Oggi intervistiamo Francesco Butera, un ragazzo calabrese di 17 anni che, come Marta – che abbiamo intervistato nel 2012 – è andato a fare la quarta liceo in Cina, vivendo per un anno con una famiglia cinese nella città di Shijiazhuang, la capitale della Provincia dell’Hebei, non lontano da Pechino.
Perché la Cina?
Francesco, perché la Cina?
Stavo leggendo su Wikipedia la biografia dell’astronauta Luca Parmitano e ho notato che aveva passato un anno all’estero con Intercultura, in America. Così ho pensato “Hey, perché non provarci?”
Ero intenzionato a partire, non mi interessava dove: avrei potuto scegliere anche l’Afghanistan visto che si poteva scegliere da un minimo di 3 ad un massimo di 10 paesi. Io ne ho messo 10. Comunque volevo andare in Asia perché volevo sperimentare una cultura completamente diversa dalla nostra, e le cose facili non mi piacciono. Ai primi posti ho messo Giappone, Cina, Hong Kong, Malesia e Russia.
Quando sei arrivato in Cina?
Gli ultimi di Agosto 2014.
Vivere in Cina
E’ stata dura ambientarsi?
Si, per il semplice fatto che durante i primi mesi stavo studiando cinese nel modo in cui l’avrei studiato in Italia, dai libri di testo, semplicemente perché nessuno era interessato al “waiguoren”, lo straniero.
Com’è vivere con una famiglia cinese? Che tipo di problemi hai avuto?
Vivere in un famiglia cinese ha i suoi alti e bassi. Mio “fratello” era geloso di me e pensava che la mia “madre” cinese (NDR: Francesco ha vissuto con una famiglia cinese, quando parla di “madre” o “fratello” si riferisce ai componenti della famiglia che lo ha ospitato) mi reputasse migliore di lui. Anche perché inizialmente non c’era molto dialogo. Ero circondato da cinesi eppure non riuscivo a prendere coraggio e parlare con loro. Non sapevo cosa dirgli.
Perciò si creavano delle situazioni un po’ stravaganti; gli ultimi mesi è andato tutto molto meglio, mia madre mi aiutava a leggere il giornale in cinese, ma alla fine dovevo sempre ricorrere all’aiuto di mio fratello, che mi mimava come si potessero usare gli oggetti che c’erano scritti sul giornale o il significato del verbo.
Con il mangiare ho avuto qualche problema di stomaco all’inizio, ma ci si abitua.
Potresti descrivere il rapporto con i tuoi compagni di classe? Sei riuscita a fare subito amicizia o ti è servito del tempo?
Mi è servito del tempo, anche perché ci hanno inserito nelle classi solo dopo tre mesi. La mia banzhang mi spostava continuamente di banco quindi un paio di volte mi sono incavolato con lei, poi ho fatto amicizia con la mia ultima compagna di banco, che mi riempiva di manga (in cinese, ovviamente) ed è rimasta con me più di una volta per aiutarmi a fare i compiti, perdendo così l’autobus che doveva riportarla a casa. Gli ho chiesto più di una volta se voleva rimanere a mangiare con me ma lei, timidissima, si è sempre rifiutata.
Domanda classica: qual’è il tuo piatto cinese preferito?
Mangio di tutto, mi piace provare cose nuove. Se proprio devo scegliere, dico nvrou jiaozi (ravioli ripieni di carne di manzo).
Ti piacciono di più le ragazze cinesi o quelle italiane?
In generale le asiatiche mi piacciono di più rispetto alle occidentali.
Studiare in Cina
Il sistema scolastico cinese è spesso teso a omologare gli studenti piuttosto che a fargli esprimere la loro creatività. Tu che esperienza hai vissuto? Quali sono le differenze principali che hai trovato tra il sistema scolastico italiano e quello cinese?
Si, in effetti il sistema cinese tende ad omologare gli studenti piuttosto che a fargli esprimere la propria creatività o il loro pensiero, ma la “pecora nera” si trova sempre. Le principali differenze che ho trovato tra il sistema cinese e quello italiano è che i professori sono tutti molto giovani e motivati.
Inoltre i cinesi sono fortissimi in matematica. Io faccio lo scientifico e in matematica sono piuttosto bravo, anche se gli ultimi compiti in classe dell’anno scorso erano andati male perché ho il problema di deconcentrarmi anche quando svolgo compiti importanti.
In Cina frequentavo la terza liceo ma i programmi di matematica erano più simili a quelli della quinta italiano; i ragazzi cinesi erano quindi due anni avanti.
Avevi già studiato cinese prima di arrivare in Cina? Fare il liceo in cinese non dev’essere esattamente facile. Quali sono le tue difficoltà maggiori?
No, non avevo mai studiato cinese prima di arrivare in Cina. La mia difficoltà maggiore è stata quella di riuscire a partecipare in modo attivo alle lezioni; senza limitarmi a seguirle passivamente.
Dicci degli insegnanti.
La mia insegnante “preferita” era la prof. di musica, che rimproverava sempre i miei compagni di classe dicendo che non sarebbero mai diventati nessuno se non avessero studiato. Il modello a cui dovevano rifarsi era lei, che aveva studiato musica all’università e quindi era diventata una persona importante.
“Ma per favore,” pensavo io. Comunque l’unico effetto era quello di abbattere gli studenti che studiavano, perché quelli che non studiavano prima non studiavano neanche dopo la ramanzina.
La tua materia preferita?
In generale non ho alcuna materia preferita, quando facevo le medie era storia. Forse lo è tutt’ora per il motivo che la storia, oltre alle date e ai personaggi, è composta di fatti reali, di gente che credeva in quello che faceva, di colpi di scena (tutti realmente accaduti).
Puoi raccontarci com’era la tua giornata tipo, quando abitavi in Cina?
Mi alzato alle 7:20 e alle 8:05 ero in classe (sempre in ritardo di 5 minuti). Il pomeriggio facevo lezione in cinese con le mie insegnanti. Poi c’erano delle stupide pause obbligatorie, che prevedevano una corsa per il campo di atletica leggera e una cantilena in cinese – insopportabile, – che non ho mai capito cosa significasse.
Il lunedì c’era anche l’alza bandiera, con tanto di inno Cinese.
Che libertà hanno gli studenti cinesi?
Quelli delle superiori pochissime, ma poi c’era sempre qualcuno che comunque era “sovversivo” verso il sistema scolastico.
Ritorno a casa
Cosa ti è mancato di più dell’Italia, quand’eri in Cina?
Non so… in generale penso il cibo.
Com’è stato il ritorno a casa?
Traumatico, mi manca tutto della Cina, anche le incazzature tremende che mi prendevano, spesso senza motivo apparente, quando ero all’estero.
Se fosse possibile, ti piacerebbe tornare in Cina? O hai altri progetti per il futuro?
Si, se fosse possibile lo rifarei di nuovo. Nonostante ci siano stati momenti brutti, momenti nei quali non riuscivo più a sopportare i cinesi.
Come ti ha cambiato questo viaggio?
Ho sofferto, io credo che è il dolore, è il dolore che ci cambierà (Lucio Dalla).
Comunque per adesso è difficile spiegare come mi ha cambiato questo viaggio, sono ancora confuso!
Photo Credits: Photos by Francesco Butera
Giovanni Carlo dice
In questa città Shijiazhuang, capitale dello Hebei, mi sono sposato 8 anni fa. Mia moglie viveva a Baoding, a metà strada tra Beijing e Shijiazhuang.
A me piacevano molto sia Shijiazhuang, che Baoding.
Furio dice
: )
Lele dice
Grande!!!noi dopo le vacanze natalizie cinesi abbiamo deciso di diventare famiglia ospitante con intercultura..a settembre arriverà Zhang,ragazzina 15enne proveniente dal Sichuan
Furio dice
Complimenti per l’iniziativa : )