Dai frammenti di conversazione avuti con antropologi e backpackers, l’immagine che mi ero fatto dei Mósuō (摩梭) era quella di una tribù matriarcale dove le donne non fanno altro che cambiare partner sessuale e gli uomini – ridotti a mero oggetto di piacere – non hanno bisogno di lavorare.
“Quasi quasi mi ci trasferisco,” ammetto di aver pensato…
Dopo una breve gita nella patria dei Mosuo, i colori, le musiche, i sapori del Lago Lugu e la storia di Zhaxi il playboy avevano contribuito ad aumentare la mia curiosità.
Determinato a saperne di più, ho fatto qualche ricerca. Ecco quello che ho trovato.
Matriarcato?
Anche se sono le donne a prendere le decisioni più importanti, ereditare i beni familiari e gestire gli affari, il potere politico è in mano agli uomini. Non si può quindi parlare di matriarcato.
A volte i Mosuo vengono descritti come una tribù matrilineare, ma anche questa definizione è inesatta in quanto – seppur il lignaggio è tracciato attraverso le donne – la pratica dell’adozione è abbastanza diffusa e le figlie adottive hanno la possibilità di essere incluse nella genealogia della famiglia, interrompendo così la matrilinearità.
Trailer del documentario sui Mosuo “Kingdom of women.”
Promiscuità?
La leggenda sulla promiscuità dei Mosuo nasce dalla pratica dell’Axia, termine in lingua locale che viene perifrasato in cinese con “matrimonio mentre si passeggia” (走婚, zouhun). Ma la traduzione non rende giustizia: l’Axia è un concetto ben più profondo che sintetizza i termini delle unioni sentimentali Mosuo.
I Mosuo di solito vivono in famiglie estese che comprendono diverse generazioni (nonni, bisnonni, genitori, figli, nipoti, zie, zii, gatti e affini…). La casa è perlopiù composta da locali comuni e solo le ragazze che hanno passato la pubertà e compiuto la cerimonia dell’arrivo dell’età (durante la quale le bambine “diventano” donne e hanno il permesso d’indossare la gonna) hanno diritto a una stanza privata dove ospitare uno o più amanti. Gli uomini possono visitare le loro amate solo dal tramonto all’alba, come nel film di George Clooney, e devono entrare dalla finestra. Per interrompere la relazione, la ragazza deve semplicemente far trovare la finestra chiusa all’amante, che capirà…
Nella cultura Mosuo il matrimonio non esiste, le coppie non sono legate da nessun tipo di relazione economica, i figli sono cresciuti dalla famiglia della madre e ne ereditano il cognome. Come se non bastasse, il padre non ha il diritto di essere presentato al figlio prima della cerimonia durante la quale il ragazzo “diventa” uomo.
Avere diversi amanti e figli da differenti uomini non è considerato negativamente, ma la maggior parte delle donne Mosuo sceglie comunque d’intraprendere relazioni monogamiche.
Quindi la leggenda delle donne Mosuo dipinte come insaziabili mangia uomini, spesso alimentata dagli operatori turistici interessati a promuovere il – già fiorente – turismo sessuale sulle coste del Lago Lugu, è abbastanza lontana dalla realtà. Tra l’altro le prostitute che si possono trovare da queste parti sono spesso donne del sud est asiatico travestite da Mosuo…
Gli uomini non lavorano…
L’ultima leggenda urbana sui Mosuo riguarda gli uomini non lavorano e si riposano tutto il giorno per conservare la loro forza in vista delle visite notturne alle amanti. La realtà è che gli uomini si occupano della pesca, dell’allevamento, della macellazione e della conservazione delle provviste di carne e pesce per l’inverno.
Inoltre, anche se i bambini abitano con la madre, gli uomini non sono liberi da responsabilità figliali: devono prendersi cura dei figli delle sorelle. Il risultato è una struttura famigliare molto più stabile di quella a cui siamo abituati. I divorzi non esistono, la custodia dei figli non è in discussione (i bambini appartengono alla famiglia della madre), e non ci sono dispute sull’eredità in quanto durante una relazione sentimentale non vi è condivisione di beni materiali.
Influenze esterne
Anche se i Mosuo vengono spesso associati al Lugu Hu, lago naturale che segna il confine tra le province dello Yunnan e dello Sichuan, in realtà la città più popolata ai bordi del lago, Luoshui, è stata ormai snaturata dal turismo. Così oggigiorno per conoscere l’autentica cultura Mosuo bisogna spingersi sino alle montagne dello Yongning, dove si trova il più grande monastero tibetano Mosuo.
Per saperne di più:
Libri:
Leaving Mother Lake: A Girlhood at the Edge of the World di Christine Mathieu e Yang Erche Namu, è la biografia di Yang Erche Namu, una ragazza Mosuo che, alla fine degli anni sessanta, lascia la campagna per avventurarsi nella grande città.
Galleria fotografica:
Leaving the mother Lake by Luca Locatelli.
Documentario:
Kingdom of women by Silk Rain Media.
Websites:
www.mosuoproject.com
www.chinaculture.org
Photo Credits: Mosuo are Matriarchal by Rod Waddington
DSC_0053 by mAyumlx
路线 dice
Sei un grande! ☺
Furio dice
: )
sen dice
great.