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Lo scorso febbraio in Cina ha avuto inizio l’anno del maiale, ultimo dei 12 fortunati animali dello zodiaco cinese. L’importanza che l’animale riveste nell’antica cultura d’oriente la si comprende osservando il carattere di casa, o famiglia, Jia 家, dove il tetto 宀 fa da protezione all’ideogramma di maiale 豕. Si deduce facilmente che nella Cina antica ogni casa ospitasse almeno un maiale e che questo serviva come indispensabile fonte di sostentamento per la famiglia.
Spostandosi di longitudine, il significato dell’animale nella cultura occidentale non è molto diverso, in Italia il maiale è un simbolo di abbondanza e prosperità, vecchi detti popolari ricordano ai più schizzinosi che del maiale non dovrebbe esser buttato via nulla.
Il nuovo anno del maiale, l’amore sconfinato che il popolo cinese e quello italiano provano nei confronti del cibo, la voglia di entrambi i paesi di assottigliare le distanze culturali e creare un ponte tra le antiche culture dei due popoli, tutto ciò è stato celebrato da un accordo tra la casa editrice italiana Nottetempo e la cinese Renmin Wenxue Chubanshe.
Le due case editrici hanno permesso ad otto scrittori italiani ed otto scrittori cinesi di dialogare attraverso la letteratura; ognuno dei sedici autori ha scritto un racconto avente come tema il cibo e l’eros.
Il titolo della versione italiana è ‘Gli insaziabili’, uscito per l’appunto nelle librerie a ridosso del capodanno cinese (lo trovi anche su Amazon.it); per la versione cinese si è preferito usare un’espressione della lingua classica ‘食色’, dalla frase del filosofo Mencio “食色性也”, il cibo ed il sesso sono di primaria importanza per l’essere umano.
Se gli otto autori italiani sono già affermati o stanno raggiungendo la notorietà sul panorama letterario nazionale, gli otto cinesi ancora non godono della stessa fama tra i lettori italiani.
Non è lo stesso in Cina, dove autori come A Yi, Zhang Yueran, Lu Mei, Ge Liang eccetera, oltre ad essere autori di bestseller nel mercato editoriale dell’estremo oriente sono considerati delle vere e proprie icone da parte dei giovani lettori.
In occasione del book pride tenutosi a Milano lo scorso marzo si è svolta la presentazione del Gli insaziabili e per l’occasione sul palco del festival due scrittori italiani, Paolo Colagrande e Alessandro Bertante, hanno avuto la possibilità di dialogare con la scrittrice Zhang Yueran, vero e proprio simbolo degli scrittori cinesi nati durante gli anni ’80.
Per l’occasione il sottoscritto, che ha collaborato come interprete al tour in Italia della scrittrice cinese, ha intervistato Zhang Yueran (segue parte dell’intervista):
Cosa significa oggi essere scrittore in Cina?
È una domanda che mi pongo continuamente, essere scrittore significa possedere tanta curiosità, spirito d’osservazione e fantasia, poi ovviamente c’è bisogno di quel tocco magico che ci permette di scrivere tutto ciò che prima è stato elaborato nella nostra testa.
Paragono il lavoro di scrittore all’artificiere che prepara i fuochi d’artificio, la preparazione richiede molto tempo, poi in un momento tutto esplode, vola in aria ed inizia la magia.
Tu fai molti tour in giro per il mondo confrontandoti con altri scrittori di altri paesi, quanto è importante questo per il tuo lavoro?
Volevo proprio aggiungere alla domanda precedente che essere scrittore oggi è molto simile ovunque nel mondo. Siamo fortunati ad essere la prima generazione di scrittori a cui è possibile mantenere i contatti con i nostri colleghi stranieri mandando un messaggio su un qualche social network.
Poco fa [sul palco del book pride], ho avuto modo di confrontarmi con due interessantissimi scrittori italiani che hanno preso parte al progetto de Gli insaziabili e le nostre idee riguardo al racconto breve erano pressoché identiche.
Ma dovrà pur esserci una qualche differenza…
Credo sia la stabilità. Vedo che per i miei colleghi giovani colleghi europei scrivere è diventata un’impresa ardua, è difficile trovare chi pubblica il tuo romanzo, bisogna vendere per continuare a scrivere e si ha la paura che intraprendere la carriera di scrittore comporti difficoltà dal punto di vista economico.
Mentre in Cina è diverso, ogni anno vengono pubblicati milioni di libri e lo scrittore percepisce uno stipendio mensile, che ovviamente può variare a seconda delle copie vendute; oppure come nel mio caso si sceglie di intraprendere una carriera parallela a quella di scrittore (Zhang Yueran è professoressa di scrittura creativa all’università Renmin di Pechino).
Una domanda sui 16 racconti de Gli insaziabili, cosa ne pensi di questo progetto?
Ho accettato non appena la casa editrice cinese mi ha parlato di questo progetto, questo libro mi ricorda un puzzle, sedici racconti scritti da scrittori provenienti da due diversi continenti e con alle spalle differenti background culturali.
I racconti sono accoppiati a due a due seguendo le scelte degli editori, ma come in un puzzle il lettore è libero di scomporli, riaccoppiarli, fino a che non troverà la giusta combinazione.
E il tuo racconto, che si intitola “Le mille e una sera”?
Scriverlo è stato come lanciare un fuoco d’artificio [ride], ho pensato a cosa scrivere per giorni, poi mi sono alzata una mattina ed ecco, il racconto era pronto e bisognava soltanto scriverlo.
Scherzo, ovviamente dopo averlo scritto c’è voluto molto tempo per leggerlo più volte e apportare alcune modifiche. Penso che il racconto racchiuda alla perfezione quello che è il mio stile di scrittura e anche quello degli scrittori della mia generazione, sono curiosa di sapere se piacerà agli scrittori italiani.
“Le mille e una sera”, racconto di Zhang Yueran per Gli insaziabili è il primo racconto della scrittrice pubblicato in Italia, dove bisognerà aspettare il prossimo autunno per l’uscita del suo primo romanzo tradotto in italiano: I dieci amori.
Per conoscere meglio questi ‘insaziabili’ cinesi auguro a tutti una buona lettura del libro Gli insaziabili, lunga vita al maiale e alla letteratura!