Oggi discutiamo con Marco Zambon, uno dei tre fondatori di Basilico Nanjing (gli altri due sono Diletta Caprilli e Yang Long), il primo centro per la diffusione della cultura e della lingua italiana a Nanjing con insegnanti madrelingua autorizzati dal governo cinese (tramite il rilascio dell’expert foreigner certificate).
Insegnare l’italiano ai cinesi
Marco, l’attività principale di Basilico Nanjing è quella di insegnare l’italiano agli studenti cinesi che poi andranno a frequentare le università italiane. Puoi parlarci di questo progetto?
Il nostro progetto si appoggia a due progetti già esistenti – Marco Polo e Turandot – che sono progetti di studio universitario per arte e musica studiati e voluti dal governo italiano e cinese. In tal senso, noi ci occupiamo della formazione linguistica dei ragazzi e della documentazione necessaria (visto, certificazione linguistica e preparazione adeguata alla vita in Italia).
Inoltre per gli studenti che non rispondono ai requisiti per accedere ai due progetti, c’è
la possibilità di studiare in Italia come studenti internazionali. In entrambi i casi, per accedere ai corsi è necessario ottenere una certificazione linguistica CILS, CELI O PLIDA, che viene rilasciata dagli organi competenti – rispettivamente, l’Università per stranieri di Siena, l’ Università di Perugia e i centri Dante Alighieri – agli studenti cinesi.
Avete già “mandato” studenti cinesi in Italia? Come si sono trovati?
Abbiamo appena mandato i nostri primi studenti, le prime impressioni sono ottime: siamo in contatto, li aiutiamo a distanza per le piccole cose di tutti i giorni e devo dire che ci mancano molto. Quando si viene a creare un bel gruppo il rapporto di amicizia rimane e sentiamo spesso tutti i ragazzi.
Io in tre anni di insegnamento ho avuto tantissimi studenti, con la maggior parte di loro ci sentiamo regolarmente e mi sembrano contenti, soprattutto dei luoghi che visitano, del cibo e della vita quotidiana. Mi mandano spesso delle foto e mi chiedono consigli; grazie ai social network è facile tenersi in contatto e da quello che pubblicano capisco che insieme abbiamo svolto un ottimo lavoro, non solo per la lingua ma anche a livello di crescita personale, mia e soprattutto loro. È la cosa che mi soddisfa di più: vedere i nostri ragazzi felici e i loro ringraziamenti ci spingono a fare sempre meglio il nostro lavoro.
Quanti studenti avete?
Al momento in Basilico ci restano cinque studenti che partiranno l’anno prossimo. Gli altri – come già detto – sono partiti per l’Italia i primi di gennaio; inoltre lavoriamo anche per altre strutture come scuole superiori e Università nanchinesi che ci hanno scelto come insegnanti per i loro corsi, attingiamo risorse anche da questi stessi istituti aiutandoli con l’insegnamento della lingua e offrendo loro servizi di tipo diverso. Stiamo stringendo accordi di collaborazione con scuole, istituti, Università e Accademie sia in Italia che in Cina, promuovendo lo scambio culturale e l’organizzazione di mostre ed eventi ( grazie alla collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Shanghai).
Qual è la difficoltà maggiore nell’insegnare l’italiano ai cinesi?
L’insegnamento e lo studio in Cina sono basati su delle regole che molte volte nel caso dello studio di una lingua straniera non sono applicabili.
Non si può pensare di imparare una lingua a memoria come se fosse una poesia o un teorema matematico. Soprattutto con l’italiano che ha, sì, molte regole grammaticali, ma anche molte eccezioni e modi di dire che in prima battuta i ragazzi faticano a percepire e riproporre durante le lezioni.
Io e Diletta – che oltre ad aver co-fondato la scuola svolgiamo anche il ruolo di insegnanti – lavoriamo molto sul loro metodo di studio e assimilazione delle parole e delle regole facendo in modo che i ragazzi inizino sin dalle prime lezioni a comunicare in italiano senza annoiarli con regole e grammatica.
Per questo le lezioni sono strutturate in modo da creare interesse e partecipazione attiva da parte loro, creando un gruppo di studio affiatato dentro e fuori le mura di Basilico. I risultati che stiamo ottenendo dimostrano che questa è la strada giusta.
Chi è il vostro studente tipo?
Ce ne sono diversi: chi si rivolge al nostro centro, principalmente, vuole andare a studiare in Italia e si affida a noi per la nostra esperienza e perché siamo italiani. Il mercato dello studio all’estero è incredibile, soprattutto a Nanjing dove le scuole di lingua si trovano ad ogni angolo.
Poi ci sono delle persone che si iscrivono ai corsi perché lavorano con l’Italia e giustamente pensano che saper salutare, presentarsi, ordinare del cibo e chiedere informazioni in italiano possa agevolarli nei loro viaggi di lavoro. Abbiamo avuto una cantante lirica cinese che voleva imparare la pronuncia italiana. Facciamo un corso a dei dipendenti di un ufficio commerciale che lavora con l’Italia.
Direi che in una città come Nanjing (otto milioni di abitanti), la possibilità di trovare potenziali studenti non manca. Grazie anche al grande amore dei cinesi per il nostro paese, il cibo, la moda e il nostro cielo blu.
Vi occupate anche della logistica?
Si, cerchiamo di aiutarli il più possibile con la documentazione, il visto e la ricerca di un alloggio; li guidiamo nella scelta del percorso di studi più adatto e le Università che possono offrire loro la migliore formazione inerente a ciò che hanno studiato in Cina.
Dobbiamo tenere presente che aldilà degli atenei più conosciuti, i cinesi non conoscono altro. Il nostro compito è anche quello di prepararli al lungo periodo che passeranno in Italia. Per questo lavoriamo molto anche su situazioni pratiche come potrebbe essere l’acquisto di una scheda telefonica, il conto in banca, la spesa e i piccoli problemi quotidiani.
Long in questo è fondamentale; è cinese e conosce benissimo l’Italia in tutti i suoi aspetti, sa cosa piace ai cinesi e le sue lezioni pratiche sono seguitissime e i ragazzi ne fanno grande tesoro. Siamo ben assortiti, io e Diletta insegniamo la grammatica, ma anche la geografia, la storia, la cultura e le cose pratiche, la lingua parlata e la burocrazia. Long trasmette la sua esperienza e il suo punto di vista è di grande effetto perché essendo cinese riesce a trasmettere fiducia e sicurezza ai suoi conterranei, questo è importantissimo soprattutto con il rapporto che si instaura con i genitori degli studenti.
A parte insegnare italiano ai cinesi che andranno a studiare in Italia, di cosa vi occupate a Basilico Nanjing?
Attualmente i progetti a cui stiamo lavorando sono principalmente tre:
Il primo, a cui teniamo in particolar modo è quello delle lezioni online. Abbiamo cominciato con i primi corsi di italiano attraverso una piattaforma cinese e i risultati sono stati incredibili! Abbiamo avuto, per i primi due corsi, 27 ragazzi iscritti. Questo modo di fare lezione è molto diffuso in Cina, dove la maggior parte delle persone non ha la possibilità né economica né logistica di seguire corsi nelle scuole.
Con le lezioni online andiamo a coprire tutto il mondo! Chiunque può seguire i corsi pagando una cifra irrisoria e restare in contatto con noi. A breve apriremo anche i corsi di lingua cinese con insegnante madrelingua che parla italiano e credo che sarà un successo, vista la grande richiesta.
Un altro progetto importante è la promozione dello studio in Cina, stiamo stringendo importanti accordi con le Università di Nanjing per dare la possibilità a chiunque voglia studiare cinese – o ad esempio laurearsi o seguire un master o un dottorato, – di venire a seguire i corsi per un semestre o per un periodo più lungo, grazie anche alle numerose borse di studio disponibili per gli studenti stranieri. A tal proposito stiamo rinnovando il nostro sito (che per ora è solo in cinese) e nonostante non si sia ancora aperto ufficialmente questo servizio, abbiamo già ricevuto decine di email con richieste di informazioni e ci sono già due ragazzi iscritti, segno che lo studio in Cina interessa a moltissime persone.
Crediamo molto anche nell’insegnamento della lingua cinese agli italiani presenti a Nanjing (sede di diverse aziende italiane) e abbiamo già cinque studenti che seguono il corso.
Inoltre offriamo servizi di traduzione, interpretariato e ci occupiamo di scambi culturali e organizzazione di eventi che riguardano l’Italia nel territorio di Nanjing; questo anche in collaborazione con l’istituto Italiano di cultura di Shanghai.
Insomma abbiamo tante cose da fare e da seguire, lavoriamo molto e su più frangenti.
Fondare un business in Cina
Nel 2013 ho scritto una recensione di “Storia di un Ristorante in Cina”, una storia tragi-comica che parla delle difficoltà per aprire un business in Cina. Ecco, vorrei sapere da te quale stato il problema più grosso che avete dovuto affrontare, per dare vita al vostro progetto.
Se la Cina seguisse la religione cattolica, dovrebbero iniziare un processo di beatificazione per Yang Long (il nostro luminare burocratico). A parte le battute, aprire un’attività in Cina non è per niente facile e veloce.
Abbiamo girato come trottole tutti gli uffici possibili più e più volte, chiedendo aiuto a tutte le persone che conoscevamo (in Cina per fare le cose bisogna avere conoscenze ovunque). Ci siamo rivolti ad uno studio di commercialisti e una volta presa la licenza devo dire che poi la gestione è abbastanza semplice. Ma ricordo che abbiamo sudato parecchio per far quadrare tutti i documenti. Senza Long e la sua pazienza probabilmente non saremmo riusciti ad aprire così velocemente e a queste condizioni. Una figura cinese che capisca come funziona bene il marketing è indispensabile se si vuole intraprendere qualsiasi tipo di business, il nostro in special modo.
Che tipo di struttura societaria avete?
La nostra società è composta da tre soci, a livello strutturale ed esecutivo: Long è l’intestatario della licenza e io l’amministratore unico, Diletta invece la responsabile didattica. Questa scelta è stata fatta sulla base dei vantaggi che comporta, a livello burocratico soprattutto.
Come reclutate gli insegnanti? Direttamente dall’Italia?
Per ora non abbiamo assunto nessun insegnante, riusciamo a gestirci abbastanza bene, fatta eccezione per il lavoro d’ufficio per il quale abbiamo due validissimi collaboratori. Spero di poter assumere in futuro molte persone, il che vorrebbe dire che stiamo lavorando molto ed è il motivo per cui abbiamo aperto Basilico: diventare ancora di più il centro di riferimento per la lingua e la cultura italiana.
Se potessi tornare indietro, cosa faresti diversamente?
Non sono uno che si pente delle scelte che ha fatto, a livello generale credo che abbiamo fatto del nostro meglio e cerchiamo ogni giorno di migliorarci. Un’unica cosa, forse stupida ma che rinfaccio a Long periodicamente… Quel pavimento giallo dell’ufficio è orribile! Ma ho la sua parola: quando ce lo potremo permettere lo cambieremo!
Domanda di rito a SDC: Il tuo piatto cinese preferito?
Ottima domanda! La cucina cinese mi piace molto e non ho un piatto preferito. Se proprio devo scegliere direi 红烧肉,carne di maiale . Oppure l’anatra alla pechinese.
Marco, grazie per aver accettato di rispondere alle mie domande e buona fortuna per il tuo progetto!
Grazie a te Furio per questa opportunità e invito tutti i tuoi lettori a seguire la nostra pagina Facebook per scoprire tutte le novità ed avere informazioni.
Photo Credits: Photos by Marco Zambon
Antonio De Cristofaro dice
Salve, sono un insegnante di lingue, vorrei mettere in contatto i miei studenti di liceo con coetanei cinesi e magatri sviluppare un progetto culturale.
Antonio
Cinzia dice
Ciao furio..sono una ragazza cinese che è cresciuta in Italia e adesso vorrei capire un po’ come fare a trovar un buon lavoro in Cina…conosci qualcuno che ha bisogno?…sono diplomata in scuola alberghiera e ho lavorato anche in una ditta cinese che si occupava di mandare universitari in Italia.il cinese lo parlo e non lo scrivo.grazie ciao
Furio dice
Ciao Cinzia, inizia da qui: http://www.saporedicina.com/trova-lavoro-in-cina/
stefano dice
bella iniziativa che spero avra molto successo, in bocca al lupo a tutti e 3…
Furio dice
: )