ma ci farai l’abitudine.
Qui trovi le soluzioni migliori per Okinawa!
Le splendide e interattive tartarughe dell’Acquario Churaumi – Foto di Matteo Bosi
Uno degli alloggi più tipici e diffusi nelle isole si chiama minshuku. Si tratta di piccole pensioni di frequente ricavate all’interno di case tradizionali, che servono anche pasti. Sono la soluzione ideale nelle isole più piccole e un modo per entrare in contatto con la tradizione locale.
Ovviamente ci sono anche hotel un po’ ovunque e per tutte le tasche. Naha offre una varia selezione, così come Ishigaki: ti rimando ai consigli nelle varie sezioni per capire dove sia meglio per te pernottare, in base al tipo di vacanza che stai pianificando.
Le famiglie di solito si affidano ai resort che pullulano ovunque, anche sulle isole minuscole. Si affacciano puntualmente sulla spiaggia, a volta aggiudicandosi i litorali più suggestivi. In certe zone, come nel nord di Ishigaki ad esempio, sono quasi l’unica soluzione per accedere a quei luoghi un po’ fuori mano; queste soluzioni però hanno l’effetto collaterale di essere abbastanza vincolanti, dal momento che sono isolate dalle rotte più frequentate. I resort e gli hotel maggiori hanno di solito un servizio navetta diretto da e verso gli aeroporti.
Non avrai problemi di pulizia da nessuna parte e ti raccomando di rispettare le regole della minshuku o del B&B per quanto riguarda l’uso delle ciabatte o il volume della voce.
A questo punto non posso che augurarti il meglio da queste isole stupende e da questo popolo gentilissimo che ti farà sentire coccolato per tutta la permanenza.
Se hai qualche dubbio o curiosità, lascia pure un commento!
Fiammetta dice
Ciao, sto pianificando un viaggio in Giappone e la tappa finale é imprescindibilmente il mare. Sto leggendo tutti gli articoli che trovo e continuo ad oscillare tra Ishigaki e Okinawa. Abbiamo a disposizione 5 giorni, siamo una coppia senza figli cerchiamo relax dopo aver sgambettato nelle altre tappe, adoriamo fare snorkeling e io ho il brevetto quindi un’immersione me la vorrei fare, per queste ragioni propenderei per Ishigaki, ho due dubbi peró e spero tu possa aiutarmi a chiarirli:
Abbiamo la patente internazionale, ma non vorremmo noleggiare un’auto, a Ishigaki si possono noleggiare motorini?
Nella zona del porto, dove tu consigli di alloggiare e che é anche la zona più viva, la sera chiude tutto? Non cerchiamo la movida perché non siamo due ragazzini e si sa il mare stanca, ma come scrivi nel tuo articolo “magari una birretta” o una passeggiate dopo cena (perchè esistono posti dove cenare, giusto??) dici che neanche nel porto c’é questa possibilità? Ti ringrazio tantissimo, gli articoli su queste località sono pochi e il tuo é stato prezioso.
Michele Zocca dice
Ciao Rita
ho trovato il tuo articolo molto interessante, dettagliato e ottimo come informazioni per ogni tipo di turista, per questa zona a sud del Giappone ben poco conosciuta e publicizzata.
Io vivo in Brasile già da anni, ho due bimbi, mia moglie è brasiliana ma molto tempo fa ha vissuto a Tokio per diversi anni. E’ sempre stato un suo piccolo sogno nel cassetto ritornare a vivere in Giappone e anch’io, che lì l’ho conosciuta, ho condiviso questa sua idea, ma la nascita dei figli e l’inizio di una attività lavorativa hanno tenuto chiuso quel cassetto.
In questi ultimi tempi abbiamo rispolverato l’idea. Mia moglie non conosce la parte a sud del Giappone avendo vissuto principalmente a Tokio, ma da alcuni reportage visti e il tuo articolo ci fanno certamente pensare che questa zona, soprattutto Okinawa, dove mare, natura e clima possono per certi aspetti assomigliare a quelli brasiliani, abbinati però alla tanto amata cultura Giapponese.
Dopo questo lungo prologo le domande: ti è possibile darci notizie su possibilità lavorative, degli eventuali permessi o documenti neccessari, sulle scuole per i miei bambini, sulla santità e più o meno sui costi di affitto o acquisto di appartamenti per un eventuale trasferimento. E per finire, terremoti e tsunami possono essere frequenti?
Perdonami per i miei tanti interrogativi, ma visto con quale attenzione hai visitato questi luoghi spero tu abbia sondato anche questi aspetti anche se decisamente meno turistici!
Grazie
Rita Andreetti dice
Ciao Michele, le tue domande non sono semplici. Posso dirti di aver incontrato una coppia cinese di Osaka che ha scelto di lasciare la città per trasferirsi a Kabira Bay, dove hanno aperto un B&B. Il marito però continua la sua attività di musicista anche da là. Probabilmente nell’isola di Okinawa le possibilità saranno un po’ di più, ma l’attività trascinante dell’arcipelago è sicuramente il turismo. Non ho idea di quale sia il tuo campo.
Ad Okinawa abita una nutrita comunità americana quindi immagino che avranno anche provveduto a creare scuole internazionali. Per i bambini credo sia un ottimo luogo dove riprendere contatto con la natura e i ritmi lenti che abbiamo dimenticato.
Riguardo la burocrazia, Okinawa è parte del Giappone quindi vigono le medesima regole che ci sono a Tokyo. E per quanto concerne il clima, le isole sono molto esposte ai tifoni, sì. Ti rimando alla Guida sul Giappone, sezione Indirizzi utili dove trovi indicazioni per le questioni meteorologiche.
E’ una scelta importante, fate prima un bel viaggio e mentre ne approfittate per rilassarvi, fatevi un’idea più precisa!
Michele dice
Rita, ti ringrazio per l’attenzione e farò sicuramente fede del tuo consiglio finale…
antonio dice
ciao io volevo visitare naha,okinawa city ed onna…. Come devo fare per muovermi ?
ci sono mezzi? visto che non ho la patente internazionale.
Poi mica sai quanto costa una lezione nei dojo di karatè ?
infine io parto il 5 maggio locali notturni o discoteche dove interagire ci sono ???
grazie gentilissimaaaaaaa
Rita Andreetti dice
Ciao Antonio, spostarsi sull’isola di Okinawa non è un problema. I bus sono frequenti e fino all’acquario trovi anche taxi disposti a portarti. Devi solo informarti prima sul prezzo. Ci sono poi i servizi di bus privato e ovviamente le auto con autista, che costano un po’.
La zona più viva la sera è quella che circonda l’American Village. Segui la folla! ;-)
Andrea dice
Ciao,
uno degli articoli migliori trovati in rete su queste isole.
Ti chiedo un consiglio, siamo amanti dello snorkeling e ci piacerebbe visitare una di queste isole per 5/6 gg massimo.
Qual è secondo te la più adatta che abbia un trasporto comodo da tokyo o osaka (magari volo diretto) e che non sia troppo difficile da girare…ci piacerebbe magari stare su uno o due spiegge e fare “vita ma mare”.
Grazie
Rita Andreetti dice
Ciao Andrea, grazie per l’apprezzamento. Dunque, se cerchi un posto piccolo allora diventa un po’ più difficile da raggiungere perché i voli diretti da Tokyo e Osaka interessano soltanto le isole maggiori, dalle quali poi ti sposti verso le altre. Tuttavia, le isole piccole ti permettono di affezionarti ad una spiaggia(etta) e perdere le giornate sulla riva e sulla adiacente barriera corallina. Miyako è una buona soluzione; tuttavia, Ishigaki per me rimane il compromesso migliore anche se tra le più grandi. E’ più varia, soprattutto perché se ti stanchi delle sue dimensioni puoi andare a trovare altre adorabili spiaggette sulla vicinissima Taketomi. Generalmente, lo snorkeling è praticabile un po’ ovunque perché la barriera corallina è difesa con metodo e serietà; eviterei i siti più battuti, per apprezzare i pesci più che le pinne degli altri snorkeler! ;-)