Questo articolo è stato scritto da Based Bachelor.
Nel suo nuovo libro, “Tools of Titans”, Tim Ferriss parla del piacere di andare a zonzo. Molte persone sostengono di voler lasciare, un giorno, la routine quotidiana per visitare il mondo, ma non lo fanno. Ferriss ricorda la volta in cui ha ascoltato le prime battute del film di Oliver Stone, “Wall Street”, in cui il personaggio interpretato da Charlie Sheen – un promettente pezzo grosso del mercato azionario – dice alla sua fidanzata:
“Penso di poter fare un sacco di soldi prima di arrivare a 30 anni e di uscire da questo racket,” ed aggiunge “Riuscirò a girare tutta la Cina con la mia moto.”
La cosa più sconcertante di questo obiettivo è che raggiungerlo non costa troppo. Viene spacciato come sogno decisamente impossibile da realizzare ed immagino che il pubblico più occidentale che ha guardato il film abbia creduto che fosse effettivamente così.
Il sogno ripetuto
Grazie a “Wall Street”, l’idea romantica di “attraversare la Cina in moto” è diventata il sogno di altri espatriati — alcuni dei quali già vivono in Cina.
Inizialmente non avevo capito che la fonte ispiratrice di questo sogno fosse un film, ma ora ne conosco l’origine. E’ come se alcuni di noi non sapessero come creare le proprie fantasie e dovessero fare affidamento sui media per trarre l’ispirazione.
Anche se posso capire il senso di avventura che si prova nell’attraversare un Paese in via di sviluppo in sella ad una moto, probabilmente la Cina è l’ultimo posto che avrei mai voglia di girare.
Perché? Le normative sociali inerenti le leggi sul traffico spesso sembrano essere aperte all’interpretazione personale. Corri grossi rischi a viaggiare in moto senza protezioni. Avresti voglia di finire con una gamba rotta e piegata all’indietro, mentre spieghi ad un agricoltore, in un mandarino stentato, che hai bisogno di un medico?
Ostacoli legali
Attraversare la Cina in sella ad una moto non ha, necessariamente, dei costi proibitivi eppure, in tantissimi posti farlo è vietato per legge. Nonostante alcuni outsider potrebbero pensare che la Cina somigli al selvaggio West, dove puoi fare quello che vuoi – nella maggior parte delle grandi città, se non in tutte, le moto sono illegali.
Probabilmente ti domanderai perché!
La scusa più comune è che le moto sono responsabili di troppi incidenti. Questo ha senso fuori dal contesto, soprattutto per le persone che non hanno mai visto quale sia la realtà del traffico in Cina. Ma allora, se il governo locale si preoccupa così tanto degli incidenti, ti aspetteresti, probabilmente, di vedere un maggior rispetto delle regole stradali.
Capita spesso che macchine, pedoni ed e-bike si scontrino. Con la costante distrazione procurata dagli smartphone, questo tipo di incidenti è comune e, sebbene tali sinistri si collochino in cima alle liste delle priorità del Paese, tali elenchi sono falsi.
Altre spiegazioni possibili includono i ladri, che piombano addosso ai passanti e strappano dalle loro mani gli oggetti di valore. Sebbene in Cina ci siano alcuni borseggiatori e scippatori molto abili, anche questo, probabilmente, è falso.
Il motivo reale per cui le moto sono fuorilegge è che esse vengono associate alla povertà. Farle sfrecciare tra le strade pubbliche, fa sì che le aree cosmopolite appaiano meno appetibili agli occhi della gente del posto. In un primo momento, questo disgusto per le moto può sembrare strano agli stranieri, ma potresti non avere mai conosciuto le abitudini del popolo del Regno di Mezzo.
Hai mai visto una moto che trasporta una famiglia di sette persone? Hai mai visto gente letteralmente saldata ai carrelli con cui trasportano materiali da costruzione non ben ancorati? Li hai mai visti sfrecciare incautamente, ad alta velocità, tra i pedoni?
Non è certo un bello spettacolo. In questo caso è la cultura che incide sul comportamento.
Contrasto culturale
Se, in Occidente, le moto sono una passione e vengono acquistate dagli appassionati, in Cina sono considerate nulla di più che un’alternativa di trasporto economica per i poveri. Pertanto, i tentativi di vietarle sono stati, essenzialmente, una politica classista contro i non abbienti.
Per quanto riguarda questo sviluppo, ciò che puoi considerare un peccato è che, per molti versi, la Cina ancora non è sufficientemente sviluppata per sostenere la classe media proprietaria di automobili. Molte strade sono troppo strette. Le città sono prive di un numero sufficiente di aree adibite a parcheggio. Le autostrade congestionate s’intasano in breve tempo. L’inosservanza delle leggi che regolamentano il traffico ed il mancato rispetto degli altri conducenti non fanno altro che aggravare il problema, quando ognuno cerca con impazienza di sorpassare tutti gli altri.
Venendo dagli Stati Uniti, una delle novità del vivere in Cina è stata quella di esser riuscito ad andare avanti senza la completa dipendenza da una macchina. Le città vengono progettate in modo tale che sia più semplice, se necessario, potersi spostare a piedi. Anche le soluzioni moderne del trasporto pubblico, come la metropolitana, contribuiscono ad alleviare quest’onere.
Applicazione delle leggi ed eccezioni
Dopo la lettura di questo articolo, la reazione di alcuni espatriati in Cina potrebbe essere quella di ricordarsi di aver visto i moto-taxi nelle varie città. Ebbene sì, esiste l’applicazione selettiva delle leggi per chi dispone del giusto hukou locale (registrazione di residenza).
Spesso vedi chi guida questi moto-taxi sul lato della strada, con indosso dei caschi dai colori sgargianti. Avvalermi dei loro servizi mi ha evitato, più di una volta, di arrivare tardi a casa. Eppure, per i cittadini comuni, le moto sono vietate.
Far rispettare i divieti alle moto ha scoperchiato, a livello legislativo, un vaso di Pandora. Non vogliono le moto per strada perché fanno sì che le città sembrino povere. Dovendo rispettare le leggi, gli abitanti acquistano semplicemente le alternative eco-compatibili più economiche: biciclette elettriche e scooter.
Questi mezzi di trasporto non sembrano rappresentare una soluzione, anzi, sono una seccatura. Talvolta risulta essere molto fastidioso cercare di attraversare la strada in mezzo a veri e propri sciami di e-bike che corrono in ogni direzione.
Osservando tutto ciò, la classe dirigente ha cominciato a discutere se vietare anche le bici elettriche. Ma che dire delle biciclette di dimensioni inferiori, dotate di piccoli motori elettrici? Varrà la pena vietare anche il loro uso? Ciò significa che dovranno vietare anche le biciclette?
L’ambiguità che orbita attorno ai vari mezzi di trasporto, ha momentaneamente bloccato le decisioni in merito.
Per concludere
Tutto questo significa che il tuo sogno di attraversare la Cina in moto sia irrealizzabile?
Non necessariamente. Se sei prudente, i poliziotti possono semplicemente chiudere un occhio, se dovessero vederti andare in moto fuori dei centri urbani e in alcune regioni del Paese.
E guarda il lato positivo: le moto non costano esageratamente. Nella Cina continentale puoi prenderti un modello simile alla Honda per poco più di 2.000 Yuan. Se questo è qualcosa che hai sempre voluto fare, è possibile. Nulla dovrebbe impedirti di percorrere le strade sconnesse.
Spero che questo sia tutto quello che che hai sempre sognato.
Photo Credits: Motorcycles at 5,000 Meters by preston.rhea
Sandro dice
Buonasera,
sto programmando un viaggio in moto dall’Italia alla Cina assieme a un altro amico motociclista. Una delle difficoltà che sto trovando è capire come (ed eventualmente dove…) attraversare il confine tra Kazakistan e Cina, dove mi aspetterebbe il mio consuocero per accompagnarmi fino a Shanghai. Ho scritto già settimane fa all’Ufficio Visti cinese senza ottenere risposta. Leggo nei vari blog che la moto deve ottenere una targa cinese e che anche la patente deve essere rilasciata in cinese dopo un esame di guida… Leggo anche che la pratica può essere seguita solo da un’agenzia cinese, a costi veramente alti. Sarà, inoltre, necessario il carnet de passage…? C’è qualcuno che mi possa illuminare? Grazie
Furio dice
Non sono un esperto (mai usato una moto in Cina), ma penso che quanto hai sentito sia corretto
Marco dice
il problema non e’ acquistare la motocicletta ma ottenere la relativa targa.
Credo ormai nelle citta’ di prima fascia sia impossibile ottenerne una se non a costi astronomici (centinaia di migliaia di rmb)
io ricordo a Shenzhen di retate per sequestrare centinaia di scooter elettrici (polizia appostata in un incrocio che bloccava tutti e sequestrava decine di scooter/bici in un paio di ore) proprio sotto casa mia.
Qui a Dongguan sono molto piu’ tollerate (anche quelle moto 125cc che assomigliano a modelli che in Italia si vedevano alla fine anni 70/primi anni 80 del secolo scorso)
Dai miei suoceri (sempre nel Guangdong) scooter e moto a motore sono la norma e sono piu’ diffusi delle auto ma non ho mai fatto caso se abbiano o meno una targa (a partire da quelli dei miei suoceri/cognati)
Furio dice
Sip, come sempre in Cina le leggi sono vaghe e aperte all’interpretazione, succede esattamente la stessa cosa per la legge sui visti Z, le leggi sulla formazione di WFOE e tante altre. E’ normale: le situazioni sono differenti e le leggi vanno adattate.
cristoforo nania dice
azzo lo ha scritto Furio!! sono fuso!! giro a lui oltre che a te la domanda.
Furio dice
Ciao Cristoforo,
in effetti l’ha scritto l’autore del sito “Based Bachelor”, come specificato nella prima frase dell’articolo : )
cristoforo nania dice
ciao Jappo. sono da poco tornato da Pechino dove ho fatto sfracelli con la musica. mi sono divertito molto. leggevo l’articolo delle moto….2000 yuan?? e dove potrei trovare qualcosa del genere, che si chiami motocicletta? conosci qualche sito? il prossimo anno me la compro!! abbracci. Cris
Jappo dice
Riguardo la difficoltà di girare nei centri delle città in moto, confermo. Infatti è da quando ho letto “La Cina in Vespa” che mi chiedo come Giorgio Bettinelli, l’autore, sia riuscito ad entrare nelle varie città cinesi in sella alla sua vespa.
A parte questo, di recente sto accarezzando l’idea di un giro della Cina in camper… chissà se lo farò mai?
Furio dice
Bettinelli aveva super poteri : )
La Cina in Vespa è uno dei miei romanzi sui viaggi preferiti!