Ileana e suo marito in un ristorante di Chengdu.
Continuiamo la serie delle interviste a espatriati e viaggiatori con Ileana, che abita in Cina da sette anni, insegna italiano all’università di Chengdu, è sposata e ha due figlie con un ragazzo cinese.
Mollare tutto per la Cina
Ileana, cosa ti ha spinto in Cina?
La mia maestra delle scuole elementari mi diceva che a volte scrivevo segni indecifrabili che con il senno di poi dice assomigliavano a caratteri cinesi. Io non me ne ricordo, per chi crede nel karma, si può dire che io sia la reincarnazione di qualche anima cinese.
Secondo me è “colpa” dei film di Bruce Lee, che mi hanno fatto innamorare dell’eroe cinese. Così ho cominciato ad incuriosirmi alla cultura, alla storia e alle abitudini cinesi, fino a scegliere Lingue e Civiltà Orientali a Venezia.
Quando ho iniziato l’Università il mio amore per la Cina è cresciuto a dismisura fino a decidere di trasferirmi qui.
Sono arrivata in Cina nel 2005, sei mesi dopo la laurea, con un’amica di Wenzhou che frequentavo a Venezia. Sono stata con lei cinque giorni a Wenzhou e poi sono andata all’avventura a Shanghai. Con me avevo solo una valigia e tanta voglia di parlare cinese.
La vista dal Bund, Shanghai.
Mariti e suocere
Sei sposata con un cinese da tanti anni ormai. Anch’io ho avuto diverse ragazze cinesi ma a volte penso che “Donne e buoi dei paesi tuoi” sia proprio un proverbio azzeccato. Quali sono le maggiori differenze culturali che hai dovuto affrontare per portare avanti una relazione sentimentale con un cinese?
Mio marito l’ho conosciuto due settimane dopo che sono arrivata a Shanghai. Stanca di frequentare ex studenti di cinese, sono andata in un parco pubblico vicino al Bund, il lungofiume di Shanghai.
Lì potevo leggere tranquillamente, passeggiare e respirare aria di Cina. In uno di quei giorni ho incontrato mio marito e “galeotto fu quel libro,” che nel mio caso specifico era dell’opera di Pechino. Ci siamo visti, presi e mai più lasciati!
Le difficoltà maggiori riguardano il modo di approcciarsi agli altri, nell’educazione dei figli, nella gestione della casa, faccende che quasi tutti i mariti cinesi affidano alle mogli. Anche se da un lato ho molto potere decisionale, dall’altra mi ritrovo da sola ad affrontare tutti quei problemi che comporta tirare su due figlie.
A parte la famiglia, nel rapporto a due la difficoltà più evidente è la mancanza di trasparenza e sincerità. I cinesi tendono sempre a raccontare balle. Mio marito a volte dice che noi italiani siamo troppo diretti e che devo invece imparare ad essere più bugiarda.
Noi non abbiamo mezzi termini e in Cina questo non va bene. C’è la bugia adatta per ogni situazione. Beh non mi riesce.
L’appartamento di Ileana a Chengdu e la casa della suocera (a destra) nella campagna di Anhui.
Un’altra differenza sta nelle abitudini e soprattutto nel valore dato alle cose e alla casa. Io credo che per noi italiani gli oggetti rappresentino anche un sentimento, un ricordo a volte non sono mere “cose.” Per i cinesi, o almeno per mio marito, un vaso è un vaso, non ci vede niente di artistico, di storico, di ideologico.
La casa idem, è un luogo dove si passa “qualche” ora della propria esistenza. Serve a quello, punto e basta. Per noi invece la casa è un posto dove stare tranquilli, può anche essere un punto di ritrovo con gli amici, un luogo dove tornare e stare con la famiglia.
Come sei riuscita a superare queste difficoltà?
Alcune non le ho ancora superate. In generale posso dire che stando insieme abbiamo imparato che cos’è la tolleranza. Attraverso discussioni, litigi, ma anche scambi di idee abbiamo imparato uno dall’altro a conoscerci, a conoscere la nostra stessa cultura e a capire perché ci sono queste profonde diversità. Credo che questo sia il modo migliore per superare le differenze culturali.
Com’è il tuo rapporto con tua suocera?
Mia suocera è tanto carina. Nonostante siamo molto lontane e non possiamo vederci spesso abbiamo un buon rapporto. Purtroppo abbiamo un po’ l’ostacolo della lingua. Lei parla solo il dialetto di Anhui, la provincia dov’è nato mio marito, e io non capisco tutto quello che dice.
Lei ha perso i genitori durante il Grande balzo in avanti, quand’era bambina. Ha sofferto la fame. Mio marito mi racconta che quando era piccolo avevano solo una ciotola di riso al giorno da mangiare. Tutte queste vicissitudini l’hanno però resa una donna molto forte. I miei suoceri abitano in campagna, coltivano la terra, sono abituati al lavoro e alla fatica.
Ogni anno quando si avvicina il Guo Qing Jie (il capodanno cinese) mi viene una gran voglia di “tornare a casa.” Per mia suocera quella è la mia casa, quella è la mia famiglia. Non manca mai di avere tante piccole attenzioni per me e per le mie bambine che io apprezzo tantissimo.
Crescere una famiglia in Cina
Bene, mi aspettavo peggio! Ileana, hai due figlie di rispettivamente cinque e un anno. Quali sono i problemi maggiori a crescere un figlio in Cina?
Crescere dei figli in un Paese straniero, e in particolar modo un Paese come questo dove abitudini, cultura, educazione sono diversissimi dai nostri non è facile.
All’inizio credevo che per mia figlia (la prima è nata in Italia) sarebbe stato difficile adattarsi a mangiare riso bianco tutti i giorni. Ma i bambini sono dei fenomeni nell’adattamento. Lei dopo tre mesi sapeva già usare le bacchette.
La paura di mio marito invece era la lingua. Nonostante il padre parlasse sempre in cinese con Sophia, in Italia lei non era riuscita a imparare il mandarino. Lui temeva che una volta andata all’asilo avesse problemi di comunicazione con le maestre. Ma questo è stato solo un periodo iniziale, poi ha imparato il cinese e adesso, ahimè, non parla invece più italiano!
Lo smog è un’altra delle ragioni per cui ho scelto di vivere a Chengdu. Rispetto alle principali metropoli cinesi è molto più verdeggiante, meno inquinata e la vita è molto più tranquilla. Va da sé che la mia scelta è stata indotta dalla qualità della vita che volevo dare a mia figlia.
Chengdu.
Una volta abitavo a Shanghai ma adesso non ci tornerei mai. Innanzitutto per lo smog. E poi la vita troppo frenetica.
Quando abitavo a Shanghai per andare al lavoro impiegavo due ore di autobus e metropolitana, tornavo a casa distrutta e non riuscivo mai a passare del tempo con mia figlia. Qui è diverso. Sono a venti minuti a piedi dall’università, quando esco ho tempo di andare a fare due passi, di portarla al parco e giocare con lei.
Sarà perché le mie condizioni economiche non mi hanno mai permesso di abitare in grandi e comodi appartamenti, di avere la macchina, l’autista o la babysitter. Ma in ogni caso ho sempre fatto tutto da sola e continuo a farlo, aiutata solo da mio marito.
In Cina sono i nonni paterni che si occupano dei nipotini per permettere ai genitori di lavorare tranquillamente. Ma io non ho neppure questa fortuna perché i miei suoceri abitano nella Provincia di Anhui, lontanissimo da qui.
Secondo loro – e secondo la mentalità cinese – dovrei lasciare le bimbe ad Anhui e stare qui a lavorare. Ma è impossibile per me. Preferisco che le mie bimbe abbiano il calore dei genitori ogni giorno.
Cosa mi dici del sistema scolastico cinese, spesso proteso a omologare gli studenti piuttosto che a fargli esprimere la loro creatività? Non sei preoccupata per le tue figlie?
Sì, la differenza con il sistema italiano è notevole. Mia figlia quest’anno è all’ultimo anno di asilo e ha già iniziato a fare matematica e a scrivere i caratteri cinesi. Le maestre sono molto severe proprio perché l’anno prossimo dovrà frequentare la scuola elementare.
Qui i bambini sgobbano parecchio. Finite le lezioni (alle cinque e trenta del pomeriggio) i bambini tornano a casa a fare i compiti. Si può dire che per tutto il periodo scolastico dalle elementari alle superiori i ragazzi cinesi studiano e basta. Pensa che per entrare nelle migliori università devono affrontare una selezione difficilissima che gli dà una grandissimi pressione psicologica. Mi sono chiesta se voglio sottoporre mia figlia a questa “tortura” e mi sono risposta “no mai.”
Tutti mi consigliano di far studiare le bimbe fino alle elementari in Cina e poi mandarle in Italia. Vedremo, non ho ancora deciso. Certo è che mi sono posta il problema della differenza di educazione “mentale.” Io spingo le mie bimbe a pensare da sole, a non omologarsi con il sistema, mentre in Cina si insegna l’esatto contrario.
Inoltre anche i contenuti insegnati nelle scuole cinesi sono controllati dal Partito. Se io dessi a mia figlia la mia versione dei fatti, alla lunga questo potrebbe portarla ad avere molte contraddizioni, sino a scontrarsi con gli insegnanti.
Ileana con le bambine e i nonni italiani.
Se dovessi avere un figlio fuori dall’Italia cercherei d’insegnargli l’italiano. Però mi rendo conto che non dev’essere facile. Anche perché sospetto che una bambina nata e vissuta in Cina non abbia incentivi ad imparare la lingua dei suoi avi. Stai insegnando italiano alle tue figlie? Come ci riesci?
Io parlo tutti i giorni in italiano con le mie bimbe, ma mi rispondono solo in cinese. La più grande oramai sta pure imparando il dialetto di Chengdu. Le ho detto che deve parlare italiano, ma è più forte di lei, dice solo alcune parole. Capisce tutto quello che le dico ma non parla, sapendo che comunque io capisco il cinese.
Credo sia solo pigrizia, se dovesse andare in Italia senza di me imparerebbe in quattro e quattr’otto. Lo vedo quando vengono i miei genitori a trovarmi, nel giro di una settimana parla molto di più, i nonni mica sanno il cinese!
In futuro spero di poter tornare spesso in Italia, almeno un mese all’anno, in modo che imparino l’italiano!
Lavorare in Cina
So che insegni lingua e cultura italiana all’università Jiaotong di Chengdu. In molti credono che a parte l’inglese e lo spagnolo non ci sia spazio per gli insegnanti di lingue straniere in Cina. Tu come hai trovato lavoro?
No non sono d’accordo. L’italiano sta diventando una lingua molto richiesta in Cina, soprattutto a livello universitario. Gli studenti cinesi che vogliono frequentare le università italiane devono seguire un corso obbligatorio di sei mesi in patria e di altri sei mesi in Italia per avere la padronanza sufficiente a seguire le lezioni universitarie.
Io ho trovato lavoro rispondendo ad annunci su internet di università cinesi che cercavano insegnanti madrelingua italiana. Il mio primo lavoro è stato all’Università di Lingue Straniere di Shanghai, poi sono tornata in Italia dove ho lavorato come mediatrice culturale e linguistica nelle scuole toscane (sono originaria di Massa Carrara). Ho anche tenuto corsi di lingua cinese. Ora da due anni lavoro qui a Chengdu. Come vedi ci sono molte opportunità anche per chi l’inglese non lo sa o non lo vuole insegnare.
Quali sono le aspirazioni dei tuoi studenti? Mi spiego, perché sono interessati all’italiano e non allo spagnolo o al giapponese?
Come dicevo poc’anzi i miei studenti vogliono andare nelle università italiane. Sono interessati all’arte, alla pittura, alla lirica e considerano l’Italia il paradiso di tutte queste cose.
Ci salverà, come sempre, l’arte. Quali sono le difficoltà maggiori nell’insegnare a degli asiatici? So che la cultura della faccia a volte gioca dei brutti scherzi…
Hai ragione. Per questo la mia prima lezione è su come insegno io l’italiano e su come devono comportarsi in classe loro. Il mio primo monito è “qui siamo tutti uguali, partiamo tutti da zero, stiamo tutti imparando compresa me, quindi non voglio sentire nessuno dire che si vergogna di qualcosa.”
E così cerco di allentare le tensioni fra gli studenti. Inoltre so che molti di loro non amano parlare della loro vita privata, così spesso lascio che inventino. A volte cerco anche di sdrammatizzare raccontando piccoli aneddoti della mia vita in Cina che mette in evidenza la differenza di mentalità e cultura. Fino ad ora nessuno si è lamentato.
Ricevo molte email di italiani che sono interessati a trasferirsi in Cina ma che non sanno bene da dove iniziare. Consigli?
Ho diversi consigli:
- Cercare di imparare un po’ di cinese (perlomeno le basi).
- Leggere alcuni romanzi per capire meglio la mentalità cinese.
- Avere un contratto con una ditta italiana che pensa a tutte le spese : P
- Armarsi di tanta tanta pazienza
Italia o Cina?
Qual’è il tuo piatto cinese preferito?
Mi piace tutta la cucina cinese, sono una buongustaia, quindi è difficile per me scegliere però direi la Beijing kaoya (l’anatra laccata).
Il tuo film cinese preferito?
In the mood for love. Mi piace molto come viene trattato il tema del tradimento e della fedeltà. Credo che il film rispecchi davvero il modo di rapportarsi dei cinesi a questi due temi.
Cosa ti manca dell’Italia? Pensi di ritornarci un giorno?
Dell’Italia mi manca la mia famiglia, i miei genitori, mia nonna, il mare che qui a Chengdu non c’è. Direi nient’altro, soprattutto in questo periodo nero. Se un giorno tornerò sarà solo per le mie bambine. Io sogno di continuare a vivere in Cina e di morire qui.
Fila alla biglietteria dei treni prima delle vacanze.
Durante il capodanno cinese, a febbraio, si assiste alla migrazione di buona parte degli abitanti della Terra di Mezzo, i quali lasciano il loro posto di lavoro per andare a trovare i famigliari. Così ogni anno anche tu e la tua famiglia viaggiate in treno da Chengdu sino alla provincia di Anhui, dove risiedono i genitori di tuo marito. Te la senti di descriverci questo viaggio?
Oramai sono già diversi capodanni che “emigro” con la mia famiglia fino ad Anhui. La prima volta che sono andata ero incinta di Sophia di cinque mesi. Siamo partiti da Shanghai e abbiamo viaggiato sette ore su un autobus strapieno di persone, valigie e di tutto un po’. Tutti fumavano mentre io stavo morendo di asfissia e pensavo alla salute della mia povera creatura. Ho tenuto tutto il tempo il finestrino aperto con zero gradi fuori!
Due anni fa è andata molto meglio (questa volta ero incinta della piccolina di un mese circa). Abbiamo preso il treno veloce da Chengdu a Hefei (il capoluogo di Anhui).
Ci abbiamo messo ventidue ore però avevamo le cuccette. Per paura di morire di fame sul treno ho comprato l’impossibile, anche se in realtà sui treni cinesi si può avere un pasto caldo per 20 RMB (tre euro circa).
Mia figlia ogni volta che facciamo un viaggio non pensa altro che a mangiare, così avevo comprato venti pacchetti tra biscotti e patatine. I treni cinesi sono comodi e nelle cuccette si dorme abbastanza bene, anche se abbiamo dovuto dividere la nostra con altre quattro persone.
Credo sia molto più bello viaggiare in treno che in aereo in alcuni casi. Si possono ammirare i fantastici paesaggi cinesi, e poi si conoscono molte persone nuove. Mia figlia essendo straniera attira la curiosità di tutti e così quando qualcuno sente che parliamo cinese si mette a chiacchierare con noi. Sicuramente non ci si annoia.
Ileana, grazie per aver condiviso con noi croci e delizie della tua vita in Cina e per gli spunti di riflessione interessanti. Chi vuole trasferirsi in Cina avrà senz’altro le idee più chiare.
Photo Credits: Photos by Ileana
Emanuela dice
Ciao Furio sono Emanuela. Leggo tutti i tuoi articoli da un po’:complimenti! Volevo chiederti se mi potevi mettere in contatto con Ileana. Grazie mille! :-)
nicoletta dice
Ciao Furio,
l’articolo è davvero interessante, grazie. Sono anche io docente di italiano e vorrei contattare Ileana per richiederle qualche parere, visto che è molto ben inserita in Cina. Adoro i cinesi che conosco qui in Italia e anche se la Cina ha la caratteristica tutta italiana di essere un paese “ad alto contesto culturale” (dove il contesto determina gran parte del significato della comunicazione, per es. ti dice se un “Sì” è effettivamente un sì oppure è un “No”), ne sono molto attratta. Vorrei capire se i contatti diretti fra candidati italiani e università cinesi funzionano, e con quali tempi di risposta, e se ci sono limiti (non dichiarati) di età per le assunzioni.
silvio cellamare dice
mi piacerebbe mettermi in contatto con lleana tramite mail. grazie
fabio dice
Mi spiace riesumare vecchi articoli, ma ho scoperto questo sito da poco e commento un po’ quello che trovo. Interessantissima l’intervista. Pero’ un appunto, si pensa che Chengdu sia meno inquinata di Shanghai, purtroppo non e’ molto vero, se lo e’ proprio in misura minima. Date un’occhiata ai siti di misura degli inquinanti…http://aqicn.org/city/shanghai/cn/
Di svantaggio Chengdu ha una estate piu’ calda pure di di Shanghai, ma una roba tipo 40 gradi anche a settembre. E un inverno ancora piu’ umido… clima condiviso un po’ in tutta la piana del Sichuan che pero’ e’ vero, e’ molto verde e pure piacevole.
Furio Fu dice
Ciao,
concordo su Chengdu
Gianluca dice
Certo le variabili sono mille, ma sapere che con la vita che facevi a Shanghai ti bastavano circa 1000 euro al mese (ho capito bene?) e’ gia’ un parametro di riferimento. Partendo da questo suppongo quindi che lo stipendio medio di un impiegato cinese specializzato sia intorno a questa cifra…sbaglio?
Furio Fu dice
Il salario minimo è 3,000 RMB. Io avevo un tenore di vita moooolto al di sopra di un cinese medio (e molto al di sotto di un ricco cinese).
Comunque sì, con 1000 Euro a Shanghai si vive abbastanza bene ; )
Tatiana Camerota dice
Che bella intervista!
Io mi trovo proprio a Chengdu da un paio di settimane, per motivi di lavoro. Sarebbe bello incontrare e conoscere personalmente Ileana, per chiederle info e consigli o più semplicemente per approfondire quanto di interessante ha già raccontato qui.
Sarebbe possibile avere un suo contatto diretto? (Ho trovato questo indirizzo mail, non so se sia corretto: [email protected])
Grazie mille in anticipo!
Tatiana
Furio dice
Ciao Tatiana,
no, non penso l’indirizzo sia corretto. Per motivi di privacy non posso darti la sua email, quello che posso fare mandare la tua email a Ileana che, se vorrà, potrà contattarti : )
A presto,
F.
Tatiana Camerota dice
Gentilissimo Furio, grazie :)
E complimenti per il sito! L’ho scoperto per caso girovagando in Rete e si è rivelato molto interessante e ricco di spunti utili per me che sono amante della Cina (come tutti o quasi tutti voi qui, del resto).
A presto,
Tatiana
Furio Fu dice
ok ho scritto a Ileana, se vorrà ti contatterà lei : )
Grazie per i complimenti, fanno sempre piacere!
Tatiana Camerota dice
Contatti avviati con successo!
Furio dice
: )
Olya dice
Ciao Furio,
Non sono italiana, ma ho vissuto in Italia per tanti anni e sono anche laureata in lingua e letteratura italiana all’università di Belgrado. Da quando era iniziata la guerra, ho girato molto, ho vissuto in diversi paesi, per di più anglofoni, quindi ho avuto modo di perfezionare il mio inglese (comunque, la prima lingua straniera).
Ora ho un bel lavoro, però non riesco più a fermarmi in un posto per molto tempo. Perciò ho deciso di chiedere l’aspettativa e andare a lavorare all’estero per qualche mese. E mi piacerebbe andare in Cina (finora ci sono stata solo come turista, ma ho vissuto a Singapore e conosco un po’ la cultura). Non importa quanto guadagnare (basta riuscire a mantenermi anche solo parzialmente, senzadare fondo ai risparmi), lavorare in Cina sarebbe più che altro un’esperienza che vorrei vivere e un’occasione per conoscere meglio la cultura cinese. Il lavoro che sto cercando è quello di insegnante di italiano o inglese. Qual è il modo migliore per cercare il lavoro? C’è qualche sito che mi potresti raccomandare? Oppure, sarebbe meglio andare in Cina e cercare il lavoro lì? Vorrei partire a Gennaio 2014.
Ti sarei molto grata per la risposta.
Saluti,
Olya
furio dice
hmmm io scriverei alle scuole di inglese/italiano per vedere se mi offrono un lavoro. Chiaro, cercare in loco è più facile però devi avere molti soldi avanti per pagarti il viaggio e sopravvivere sino a che non trovi lavoro….
Gianluca dice
Ciao, ringrazio intanto Furio per una risposta precedete riguardo il visto e il comportamento di una Universita’ nei miei confronti.
Mi e’ piaciuto molto l’articolo e gli spunti derivanti, sopratutto per la vita quotidiana e la testimonianza forte come quella di Ileana.
Mi ricollego pero’ alla domanda di Olya per farne una genererica, e cioe’ quanto e’ necessario avere per sostenersi da soli in Cina? Quanti euro al mese servono nelle grandi citta’ e centri minori? Non conoscendo il costo della vita e il salario medio di un cinese mi risulta difficile arrivarci da solo. Questa informazione e’ utile anche per capire se una proposta di lavoro e’ da prendere in considerazione con i suoi giusti parametri. Grazie!
furio dice
Dipende… a Shanghai o a Chengdu? Mangi in mensa studenti o in ristorante?
Vai in giro per locali o resti a casa? Abiti in centro o in perifieria? Prendi i taxi o gli autobus?
Per darti un’idea, io abitavo in centro (appartamento condiviso, 2,400 RMB al mese più le spese) a Shanghai (la città più cara), la notte uscivo due-tre volte a settimana, cucinavo spesso e non prendevo troppi i taxi (diciamo 5-6 a settimana).
Le mie spese erano sugli 8,000 RMB al mese (più l’assicurazione da pagare in Italia, 50 euro al mese, i voli e i visti).
Pechino è uguale; in altre città si risparmia.
paola dice
grazie una bella testimonianza di un paese che non conosco e dove penso di non venire…
mi crea disagio e difficoltà..non ne so il motivo
ma grazie all’intervista lo conosco megiio
Furio dice
Ciao Paola,
la Cina fa un po’ “paura” perché è un paese che si conosce poco. Ma in effetti è molto più sicuro dell’italia hehe
Abbiamo discusso abbastanza della “paura di emigrare” nell’intervista a Pietro, il ragazzo che è andato in Panda dall’Italia alla Mongolia. Trovi il link alla fine di questo articolo ; )
stefano dice
ileana racconta la vera vera cina e la racconta alla toscana un po arrabbiandosi ma anche con amore e rispetto per questo grande e bello paese nel quale e’ facile e insieme difficile vivere..io vivo da 5 anni a j.e sono sposato con una cinese dalla quale ho un marmocchio con gli occhini a mandorla che mi chiama babbo-ho fatto anche io un gratta e perdi..-a me piace molto leggere e ho circa 150 libr i italiani, giorni fa mia moglie mi ha detto, dato che li hai gia letti perche non li vendi ci puoi fare 1 yuan al kilo, circa 0.10 euro..ci ho pensato un po e le ho risposto, vorrei che i libri andassero a nostro figlio ma ti regalo la mia salma, quando sara il momento, ( peso parecchio..) mi e’ sembrata contenta dell affare…
pero sinceramente l italia non mi manca, qui tutto e piu facile e lavorativamente parlando piu chiaro, puoi essere il figlio del papa ma qui conta cosa sai fare punto non chi sei o chi era il babbo
Furio dice
Ciao Stefano,
grazie per il lungo commento.
L’idea di tua moglie di vendere i libri “a chilo” rispetta un po’ quello che ha raccontato Ileana hehe