Nella tradizione e nella vita quotidiana della Cina a ciascun colore sono associate determinate sensazioni e messaggi, come del resto avviene in ogni cultura; a volte sono significati abbastanza “letterali” ed universali, altre volte sono esclusivi dell’affascinante e, spesso, per noi “strana” cultura cinese.
Tre colori sono particolarmente interessanti: il rosso, che può essere considerato il colore nazionale cinese, e la coppia bianco/nero, che forma uno dei più noti simboli della cultura cinese, il Dao.
Che significati hanno questi (ed altri) colori per i cinesi? Cercheremo di capirlo attraverso la lingua – con parole, proverbi ed espressioni sia di uso comune che più rari e poetici.
Il rosso: Fortuna, affari, matrimoni
Il rosso, scritto quasi sempre con il carattere 红 (hóng), raramente anche 赤 (chì) e 朱 (zhū), è un colore particolarmente caro ai cinesi e viene collegato perlopiù a positività e feste: del resto, anche noi abbiamo i nostri “giorni rossi” sul calendario… espressione che è nata proprio dal colore con cui i giorni di festa vengono differenziati da quelli “normali”.
Tornando alla Cina, la bandiera cinese è rossa, così come il rosso è il colore che domina in tutte le foto del capodanno cinese, la Festa di Primavera (春节, Chúnjié), in cui sfavillano abiti, lanterne, decorazioni, draghi, festoni e così via: tutto per attirare la buona fortuna.
Bambini e ragazzi cinesi (ma anche i più grandi) aspettano con ansia di ricevere in regalo le famose buste rosse contenenti denaro 红包 (hóngbāo), letteralmente “involucro rosso”.
Una buona fortuna si può anche chiamare 红运 (hóngyùn), “fortuna rossa”, ed entrare in un periodo fortunato della propria vita si dice di conseguenza 走红运 (zǒu hońgyùn) “camminare nella fortuna rossa”.
红火 (hónghuo) “rosso fuoco”, è un’espressione che vuol dire “fiorente, prospero, vitale” – particolarmente se riferito agli affari. I cinesi credono che porti molta fortuna iniziare con il piede giusto e, possibilmente, “in rosso”: un affare condotto il giorno del primo dell’anno viene chiamato 红盘 (hońgpán) (“piatto rosso”), e viene considerato di ottimo auspicio per tutto l’anno a venire; del resto, di un’attività commerciale che inizia bene si dice che apre le porte in rosso, 开门红 (kāimén hóng). Da noi, invece, se un’azienda è “in rosso” c’è da preoccuparsi.
Un bonus per i titolari delle azioni di un’impresa, o per un impiegato particolarmente produttivo, si chiama 红利 (hońglì) “profitto rosso”, mentre “dividere il rosso” 分红 (fēnhońg) equivale proprio a “dividere i profitti”.
满堂红 (mǎntánghońg) (pieno–sala–rosso), può avere un duplice significato: in senso letterale, vuol dire “decorazioni a festa”, di una casa o di una sala, particolarmente per eventi lieti; ma, metaforicamente, vuol dire anche “avere successo in ogni cosa che si fa”, avere “rosso ovunque”.
Una celebrità, o una persona che è nelle grazie di qualcuno di veramente potente, può essere chiamata 红人 (hońgrén), “persona rossa”, mentre per una persona estremamente popolare c’è il modo di dire 红得发紫 (hóng de fāzǐ): “talmente rosso da diventare viola”, così famoso che il rosso, per indicarlo, non basta più.
Nella tradizione cinese, il rosso è anche il colore del matrimonio. Negli antichi matrimoni combinati, aveva un ruolo fondamentale la mezzana 红娘 (hóngniáng), la “zia rossa” che si occupava di mettere in contatto le famiglie degli sposi; un’altra tradizione cinese vuole che il destino degli innamorati sia rappresentato da un “filo rosso” 红线 (hóngxiàn).
Rosso socialista
La tradizione socialista e rivoluzionaria, che ha insistito molto sulla simbologia e sul valore aggregante di questo colore, ha utilizzato il rosso come propria bandiera e segno di riconoscimento. Una persona leale alla causa socialista ha quindi un “cuore rosso” 红心 (hóngxīn), ma quando diventa talmente “rosso” da essere un esempio per tutti, si parla addirittura di 红旗 (hóngqí) “bandiera socialista”, magari distinguendosi nell’esecuzione di “canti rossi” 红色歌曲 (hóngsè gēqǔ), i canti rivoluzionari del socialismo cinese.
Lo stesso Mao Zedong veniva chiamato con l’appellativo di 红太阳 (hongtàiyáng), “sole rosso”, mentre i suoi scritti sono noti come 红宝书 (hóngbǎoshū), i “preziosi libri rossi”. I documenti confidenziali del partito sono chiamati ancora oggi 红头文件 (hóngtóu wénjiàn) “documenti delle teste rosse” e il potere del partito è letteralmente “il potere rosso” 红色政权 (hóngsè zhèngquán).
Il rosso del volto
Un rossore naturale del viso dà un’idea di bellezza, giovinezza e femminilità: 面色红润 (miànsè hóngrùn) “il colore del volto rosso e soffice” è una frase tipica che indica la carnagione rosea, in salute di un bel bambino o di una ragazza; 红颜 (hóngyán) “colore rosso” indica invece una “bella donna”, mentre gli accessori che ella può indossare si possono chiamare 红装 (hóngzhuāng), “ornamenti rossi”.
Arrossire o diventare rossi però è anche una reazione fisica ad emozioni diverse e contrastanti: se è vero che arrossiamo se lusingati, imbarazzati o emozionati, diventiamo anche rossi quando siamo la rabbia diventa talmente tanta da manifestarsi nel volto.
Quando il volto diventa rosso 红脸 (hóngliǎn), o anche 脸红 (liǎnhóng), anche i cinesi comunicano queste stesse emozioni. Si può essere completamente rossi in volto, 通红 (tōnghóng), se l’emozione è davvero forte; a volte è tanto forte che, oltre al volto, anche le orecchie possono diventare rosse, e in questo caso si può usare l’espressione 面红耳赤 (miànhóng’ěrchì). Quando si è furiosi, oltre al viso rosso si può ispessire anche il collo, e in quel caso si può usare 脸红脖子粗 (liǎnhóng bózi cū).
L’invidia, che secondo Shakespeare è “un mostro dagli occhi verdi”, in cinese è “la malattia degli occhi rossi”, 红眼病 (hóngyǎnbìng) – che però può indicare anche, semplicemente, la congiuntivite…
Come in occidente, il rosso può dare anche l’idea di pericolo: quando si accende una luce rossa 红灯 (hóngdēng), probabilmente c’è qualcosa nel motore che non va o qualcosa sta per esplodere… infine, “accendere una luce rossa” 亮红灯 (liàng hóngdēng) può significare “proibire” o “arrivare ad una situazione critica”.
Il bianco
Il bianco白 (bái) è considerato universalmente il colore della purezza: 清白 (qīngbái), “bianco chiaro”, è proprio l’aggettivo “puro, pulito”, ma vuol dire anche “innocente”. Raddoppiato, 清清白白 (qīngqīngbáibái) vuol dire “avere le mani pulite”, essere completamente innocente.
Il bianco si collega anche all’idea di semplicità, come quando si parla di 白饭 (báifàn) “riso bianco, bollito senza condimenti” o anche di 白话 (báihuà) “parola bianca”, che indica il cinese colloquiale.
Si dice spesso che in Cina il bianco 白 (bái) rappresenti il lutto, ed infatti 白事 (báishì) un “avvenimento bianco”, indica proprio un funerale, e può essere accoppiato al rosso per indicare, collettivamente, matrimoni e funerali: 红白喜事 (hóngbái xǐshì). Le ossa dei morti sono poi chiamate 白骨 (báigǔ), le “ossa bianche”.
In realtà, però, l’esatto colore del lutto è 素 (sù), che indica il colore grezzo del tessuto semplice e non lavorato (di solito, giallognolo o color fibra), non il bianco puro e splendente; fra l’altro è lo stesso carattere che viene usato per indicare chi mangia vegetariano, 吃素 (chīsù).
Il bianco è anche collegato ad un’idea di gratuità: 吃白饭 (chī báifàn), 吃白食 (chī báishí), 白吃 (báichī) sono tutte espressioni che significano “mangiare gratis” (a seconda della situazione, potrebbe anche voler dire “scroccare” …), 白食 (báishí) sono cibi o bevande ottenuti gratis, 白送 (báisòng) vuol dire regalare e, infine, 白拿 (báiná) significa “prendere senza pagare” … anche in questo caso “a scrocco”.
Il bianco sembra essere anche, in un certo senso, l’opposto del rosso: dove il rosso porta guadagno e profitto, con il bianco si indica perdita, spreco. 白白 (báibái) viene usato spesso come avverbio per indicare “invano”. Il carattere “bianco”, aggiunto ad un verbo, indica spesso “invano”: 白费 (báifèi), “spendere in bianco” (sprecare), spesso le energie 白费力气 (báifèi lìqi) o 白费劲 (báifèijìn), o ancora 白忙 (báimáng) “lavorare a vuoto”. Un po’ come quando noi passiamo la notte in bianco (senza riposarci) o finiamo in bianco… senza portare a casa “il risultato”.
白字 (báizì), “caratteri bianchi”, sono carattere scritti o pronunciati male: un testo pieno di errori è una “successione di caratteri bianchi”, 白字连篇 (báizìliánpiān).
Il verbo 明白 (míngbai) che vuol dire “capire”, letteralmente significa “bianco chiaro”: un ulteriore significato di questo colore è, infatti, quello di “comprensibile, chiaro”. Ad esempio, 表白 (biǎobái) può voler dire “dichiararsi” e, curiosamente, anche nel verbo italiano c’è un’idea di “chiarezza”, che vale tanto per i colori quanto per le situazioni.
Una cosa che all’improvviso viene a galla, come un segreto svelato, si dice大白 (dàbái), letteralmente “grande bianco”, mentre ciò che, per noi, è “scritto nero su bianco” viene indicato con l’espressione 白纸黑字 (báizhǐhēizì), “carta bianca e caratteri neri”: inequivocabile. Infine, un sogno ad occhi aperti si dice 白日梦 (báirìmèng), “un sogno a cielo bianco”.
Il bianco dei capelli, infine, rappresenta anche la vecchiaia, come nei seguenti modi di dire, in cui “testa bianca” e “capelli bianchi” sono usati proprio come immagine dell’invecchiamento: 青春易过,白发难饶 (Qīngchūn yì guò, bái fǎ nán ráo), che significa: “La primavera della gioventù passa velocemente, è difficile evitare i capelli bianchi”.
白头到老 (báitóudàolǎo) (“capelli bianchi arrivare alla vecchiaia”), 白头偕老 (báitóuxiélǎo) (“capelli bianchi insieme alla vecchiaia”) sono due versioni alternative dello stesso 成语 (chéngyǔ), un’espressione a quattro caratteri che vuol dire “invecchiare felicemente insieme”, usato quando si parla di marito e moglie augurando loro una lunga vita in coppia.
Il nero
Nella tradizione, nero (黑, hēi) è il colore dell’oscurità e della morte, ma anche dell’onore, caratteristico del trucco del volto di personaggi dalla grande integrità morale nel teatro cinese.
Nella lingua, tuttavia, sono più diffuse espressioni che fanno riferimento all’illegalità, alle cose fuori legge, alla cattiveria: la mafia e le altre organizzazioni criminali sono chiamate 黑社会 (hēishèhuì) “società nere”, che operano sul mercato nero, 黑市 (hēishì), facendo affari loschi, “neri”, 黑交易 (hēijiāoyì), e reinvestendo denaro sporco 黑钱 (hēiqián), “soldi neri”.
I criminali, poi, parlano un linguaggio segreto, 黑话 (hēihuà) “parola nera”, fanno riunioni clandestine, 黑会 (hēihuì), si scambiano merci illegali, 黑货 (hēihuò); un tempo potevano incontrarsi nelle “locande nere” 黑店 (hēidiàn), dove i briganti si ritrovavano a festeggiare le proprie malefatte.
Tutti questi malfattori percorrono la “strada nera”, 黑道 (hēidào), la strada del crimine… e chi si sentiva battere in petto un “cuore nero” 黑心 (hēixīn) era libero di unirsi a loro, intraprendendo la stessa “strada nera”, 走黑道 (zǒu hēidào).
Può esserci una “mano nera” 黑手 (hēishǒu), che manipola altri dall’ombra, trascinandoli in affari sospetti o scandalosi 黑幕 (hēimù), oppure chi macchia la reputazione degli altri, “strofinandoli di nero” 抹黑 (mǒhēi), mentre chi è incolpato di qualcosa che non ha fatto “trasporta una pentola nera”, 背黑锅 (bēi hēiguō). Infine, c’è chi si diverte su tutto questo facendo del black humour, 黑色幽默 (hēisè yōumò) …
Altri colori e curiosità
Il giallo era il colore del mitico Imperatore Giallo 黄帝 (Huángdì), del fiume Giallo 黄河 (Huáng Hé) e della terra gialla e fertile 黄壤 (huángrǎng) intorno a cui è nata la civiltà cinese degli albori. Ancora oggi c’è il luogo comune che i cinesi siano “gialli”, anche se la carnagione della maggior parte di loro assume questa colorazione solo quando si abbronzano (motivo per cui, in particolar modo le ragazze, fanno largo uso di ombrelli, mascherine e creme e fuggono dal sole quasi fossero vampiri…).
Il colore giallo è anche legato ad un altro ambito, molto meno “nobile”: libri e film “gialli” 黄书 (huángshū) e 黄色电影 (huàngsè diànyǐng) non sono polizieschi come da noi, ma corrispondono a quelli che noi chiameremmo, cambiando riferimento cromatico, “a luci rosse”.
Per concludere, un ultimo colore: 青色 (qīngsè) è una tonalità a metà fra il verde e il blu; guardare una persona con occhi di questo colore, 青眼 (qīngyǎn), vuol dire trattarla con favore.
Se sei arrivato fin qui, probabilmente hai guardato con occhi “verdeazzurri” questo mio articolo e quindi non mi resta che dirti grazie e alla prossima!
Photo Credits: Forbidden City Meridian Gate by hani.img
Karim dice
Che articolo interessante! Grazie!
Aldo Terminiello dice
Grazie a te per il commento!
laura dice
un articolo interessante, come interessante il tuo album. alcuni sono conturbanti, ma devo dire che c’è della stoffa e ho sentito amore e ricerca, per la Cina ma non solo. Bravo!
Aldo Terminiello dice
Grazie! I disegni spesso sono solo quello che esce lasciando libera la penna… per la ricerca, beh, sì… ci dedico volentieri molto tempo. Spesso parto con un’idea da fare velocemente e finisco per approfondire anche troppo…
Riccarda Zaffoni dice
Simpatico e interessante articolo. Mi hai fatta ritornare con emozione ai miei incontri con la Cina.
Sono stata a Kunming 2 volte: la prima per un viaggio nello
Yunnan, la seconda alla fine di un viaggio in Guandong, Guangxi e Guizhou. Adesso non sei più in Cina? Cosa disegni preferibilmente?
Aldo Terminiello dice
Grazie! Kunming è stata una parte molto importante della mia vita… ho incontrato personaggi straordinari, visto paesaggi indimenticabili, vissuto e raccolto un sacco di belle storie. Disegno un po’ di tutto, mi piace sperimentare :) se ti va puoi dare un occhio all’album qui :) https://www.facebook.com/aldo.terminiello.5/media_set?set=a.10210575864339295.1073741837.1427110727&type=3
Jappo dice
è da mesi che vorrei fare un articolo sui colori in Cina, meno male che non l’ho mai iniziato, altrimenti paragonandolo con questo sarebbe stato 白做的 ;)
Furio dice
haha Aldo è un esperto!
Aldo Terminiello dice
Troppo buono! ^_^