Quando si parla dei grandi classici cinesi, gli studiosi sono soliti indicarne quattro:
- 三国志演义 (San Guo Zhi Yanyi) “Senso esteso della storia dei Tre Regni”;
- 水浒传 (Shui Hu Zhuan) “Cronache sul bordo dell’acqua” (il cui titolo è stato tradotto in tanti modi diversi: “I briganti”, “Tutti gli uomini sono fratelli”, “In riva all’acqua”);
- 西游记 (Xi You Ji) “Memorie del Viaggio in Occidente” (anch’esso tradotto diversamente, per esempio: “Lo Scimmiotto”);
- 红楼梦 (Hong Lou Meng) “Il Sogno della Camera Rossa”.
In realtà, una nuova classificazione aggiunge due classici ai sopraelencati: 儒林外史 (Rulin Waishi) “La storia non ufficiale degli studiosi”; 金瓶梅 (Jinpingmei) “La Prugna nel vaso d’oro” (i tre caratteri del titolo sono i nomi delle protagoniste: Jin, Ping e Mei).
Il canone dei quattro grandi classici fu proposto all’inizio del Seicento da Feng Menglong di Suzhou che voleva così evocare, forse in modo provocatorio, il canone ufficiale dei quattro libri confuciani. Solo che questi quattro, a sentir lui, erano stati scritti da persone ignote, forse bocciate agli esami imperiali, e scritti con una lingua volgare.
Senso esteso della storia dei Tre Regni
Il San Guo Zhi Yanyi è un “romanzo” ad episodi di carattere storico che narra, in forma romanzata, fatti del periodo che segue la caduta della dinastia Han, quando, tra il 220 e il 280 d.C., i famosi regni di 吴 Wu, 蜀汉 Shu Han e 魏 Wei lottarono tra di loro per la conquista della Cina.
L’opera, la cui lunghezza supera le 2.000 pagine (più di 800.000 parole), è stato tradotto in varie lingue ed è molto letto e studiato in Cina, ma anche in Giappone e in Corea. L’influenza del romanzo dei Tre Regni in questi colossi asiatici è stata paragonata a quella che Shakespeare ha avuto sulla letteratura inglese.
Il romanzo, com’è stato già detto, è diviso per 回 (hui) “episodi” o “tornate”, corrispondenti più o meno ai nostri capitoli, preceduti ciascuno da un titolo riassuntivo in due frasi parallele e concluso con un richiamo al capitolo che segue.
In alcuni casi, il capitolo può essere preceduto da un’espressione abbastanza convenzionale: 话说 (hua shuo) “si narra che…”, oppure di sovente si trovano dei versi d’apertura. È una lingua a metà tra una letteraria di non difficile comprensione (certo, per noi stranieri è comunque un cinese molto difficile) e una lingua parlata di un certo spessore culturale.
Ci sono arrivate diverse edizioni di questo romanzo; la più diffusa è quella in centoventi capitoli riveduta da Mao Zonggang alla fine del XVII secolo, tuttavia, si dice che il probabile autore, Luo Guangzhong (1330-1400), l’abbia scritto tra la fine della dinastia Yuan (1257-1367) e l’inizio della dinastia Ming (1368-1644).
Non si conoscono molti dettagli della vita di Luo Guangzhong (non è certa neanche la sua esistenza storica), ma è chiaro che sia stata una personalità molto distante da quella del narratore popolare.
Le fonti
L’autore accinse da fonti orali e da fonti scritte per il suo romanzo, sempre che ne sia stato lui il vero autore, dal momento che sembra più un’opera collettiva scritta da più mani.
Le gesta epiche che sono narrate in questa grandissima opera sono state sfruttate, in epoca moderna, a vario titolo per la creazione di videogames, serie televisive e opere cinematografiche, ma circolavano già nel passato, raccontate per lo più dai cantastorie di strada, in particolare durante l’epoca Song e Yuan. I racconti popolari attingevano alle storie complesse del periodo dei tre regni: alleanze, intrighi, tradimenti, battaglie, episodi di devozione, di coraggio e/o di timore.
Il focus principale di Luo Guangzhong, ciononostante, rimane quello storico, da cui attinge grazie a una fonte eccezionale di cui dispone: 三国志 (San Guo Zhi) La storia dei Tre Regni di Chen Shou (233-297). Il romanzo di Luo Guangzhong si chiama “Senso esteso della storia dei Tre Regni” perché vuole che la sua opera sia un’estensione e una spiegazione della sua fonte a cui fa chiaramente riferimento già dal titolo.
Questo romanzo è stato così influente nel tempo che alcuni dei suoi personaggi si sono trasformati da eroi storici e realmente esistiti in divinità, almeno per la religione sincretista popolare.
La trama generale e i personaggi principali
Con la disgregazione del potere centrale con la caduta della dinastia Han, si formarono i tre 国 (guo) “regni” di Wu, Shu Han e Wei, in lotta tra di loro per il predominio della Cina. È su questo sfondo – concentrato in un periodo di cent’anni, dal 184 al 280 circa – che si dipana tutta la trama estremamente complicata di questo romanzo, ricchissimo di personalità di grande spessore e di personaggi gretti e di minor spessore.
Ecco un elenco dei personaggi divisi per Regno:
Regno di Wei: 曹操 Cao Cao, primo generale del regno di Wei; 司马懿 Sima Yi, grande stratega e generale del regno di Wei, il cui nipote Sima Yan fondò la dinastia Jin con cui terminò il periodo dei Tre Regni; 张辽 Zhang Liao, famoso per aver difeso il castello di He Fei con un centinaio di uomini contro migliaia di avversari;
Regno di Shu Han: Liu Bei 刘备, fondatore del regno di Shu Han; 诸葛亮 Zhuge Liang, conosciuto anche come 孔明 Kongming, consigliere di Liu Bei e grandissimo stratega; 关羽 Guanyu, generale di Liu Bei, noto sia per la sua lealtà, sia per la sua forza sovrumana, infatti è passato alla storia come Dio della Guerra; 赵云 Zhao Yun, eroe che ha salvato molte volte Liu Bei; 张飞 Zhang Fei, fratello giurato di Liu Bei e Guanyu, fu uno dei generali più forti di Shu Han;
Regno di Wu: 孙权 Sun Quan, fondatore del regno di Wu; 周瑜 Zhou Yu, generale del regno di Wu; 徐盛 Xu Sheng, famoso generale di Wu, noto per la sua lealtà e il suo coraggio; 程普 Cheng Pu, uno dei veterani di Wu che ha servito la famiglia Sun per tre generazioni.
Film
Il romanzo dei Tre Regni non è sicuramente una lettura agevole e semplice. Per questo motivo, in mancanza di tempo, una valida e piacevole alternativa è vedere un bellissimo film epico del 2008, diretto da John Woo: 赤壁 (Chi Bi) “Red Cliff”. Il film, della durata di quattro ore, è incentrato sulla battaglia delle Scogliere Rosse, ovvero la battaglia decisiva della storia dei Tre Regni.
Sempre del 2008 è il film diretto da Daniel Lee, Three Kingdoms: Resurrection of the Dragon, film prodotto in collaborazione tra Hong Kong, Cina e Corea del Sud. Per il 2012 abbiamo The Lost Bladesman, incentrato sulla figura del succitato Guan Yu, interpretato da Donnie Yen (甄子丹 Zhen Zidan), l’attore conosciuto principalmente per Ip Man.
Sempre per il 2012 abbiamo The Assassins che narra principalmente la storia di Cao Cao, passato alla storia come il cattivo di turno. Oltre ai film, esistono tantissime serie TV, opere teatrali, videogames, manga giapponesi e coreani, e altro ancora che riadattano la storia del romanzo dei Tre Regni.
Cronache sul bordo dell’acqua
Se il romanzo dei Tre Regni è pieno di personaggi molto popolari in Asia, Cronache sul bordo dell’acqua non è assolutamente da meno: le figure dei briganti sono usate, adesso come in passato, per decorare le tessere del mah jong e i mazzi di carte. La storia del libro non ricalca pedissequamente le cronache ufficiali, ma è piena di invenzioni romanzate.
I presunti autori sono stati Shi Nai’an e/o Luo Guanzhong, ma in realtà il romanzo è frutto di un’impresa editoriale avvenuta tra Suzhou e Fuzhou nel Cinque e nel Seicento. L’ultimo a mettere mano sul romanzo fu un certo Jin Shengtan (soprannome che significa “Il Saggio sospira”) che ci lascia il romanzo incompleto, purtroppo. Il tutto si svolge nella Cina dei Song del Nord, durante il regno dell’imperatore Huizong.
I jurchen, popolazione barbarica proveniente da fuori dei confini cinesi, avevano occupato la capitale, Kaifeng, prendendo così il potere; la Cina si trovava governata da funzionari e burocrati incapaci, avidi e corrotti, per cui la popolazione non poteva farci affidamento.
In un rifugio in riva alle paludi dei Monti Liang, una banda di briganti ha messo in piedi una base (che poi diventa una sorta di piccola città industriosa) per poter compiere azioni di brigantaggio: questi furfanti e filibustieri non sono soltanto criminali, ma veri e propri cavalieri erranti molto devoti a un semplice e disinteressato ideale, accorrendo dove l’ingiustizia opprime i deboli, gli inermi e gli indifesi, e ovunque ci sia la corruzione; sempre disposti, tra una battaglia e l’altra a concedersi solennissime e maestosissime sbronze.
Così ne parla l’autore “vivono di rapina come i funzionari, ma non sono così superbi e ingordi sfondati; e sono allenati dagli azzardi personali, che limitano l’insolenza e affilano l’ingegno. Magari qualcuno di loro è diventato canaglia solo per malasorte.”
Questa banda di briganti è composta da 108 personaggi principali, di cui 36 capi celesti 天罡星 (tiangangxing) e 72 spiriti malvagi della terra 地煞 (di sha); a guidare i briganti, l’impavido Song Jiang 宋江. L’intero romanzo è composto dalle storie di vita dei 108 personaggi (di cui soltanto tre donne); questi sono ben differenziati, tanto da imprimersi nell’immaginario collettivo e rappresentare comportamenti proverbiali.
Sebbene le loro origini sono le più diverse (artigiani, negozianti, osti, funzionari di basso rango, semplici lavoratori, emarginati, decaduti da famiglie nobili, pescatori), hanno in comune il sentimento della lealtà fraterna, nonché l’aver subito dei torti o delle persecuzioni da parte delle autorità; sono quasi tutti cultori delle arti marziali e amano mangiare e bere in abbondanza.
Nessuno di loro è in grado di sopportare le ingiustizie, per cui adottano tutti il concetto di giustizia personale; nessuno di loro è in grado di controllare le proprie passioni, per cui tutte le loro azioni si rivelano eccessivamente violente. Nonostante i loro difetti, i 108 briganti sono veri e propri eroi leggendari, raddrizzatori di torti subiti.
Il romanzo si apre con la scoperta di una pietra nascosta in un tempio daoista sopra una montagna; ad un certo punto la pietra salì alta nel cielo, si frantumò e 108 raggi d’oro si sparsero in ogni direzione: erano i 108 dragoni, i 108 briganti, i 108 eroi del mondo visto dal basso.
Nonostante la voluminosità, il romanzo è bellissimo e lo si legge tutto d’un fiato: lo consiglio vivamente!
Film
Dei Briganti esistono, purtroppo, poche e datate riproduzioni cinematografiche che meritano comunque di essere viste. La prima, del 1972, si intitola The Seven Blows of The Dragon, distribuita in Italia con il nome Piedi d’Acciaio.
La trama è molto semplice: Dragone di Giada viene imprigionato da un pericoloso criminale; il capo dei 108 briganti, Sfera D’Oro, amico fraterno di Dragone di Giada, decide di intervenire con tutti i suoi uomini per salvarlo dalle grinfie del criminale.
Del 1992 abbiamo All Men are Brothers: Blood of the Leopard, la cui trama è molto più vicina alla storia originale, ma rimanendo sempre del genere arti marziali.
Lo Scimmiotto (o Memorie del Viaggio in Occidente)
Lo Scimmiotto è forse una delle opere più conosciute al mondo, fama dovuta al fatto di aver ispirato indirettamente l’anime e manga giapponese, Dragon Ball.
Il titolo originario di quest’opera è 西游记 (Xi You Ji), che andrebbe tradotto come “Memorie del Viaggio in Occidente”, ma che è stato tradotto in Italia (e non solo) come “Lo Scimmiotto”. Il romanzo è stato scritto da 吴承恩 Wu Cheng’En (1500-1582) nel sedicesimo secolo; Wu Cheng’En è conosciuto principalmente per Lo Scimmiotto, ma in realtà pare che abbia scritto diverse poesie, nonché altre opere di critica verso la società del tempo, opere che purtroppo sono state perse.
Wu Cheng’En, per il suo romanzo, si era ispirato al viaggio verso l’India (l’India era considerata Occidente per i cinesi) che compì il monaco 玄奘 Xuanzang alla ricerca dei sutra buddisti nel 629 d.C.. Wu Cheng’En disponeva di una larga messe di materiali; il suo libro originale, difatti, è molto lungo, quindi lo si legge sovente in testi compendiati. In questi testi ridotti, il numero originale degli episodi è rimasto intatto, tuttavia sono stati abbreviati in maniera quasi drastica, tagliando molte parti dei dialoghi.
Nella sua opera, il monaco Xuanzang (nel romanzo l’autore usa la traduzione in sanscrito del suo soprannome, Tripitaka), compie lo stesso viaggio del vero monaco ma lo fa insieme a dei compagni dai poteri sovrannaturali, tra cui questo fantomatico 孙悟空 Sun Wukong (Lo Scimmiotto), vero protagonista dell’opera, che darà vita a un grandissimo universo di rappresentazioni cinematografiche, teatrali e non.
Gli altri due compagni di viaggio sono 猪八戒 Zhu Bajie (Maiale degli otto divieti), tradotto come “Porcellino” e il demone fluviale 沙悟净 Sha Wujing (Sabbia consapevole della purezza), tradotto come “Sabbioso”. Dato interessante la presenza del carattere 悟 (wu) “risveglio” in tutti e tre i personaggi (Porcellino si chiama anche 猪悟能 Zhu Wuneng “Maiale che risveglia la potenza”). In realtà, c’è un quarto personaggio ad accompagnare Tripitaka: il suo cavallo, un principe drago figlio del Re Drago del Mare del Sud.
Questi tre personaggi si trovano ad accompagnare il monaco Tripitaka – e a proteggerlo dalle insidie e dai pericoli del viaggio – per espiare i peccati commessi.
Trama
Il romanzo consta di 100 capitoli e può essere diviso in quattro parti. La prima parte, che va dal primo al settimo capitolo, è un’introduzione alla storia principale. Narra la storia dello Scimmiotto di pietra, nato da una roccia, che si distingue per il suo coraggio portando il popolo delle scimmie nella Caverna del Sipario d’Acqua della Montagna dei Fiori e dei Frutti, diventandone così il re.
Questi imparerà l’arte del Dao, le 72 trasformazioni, imparerà a combattere e apprenderà i segreti dell’immortalità. Tanta era la sua potenza che decise di coniare per sé il nome di 齐天大圣 (Qitian dasheng) “Il Grande Saggio che Tende al Cielo”. Il suo potere crebbe a tal punto che decise di sfidare gli dei daoisti ma alla fine venne sconfitto e punito. Per riscattarsi, lo Scimmiotto dovrà aiutare il monaco Tripitaka nel suo viaggio verso l’India alla ricerca dei sutra; in questo viaggio, come già detto, verrà aiutato da Porcellino e Sabbioso.
Il romanzo è unico nel suo complesso di bellezza e illogicità, spessore intellettuale ma al contempo insensatezza. C’è un po’ di tutto: folklore, religione, storia, satira antiburocratica, poesia, allegoria.
Allegoria, sì, a mai finire: Tripitaka rappresenta l’uomo comune che annaspa e si divincola tra le difficoltà della vita; lo Scimmiotto rappresenta il genio arrogante e presuntuoso; Porcellino, gli appetiti della carne e la forza bruta; Sabbioso rappresenta la parte enigmatica dell’uomo, imprecisato e privo di colore.
È un romanzo bellissimo che merita di essere letto più d’una volta! Non mi soffermo sulle rappresentazioni cinematografiche perché ce ne sono veramente tantissime, basta cercarle sul web.
Il sogno della camera rossa
L’ultimo romanzo di cui parliamo in questo articolo è lo 红楼梦 (Hong Lou Meng) “Il Sogno della Camera Rossa”. Senza alcun dubbio, questo romanzo, composto da 120 capitoli, è il più grande e noto capolavoro del periodo della dinastia Qing (1644-1912), la dinastia di origini mancesi.
Più che camera rossa, la hong lou farebbe riferimento a una torre o una casa con un piano superiore, chiaramente entrambe di colore rosso; in simbologia buddista, tuttavia, simboleggia la vita sfarzosa, di lusso. Al piano superiore delle case, solitamente, dimoravano le donne di alto rango che, nascoste da un’ingegnosa parete di legno con dei fori, potevano osservare indisturbate i futuri pretendenti scelti dalle famiglie.
Il sogno a cui fa riferimento il titolo, invece, si trova all’inizio della narrazione; questo romanzo è noto anche come 石头记 (shitou ji) “La storia della pietra”. Secondo gli studiosi, due sarebbero i presunti autori del romanzo: i primi 80 capitoli sarebbero opera di Cao Xueqin 曹雪芹; gli altri 40, invece, sarebbero da attribuire a un certo Gao’E, che sarebbe stato anche l’editore dell’intera opera.
Si presume che Gao’E non abbia scritto nulla di proprio pugno ma che abbia lavorato sulle bozze lasciate da Cao Xueqin, morto prima di poter concludere l’opera (verrà pubblicata 30 anni dopo la sua morte).
Il romanzo vanta un numero di personaggi secondari incredibile (600 secondari e circa 40 principali), nonché una folta schiera di situazioni intrecciate; entrambi fattori che rendono la lettura particolarmente pesante (immagina dover ricordare tantissimi personaggi dai nomi in cinese!).
La storia, nonostante tutto, gravita attorno a una famiglia aristocratica del periodo che rivestiva diversi incarichi burocratici e amministrativi all’interno della non precisata città che in qualche modo sembra richiamare Pechino o Nanchino. Tra le tante storie d’amore narrate, sembra prevalere quella del triangolo amoroso tra il protagonista, Jia Baoyu贾宝玉, e due sue cugine.
Il romanzo, che sembra quasi autobiografico, ci fornisce una ricca serie di informazioni circa l’economia, la religione, la sessualità e la vita familiare aristocratica dell’epoca. La famiglia protagonista della storia si chiama 贾 Jia, omofono di 假 (jia) “falso, menzognero, mendace”, come a volerci dire che, nonostante la descrizione autentica e dettagliata della vita del periodo, si tratta di una storia fittizia, con personaggi altrettanto fittizi.
La trama
Il prologo (楔子 xiezi lett. “la contesa”), ambientato in un sogno, racconta della dea Nuwa 女娲 intenta a creare pietre per la volta celeste; una di queste pietre, essere senziente, rinasce sotto forma umana in una famiglia del mondo terrestre. Il protagonista dell’opera, la personificazione della pietra, 贾宝玉 Jia Baoyu, nasce con un pezzo di giada in bocca, infatti il suo nome tradotto sarebbe “Giada Preziosa”.
Cresciuto, Jia Baoyu si innamora prima della cugina Lin Daiyu 林黛玉, e poi della cugina 薛宝钗 Xue Baochai.
La famiglia Jia vive un periodo di splendore, seguito da un periodo di decadenza: personaggi che si suicidano o che muoiono di malattie. Il romanzo sembra uno specchio della vita: a un periodo di luce ne segue uno di ombra, e viceversa.
Nonostante non sia molto scorrevole, il Sogno della Camera Rossa merita di essere letto almeno una volta nella vita.
Photo Credits: Don’t Judge a Book by Its Spine by Derek Bruff