Oggi intervistiamo Luca Stanga, che ha una storia piuttosto interessante da raccontarci, visto che insegna inglese in Cina con un visto di lavoro, e ci dimostra quindi che tale obiettivo non è impossibile per chi non nato in un Paese di lingua inglese, a patto di avere le competenze giuste!
Luca, che lavoro fai in Cina e quando sei arrivato?
Lavoro per una scuola privata di inglese per bambini a Xi’an. La scuola è un franchising gestito dalla società Education First. Lavoro il pomeriggio e il fine settimana perché la mattina gli studenti vanno alla scuola pubblica. Il lavoro che faccio si può suddividere in tre aree: pianificare le lezioni, insegnare e svolgere attività extra per la promozione dell’istituto.
Pianificare le lezioni richiede tempo e immaginazione ma vengono forniti materiali supplementari e si può sempre chiedere consiglio ai colleghi o al direttore degli studi. In classe ci sono dai 12 ai 14 studenti, e, nel mio caso, l’età varia dai 3 ai 10 anni. Visto che gli studenti sono molto giovani per ogni classe viene assegnato un insegnante di nazionalità cinese che fa da supporto.
Lavoro qui da sei mesi e sono molto contento dell’esperienza professionale che sto maturando, anche perché sia il direttore che il vicedirettore degli studi sono professionisti del settore e conoscono il proprio mestiere. Il mio contratto scade a settembre ma penso di firmare per un altro anno perché ci sono molti elementi di questa azienda che considero positivi.
Come hai trovato il lavoro, e qual è il tuo background scolastico?
Prima di dire come ho trovato lavoro in una scuola di inglese in Cina voglio ricordare i requisiti richiesti dalla maggior parte dei datori di lavoro, ovvero:
- Due anni di esperienza certificata di insegnamento della lingua inglese;
- Una laurea almeno triennale (non importa in quale area di studi);
- Un certificato TEFL (Teaching English as a Foreign Language) o TESOL (Teaching English to Speakers of Other Languages);
- Fedina penale pulita;
- Buona salute ed età tra i 22 e i 55 anni.
Nello specifico io avevo lavorato come insegnante di inglese per due anni presso un altro franchising, chiamato Pingu’s English, nella mia città, Desenzano del Garda, in Italia.
Ho conseguito una laurea triennale in scienze motorie nel 2018 (come ho detto prima, non importa l’area di studi).
A luglio del 2018 ho frequentato un corso a tempo pieno per l’insegnamento della lingua inglese. Il corso si chiama TESOL e viene certificato dal Trinity College London e riconosciuto dal British Council.
In termini burocratici ha la stessa valenza di un certificato TEFL di 120 ore. Inoltre ho anche conseguito un certificato online TEFL da 30 ore specifico per l’insegnamento dei bambini. Per quanto riguarda fedina penale e buona salute riprenderò il discorso più avanti.
Per trovare lavoro come insegnante di inglese in Cina ho cercato annunci su internet. In particolare l’annuncio dell’azienda per cui sto lavorando adesso era stato pubblicato sul sito internet www.tefl.org.uk. Ecco altri tre siti web molto interessanti: www.teachaway.com, www.teachingnomad.com e www.gooverseas.com.
Nota però che ce ne sono a dozzine in rete.
E’ più difficile trovare lavoro come insegnante di inglese in Cina, se non si è madrelingua?
Sì, gli insegnanti di inglese non madrelingua fanno più fatica a trovare lavoro. Molti datori di lavoro usano come standard il passaporto, quindi considerano madrelingua solo i detentori di passaporto di Regno Unito, Irlanda, Stati Uniti, Canada, Nuova Zelanda, Australia e Sud Africa.
Siccome il mercato del lavoro rispetta le regole di qualsiasi mercato, i datori di lavoro hanno oggigiorno criteri di assunzione più stringenti perché il numero di insegnanti madrelingua disposti ad andare in Cina è maggiore.
Ciononostante ci sono città meno internazionali e meno famose, come Xi’an, in cui il mercato è tutt’altro che saturo, quindi i datori di lavoro possono sorvolare sul fatto che il candidato non sia madrelingua, in quanto
hanno davvero bisogno di personale.
In breve, considerando la mia esperienza direi che trovare lavoro come insegnante di inglese non madrelingua in Cina è possibile, ma bisogna mettere più impegno nella ricerca e trovare le aziende locate in città di seconda o terza fascia (ma non per questo necessariamente meno sviluppate), dove il direttore considera più importante assumere nuovi insegnanti che selezionare solo i candidati madrelingua.
Personalmente avevo fatto tutto il possibile per trovare lavoro in Cina. Avevo preparato una email ben scritta da inviare a tutti i contatti di scuole che trovavo. Avevo riscritto il curriculum e sistemato l’impaginazione. Avevo registrato un breve video di presentazione (circa un minuto) dove spiegavo chi ero e perché volevo lavorare in Cina.
Avevo preparato una lettera di presentazione con foto professionale da allegare ad ogni email che inviavo, insieme al curriculum e al video. E poi ho cercato. Infine, avevo un file Excel per gestire tutte le email e i link con gli annunci di lavoro a cui avevo risposto.
Dopo un po’ sono arrivate le prime offerte e i primi colloqui via Skype. Ho fatto sei colloqui in totale prima di decidere.
Per riprendere brevemente sulla possibilità di insegnare inglese in Cina anche se non madrelingua, so’ per esperienza personale di non essere un caso isolato. Ho un collega brasiliano, uno francese e un’altra lituana. Inoltre l’azienda ha in totale otto scuole a Xi’an e so che ci sono insegnanti non madrelingua in molte, fra questi anche altri italiani.
Devo dire che tutti però hanno in media più qualifiche degli insegnanti madrelingua, come per esempio una laurea in lingua inglese, un certificato TEFL, anni di esperienza nell’insegnamento dell’inglese alle spalle e così via. Senza considerare il requisito più importante: un eccellente livello di inglese, un C1 per capirci.
Come hai valutato se lo stipendio offerto forse abbastanza per vivere in Cina?
La retribuzione è un aspetto molto importante. Per decidere quanto si vuole essere pagati bisogna considerare tre fattori: il salario, il costo della vita e l’alloggio. Per il salario bisogna usare i siti internet che dicono più o meno quanto viene pagato un determinato lavoro in una determinata città.
Per il costo della vita io ho usato www.numbeo.com ma ci sono altri siti tra cui scegliere. L’alloggio è un benefit che viene fornito da molti datori di lavoro in Cina, soprattutto in città diverse da Shanghai, Pechino e Hong Kong.
Consiglio di valutare bene questi tre fattori e decidere PRIMA del colloquio quanto si vuole chiedere come salario e benefit. Prima di tutto perché si dimostra serietà e consapevolezza del proprio profilo come candidato. E in secondo luogo perché quando si contratta la retribuzione ognuno rema dalla propria parte (giustamente). Non si fa una cortesia a nessuno accettando meno di quello che pensiamo di valere.
In tanti ci chiedono come ottenere il visto di lavoro per la Cina. Puoi descriverci che procedura hai dovuto seguire per ottenerlo?
Tengo a precisare che quando si preparano documenti per pratiche burocratiche è sempre meglio stilare una lista con le informazioni che vengono fornite da persone qualificate come gli addetti di uffici ministeriali o il futuro datore di lavoro. Nel mio caso, per ottenere il visto di lavoro ho dovuto preparare:
- Il titolo di studio;
- Il certificato del casellario giudiziale;
- Una scansione del certificato TESOL e TEFL;
- Diversi certificati di esami medici.
Il processo sembra complesso ma se si chiariscono i diversi passaggi non è così difficile.
In sunto bisogna preparare una serie di documenti che poi vanno legalizzati dalle autorità italiane, per poi essere riconosciuti dalle autorità cinesi presso il loro consolato di Italia. Una volta che i documenti sono timbrati e firmati da entrambi si invia la scansione al datore di lavoro in Cina, che richiede un permesso di lavoro e redige una lettera di invito.
A questo punto si può andare all’ufficio visti e fare domanda per un visto di lavoro.
Nel dettaglio:
- Per il titolo di studio ho richiesto una copia in inglese del mio diploma di laurea presso la segreteria della mia Università. Poi ho fatto una fotocopia a colori della pergamena di laurea in italiano che ho fatto autenticare dal comune di residenza con marca da bollo e firma del funzionario comunale. Poi sono dovuto andare in prefettura per far legalizzare il documento e infine sono andato al consolato cinese per far apporre il loro timbro. Al consolato però sono dovuto tornare in un secondo momento perché la revisione dei documenti non è immediata.
- Per il certificato del casellario giudiziale ho fatto domanda in procura e poi, sempre in procura, ho provveduto a far legalizzare il documento. Infine, come per il titolo di studio, sono andato al consolato cinese.
- Per il certificato TEFL non sono dovuto andare per uffici.
Anche per i certificati medici non c’è stato bisogno di timbri o firme ma ne ho dovuti fare parecchi. Raggi X al torace, elettrocardiogramma, analisi del sangue con quesiti diagnostici forniti dal datore di lavoro in base alla legge cinese. Interessante da notare che una volta arrivato in Cina me li hanno fatti ripetere tutti e aggiunti altri. Giusto per rendere l’idea di come prendono seriamente l’immigrazione.
Per precauzione sono anche andato per mio conto presso un ambulatorio del viaggiatore per fare le vaccinazioni consigliate. Lo stesso medico mi diceva che non c’era da temere ma andando dall’altra parte del mondo ho preferito fare tutto quello che potevo per tutelarmi.
Nota di Furio: Quando nel 2010 ho richiesto il visto Z ho avuto la stessa esperienza con gli esami medici: Radiografia toracica, e analisi del sangue (inclusi quelli sulle malattie infettive). Una volta arrivato in Cina me li hanno rifatti fare (esclusa la radiografia, mi hanno accettato quella fatta in Europa).
Aggiungo che mi è stato anche offerto da altri datori di lavoro di venire in Cina con un visto turistico e lavorare illegalmente. Ci tengo a sconsigliare vivamente questo tipo di soluzione e di rifiutare tali offerte visto che la Cina è un paese, come detto prima, che prende molto seriamente l’immigrazione.
Nota di Furio: Ragazzi, lo diciamo sempre ma non fa male ripeterlo. Non accettate mai di andare in Cina a lavorare senza il visto adatto, correte il rischio di beccarvi una multa salata, di essere espulsi dal Paese e, nei casi più gravi e re-iterati, di detenzione.
Le tempistiche sono lunghe. Il fatto che bisogna andare in così tanti uffici diversi allunga i tempi. Senza contare le inefficienze o gli orari di apertura scomodi. Personalmente sono dovuto tornare più di una volta nello stesso ufficio perché non avevo chiaro in mente cosa dovevo fare o la coda era talmente lunga che avevano chiuso l’ufficio prima che arrivasse il mio turno.
Consiglio di essere pazienti durante l’attesa e determinati quando arriva il proprio turno. Non muovete un passo finché non vi hanno dato la risposta che volete. In definitiva bisogna considerare il tempo necessario per andare in Università, in comune, in prefettura, procura e al consolato cinese.
Nota di Furio: Esistono anche agenzie che offrono questo servizio, in modo da non dover andare in giro per uffici, però sono piuttosto care (io ho pagato 200 Euro per il servizio di agenzia giusto il mese scorso, visto che non volevo tornare in Italia solo per un documento, più ovviamente le marche da bollo e la tariffa consolare, che dovrai pagare comunque).
Poi bisogna aspettare il permesso di lavoro e la lettera di invito (nel mio caso ci sono volute tre settimane). Bisogna quindi andare all’ufficio visti, presentare i documenti, aspettare una settimana o due e infine ritirare il visto.
Per dare un’idea io ho cominciato a muovermi a febbraio per arrivare in Cina il 4 di settembre. Certi miei colleghi ci hanno messo un tempo simile, altri meno. Ma direi che almeno due o tre mesi sono necessari. Io magari mi sono mosso con molto anticipo ma la posta in gioco era talmente alta che ho preferito fare le cose con calma ed essere sicuro di aver fatto tutto il possibile perché andasse tutto liscio.
Una volta arrivato in Cina è stato molto semplice perché l’azienda, come promesso in fase di colloquio, ha preso in carico ogni faccenda burocratica. Sono stato accompagnato dall’interprete cinese all’ufficio di polizia (PSB) il giorno stesso dell’arrivo e hanno convertito il mio visto in un permesso di soggiorno temporaneo.
Dopo qualche settimana sono andato di nuovo con l’interprete presso un altro ufficio per richiedere il permesso di soggiorno della durata di un anno.
Allo stesso modo sono stato aiutato nell’apertura del conto in banca, l’acquisto della scheda telefonica e del pacchetto internet. Ci tengo a dire quindi che in fase di colloqui è importante richiedere questo tipo di supporto da parte del datore di lavoro.
Di che nazionalità sono i tuoi colleghi? Hai avuto problemi ad ambientarti?
Partendo dai colleghi internazionali ho un collega francese, uno brasiliano, uno inglese, una australiana, una lituana e due americani. E poi ci sono tutti gli altri insegnanti e membri dello staff cinesi. Personalmente non ho fatto molta fatica ad accettare la vita in Cina e il nuovo lavoro. Forse perché ero così convinto della mia scelta. Posso dire però che con i diversi colleghi ho instaurato diversi tipi di relazioni.
I colleghi che parlano inglese come lingua madre condividono non solo la lingua, ma anche la cultura. Lo si nota nelle piccole cosa che sono molto simili anche se vengono da posti molto distanti come l’America e l’Australia. Poi ci sono i non madrelingua con cui si condivide l’esperienza di aver coltivato la passione per l’inglese per tanti anni e la consapevolezza di cosa vuol dire studiare e apprendere una lingua e una cultura straniera.
Infine ci sono i colleghi cinesi che sono sempre molto cortesi e sono curiosi di imparare da persone che vengono da altri paesi. Al tempo stesso però noto che per quanto entrambe le parti si sforzino di comunicare l’ostacolo della lingua rimane. Il livello di inglese dei colleghi cinesi non è molto alto e di conseguenza preferiscono parlare cinese quando possono. Per loro parlare inglese costituisce ancora uno sforzo mentale perché non sono in grado di esprimersi liberamente in inglese.
Inoltre provengono da una cultura molto diversa per cui per quanto apprezzino le novità e l’aspetto esotico degli stranieri alla fine dei conti preferiscono dedicare il loro tempo libero ad attività che sono in linea con le loro usanze. Allo stesso tempo gli stranieri in Cina fanno fatica ad accettare un modo di fare che non sia occidentale e sono davvero pochi quelli che si cimentano nello studio del cinese.
Il risultato netto è che la Cina rimane ancora un paese isolato, da un lato i cinesi non hanno un vero interesse verso l’esterno e dall’altro gli stranieri non vogliono davvero accettare la Cina per quello che è ed imparare da essa.
Aggiungerei che non si può biasimare completamente nessuno perché dopotutto la propria cultura è quello che crea il proprio senso di identità ed è facile sentirsi smarriti quando si guarda ad una diversa realtà.
Cosa ti ha spinto a scegliere la Cina, invece che un altro Paese?
Inizialmente volevo andare in Francia perché ho studiato francese a scuola, ma poi ho pensato che non era un’avventura abbastanza ambiziosa andare in un paese così vicino. Poi ho pensato di andare in Russia perché avevo frequentato un corso di russo, ma i salari in Russia sono bassissimi. Infine ho guardato all’Asia: Cina, Giappone e Corea del Sud.
Sapevo che se mi fossi trasferito in uno di questi tre paesi avrei dovuto studiare un’altra lingua, il che non mi dispiaceva, ma sapendo quanto impegno e costanza ci vuole volevo essere certo della mia decisione per non avere ripensamenti strada facendo. Ho fatto le mie valutazioni e ho concluso che la Cina è un paese così vasto ed in espansione, non solo economica, così ricco di storia e cultura, che sarebbe stata un’opportunità mancata non andarci.
Senza considerare il fascino della scrittura che utilizza gli ideogrammi al posto delle lettere. E così ho deciso e mi sono buttato sui libri per studiare il cinese e ho cominciato a cercare annunci di lavoro in Cina.
Oltre all’inglese, pensi che sia possibile per un italiano trovare lavoro come insegnante di lingua italiana, o non c’è richiesta?
Francamente non saprei rispondere con precisione. So che ci sono insegnanti di italiano madrelingua nelle università e sicuramente in un paese con più di un miliardo e mezzo di abitanti le opportunità non mancano. Al tempo stesso però bisogna ammettere che l’inglese è la lingua più importante, anche perché in Cina la gente non parla che cinese.
Le persone qui associano l’inglese a tutto quello che sta al di fuori della Cina, anche se, come nel mio caso, non sei madrelingua e non vieni ne dal Regno Unito ne dagli Stati Uniti. Da noi in Italia è diverso perché abbiamo influenze culturali da tutta Europa oltre che dagli Stati Uniti e altri paesi (mi vengono in mente i film indiani, il kebab turco o i ristoranti e la musica brasiliani).
In Italia ci sono molti stranieri ma qui è diverso. Gli stranieri sono talmente pochi (in proporzione alla popolazione locale) che non solo la gente mi fissa per strada, ma noto che io stesso mi stupisco quando vedo una persona non cinese in giro. Internet è censurato e la gente non sa parlare altre lingue. Addirittura mi chiedono che lingua si parla in Italia perché loro non lo sanno.
Sono talmente poco ferrati in geografia (siccome la studiano pochissimo preferendo la matematica) che confondono il Brasile con l’Australia. Per cui l’inglese è visto come la chiave per aprire un mondo nuovo. A dire la verità sarei curioso di sapere quali opportunità ci sono.
Cosa consigli a chi vuole trasferirsi a lavorare in Cina?
Prima di tutto bisogna avere un profondo rispetto per la lingua e la cultura del paese che ti ospita. Senza questo prerequisito l’esperienza in Cina può essere molto faticosa. Vedo purtroppo a volte che gli stranieri qui criticano o deridono il modo di fare cinese. Io personalmente penso si debba avere un grande senso di gratitudine se si viene accettati in un paese straniero, perché qui sei un ospite e se non ti piacciono le usanze cinese puoi sempre tornare a casa tua.
Detto questo direi che è fondamentale scaricare l’applicazione Wechat, perché in Cina viene usata non solo per inviare messaggi e fare chiamate ma soprattutto per pagare, dal ristorante al negozio all’albergo. Perfino le signore al mercato hanno i cartelli con il codice QR per pagare con Wechat la frutta e la verdura.
Fare una ricerca, anche solo su Wikipedia, sulle temperature medie e le precipitazioni durante l’anno per sapere cosa portare in valigia non guasta.
Consiglio di studiare cinese usando i materiali per l’esame di certificazione di conoscenza della lingua chiamato HSK. Io personalmente uso un’applicazione, HSK online, che fornisce tutti gli esercizi di ascolto e scrittura presenti nell’esame per tutti i livelli, oltre che ai vecchi test.
Per un principiante consiglierei di imparare bene i toni, il pinyin e i 150 caratteri del primo livello del HSK. Io ci ho messo circa un paio di mesi ma ne vale la pena perché si consolida una base molto solida per proseguire con gli studi.
L’ultimo consiglio che mi sento di dare è di cercare lavoro presso una grossa compagnia che abbia una importante componente internazionale nel personale. Questo perché, come detto prima, la Cina è un paese etnicamente omogeneo e ci sono momenti in cui si potrebbe aver bisogno di avere il supporto di persone che hanno una cultura occidentale. Se non altro per avere il supporto e poter condividere le proprie esperienze con persone che hanno intrapreso lo stesso percorso.
Piatto cinese preferito?
Ce ne sono un sacco. Io sono un patito di noodles, da quelli freddi a quelli saltati in padella. Qui a Xi’an il cibo è quasi sempre piccante. Mi piace molto anche l’hot pot e il barbecue. L’unica condizione è che non ci sia il coriandolo, non riesco proprio a sopportarlo.
Per il resto mi piace un po’ tutto ma se dovessi proprio scegliere un piatto direi i xihongshijidanmian, che sono noodles in brodo con pomodoro, uovo e cavolo cinese.
Luca, grazie per aver condiviso la tua esperienza con i nostri lettori, sono sicuro che sarà utile a tanti! P.s. All’odiato coriandolo, per noi mangiatori di prezzemolo, non ci si abitua mai : )
Photo Credits: Photos by Luca Stanga
Antonio Schiatti dice
Luca buongiorno,
Antonio di Mantova..ho una laurea magistrale in Economia e un diploma di liceo Usa..il Tefl si fa on line con università inglese o lo fanno anche in Italia le scuole di inglese? Potrei insegnare inglese oanche economics vero?
Grazie del contributo..comincio a interessarmi..
Antonio
Fabio dice
Ciao Luca!
E’ possibile avere il tuo contatto? (Non sono italiano ma mi puoi/puo scrivere in italiano, se vuoi/vuole.)
Cordiali saluti
Meg dice
Ciao, ho letto con piacere questo articolo e volevo confermare tutto ciò che è stato detto. Anche io mi trovo a Xi’an ormai da diversi mesi e lavoro in un training center – anche se di brand diverso da EF.
Io sono laureata in lingue e ho il famoso TEFL e qualche certificazione aggiuntiva. Questi sono i documenti richiesti, assieme ad una lettera di raccomandazione del precedente datore di lavoro.
Sperando che non sia un problema, in questo articolo ci sarebbero un paio di questioni che non sono state toccate e mi piacerebbe aggiungere qualcosa in merito. La mia esperienza lavorativa qui non si sta rivelando particolarmente piacevole: nel mio training center la conoscenza dell’inglese rasenta lo zero: mi trovo spesso in difficoltà perché nessuno dei miei colleghi è in grado di spiegarmi a dovere che cosa devo fare e questo è davvero frustrante. La triste verità che mi si è parata davanti è che spesso i cinesi approfittano della barriera linguistica per volgere le carte a proprio favore.
Un esempio ridicolo.
Non stavo molto bene, ho scritto al mio capo: “Vorrei prendermi un giorno di malattia, se è possibile.”
La risposta? “No, non è possibile.”
Ovviamente io l’ho detto per educazione, noi siamo abituati a tutti questi giri di parole per non essere troppo sfrontati. Loro no. Io ho chiesto il permesso per stare a casa. Ergo, ho dato a loro la possibilità di negarmi questa richiesta.
Oltretutto, ho spesso avuto a che dire con la preside della mia scuola perché ogni occasione è buona per sfruttarmi con la scusa che loro hanno “bisogno di me”. I ritmi lavorativi cinesi sono diversi dai nostri e i datori di lavoro non sempre sono disposti a trattarci come gli stranieri che siamo.
Non fraintendetemi, la mia esperienza in Cina si sta rivelando favolosa. Sono felice come non mai, contando anche che vengo da una piccola e noiosa città che, a dirla tutta, non è nemmeno lontana da Desenzano del Garda. A Xi’an faccio la vita da regina: lo stipendio è buono, gli svaghi numerosi e la sicurezza altissima. Le persone, quando camminano da sole per strada la sera, hanno paura dei fantasmi. Non dei ladri, degli stupratori o degli ubriachi. Dei fantasmi. Eh si.
Il piccolo ma grande problema della Cina è che bisogna combattere per i propri diritti. E spesso bisogna farlo tramite un ridicolo “chinglish”, dove quello che dice il datore di lavoro va interpretato – manco fosse un geroglifico.
EF è uno dei migliori training center in circolazione. Non so come sia il lavoro lì ma per quanto mi riguarda avere un capo capace, onesto e in grado di esprimersi degnamente in inglese è quasi utopia.
Ok, ho finito. Spero di non aver urtato nessuno con queste mie parole. La Cina è un paese fantastico, ma a volte avere a che fare con in cinesi può essere davvero problematico. Se qualcuno che sta leggendo queste parole ha intenzione di cimentarsi in questa incredibile avventura, vi prego, fatelo. Ne vale la pena. Ma nulla è perfetto, e questi sono i problemi con cui potreste dover aver a che fare. Siate pronti, abbiate la faccia tosta di dire “NO” e tutto filerà liscio. Qui bisogna imparare a farsi rispettare.
Un saluto.
Meg
SDC dice
Ciao Meg,
grazie per aver condiviso la tua interessante esperienza con noi e con i lettori!
Giuseppe dice
Ciao Luca, ti faccio i miei complimenti e un grosso in bocca al lupo. mi piaccio molto i ragazzi pieni di curiosità e ambiziosi. mi chiamo Giuseppe e sono in Cina a Suzhou da circa 5 mesi per lavoro. Dovrei restare qui ancora per un anno almeno e nel contempo vorrei migliorare il mio inglese frequentando un corso ma non riesco a trovare un insegnante che parla italiano. come posso fare? riesci ad aiutarmi con qualche consiglio?
grazie mille.
Giuseppe
Luca Stanga dice
Ciao Giuseppe, grazie per il complimento. Se ritieni di avere bisogno di un insegnante che parla italiano suppongo che parti da un livello base. Per iniziare ci sono i corsi di studio individuale, applicazioni per cellulare o insegnanti online.
Ogni persona trova il proprio modo per studiare le lingue ma posso suggerirti alcune tecniche che uso personalmente e ritengo utili. La prima è di redigere un vocabolario personale, vuole dire che da oggi in poi ogni volta che studi inglese inserisci tutti i nuovi termini nel tuo vocabolario personale, fisico o digitale scegli tu. Il secondo è di non studiare la grammatica finché non sei in grado di studiarla in Inglese. E’ un argomento controverso ma la mia opinione è la grammatica serve quando sei in grado di capire gli esempi che ti vengono proposti in inglese, ma se manco sai di cosa si sta parlando è uno sforzo mentale inutile. Tanto vale dedicare il proprio tempo allo studio di nuovi vocaboli ed espressioni.
Ti auguro tanti successi nello studio dell’inglese.
Un saluto,
Luca Stanga