Quanto ci vuole per imparare il cinese? – Indice
Bella domanda…
Io credo che noi “siamo” le nostre abitudini, le quali sono prevalentemente influenzate dai nostri obiettivi e dall’ambiente esterno.
Quindi penso che tu possa stimare quanto tempo ci metterai ad imparare il cinese rispondendo onestamente a quale delle seguenti categorie appartieni.
Il ragazzo “nuota o affonda” (swim or sink)
Conosco un ragazzo neozelandese, Marc, che dopo meno di un anno a Shanghai era in grado di parlare, rispondere a un’email o una telefonata d’affari in cinese in maniera più che soddisfacente.
No, Marc non studiava mandarino prima di arrivare in Cina. In effetti non ha aveva nessuna esperienza con le lingue straniere. E no, non si è iscritto a nessuna scuola miracolosa una volta arrivato in Cina.
Il suo segreto è abbastanza semplice. E’ andato a vivere in un quartiere dove non abitava nessuno straniero e ha evitato le zone di ritrovo degli espatriati. Marc ha scelto di vivere tra i cinesi.
Tra l’altro insegnava inglese ai bambini quindi il suo lavoro implicava un’immersione totale.
La strategia nuota o affonda funziona. L’ho sperimentata sulla mia pelle quando, nel 2007, in cinque settimane sono passato da un livello zero di inglese alla conoscenza necessaria per sopravvivere a una presentazione di dieci minuti di fronte a 200 persone.
Come ho fatto? Sono andato a Londra e ho passato un mese a parlare inglese senza sosta, anche se all’inizio non riuscivo a spiccicare neanche mezza frase. Ha funzionato perché avevo le giuste motivazioni (una presentazione di fronte al presidente americano dell’azienda per la quale lavoravo e altre 199 persone).
Ti sto suggerendo di adottare una strategia “nuota e affonda”?
No.
Una roba del genere non funziona per tutti.
A parte Marc, conosco diversi ragazzi che in un anno sono riusciti a impadronirsi del cinese a livello da poterci lavorare (emails, telefonate di lavoro, etc.)
L’unica caratteristica che queste persone sembrano avere in comune è una motivazione fuori dal normale. Molti di loro sono imprenditori che pianifico di fondare un’impresa d’import-export o una società di consulenza in Cina.
E poi a seconda del lavoro che fai non puoi permetterti di passare otto ore al giorno a parlare in mandarino. Se ad esempio sei ingegnere informatico stai partendo già con dieci punti in meno. A meno che tu non sia in grado di avere una conversazione in mandarino con il tuo portatile.
Lo studente a tempo pieno
Questa categoria è formata da ragazzi che studiano in mandarino per ottenere una laurea cinese. Spesso hanno già una buona esperienza con le lingue straniere e hanno passato un anno o più a studiare il cinese nel loro paese d’origine e almeno sei mesi a studiare cinese full-time in Cina.
I più aspirano a diventare professori di lingue, fondare una start-up devota all’insegnamento delle lingue straniere (i siti e le applicazioni a pagamento dedicate allo studio delle lingue hanno preso il volo) o un’impresa di consulenza.
Hanno motivazione da vendere, un lavoro part-time (non tutti ma quasi) e come i ragazzi “nuota o affonda” preferiscono evitare gli espatriati sino a che non raggiungono il livello di cinese che hanno in mente.
Anche gli studenti a tempo pieno non avranno problemi a diventare fluenti in meno di un anno.
Il sinonauta a lunga distanza
Questi ragazzi sono studenti di lingue a tempo pieno nel loro paese o sinonauti per hobby, come Gottardo. Di solito sono preparatissimi su caratteri e grammatica ma non hanno la confidenza per parlare in maniera fluente (secondo me acquisibile solo in Cina, a meno di casi particolari).
Non che tu non possa diventare fluente in cinese vivendo in Ungheria, diciamo solo che le tue probabilità di successo non sono tantissime.
Il sinonauta a lunga distanza è di solito molto motivato e, quando riesce a trasferirsi in Cina, “evolve” spesso in un ragazzo “nuota o affonda” o in uno studente a tempo pieno.
Lo scambista
Fanno parte degli scambisti tutti quei ragazzi che hanno vinto una borsa di studio per un per un periodo di scambio studentesco (sei mesi o un anno) in Cina.
Di solito il loro scopo è quello di ubriacarsi e avere quanto più sesso siano in grado di ottenere, possibilmente con partner multipli. Poi se resta tempo possono addirittura pensare di sedersi a studiare cinese.
Hey scambista, non ti sto giudicando. Ci sono passato anch’io ; )
Siccome il loro contratto generalmente richiede un qualche tipo di diploma, lo scambista segue controvoglia un corso di cinese in vista dell’esame finale e finisce con l’avere un’infarinatura di mandarino.
Alla fine dell’anno scolastico la maggior parte degli scambisti ritornerà nel suo paese d’origine e si dimenticherà tutto quello che ha imparato. Qualcuno pero s’innamorerà della Cina e tornerà, finendo per appartenere a un’altra categoria.
Il dipartimento di cinese alla BFSU (anche conosciuta come Beiwai University).
Il ragazzo vorrei ma non posso
Trattasi di espatriati di lungo corso che hanno scelto la Cina per la sua cultura e la sua gente. Sono spesso freelancer, specialisti che lavorano per grosse aziende (ingegneri, designer, ricercatori, etc.) o insegnanti di lingua.
Molti di loro hanno una fidanzata o moglie cinese (o marito che dir si voglia, anche se le ragazze straniere sposate con cinesi sono meno comuni).
Normalmente parlano un buon “cinese da sopravvivenza,” sono cioè in grado di cavarsela in mandarino al supermercato, al ristorante e dal parrucchiere ma sono costretti a chiamare un amico cinese ogni qualvolta si presenta una situazione fuori dal comune (un bancomat birichino che si mangia la loro preziosa carta di credito, una visita all’ospedale o un problema con la legge).
Sognano di diventare fluenti in mandarino e qualche volta – ma non troppo spesso – ci riescono. Purtroppo non sono più studenti (ergo non hanno tempo) e visto che a lavoro se la cavano con l’inglese non hanno le motivazioni necessarie per studiare la notte.
Tra l’altro contano di stare in Cina ancora diversi anni e quindi non hanno fretta.
Io appartengo a questa categoria e infatti per motivarmi a studiare ho iniziato a postare articoli sul cinese qui sul blog.
L’espatriato incazzato
Molti arrivano in Cina per spirito d’avventura, con l’idea che trovare lavoro qui sia più facile che nel loro paese o con l’illusione che il cambio Euro/Renminbi gli renda ricchi.
Ma dopo qualche mese realizzano che la Cina non è il paese giusto per loro e si trasformano in espatriati incazzati e bloccati nella Terra di Mezzo.
Ci sono principalmente due tipi di persone che appartengo a questa categoria.
Per iniziare ci sono tutti quei ragazzi che arrivano in Cina perché non sono riusciti a trovare il lavoro che volevano nel loro paese. Diventano spesso insegnanti di lingue straniere visto che in Cina c’è tanta domanda e tra l’altro non c’è bisogno di nessuna qualifica particolare.
Ma non tutti gli insegnanti di lingua sono espatriati incazzati. Possono anche essere studenti a tempo pieno che lavorano part-time, ragazzi nuota o affonda che hanno bisogno di soldi per finanziare la loro impresa o, più raramente, ragazzi vorrei ma non posso.
Poi ci sono i colletti bianchi incazzati. Lavorano spesso per un’azienda che ha una succursale in Cina e che gli ha spediti qua per qualche anno o per una delle centinaia di ambasciate, consolati e uffici di rappresentanza che popolano le vie di Pechino, Shanghai e Guangzhou.
Gli espatriati incazzati si riconoscono dalle seguenti caratteristiche:
- Non sopportano il cibo (bisogna ammettere che la cucina cinese non fa per tutti) e te lo fanno pesare ogni volta che cenano con te (di solito in un locale per espatriati che prepara hamburger e un’imitazione di spaghetti italiani).
- Odiano il clima (bisogna dire che il clima cinese è oggettivamente un disastro) e lo ribadiscono ogni volta che t’incontrano.
- Odiano i cinese (ci sono 1.? miliardi di persone in questo paese e l’ambiente è estremamente competitivo anche solo per comprare uno yogurt) e s’impegnano per interagire il meno possibile con i locali, come descritto dalla sempre saggia Silvia Sartori. Come corollario ti faranno spesso notare quanto è stupido il cameriere e perché.
- Non capiscono la “cultura della faccia” (comprendere i pilastri della cultura asiatica richiede tempo e voglia; gli espatriati incazzati non hanno intenzione di compiere questo sforzo) e quindi finiscono sempre per pensare che i cinesi sono maleducati o disonesti.
Ovviamente un espatriato incazzato non si sprecherebbe mai a imparare quella lingua barbara chiamata mandarino.
L’indifferente
Arrivato un po’ per caso, spesso per una borsa di studio o un contratto a tempo determinato, l’indifferente fa il suo lavoro e riparte senza che la Cina lo scalfisca. A imparare il cinese neanche ci prova perché, come affermato da un lettore nella versione in inglese di SaporeDiCina, “Learning Chinese or any other language is futile for a English speaking person” (traduzione: “Imparare il cinese o qualsiasi altra lingua è inutile se già si parla inglese”).
Gli indifferenti sono molto rari, la Cina o la ami o la odi.
Per concludere
Uno. Anche se ho sempre parlato al maschile le categorie valgono anche per le signorine.
Due. Quest’articolo è zeppo di generalizzazioni selvagge. Take it with a grain of salt!
Tre. E tu, caro lettore, a quale categoria appartieni?
Domande frequenti
Sarebbe preferibile che studiassi il cinese in una scuola privata o in un’università, poiché il si crea un curriculum per gli studenti, affinché imparino il cinese nel modo migliore. Se studi da solo, è molto difficile imparare fluentemente in cinese. Dovresti anche provare a fare subito amicizia con i cinesi e, forse, a trovarti un partner.
Ciò ti consente di parlare ed ascoltare quotidianamente il cinese. Impegnati nei compiti e leggi, ascolta e parla il più possibile. Un’altra raccomandazione è quella di acquistare altri libri per l’apprendimento del cinese, oltre a quelli che la tua scuola ti fornisce.
Questo ti aiuterà ad ampliare ulteriormente il tuo vocabolario e potrai leggere più testi, aspetto importante per migliorare le tue capacità di lettura e di conoscenza grammaticale.
Non è lo stesso se impari, ad esempio, il thailandese o il vietnamita. Per la cronaca, l’apprendimento del cinese può aumentare anche le possibilità di trovare un buon lavoro persino all’estero, come negli Stati Uniti o in Europa.
- Cinese mandarino (oltre 1.1 miliardi di persone che lo parlano)
- Inglese (circa 980 milioni di persone che lo parlano)
- Indostano (circa 540 milioni di persone che lo parlano)
- Spagnolo (circa 520 milioni di persone che lo parlano)
- Arabo (circa 420 milioni di persone che lo parlano)
Inoltre, puoi essere avvantaggiato per la lettura e la scrittura. Per essere in grado di parlare fluentemente il cinese e padroneggiarne perfettamente i toni, devi studiare sodo e parlare mandarino per almeno 1-2 anni, anche se è preferibile parlarlo più a lung..
Oggi, puoi iscriverti alla versione computerizzata del test, che è più facile e nella quale gli stranieri generalmente ottengono un punteggio più alto. Uno dei vantaggi di fare l’HSK è che, a volte, quando cerchi lavoro, o quando ti iscrivi ai corsi di laurea o ai master, devi produrre un certificato attestante i tuoi risultati dell’HSK.
Sarebbe meglio fare l’HSK subito dopo aver completato gli studi, o prima di tornare in Italia.
Queste università sono tra le più rinomate in Cina e vantano decenni di esperienza nell’insegnamento del cinese. Anche studiare in una scuola privata può essere utile, dato che vieni inserito in gruppi più piccoli che si concentrano esclusivamente sull’insegnamento del cinese.
Pechino non solo ha un certo numero di università di alto livello, che hanno programmi in lingua cinese, ma conta anche numerose scuole private. Tra le università più famose ci sono la Beijing Language and Culture University, la Peking University e la Tsinghua University.
Photo Credits: Chinese Characters by Bjoern
Marco dice
Appartengo assolutamente alla categoria indifferente.
Sono qui da ormai 11 anni, sposato con una cinese da 5 anni, lingua parlata forse una cinquantina di parole (ma se togliamo i numeri direi anche meno) caratteri conosciuti praticamente nessuno.
La Cina e la sua cultura non mi dicono niente, praticamente mai viaggiato, non ho praticamente rapporti con nessun cinese al di fuori del lavoro e di mia moglie (non so nemmeno i nomi dei miei suoceri o cognati/e)
SDC dice
Eh vabbé, ognuno ha la sua categoria : )
Simona Spada dice
Ciao, io mi chiedevo invece se fosse possibile dare l’esame per l’HSK1 nonostante si studi da autodidatta :)
Furio dice
Sì
Lux dice
Ciao Furio,
io non appartengo a nessuna delle suddette categorie (anche se vivo in UK) e sono finito casualmente sul tuo blog e ti faccio i complimenti per l’articolo e per avermi fatto sbellicare dalle risate quando fai riferimento alla categoria dell’espatriato incazzato perché è la verità e lo noto anche quì con alcuni connazionali. Quindi che viva in CINA o in UK o “whatever you want” stanno sempre col muso e incazzati per tutto.
Saluti,
Furio dice
Yep! : )
Jake dice
Io appartengo senz’altro alla categoria “nuota o affonda”. La mia storia in breve: dopo qualche mese di lavoro in Cina (durante il quale avevo però già cominciato a studiacchiare per conto mio) non conoscendo ancora bene il meccanismo del salva-faccia (appunto) commisi un passo falso e mi giocai il rinnovo del contratto. Sicché mi ritrovai nella situazione di dover trovare assolutamente un nuovo impiego entro i due mesi restanti, terminati i quali avrei dovuto lasciare il Paese, l’appartamento dove abitavo (che era di proprietà della compagnia) e la mia ragazza di allora (alla quale non avevo osato riferire la nefanda notizia).
Imparai quindi a fare ricerche su Baidu, leggermi i bandi di concorso, mandare mail e telefonate per richiedere informazioni, eccetera. Il tutto regolarmente in cinese. E di nascosto, perché se fosse trapelata tra i miei colleghi (o peggio i miei capi) la notizia che cercavo lavoro intanto che ero sotto contratto presso di loro sarei stato licenziato in tronco.
Il tutto si rivelò estremamente utile, perché nella compagnia dove lavorai nei quasi due anni successivi nessuno parlava inglese. Quindi, burocrazia cinese in cinese (chi ci è passato sa bene di cosa parlo…).
Evidentemente ero davvero innamorato…
Furio dice
Ciao Jake, evidentemente sì : )
Rita dice
Ciao, anche io sono finita qui per caso e ho apprezzato molto il tuo articolo! :)
Ho iniziato quest’anno a studiare cinese all’università, ma ci sono tanti dubbi che mi affliggono. Davvero si può imparare a parlare un cinese fluente anche non vivendo in Cina? Anche se conto di andare lì per qualche mese, non è mia intenzione restarci, quindi mi chiedevo se da qui, dopo la magistrale e qualche “breve” soggiorno in Cina, io possa riuscire a lavorare con questa lingua.
Grazie in anticipo per la risposta
Furio dice
Mah, ci vuole più tempo, però sicuramente è possible.
Marco dice
sono finito qui per curiosità ed il motivo per cui ci sono finito è il seguente:
ho sempre lavorato come commesso(Roma) ma il lavoro è sempre meno, con contratti sempre più ridicoli!!Quello che sembra fare la differenza(per i grandi marchi soprattutto in centro) è la conoscenza del mandarino!!
quindi mi chiedevo….quanto ci metterei ad imparare un mandarino “da negozio”??
conosco già molto bene l’inglese per averlo studiato e vissuto all’estero.
grazie a tutti
Furio dice
Ciao Marco, quello che ho da dire sui tempi per imparare il cinese è già nell’articolo! La tua mi sembra un’ottima idea
fabio dice
Questo blog non finisce mai di stupirmi. Quando penso di averlo letto tutto ecco qualcosa che non mi aspettavo. Questo post su quanto ci vuole per imparare in cinese secondo me merita pure di piu’ per la descrizione dei tipi che si trovano in cina.
Furio dice
: )
Shizuka dice
Ciao, io non appartengo forse a nessuna categoria perchè non ho intenzione di andare ad abitare in Cina, anche se ci andrei volentieri come turista. La mia motivazione per imparare il cinese è che vorrei leggere libri in cinese senza dover aspettare che qualcuno si decida a tradurli. Non sto parlando di testi classici o letteratura dufficile ma del corrispondente cinese delle light novel giapponesi e dei manga. Imparare a parlare fluentemente e scrivere, per ora sono meno importanti ( anche se non lo disdegnerei affatto). Lo so che non sembra una gran motivazione, ma per lo stesso motivo sto imparando il giapponese, mi sono gradualmente appassionata alla cultura giapponese e sto anche cercando di imparare a parlarlo o per lo meno a capirlo quando sono loro che parlano a me :). Quindi la mia domanda è, secondo te a parte i kanji che sono una questione a se stante, quanto è difficile per un italiano studiarlo, considerato che ho già avuto a che fare con una “grammatica” come quella giapponese che da oggettivamente del filo da torcere?
Furio Fu dice
Ciao,
mi sembra di capire che t’interessa sopratutto leggere… per i manga secondo me 2,000 caratteri sarebbero abbastanza, forse 3,000 per capire proprio tutto.
Il modo migliore per memorizzare i caratteri secondo me è imparare a scriverli. Io sto utilizzando Skritter (http://www.saporedicina.com/skritter-recensione/) e con dieci minuti al giorno ne ho imparato 1,000 in 7-8 mesi. Tra l’altro con Skritter ti puoi esercitare anche in giapponese.
La grammatica cinese è molto più semplice di quella giapponese quindi non dovresti avere grossi problemi. Ti consiglio http://resources.allsetlearning.com/chinese/grammar/ (gratuita).
Il tempo che ci metterai dipenderà da quanto tempo vorrai investire sul cinese.
Shizuka dice
Grazie per le risposte, credo che dovrò prima di tutto imparare a ceracre i kanji su un vocabolario :). In giapponese ci sono le letture ( in hiragana e katakana). Mi fa piacere sapere che in cinese il linguaggio formale non è portato ai livelli del giapponese :)