Il lunghissimo – e non senza intoppi – percorso dello studio e dell’apprendimento della lingua cinese da parte della popolazione europea inizia grazie ai grandi sforzi e sacrifici di alcuni pionieri sinologhi, tra cui figurano due italiani molto noti nel settore: Michele Ruggieri e Matteo Ricci.
Questi due personaggi, intorno alla fine del XVI secolo in Aomen 澳门 (Macao), elaborarono il primissimo sistema di trascrizione della lingua cinese e stilarono un, se pur incompleto e semplice, piccolo dizionario di parole cinesi e portoghesi. Michele Ruggieri si recò anche in India dove, in pochissimi mesi, raggiunse un livello di indiano tale da consentirgli di poter ascoltare le confessioni della gente indiana.
Fu proprio per questa sua abilità nell’apprendimento della lingue straniere che fu mandato in missione in Cina. Arrivato a Macao, insieme ad altri missionari, fondò lo Shengma Erding Jing Yuan 圣马尔定景园 (Il parco meraviglioso di San Martino), la prima scuola di cinese per stranieri!
Matteo Ricci (in cinese, Li Madou) non ha bisogno di presentazioni, basta ricordare che in Cina era noto come “Studioso confuciano del grande occidente”. Un altro missionario e gesuita italiano, ahimè non molto riconosciuto, nonché mio conterraneo, fu Prospero Intorcetta nato a Piazza Armerina nel 1625.
Prospero Intorcetta fu il primo a tradurre in latino i Dialoghi di Confucio in Europa. Furono tantissimi i suoi contributi, Intorcetta probabilmente amò tantissimo la Cina, tant’è che morì ad Hangzhou all’età di 71 anni.
Un altro pioniere sinologo italiano che diede un validissimo contributo per lo studio della lingua cinese – se pur meno conosciuto di Ruggieri e Ricci – fu Martino Martini che scrisse la prima grammatica sistematica della lingua cinese intorno alla metà del XVII secolo. Non dimentichiamoci di Sant’Alberico Crescitelli, santo dal 2000, che fu martirizzato in Cina nel 1900 durante la rivolta dei Boxer.
Padre Alberico Crescitelli è nato ad Avellino nel 1863. So qualcosa di lui grazie a una sua lontana discendente che conobbi a Chongqing nel 2016, la mia cara amica Viviana.
Nel corso dei secoli, lo studio della lingua cinese si diffuse prima in Italia e poi, progressivamente, rispettivamente in Francia e in Gran Bretagna. Sempre quel XVII secolo fu un periodo particolare, in cui i missioni gesuiti – per lo più italiani e francesi – si impegnarono nello studio della lingua cinese per motivi essenzialmente pratici: avevano un assoluto bisogno di conoscere quella lingua – tanto in forma orale che scritta – per poter comunicare e quindi collaborare con i convertiti cinesi nella stesura di opere religiose in lingua cinese.
Nel frattempo, i missionari fecero conoscere il funzionamento della lingua e della scrittura cinese ai circoli intellettuali europei utilizzando il latino come lingua ponte. Fu proprio allora che alcuni studiosi francesi e tedeschi, per primi, si applicarono allo studio della lingua cinese in modo più teorico che pratico, alla ricerca di risposte a domande filosofiche.
Inoltre, i circoli intellettuali europei cercarono nella lingua cinese risposte alla sparizione della lingua universale che, secondo la tradizione biblica, era scomparsa con la costruzione della Torre di Babele. Passando al XIX secolo, i francesi iniziarono a studiare la lingua cinese per poter leggere e gustare la letteratura cinese.
Non è un caso, infatti, che la Francia detiene una sorta di primato nella traduzione delle opere di letteratura cinese! Anche in Italia, all’inizio del XIX secolo, inizia ad accendersi un vivissimo interesse per lo studio della lingua cinese, grazie in primo luogo alla creazione del Collegio de’ Cinesi (anche chiamato Complesso dei Cinesi) nel 1732 dove si iniziò a tenere i primissimi corsi di lingua non solo per i convertiti cinesi ma anche per gli italiani.
Il Collegio de’ Cinesi è una struttura religiosa sita nel centro storico di Napoli. Inizialmente si trattata di un palazzo civile che venne in seguito trasformato in un monastero dedicato a Santa Francesca Romana (Francesca Ponziani) per poi essere ceduto a padre Matteo Ripa che era appena ritornato dalla Cina in cui aveva trascorso più di 13 anni come missionario e come pittore e incisore su rame alla corte dell’imperatore Kangxi 康熙. L’attuale prestigiosissima Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” tra origine proprio dal Collegio De’ Cinesi.
La storia dell’insegnamento della lingua cinese in Italia è stata vittima di molti intoppi e bruschi arresti dovuti agli eventi politici che hanno colpito il nostro paese: si pensi all’unificazione dell’Italia del 1861, la nascita della dittatura fascista intorno al 1920, lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, e così via. Nonostante tutto, l’insegnamento della lingua cinese è stato comunque portato avanti fino ad arrivare a quello che è oggi.
Le prime istituzioni italiane dove si poteva studiare il cinese
La prima università italiana ad attivare ufficialmente un corsi di lingue orientali è stata l’Università di Pavia la quale, nel 1806, affidò l’arduo compito di insegnare la lingua cinese all’italo-tedesco Giuseppe Hager (Joseph Hager) nato a Milano il 30 aprile 1757. Prima di insegnare cinese, Hager fu un noto arabista che riuscì a dimostrare la non autenticità di alcuni manoscritti arabi che si trovavano a Palermo. Hager durante la sua vita cercò di pubblicare un dizionario di cinese ma, purtroppo, non ci riuscì. L’unico suo lascito riguardo la lingua cinese rimane il “An Explanation of the Elementary Characters of the Chinese with an Analysis of their ancient Symbols and Hieroglyphics”, un libro di circa 130 pagine che si può acquistare su Amazon o altri siti web.
Nel 1849, Giuseppe Bardelli (1815-1865) venne nominato insegnante di lingua copta, di sanscrito e di elementi di cinese all’Università di Pisa. Ancora una volta, un insegnante di lingua cinese era in realtà specializzato in altri campi di ricerca, infatti Bardelli nasce come studioso di sanscrito ed esperto di studi biblici. Bardelli pubblicò una piccola trattazione intitolata “Studi orientali nei tempi moderni”.
Nel 1864, nell’Istituto di Studi Superiori viene affidata ad Antelmo Severini (1828-1909), discepolo di Bardelli, la prima cattedra di Lingue dell’Estremo Oriente. Severini fu un grande conoscitore del latino, del greco, del francese, del cinese e del giapponese che studiò a Parigi. Severini era noto come un velocista nell’apprendimento dei caratteri cinesi. Pubblicò diverse opere riguardanti la Cina e il cinese.
Nel 1870, il Collegio de’ Cinesi (o Complesso Dei Cinesi) modifica le sue intenzioni originarie di voler diffondere la religione cristiana in Cina e apre le sue porte a giovani italiani (anche e soprattutto laici) interessati alle lingue dell’Asia per poter consentire all’Italia di intraprendere e sviluppare eventuali rapporti commerciali con le potenze asiatiche. Il Collegio inizia così a istituire corsi di latino, di cinese (classico e moderno), di turco, arabo, persiano, hindi, francese e naturalmente inglese.
Inizialmente, il Collegio non aveva insegnanti italiani di lingua cinese, ma solo docenti madrelingua
Nel 1876, il professor Carlo Valenziani (1831-1896) iniziò la didattica del cinese all’Università di Roma. Non essendosi mai recato in Cina, il livello di cinese di Valenziani non era altissimo, tuttavia il suo contributo fu enorme, non solo sul piano dell’insegnamento, in quanto donò tantissimi testi cinesi, giapponesi e non, alla Biblioteca Nazionale di Roma.
Università italiane dove si insegna il cinese
Di seguito un piccolo elenco con riportate le Università italiane in cui l’insegnamento della lingua cinese è stato continuo. Inserisco anche degli enti pubblici fondamentali come ISIAO e CESMEO. La data a fianco indica l’inizio dell’insegnamento del cinese:
Università di Napoli “L’Orientale” (1868);
Università di Roma “La Sapienza” (1876);
ISIAO (1935);
Università di Pavia (1960);
Università di Venezia (1965);
Università di Bologna (1980);
Università di Milano (1980);
CESMEO (1982);
Università di Perugia (1984);
Università di Torino (1987);
Università Commerciale Luigi Bocconi (1991);
Università di Trieste (1995);
Università del Salento (1997);
Università di Cagliari (1999);
Università di Firenze (2000);
Università di Roma Tre (2000);
Università di Macerata (2002);
Università di Milano-Bicocca (2002);
Università per Stranieri di Siena (2003);
Università di Urbino (2003);
Università di Bergamo (2004);
Università del Molise (2004);
Università di Padova (2004);
Università di Trento (2004);
Università Cattolica-Milano (2005);
Università di Calabria (2005);
Università di Chieti-Pescara (2005);
Libera Università di Enna (2005);
Università dell’Insubria (2005); L
ibera Università San Pio V – Roma (2005);
Università di Siena – Sede di Arezzo (2006);
Università di Palermo (2006);
Università di Parma (2006);
Università di Sassari (2006);
Università per Stranieri di Perugia (2006);
Politecnico di Milano (2007);
Politecnico di Torino (2007);
Università di Ferrara (2007);
Università di Modena e Reggio Emilia (2008).
Photo Credits: Cortile Volta by Federico Filipponi