Oggi intervistiamo Claudio Piani, che insegna educazione fisica nella città di Shenzhen. Puoi seguire le avventure di Claudio sul suo blog, Piani per la Cina (?).
Se sei interessato a trovare un lavoro in Cina come insegnante (non solo di educazione fisica) penso che troverai quest’intervista estremamente interessante!
Trovare lavoro in Cina come insegnante
Claudio, innanzitutto grazie per aver accettato di rispondere alle mie domande. Partiamo subito: come ti è venuta l’idea di trasferirti a lavorare in Cina?
Buongiorno a tutti i lettori di “Sapore di Cina” e grazie Furio per questa stimolante intervista. L’idea di trasferirmi in Cina per lavorare è nata circa due anni fa e per diverse ragioni. Nel 2014 mi ero licenziato dal mio impiego di operatore sportivo a Milano per intraprendere un viaggio via terra attraverso Asia e Oceania.
Il “pellegrinaggio” si e’ inaspettatamente protratto per più di due anni, nei quali ho avuto la fortuna di attraversare la Cina due volte, prima da nord a sud (autunno 2014) e poi da ovest ad est (estate 2016), innamorandomene.
Proprio durante questo periodo è nata l’idea di trasferirmi li per lavorare, supportata tra l’altro dalla passione cinese per la pallacanestro, sport che insegnavo in Italia.
Come hai trovato il lavoro? Hai utilizza un sito web specifico? Un’agenzia? Contatti personali?
Durante il viaggio in Cina ho avuto modo di conoscere diversi insegnanti di inglese trasferitisi lì. Con alcuni di loro sono sempre rimasto in contatto e, una volta deciso di tentare una simile esperienza, mi sono rivolto a loro per qualche dritta.
La più efficace mi è stata suggerita da una insegnante bielorussa conosciuta a Pechino, che mi ha consigliato di visitare un sito cinese con offerte di lavoro. Proprio lì ho trovato e coltivato i primi contatti, ed infine ho conosciuto l’agenzia che mi ha assunto per conto del “provveditorato” della pubblica istruzione di Shenzhen.
Potresti descriverci la procedura per ottenere il visto di lavoro?
La procedura per ottenere il visto lavorativo è stata totalmente curate dalla agenzia dalla quale sono stato assunto. Ben più complicata è stata la procedura per farsi assumere dall’agenzia stessa, con diverse “gite” al Consolato cinese di Milano ma anche in Prefettura, Procura ed alla mia università, dove ho dovuto ottenere ed autenticare il certificato di laurea, la fedina penale e il certificato di buona salute.
Hai avuto divese offerte. C’è un motivo particolare per cui hai scelto Shenzhen?
Le offerte non sono mancate. Inutile negare che queste agenzie “mangiano” una consistente fetta del mio stipendio (che rimane comunque molto buono). E quindi è facile trovare qualcuno interessato ad assumerti. Più difficile riuscire a destreggiarsi per capire quale agenzia sia seria e quale no; ma dopo qualche chiamata via Skype e qualche ricerca sul web si riesce a scoprire tutto.
Shenzhen era nella mia top ten ma non era tra le mete più gradite. Nel viaggio avevo apprezzato Chengdu, Kunming e la regione dello Xinjiang, e volevo finire lì. Apertasi la concreta possibilità a Shenzhen, ho accettato convinto dal clima mite tutto l’anno, la vicinanza ad Hong Kong (che mi permette voli low cost in giro per l’Asia) e l’idea di cominciare l’esperienza in una realtà cinese un po’ più “soft”.
Insegnare educazione fisica in Cina
In che tipo di scuola insegni? Che età hanno i tuoi studenti?
Insegno nella scuola primaria pubblica di Bao’an, nella estrema periferia della città. Una di quelle zone dove sei l’unica faccia occidentale e tutti si girano a guardarti. I miei studenti vanno dalla terza alla sesta elementare. Insegno educazione motoria e pallacanestro.
Trovi sia diverso insegnare a ragazzi cinesi, piuttosto che agli europei? In caso di risposta affermavita, quali sono le differenze maggiori?
Mi aspettavo tanto rigore e disciplina, in realtà il rigore e disciplina ci sono solo quando i ragazzi sono in classe con i “maestri importanti” tipo matematica o cinese. Io sono comunque il maestro di educazione fisica, quello che li porta fuori a “divertirsi” dopo ore di lettura e marce militaresche.
Le differenze sono poche. C’e’ sempre il bambino vivace, quello monello, il secchioncello con gli occhiali, quello in sovrappeso che viene deriso, raddoppiati però dall’organizzazione scolastica: classi da 45-50 bambini.
In che lingua comunichi con i colleghi e gli studenti? Hai avuto problemi ad ambientarti?
Parlo inglese sia con gli studenti sia con i pochi colleghi che lo parlano. Sostanzialmente sono stato assunto per questo. I bambini iniziano a capirmi e con le classi di sesta elementare iniziamo a fare veri e proprio discorsi.
L’ambientamento è stato facile. Sono il primo insegnante straniero della scuola, c’era in po’ di timore nei miei confronti. Appena mi hanno visto lavorare con serietà e partecipare costantemente a tutte le attività scolastiche (tipo alzabandiera) si è approfondito il rapporto con colleghi e dirigenti scolastici.
Sono poi stato messo nell’ufficio con le insegnanti di inglese in modo da poter fare quattro chiacchiere con qualcuno tra una lezione e l’altro.
Ovviamente sto anche cercando di imparare un po’ di cinese.
Potresti descriverci una tua giornata tipica a lavoro?
Mi presento alle 7:50 a scuola ed alle 8:05 inizia l’attività prescolastica: alzabandiera e inno cinese al lunedì, esercizi fisici, danza e kung fu gli altri giorni, che si protraggono fino alle 8:40, quando iniziano le lezioni. Di solito ho solo una lezione di quaranta minuti alla mattina, così il resto del tempo lo passo in ufficio a leggere, scrivere (sto scrivendo un libro sul mio viaggio) e studiare cinese.
Alle 11:50 c’è il pranzo nella mensa insegnanti della scuola. Il menu è un po’ ripetitivo ma mi piace. Dopo il pranzo c’è la rigorosa “siesta” che trascorro a casa. Alle 14:30 iniziano le lezioni del pomeriggio. Di solito ho due lezioni di quaranta minuti e l’allenamento con la squadra di basket della scuola, composta dai sedici migliori prospetti dell’istituto.
Che rapporto hai con i tuoi collegni?
Ottimi. Non potrebbe essere altrimenti. Non ho mai percepito sentimenti di invidie, gelosie o diffidenze. Tutti sempre molto cortesi, disponibili e generosi nonostante le barriere linguistiche. I colleghi di educazione fisica mi invitano sempre alle partite di calcio e basket tra insegnanti mentre le mie colleghe non perdono occasione per farmi trovare sulla scrivania qualche dolcetto o frutta.
Certo è innegabile che è difficile costruire un rapporto profondo, le barriere linguistiche e culturali ci sono (diverso senso dell’umorismo, diversa cultura del divertimento), però la voglia di provarci c’è.
Un consiglio per chi sta cercando lavoro come insegnante in Cina.
Da quando ho aperto il blog molte persone mi hanno scritto chiedendomi consigli su come trasferirsi e lavorare in Cina, soprattutto allenatori di basket e insegnanti di educazione fisica. Credo che sia fondamentale aver visitato la Cina prima di tentare una esperienza lavorativa.
E’ un mondo totalmente diverso dal nostro con forti contrasti che possono affascinare o “deprimere”. Credo sia quindi utile capire prima se si è “tagliati” per vivere in Cina. In secondo luogo capire dove si vuol finire. La Cina è grande, la differenza tra nord e sud è simile a quella tra Oslo e Palermo, anzi di più.
Quindi oltre che decidere di trasferirsi in Cina, è bene capire anche in quale città e provincia.
Domanda classica qui a SDC: Il tuo piatto cinese preferito?
In generale la piccante cucina del Sichuan. Qui nel Guangdong la cucina è famosa perchè la gente mangia qualsiasi cosa.
Di solito mangio al Barbecue in strada dietro casa. C’è un frigo gigante con spiedini di ogni tipo che vengono grigliati al momento ed insaporiti con diverse spezie. Squisito, economico e non sono mai stato male.
Claudio, grazie per la bella intervista e buona fortuna con il tuo lavoro e la tua nuova vita in Cina!
Photo Credits: Photos by Claudio Piani