Gabriele in Senegal con la sua famiglia
“Da qualche tempo a questa parte la mia casella email è sempre piena. Costante come una cantilena per bambini la richiesta di informazioni sulla Cina e sull’Africa. A chiedermele persone di differente età e genere ma tutte accomunate dalla provenienza, l’Italia.
Già nel 2009 mi ero accorto che qualcosa stava cambiando, che la migrazione stava prendendo un’altra rotta che non era più da sud verso nord. No, i migranti del nuovo millennio sono europei, figli di una crisi che ha messo in ginocchio un continente già vecchio e stanco e che, come i loro nonni, decidono di fare la valigia e tentar fortuna altrove. Oggi gran parte di questi nuovi migranti si sposta in paesi in via di sviluppo.”
Gabriele Guidi l’ho conosciuto così, tramite un’email che ho letto mentre preparavo ancora una volta la mia valigia, questa volta per lasciare Bangkok alla volta di Hong Kong, da sempre terra di migranti.
La prima cosa che ho notato è stata la prosa curata, oggi sempre più rara tra messaggeria istantanea e email che viaggiano alla velocità di un fascio di elettroni lanciati lungo un filo di rame.
Ma il particolare che mi ha spinto ad approfondire è stato quel riferimento all’Africa.
Aspetta un attimo Gabriele, che c’entra l’Africa?
Continuiamo così la nostra serie di interviste con Gabriele Guidi, che abita a Dakar con sua moglie – una ragazza cinese – e suo figlio.
La società fondata da Gabriele esporta il pesce pescato sulla costa nord occidentale africana in Cina e, allo stesso tempo, importa silicati di sodio e potassio per i cementifici senegalesi (sempre dalla Cina).
Ecco l’intervista:
Fare affari con la Cina
Gabriele, innanzitutto grazie per aver trovato il tempo di rispondere alle mie domande. Quando sei arrivato a Dakar e cosa ti ha spinto in Africa? Di cosa si occupa la tua impresa?
La prima volta che sono “sbarcato” in Africa l’ho fatto da solo, nel 2007. Era per me una terra sconosciuta, inoltre parlavo pochissimo il francese, giusto il minimo indispensabile per domandare ad un taxi di portarmi al quartiere Centenaire di Dakar dove sapevo si concentrava la China town.
La mia missione era quella di scoprire se in Africa potevo vendere il prontomoda di Prato, ovvero l’abbigliamento made in Italy prodotto dai cinesi.
Inizialmente infatti la mia impresa si occupava di vendere prima in Europa, poi in paesi extraeuropei, abbigliamento italiano ma prodotto nella filiera con gli occhi a mandorla che vive nei capannoni industriali del Campi Bisenzio.
Con la saturazione del settore mi sono sempre spinto più lontano. Spesso infatti con il mio passaporto italiano potevo arrivare laddove i cinesi “italiani” (con solo il permesso di soggiorno italiano) non ottenevano il visto di ingresso.
La mia è una metamorfosi commerciale continua, ma la costante è sempre una sola: Mamma Cina.
Mi hai scritto che sono sempre di più gli italiani che ti contattano per avere informazioni su come emigrare. Quanti di questi guardano all’Africa come possibile meta lavorativa e perché?
Quando un italiano decide di “fare qualche cosa all’estero” (dicono quasi tutti così) pensano che l’Africa sia più vicina e più facile per via della lingua in quanto si tratta di ex colonie europee.
Forse conta anche il fatto che l’informazione diffusa da giornalisti della domenica, o forse delle vacanze, descrive questo posto come un paese in via di sviluppo, trasmettendo il messaggio che per svilupparsi deve percorrere le tappe del progresso che noi europei abbiamo già percorso.
Sembra quindi facile andare a ripercorrere in Africa quello che già abbiamo fatto e saturato a casa nostra. La verità è che questa logica andrebbe benissimo per la Cina ma non per un paese sottosviluppato che viene confuso come in via di sviluppo.
Dalle email che ci siamo scambiati mi è sembrato di capire che tanta gente reputi più facile stabilire un business legato ai servizi o all’import/export con l’Africa che con la Cina. Tu sostieni che non sia così. Ecco, quali sono i problemi principali incontrati da un imprenditore che decide di esportare i suoi prodotti in Senegal?
La prima difficoltà se vuoi fare affari in Africa è la dogana : costosissima, concepita per sanare le casse di un paese che di suo non produce nulla o quasi e che quindi deve importare tutto.
Ma attenzione: il fatto che manchi tutto non significa che che le cose che poi noi portiamo di fatto siano richieste o che abbiano una collocazione commerciale. Non basta abbassare i prezzi per vendere; se non ci sono soldi, puoi solo regalare!
[Furio: questo è vero anche per chi sta pensando di commerciare con la Cina o lanciarsi in un business online. Prima di buttarsi a capofitto bisogna capire se c’è un effettivo interesse per il prodotto che siamo intenzionati a vendere. Un esempio? E’ inutile che io mi metta a scrivere un ebook intitolato “Come viaggiare in Cina con dieci euro al giorno” e tenti di venderlo a 9.99 Euro qui sul blog se poi tutte le persone che sono interessate a questo tipo d’informazione non hanno nessuna intenzione di acquistare un prodotto che possa aiutarli. Studia il tuo mercato prima di agire ; )]
Da qualche tempo la Cina è diventato il paese più attivo sul continente africano, esportando i propri prodotti finiti a prezzi con cui l’Europa non può competere e importando materie prime. Cosa ci sai dire della presenza cinese in Africa?
Esattamente. In un paese dove tutto ha un prezzo, inizialmente il governo cinese ha comperato concessioni di pesca trentennali e ha preso accordi (pagando) per agevolare gli scambi.
Gli uomini del governo di Pechino inviati nelle varie stazioni logistiche, una volta terminati i propri incarichi, sono diventati poi imprenditori che hanno generato il secondo flusso migratorio di chi in Senegal ci voleva venire per cercare nuovi sbocchi. A differenza dell’Italia i cinesi non vanno in Senegal a fare gli operai, ci vanno ha creare imprese.
[Furio: Anche qui c’è tanto da imparare. Gli emissari del governo italiano non si sognerebbero mai di mollare la poltrona e diventare business men a loro volta. Questa è una delle cause – forse la più importante – per cui l’Italia è una gerontocrazia de facto.]
Siamo nel 2013. La Cina ha ospitato le olimpiadi 2008, l’EXPO 2010 e attira capitali esteri da tutto il mondo. Insomma, non stiamo più parlando del far east dei tempi di Deng Xiao Ping.
Molta gente però ha ancora paura di spingersi sino a Pechino, Shanghai o Guangzhou per affari. Da cosa nasce questa diffidenza? Quali sono gli ostacoli più significativi per trasferirsi in Cina?
La prima volta che andai in Cina mi sembrava di essere arrivato su un altro pianeta, un po’ per le molte ore di volo, ma sopratutto per la lingua e le usanze. E dire che io vivevo con i cinesi in Italia già da parecchio tempo!
Pensavo che per potere vivere in Cina dovevo stare attaccato al cordone ombelicale di Gilda, mia moglie. Ma mi è bastato andare in una farmacia da solo, io che che il cinese non lo parlo, per sentirmi compreso e rassicurato da un modo di fare, quello cinese che di fronte allo straniero si sforza di capirlo e non, come quasi sempre succede altrove, di fregarlo!
Quali sono i pro e i contro del fare business con la Cina? Cosa ti senti di consigliare a un imprenditore italiano che voglia lanciarsi in quest’impresa e qual è la tua proposta per ridurre la distanza tra imprenditori italiani e cinesi?
La Cina è sempre stata molto ambita dagli imprenditori italiani, giustamente. Ma in passato chi ci poteva andare? Solo le grandi holding para-governative che usavano canali di contatto impensabili al medio-piccolo imprenditore.
Fare impresa in Cina è più costoso che in altri paesi perché i cinesi “vedono in grande” quindi se fai ad esempio un bar o una enoteca, la devi concepire per tante persone: i cinesi vanno dove già tanti ci vanno. Il vantaggio è che l’investimento ha buone possibilità di crescere in maniera esponenziale, anche a breve termine.
E’ difficile per un italiano trovare un punto di contatto con la Cina che poi di fatto è il punto di partenza. Ho detto punto di contatto: non fantomatiche agenzie tipo “azzeccagarbugli” verso gli italiani che la Cina l’hanno conosciuta sui manuali di viaggio.
Anche il più posizionato degli imprenditori cinesi, che spesso ha agganci politici (inutile girarci intorno), si relazionano in modo non altezzoso e, come ho imparato a mie spese, si conclude molto di più con un pranzo o una cena che con una logorroica relazione convenzionale che ricorda i nostri vertici politici. Tanto per intenderci.
Ok, pero’ a questo punto bisogna disegnare l’identikit dell’uomo giusto: italiano, comunicativo, frizzante e genuino… un po’ come il nostro vino italiano (i cinesi ne vanno matti). Un tipo “da marciapiede” che viva la Cina veramente!
A questo punto trovare imprenditori cinesi interessati all’Italia, agli italiani e ai suoi prodotti sarà un gioco da ragazzi.
Quali sono i maggiori problemi burocratici che si incontrano al momento di stabilire un rapporto di import/export con una società cinese?
Personalmente nulla di diverso da quello che si deve fare in qualsiasi altro paese del mondo: esibisci i tuoi dati, ti registri, vai dal notaio, commercialista e via dicendo. Ti sarà difficile esprimerti in cinese forse, ma ti assicuro, nessuno cercherà di farti lo sgambetto (fotterti).
Giovanni Messina, l’autore di Storia di un ristorante italiano in Cina, descrive i cinesi come pelandroni impenitenti capaci di compiere la scelta sbagliata ogni volta che si trovano di fronte a un bivio. Sei d’accordo con questo ritratto? Come reputi la tua esperienza di lavoro con i cinese?
Sembrerà una risposta scontata ma ritengo che in tutto il mondo, specie gli operai, cercano di adagiarsi su questo comportamento. Ti assicuro, ho visto raltà ben peggiori in tal senso nei posti da me visitati per lavoro ma la differenza la fa il nostro modo di porsi, da come trasmetti le cose.
Tra l’Africa e la Cina
Com’è la vita a Dakar?
Dakar: inquinata, caotica e costipata. Sinceramente non la consiglio per viverci.
Saly Portudal, a 80 km più a sud, è bellissima. Ci vado a trascorrere il fine settimana per rigenerarmi; è la classica località paradiso delle vacanze. Ma se vuoi fare business devi vivere a Dakar.
In futuro progetti di restare in Senegal, tornare in Italia o andare ad abitare in Cina? Quali sono i motivi principali della tua scelta?
Il mio azimut è rivolto alla Cina, non solo per il lavoro, ma per crescere mio figlio: prima di ogni laurea o “pezzo di carta” voglio che impari il cinese che con il suo passaporto italiano gli permetterà di andare ovunque.
Non tutti sanno che in Cina ci sono posti fantastici, non inquinati ove i costi e la qualità della vita sono interessantissimi. Sono indeciso tra la città di San Ya nella provincia di Hai Nan (un’isola tropicale tra Hong Kong e il Vietnam) o la città di Dali nello Yun Nan.
Gabriele, ti ringrazio ancora per la disponibilità. A presto e buona fortuna!
Ciao Furio, a presto!
Gabriele Guidi
Dakar Plateau Senegal
Email: [email protected]
Tel.: 00221 777883088
Photo Credits: Photos by Gabriele Guidi
cammisa salvatore dice
interessante chi vuole vada chi non vuole mandi
io mi occupo di movimento terra pale ruspe escavatori
camion impianti di frantumazione impianti di betonaggio
e tutto quel materiale che puo essere utile ad una impresa edile
lavoro con il senegal e vorrei ampliare le mie conoscenze
spesso ho molto ponteggio a disosizione
EVA dice
SALVE SONO UNA SENEGALESE . VIVO IN ITALIA DA 24 ANNI , HO IL PASSAPORTO ITALIANO . MI PIACEREBBE LAVORARE TRA ITALIA E SENEGAL . TIPO .. IMPORT / EXPORT . SONO UNA PERSONA MOLTO SERIA’ .. GRAZIE .
vincenzo dice
siamo produttori di sistemi di accumulo ai ioni di litio saremmo interessati ad esportare in africa, saluti Vincenzo
Esmeralda dice
Salve, siamo una società che dispone di diversi stock di abbigliamento alimentare etc… vorremo poter iniziare una colaborazione con i paesi all’estero… qualcuno sa dirmi come posso trovare gente interessata all’acquisto di questi?
Grazie Mille
Furio dice
Date un’occhiata al portale Tmall, di proprietà di Alibaba Group ma focalizzato a chi vuole esportare in Asia
Ousmane dice
Ciao esmaralda io sono senegalese force potrebbe interessarmi porterei avere i tuoi contatti
astou dice
Salve, sono una donna senegalese , viva in Italia, che per obiettiva aprire un negozio alimentare, anche importazione dei prodotti alimentari da senegal a l’Italia. Qualche consiglio!! Però non so bene per import /export .Grazie
Hanyun dice
hahaha,pensavo ke quel prova fosse x me^^
okkk….grazieee:)
Hanyun dice
si,ma non so da ke parte iniziare!!:(
Furio dice
haha Ciao Hanyun,
non stavo rispondendo a te! Ho scritto un commento di prova per vedere se funzionava perché un lettore mi ha appena mandato una email dicendomi che non riusciva a postare un commento.
Per esportare in Cina ti consiglio di iniziare da Alibaba.com o Vendereaicinesi.it.
A presto,
Furio : )
Furio dice
prova
Hanyun dice
ciao,conosco molto bene il senegal,ci sono stata tre volte per lunghi periodi…Quanti ricordi!!^^
adesso sto cercando di esportare in cina dei supporti informatici che permettono l’uso del pc alle persone disabili.
Qualche consiglio? non so da ke parte iniziare….
grazie!!!!