Quest’articolo racconta l’ultima parte del mio viaggio in Tibet. Se non le hai già lette, nelle prime due puntate puoi trovare le mie avventure a Lasa e renderti edotto sui laghi sacri del Tibet.
Il giorno dopo aver visitato il lago Namtso ci ritroviamo di nuovo sull’autobus per intraprendere il viaggio che da Lasa, capitale non più troppo misteriosa, ci porterà a Shigatse. Arriviamo al lago Yamdrok verso l’ora di pranzo e poi al ghiacciaio Kharola alle quattro del pomeriggio.
Nessuno ci ha detto dove si trova Shigatse o quanto tempo ci vorrà per arrivare. Ammetto di non aver chiesto alla guida per paura che la risposta fosse “tutta la giornata.” E per una volta non mi sbagliavo. Il Tibet è immenso e ci vuole tempo per spostarsi da un lago a un ghiacciaio a un monastero. Ne vale la pena? Assolutamente sì!
Il ghiacciao del Kharola
Negozianti al ghiacciaio del Kharola
Il monastero di Tashilhunpo
Dopo aver passato la notte a giocare a tarocchi e assaporare birra Tsingdao nella hall deserta di un hotel che, tra le varie amenità, propone anche un bagno con stalattiti dovute all’umidità incoraggiata da un tubo forato dal 1935, ci rechiamo al Monastero di Tashilhunpo, che fu fondato nel 1447 (ovvero poco prima che si rompesse il tubo nel nostro hotel) e, secondo Wikipedia l’onnisciente, è il secondo monastero tibetano per estensione. Il primo non è dato sapere quale sia.
Il monastero di Tashilhunpo
Uno degli affreschi al monastero
Un monaco esegue i suoi compiti quotidiani
<La corte interna del monastero
Devo dire che dopo aver visitato il Palazzo del Podala a Lhasa, il monastero di Shangri-La (o Zhongdian, che si trova nella regione di etnia tibetana della provincia dello Yunnan), qualsiasi tempio pechinese, e le montagne sacre dell’Emei Shan e Tai Shan, il monastero di Tashilhunpo non m’impressiona più di tanto.
Quello che mi colpisce è la gente. Non i monaci, bensì i tibetani che dalla campagna arrivano sino a Shigatse per pregare avvolti nei loro pastrani di lana, esibendo lunghe trecce più nere dei denti di un fumatore di Marlboro e rughe che mi fanno pensare a “Millenni,” la canzone che cantava Giovanni Lindo Ferretti:
“Millenni di Patto millenni di Legge millenni d’Osservanza
millenni di Croce per nuove Alleanze millenni nel Nome di Dio
millenni di sangue versato a concime
millenni di imperi e regimi millenni di regni di Dio
millenni di Parole Sante millenni nel Nome di Dio
che non so dire”
Nonostante non abbia ancora con me la mia possente Reflex 600D passo il tempo a scattare foto ai fedeli. Ma oggi si parla di templi, per i personaggi ci sarà tempo nella mia prossima galleria fotografica (che sarà online entro qualche settimana e andrà a chiudere questa serie di articoli tibetani che ha scandito i mesi estivi di Sapore di Cina).
Passiamo così qualche ora a vagare tra i vicoli bui e umidicci del monastero che si contrappongono ai bastioni soleggiati dove il sole implacabile dell’altopiano tibetano picchia più forte del batterista dei Clash.
Il monastero di Palcho
Dopo qualche ora di autobus arriviamo alla nostra ultima destinazione turistica: il monastero di Palcho (link in inglese), ovvero il monastero principale della città di Gyantse. Che, devo dire, mi ha impressionato nonostante fosse pressoché deserto. Ma lascio parlare le foto:
Il monastero di Palcho
Monaci in preghiera
La rivoluzione sull’autobus
Alle tre del pomeriggio salutiamo il monastero. L’ultima tappa prevista dal nostro itinerario è il complesso termale che si trova lungo strada che porta a Lasa. Siccome si è fatto tardi, la guida ci chiede se vogliamo veramente andare alle terme o se invece preferiamo tornare direttamente a Lasa. La quasi totalità dei mie compagni di viaggio (una trentina) vota per le terme.
Nonostante ciò arriviamo sino alla periferia di Lasa senza fare più una fermata. La guida fa finta di niente ma Jenny, implacabile ragazzona di Bristol, l’aspetta al varco. Vuole sapere dove sono le terme.
Messa ormai alle strette, la guida ci informa che siccome due dei viaggiatori hanno votato contro le terme, ha deciso di cancellare la fermata. E qui Jenny sbrocca, si alza dal sedile e parte in uno sproloquio che si conclude con “and we wanna go now to the fuckin’ spa!” (e vogliamo andare adesso alle fottute terme!).
La guida inizia a sudare mentre spiega, con tutta la calma di cui dispone, che abbiamo passato le terme un’ora fa e che quindi è impossibile accontentarci.
Mi piace osservare i miei concittadini, specialmente nei giorni di festa. E oggi è domenica. Non mi frega poi tanto delle terme, sono molto più interessato all’hamburger di carne di yak che mi aspetta a Lasa. Jenny accusa la guida di non aver rispettato i patti, sperando forse di poterlo convincere con la forza della ragione.
Non sa che in Asia, dove è la cultura della faccia a farla da padrona, l’attacco frontale non funziona.
Ma la parte più divertente della storia è che la guida, siccome sono tutti un po’ inkazzati per il pacco che ha tirato, ha la trovata geniale di portarci in una boutique per turisti dove vendono solo anatre già cucinate nello stile di Pechino e tè verde del lago Hu, ad Hangzhou.
A ‘sto punto mi inkazzo anch’io e, dopo una breve riunione con i miei tre compagni viaggiatori, decido di lasciare la guida ai suoi problemi e prendere un taxi sino al centro di Lasa per un hamburger di yak, qualche momo tibetano (ravioli ripieni di… carne di yak) e due o tre Budweiser.
Io ho finito! Il mio ultimo articolo sul Tibet sarà, come promesso, una galleria fotografica dedicata agli abitanti di questo splendido altopiano.
La nostra spedizione in Tibet. Da sinistra a destra: un tedesco, un francese e un italiano (come nella barzelletta) e… un altro francese!
Photo Credits: Photos by Sapore di Cina & Florian Hudelist
Massimo Lanteri dice
Una domanda, magari qualcuno è più informato: Ho sentito che non è più concesso l’ingresso a turisti stranieri al villaggio di monaci tibetani di Larung gar nello Sichuan è vero? Mi sapete dare qualche indirizzo a cui chiedere? . Ringrazio anticipatamente.
Furio dice
Ciao Massimo, onestamente non ne ho idea
Lolly dice
Ciao Giuseppe,
Vorrei andarmene per qualche mese in un monastero tibetano a fare un ritiro, più personale che spirituale (non sono buddista ). Ne conosci qualcuno in Tibet in mezzo al nulla che accoglie stranieri e permette un ritiro con loro? Grazie L
Furio dice
Ciao Lolly, non penso sia possibile visto che in Tibet gli stranieri devono essere sempre accompagnati da una guida turistica.
Taniuccia dice
Ragazzi, ma se si volesse andare in Tibet?? Un pochino di info please??!
Furio dice
Ciao, trovi tutto qui: http://www.saporedicina.com/viaggio-in-tibet/
Stella finozzi dice
Ciao ragazzi mi piacciono i vostri commenti spero di andare in Tibet e yunnan a luglio Saluti stella finozzi
Furio dice
: )
beppe pastormerlo dice
Furio, sono Beppe,sempre da Shanghai.
Ma perchè vi siete incazzati per non essere andati alle terme? Sei mai stato in una piscina olimpica ? Bene, le dimensioni sono uguali, l’acqua è tiepida, non ci sono i trampolini nè le tribune, e neanche tanti nuotatori ( quando ci sono andato io erano 2 in piscina ed una decina disseminati attorno a prendere il sole…
Certo che andare in Tibet come una guida cinese ( o tibetana, peggio ) è come andare in una trattoria con il panino al seguito. La cosa migliore, in Cina, e tu lo sai, è andare in giro da soli !!! ( Non so adesso se è ancora possible, ma due anni fa, la mia ultima volta in Tibet, lo era).
” …è il secondo monastero tibetano per estensione. Il primo non è dato sapere quale sia…”. Sai se il monastero di Drepung,vicino a Lhasa , è ancora in uso? Questo, una decina di anni fa, era il più grande. Invece Tashilumpo è importante perchè è la sede ufficiale del Panchen Lama.
Altra nota, forse sarò un po’ pedante, ma il lago Yamdrock ed il ghiacciaio sono sulla strada per Gyantse non Xigatse.
Comunque ti invidio, io oggi ero a Yichang, sulla strada per la diga delle 3 gole…paesaggio leggermente diverso e per lavoro, non per fotografie…Ciao
furio dice
Ciao Beppe,
grazie per il lungo commento. Mah, con e terme non si sa mai… Io ho visitato quelle di Anji ed erano simili a quello che descrivi, pero ad esempio a Shangri-La (Yunnan, plateau tibetano) abbiamo beccato ste terme naturali fantastiche. Erano all’apero, diluviava cosicché non c’era nessuno e l’esperienza dell’acqua bollente e la pioggia gelida allo stesso tempo è stata molto interessante. You never know!
No, in Tibet non si può più entrare da soli, già da un po’ il tour è obbligatorio.
Beh Gyantse è sulla strada per Shigatse quindi per definizione anche il lago è sulla stessa strada : P
Sul monastero di Drepung non saprei
Ciau