Oggi intervistiamo Giovanni Ruscica (qui trovi il suo profilo Linkedin), che ha finito da poco un tirocinio a Nanjing, trovato tramite l’AIESEC.
Giovanni, come sei arrivato in Cina?
Sono arrivato a Pechino a settembre, per seguire un corso semestrale di lingua cinese presso la Communication University of China (Zhongguo Chuanmei Daxue, 中国传媒大学). Nel corso di questo semestre, dato che non avevo ancora comprato il biglietto di ritorno e che non volevo nemmeno fare ritorno in Italia dopo la fine del corso, prevista a gennaio del 2018, ho optato per rimanere in Cina.
L’opzione migliore che ho trovato è stata quella di svolgere uno stage all’estero. Ero ancora uno studente alla Ca’ Foscari, Corso di Lingua e Civiltà dell’Asia e dell’Africa Mediterranea, e nel mio piano di studi era previsto lo svolgimento di un tirocinio/stage; in pratica ho preso due piccioni con una fava.
Ho iniziato a ricercare tutte le opportunità offerte dalla mia università e tra queste figurava la possibilità di intraprendere uno stage con l’AIESEC. Prima di allora, non avevo la ben che minima idea di cosa si occupasse questa organizzazione, quindi ho iniziato a leggere per capirne di più. Dopo aver appreso tutto ciò che mi riguardava, ho proseguito con la registrazione sul sito ufficiale, e ho inseriti i filtri di ricerca.
Di tutti gli annunci filtrati, dopo aver scelto insegnamento come background e le lingue inglese e cinese mandarino, ho iniziato a prendere in considerazione tutte le opportunità presentate, scegliendo quella che poi ho provveduto ad inviare alla professoressa responsabile per l’accettazione dello stage.
Di fronte al ventaglio di opportunità aperto dinnanzi a me ho scelto “Dare to Dream 13.0 of AIESEC in NJU”. Ho pensato tra me e me: “Non sono mai stato a Nanjing, questa sarà di certo la volta giusta.”
Hai avuto problemi con il visto o altro? Quando tempo ci hai messo ad organizzare il tutto?
Una volta inviata la candidatura online, ho sostenuto il colloquio e sono stato accettato. Quindi ho iniziato a organizzare tutto il materiale necessario.
Lo stage accettava il visto F (per visite non commerciali) e il visto L (per turismo), in assenza di visto il comitato AIESEC di Nanjing avrebbe fornito una lettera d’invito per richiederli.
Si richiedeva inoltre un’assicurazione sanitaria. Fortunatamente, io mi trovavo già in Cina; di conseguenza hanno riconosciuto valido il mio visto X2 (per studio, per un periodo di tempo non superiore a 180 giorni); quindi mi sono limitato all’acquisto di un’assicurazione sanitaria online che mi coprisse per tutta la durata dell’attività e pagato una tassa di iscrizione di 300 Euro.
Il pagamento, da effettuare solo dopo l’accettazione a seguito di un colloquio via Skype, mi ha permesso di prendere parte all’attività e di acquisire lo status di “Socio Ordinario dell’Associazione “AIESEC Italia – Articolazione Territoriale di Venezia” fino alla fine del 2018, status che ti permette di avere uno sconto del 50% su un altro stage AIESEC da svolgere entro il 2018.
Direi che la preparazione dei materiali è stata abbastanza scorrevole e veloce, ho impiegato meno di una settimana. Durante tutte le procedure sono stato seguito rispettivamente da Giorgia, una responsabile del comitato AIESEC di Venezia, e da Fan Xiang, 樊响, uno studente alla Nanjing University (Nanjing Daxue, 南京大学) nonché il responsabile dell’attività.
L’offerta dei tirocini di volontariato AIESEC spesso comprende tre punti: il vitto, l’alloggio e la presenza di un computer per le attività. C’è da dire però che non tutti gli annunci di stage offrono tali servizi. Ad esempio, alcuni forniscono una sistemazione, ma non gratuitamente. Nella fattispecie, la logistica dello stage che ho scelto non comprendeva la fornitura del computer, ma non è stato affatto un problema, visto che possedevo di già il mio.
Il sito AIESEC offre tre tipologie di attività: volontariato internazionale, stage in startup all’estero e stage professionali all’estero. Alcune di queste includono una retribuzione. L’attività da me scelta era un volontariato internazionale non retribuito.
Dove e cosa hai studiato?
Sostanzialmente, i miei studi vertono sulla lingua e letteratura cinese. In particolare, nutro un forte interesse verso la lingua e la letteratura cinese classica. Prima di questa esperienza con AIESEC avevo seguito un corso semestrale di cinese a Qingdao, che tutt’oggi rappresenta il mio primo amore, e conseguito una laurea triennale di Mediazione Linguistica e Interculturale all’Università di Catania.
Al termine di questo percorso, i miei studi sono confluiti all’Università Ca’ Foscari di Venezia, in cui ho optato per la magistrale in Lingua e Civiltà dell’Asia e dell’Africa Mediterranea conseguita lo scorso luglio 2018, svolgendo nel frattempo un altro corso semestrale di cinese a Pechino.
La mia tesi magistrale verteva sull’icona della scimmia nello scenario letterario cinese classico, in particolare i racconti sulle scimmie contenuti nel genere enciclopedico del periodo Song Vasti Ricordi dell’era Taiping (Taiping Guangji 太平广记). Attualmente sono un borsista alla Fudan University di Shanghai, dove sto ultimando un corso annuale di cinese.
Di cosa ti sei occupato durante lo stage?
L’attività, sospesa durante il capodanno cinese del 2018, si è svolta dapprima nella Molin Middle School, 秣陵初级中学, di Nanjing e in SVC Studying Agency, only international education, 昂立国际教育, del Jiujiang (in Jiangxi) dopo la fine del capodanno. Ha avuto inizio il 22 gennaio ed è terminata il 6 marzo, contando un ammontare di 160 ore. Il mio ruolo è stato quello di volontario internazionale.
All’attività hanno partecipato altri 9 volontari, tutti studenti internazionali, accoppiati in seguito ad altrettanti 10 corrispondenti cinesi, tutti studenti alla Nanjing University. Dopo esserci incontrati per la prima volta a Nanjing, abbiamo proceduto con una serie di attività per rompere il ghiaccio tra volontari e “buddy”.
Affiancati ai buddy c’erano anche dei responsabili, anche loro studenti cinesi, che monitoravano e registravano le attività giornaliere. In quei giorni abbiamo preparato del materiale per le lezioni e ci siamo sposati in un hotel situato in una zona rurale del distretto Jiangning, 江宁, in cui abbiamo svolto la prima parte del tirocinio.
Il tirocinio della prima scuola prevedeva la preparazione quotidiana, weekend compreso, di lezioni, progetti, facilitazioni, attività per la condivisione culturale e vari workshop in lingua inglese a studenti cinesi dall’età compresa fra i 5 e gli 11 anni circa. Vi erano lezioni obbligatorie, come “lezioni di teatro” in cui io e Marco, un altro volontario italiano, abbiamo insegnato ai bambini come rappresentare la celebre scena di Romeo e Giulietta sul balcone e lezioni di grammatica inglese; lezioni a scelta in cui potevamo sbizzarrirci con le tematiche.
La lezione che sia noi volontari che gli studenti abbiamo preferito è stata sicuramente “Global Village”, che vedeva la sistemazione di vari stand in cui ogni volontario doveva rappresentare la nazione di appartenenza: la scelta mia e del mio connazionale è caduta sulla preparazione per l’occasione di 2 chilogrammi di pasta nella mensa della scuola che poi abbiamo offerto a tutti i presenti.
Durante il capodanno cinese ci siamo ritirati nelle case dei nostri buddy per circa 2 settimane, inutile dire che questa è stata un’esperienza profondamente formativa per noi.
Nel corso della seconda parte del tirocinio, le attività svolte in quell’agenzia situata nella contea del Xiushui, 修水, ricalcavano a grandi linee quelle svolte nel primo centro: i responsabili hanno ritenuto opportuno rimuovere la lezione di teatro e dare spazio a lezioni più ricreative, dato che i bambini di questo centro erano più piccoli di quelli del primo.
La sorpresa è stata la partecipazione di un volontario sessantenne cinese che ci ha accompagnato fino alla fine dello stage. I genitori dei bambini, molto emozionati per aver conosciuto degli stranieri, hanno addirittura fatto scrivere un articolo su di noi.
Cosa ti ha spinto a scegliere la Cina, invece che un altro Paese?
Prima di tutto un fattore di comodità, dato che mi trovavo già a Pechino. Successivamente, per un fattore formativo, visto che i miei studi si concentrano sullo studio della lingua cinese e di conseguenza avrei continuato ad allenare la lingua.
Pensi di restare in Cina, una volta che lo stage sarà terminato?
Sfortunatamente, data la fine dell’attività ho deciso di fare ritorno in Italia comprando il biglietto qualche settimane prima. Dopotutto mancavo da casa da inizio settembre e dovevo pur ritornare, dato che il visto stava per scadere, dovevo ancora completare i miei studi magistrali e scrivere la mia tesi. Ci siamo congedati tutti con qualche lacrima, un bellissimo ricordo e tanta voglia di rivederci.
Cosa consigli a chi si appresta a trasferirsi in Cina per la prima volta?
Innanzi tutto una buona dose di pazienza. Al primo impatto i cinesi potrebbero apparire come dei ficcanasi. Quando i cinesi vedono uno straniero in Cina, il più delle volte, fanno quasi a botte per avvicinarsi a te, chiederti domande sull’impossibile e rubarti qualche foto.
Almeno Pleco. Quest’ottima applicazione vi permetterà di sopravvivere, dico proprio sopravvivere, ad ogni tipo di circostanza.
Aree rurali. Non limitatevi ad osservare i grattacieli della grande Shanghai o a varcare le soglie della Città Proibita, cercate le aree rurali. Quelle, prima di tutto, vi aiuteranno ad aprire gli occhi sulla Cina e sui cinesi.
Piatto cinese preferito?
Il piatto che più mi fa star bene è una bella porzione di niurou lamian, 牛肉拉面, (noodles al manzo), a volte rimpiazzata da una di niurou daoshaomian, 牛肉刀削面, (noodles tagliati al manzo).
Giovanni, grazie per la bella intervista e speriamo di aver ispirato e aiutato almeno qualche lettore a trovare un tirocinio in Cina!
Photo Credits: Photos by Giovanni Ruscica