Questo articolo si basa sull’esperienza vissuta da genitori, bambini e giovani adulti espatriati che hanno vissuto di recente, o vivono tuttora, in Cina.
Se prendi consapevolmente la decisione di diventare un espatriato che vive in una qualsiasi parte del mondo, è meglio adottare la filosofia “accetta il posto in cui vivi”. Se tu ed i tuoi figli lo farete, otterrete molto di più dall’incredibile esperienza di vivere all’estero!
Cominciamo…
Avere un bambino è stressante!
Non fraintendermi: verosimilmente, si tratta di un’esperienza assolutamente indimenticabile nella vita di un genitore. Hai mai notato come quelli in procinto di diventare genitori appaiono raggianti quando aspettano un bambino? Danno l’impressione che galleggino su una nuvola di beatitudine.
Eppure, si tratta di prendere enormi decisioni che potrebbero influenzare te e la salute del tuo bambino. Per fortuna, hai la famiglia, gli amici, i colleghi, i vicini di casa e qualche estraneo che possono raccontarti quanto sia stata meravigliosa la loro ostetrica e dove hanno comprato il passeggino “must have”.
Naturalmente, dovranno dire la loro anche sui farmaci che alleviano il dolore del travaglio rispetto al “parto naturale”, sul parto naturale rispetto al taglio cesareo, sull’allattamento al seno rispetto al latte artificiale e su moltissimi altri argomenti, dal momento che, ormai, sono “esperti di bambini”. Ad un certo punto, non resta che zittirli tutti e prendere le decisioni che sono giuste per te, per la tua famiglia ed il tuo bambino.
Questo è quello che accadrebbe se partorissi nel tuo Paese natio. Qui in Cina gli espatriati attraversano gli stessi alti e bassi, dato che si tratta di un’esperienza simile, passando dall'”Evviva! Aspettiamo un bambino!” a “Oh merda! Aspettiamo un bambino in Cina!” D’accordo, forse non sono esattamente gli stessi alti e bassi.
Evviva! Sei incinta!
Il bello di avere un bambino in una qualsiasi parte del mondo è che puoi essere piuttosto sicuro che ciò accade da moltissimo tempo, perciò tutti hanno grande esperienza in merito. Se fai nascere un bambino in Cina, puoi anche essere confortato dal fatto che ci sono 1,3 miliardi di bambini cinesi che, una volta fuori dal grembo materno, se la sono cavata ed ora si aggirano per il Regno di Mezzo.
Tuttavia, prepararsi ad avere un bambino è comodo e tutto comincia con la ricerca di un’ostetrica che ti piace, o che almeno stimi, ma, cosa forse ancora più importante, un’ostetrica con con cui è possibile comunicare. Dopo tutto vuoi essere chiaro per quanto riguarda ciò che pensa sulle cure prenatali, sull’alleviare il dolore durante il travaglio ed in quali situazioni si debba procedere al taglio cesareo.
Vuoi anche trovare un ospedale relativamente vicino che disponga di personale che infonde fiducia e, ancora una volta, con cui tu possa comunicare facilmente. Ovviamente, questo ospedale deve soddisfare i tuoi standard per quanto riguarda la pulizia, le attrezzature moderne e, possibilmente, una buona caffetteria. Probabilmente, durante il travaglio, non noterai quanto sia pulito, o quanto buono sia il cibo, quindi, ancora una volta, forse la capacità di comunicare è realmente la cosa più importante.
Mi capita di vivere a Shenzhen, un posto in Cina dove, effettivamente, hai la possibilità di far nascere un bambino nella Cina continentale, oppure ad Hong Kong (che, tecnicamente, è Cina, ma non dirlo ai suoi abitanti). La differenza sta nel fatto che Hong Kong ha delle radici occidentali, quindi, almeno teoricamente, sarà come nascere in Occidente.
Tra le famiglie di espatriati che ho intervistato per questo articolo, solo una aveva fatto nascere il proprio bambino nella Cina continentale e questo perché la madre è una nativa cinese. Tutte le altre famiglie che hanno fatto nascere i bambini ad Hong Kong hanno detto che, principalmente, erano soddisfatte dalla prospettiva di far nascere il propri bambini in Cina. E allora, perché hanno scelto tutti Hong Kong?
Hai indovinato: per le barriere linguistiche. In un caso, un papà che, tecnicamente, parla fluentemente il cinese, ha detto, “Se le cose cominciano ad andare male, vuoi essere in grado di comprendere appieno cosa stia succedendo.” Una madre ha detto: “Sono sicura che i cinesi sanno come far nascere i bambini, ma ero preoccupata dal non essere in grado di comunicare, soprattutto perché questo è stato il mio primo bambino e non sapevo cosa aspettarmi”.
Quando ho chiesto alla famiglia che ha fatto nascere il bambino nella Cina continentale il motivo per cui hanno scelto un ospedale qui, anziché un ospedale ad Hong Kong, hanno risposto: “Perché la lingua non rappresentava un problema per noi”. In altre parole: per loro era la stessa cosa.
Oh merda, aspettiamo un bambino in Cina!
E’ un caso che la Cina continentale offra gli stessi servizi di un posto occidentalizzato come Hong Kong? Se è così, perché le donne cinesi vanno negli Stati Uniti e, fino a 3 anni fa, attraversavano il confine di Hong Kong per andare partorire?
“Quando siamo arrivati [in Cina], gli ospedali di Hong Kong erano pieni zeppi di cinesi continentali che volevano partorire là … E’ stato stressante perché ho pensato che avrei dovuto partorire in Cina [continentale] per mancanza di medici e di servizi disponibili ad Hong Kong. Fortunatamente [per noi], la legge è cambiata improvvisamente e nessuna’altra cinese continentale ha potuto partorire ad Hong Kong, cosa che, in caso di necessità, ha reso disponibili tutti i medici e le strutture.”
Alcune fonti stimano che ben 20.000 donne cinesi partoriscano ogni anno negli Stati Uniti e posti come la Thailandia godono di fama mondiale per i medici o, in questo caso, per le maternità ed il turismo. Perciò, se la Cina “dispone di strutture”, perché tutte queste donne cinesi cercano un’alternativa molto costosa?
Si scopre che i genitori cinesi non sono necessariamente preoccupati dei servizi medici cinesi, ma le cinesi partoriscono negli Stati Uniti o ad Hong Kong perché cercano/hanno cercato di dare qualche chance migliore ai loro bambini (passaporto americano/ carta d’identità di Hong Kong) rispetto all’affollato Paese che è la Cina moderna.
Nelle città cinesi di primo livello ci sono ospedali o reparti VIP. Questi posti sono stati descritti come “più belli di qualsiasi altro posto in patria”, “le strutture sono come un hotel a 5 stelle”. Detto questo, documentati bene prima di finire in ospedale!
Oltre alla modernità delle strutture ci sono anche altri fattori da considerare. Sii consapevole, ad esempio, del calendario cinese. “La carenza di posti letto dipendeva dal fatto che era l’anno del Dragone e la gente voleva un ‘bambino dragone’ … Perciò siamo rimasti nel corridoio per circa tre ore”.
Al futuro papà ed agli altri familiari potrebbe esser vietato l’ingresso in sala parto. “[Mia moglie] è stata ricoverata in una stanza dove venivano monitorate le madri in attesa, ma nessun membro della famiglia è stato fatto entrare in quella camera … non mi è stato permesso di stare nella stanza dove mio figlio stava nascendo. Mia moglie era completamente sola”.
A parte tutto questo, vorresti avere un altro bambino in Cina? “Assolutamente sì, ma non sono sicuro se sceglieremmo Hong Kong o la Cina [continentale]. Il consiglio che darei a chiunque per partorire qui sarebbe quello di dare uno sguardo alla propria assicurazione e vedere che cosa è coperto. [In alcuni casi] è molto, molto più economico partorire e ricevere cure prenatali in Cina [continentale], piuttosto che ad Hong Kong.”
E, vorrei aggiungere, trovare un traduttore che reputi capace di comunicare i tuoi bisogni in maniera adeguata.
Lo scandalo del latte (artificiale) del 2008
Una delle principali preoccupazioni dei genitori espatriati e di quelli cinesi riguarda lo “scandalo del latte artificiale del 2008”. Questo scandalo ha interessato il latte artificiale tagliato con la melammina, una sostanza chimica utilizzata per produrre plastica e fertilizzanti. L’NBC news ha descritto il processo in questo modo: “il prodotto chimico sembra apportare un contenuto proteico superiore quando lo si aggiunge al latte, con conseguente carenza di proteine”.
L’Associated Press ha denunciato:”Sei bambini sono morti a causa dei calcoli renali e di altri danni a carico dei reni e si stima che 54.000 bambini siano stati ricoverati in ospedale”. Secondo il The Guardian è da addebitare al latte contaminato la responsabilità nel “causare patologie in quasi 300.000 altri bambini”.
Più di sette anni dopo, ogni volta che attraverso il confine tra Shenzhen ed Hong Kong, vedo famiglie di cinesi ed espatriati carichi di latte artificiale nella quantità permessa: 2 lattine per persona. Le nuove leggi di Hong Kong prevedono una multa fino a 64,500 USD ed una condanna a due anni di carcere per chiunque infranga il limite di esportazione del latte in polvere.
Una madre mi ha detto: “Siamo stati fortunati perché i miei genitori sono venuti a farci visita durante il 2° mese di vita [del mio bambino] ed hanno portato 12 lattine di latte in polvere nelle loro valigie”. Un altro ha detto: “Abbiamo spedito il latte artificiale dai Paesi Bassi”.
Per fortuna, non devi vivere necessariamente vicino ad Hong Kong o non devi farti spedire il latte artificiale dalla tua famiglia che vive in qualche parte del mondo, dato che i cinesi richiedono anche marche estere di latte artificiale. Secondo un articolo di Bloomberg, da marzo di quest’anno “La Cina … ha consumato un terzo dei 62 miliardi di USD delle vendite globali [di latte artificiale] stimate lo scorso anno”. Ciò significa che questi prodotti sono disponibili su ordinazione sui servizi internet cinesi come, ad esempio, Alibaba e Taobao.
Sono un bambino cinese
Di recente, alcuni dei miei amici espatriati hanno avuto un bambino qui in Cina. A volte immagino una conversazione, tra loro ed i futuri compagni di stanza del college, di questo tenore:
“Da dove vieni?”
“Beh, ho vissuto dappertutto”.
“Dove sei nato?”
“Sono nato in Cina”.
“Davvero! Non sembri cinese”.
“E’ vero, ma se fischi potrei cominciare a fare la pipì”.
Si scopre così che i cinesi sono maestri a fare la pipì nel vasino. Con grande disappunto di molti espatriati e di alcuni cinesi, farla nel vasino può essere una cosa pubblica. Ricordo che, durante la mia prima settimana in Cina, sono passato vicino ad un nonno che, tenendo sollevata una bambina sopra alcuni cespugli, le fischiava forte. Sentendosi abbastanza sicura, la bambina faceva la pipì sollecitata da questo fischio!
Ultimamente, molti genitori cinesi stanno abbandonando i pantaloni con l’apertura che facilita il fare la pipì ed optano per l’uso dei pannolini. Infatti, secondo un articolo del Wall Street Journal del 25 agosto, le vendite di pannolini cinesi sono aumentate di circa 5 miliardi di USD nel corso degli ultimi 5 anni.
Mi è stato raccontato che, l’anno precedente il mio trasferimento in Cina (2010), potevi vedere ogni giorno le donne straniere attraversare la frontiera tra Hong Kong e Shenzhen con le mani piene di pile di pannolini. L’anno che mi sono trasferito qui, sono riuscito a trovare i pannolini in tutti i negozi di alimentari. Ma, in puro stile cinese, “anche se i pannolini sono facilmente reperibili, non esiste un magazzino/scorte di magazzino in un posto particolare. Talvolta devi andare più volte nello stesso negozio, o in negozi diversi, per trovare i pannolini nella taglia e nel formato di cui hai bisogno”.
Il figlio di cultura terza e le ayi
Nell’ultima parte di questo articolo spiegherò meglio la definizione del termine Figlio di Cultura Terza (TCK). Questa definizione comprende il concetto secondo cui i bambini assimilano le norme culturali del Paese ospite. Per i neonati ed i bambini tutto ciò è in gran parte influenzato dalla Ayi di famiglia o dalla tata cinese.
Letteralmente “Ayi” significa zia e questo termine è ampiamente utilizzato per rivolgersi ad una donna appartenente alla “generazione dei propri genitori”. Non è un caso il fatto che questo vocabolo tradizionale si sia trasformato ed ora indichi la persona che si occupa della casa e dei tuoi bambini. Molti cinesi mi dicono che la loro Ayi è “stata con loro per anni” ed “è come un membro della famiglia”.
Molti espatriati la pensano allo stesso modo. “[La nostra] Ayi è così preziosa per noi. Siamo molto fortunati ad avere una persona così amorevole per nostro figlio e che farebbe qualsiasi cosa per lui “. “Il nostro piccolo ama la nostra Ayi e la considera parte della famiglia. Lei rappresenta un altro adulto degno di fiducia nella vita dei miei figli”. “La nostra Ayi ci ha aiutato moltissimo e credo di aver imparato molto da lei per quanto concerne il prendersi cura di un bambino nella cultura cinese.” “Apprezzo molto il forte rapporto che hanno [il mio bambino e la Ayi] e penso che siamo molto fortunati ad averla.”
E’ proprio vero che, generalmente, i cinesi sembrano avere l’amore per i bambini fortemente radicato nella loro cultura. Tuttavia, non è sempre così facile trovare l’accordo perfetto con una Ayi già al primo tentativo. La Ayi potrebbe essere la persona più dolce, ma ricorda: ci sono sempre alcune differenze culturali. Ad esempio, la frase: “Papà, la Ayi mi fa fare la cacca nei cespugli del parco giochi” potrebbe non essere vista di buon occhio.
Quasi due anni fa ho visto un ragazzino occidentale di circa 3 anni piangere mentre vagava nell’atrio del nostro palazzo. Non parlava l’inglese, ma, alla fine, abbiamo scoperto (con l’aiuto di una persona che parlava spagnolo) che si era svegliato dal suo pisolino e non aveva trovato nessuno in casa. La Ayi era uscita per far fare una passeggiata alla sorellina. Quando la Ayi è stata messa davanti a questo fatto, ha alzato le spalle. Suppongo faccia parte delle differenze culturali.
“Da quando io e mia moglie lavorano, la Ayi ha influito molto sulla vita di mio figlio. La Ayi darà piccoli spunti per “aiutare le nostre figlie ad imparare ad usare il vasino, ma anche a mangiare, dormire, giocare, ecc.” Naturalmente, la principale influenza a lungo termine che la Ayi avrà, la trovi nella lingua parlata.
La Cina è diventata rapidamente un centro economico mondiale e molti genitori espatriati sperano che i propri figli crescano come madrelingua cinesi. Dopo tutto, saranno come quei laureati che sappiano il cinese come i madrelingua e la profonda comprensione della cultura cinese potrà rappresentare un vantaggio in un nostro futuro non troppo lontano.
Formativo…
“Una parola che descrive ciò che ti ha fatto diventare chi sei.”
Mi sono trasferito a Boulder, in Colorado, quando avevo circa quattro anni e, anche se quell’esperienza è durata meno di un quarto della mia vita, ci penso con affetto, dato che quella è stata la mia prima casa. Ricordo ancora le amicizie che ho stretto e l’affetto profondo che la comunità nutriva nei miei confronti.
Quegli amici d’infanzia sono diventati adulti ed ora hanno la loro vita e dei figli. Una volta diventato adulto, ho visitato Boulder diverse volte e Thomas Wolfe ha ragione quando dice: “Non puoi tornare a casa un’altra volta.” Le persone crescono ed i posti si trasformano, ma la Boulder della mia infanzia è eterna.
Quando io e mia moglie abbiamo deciso di trasferirci in Cina con nostro figlio di tre anni, una delle mie principali preoccupazioni era “come sarebbe stato per lui crescere senza la sua ‘Boulder’.” Di certo mi sbagliavo. Stavo solo proiettando la mia infanzia sul suo percorso di vita ancora tutto da definire.
La verità è che tutti noi abbiamo la nostra Boulder. Noi tutti condividiamo un momento formativo della vita in cui i ricordi e le esperienze iniziano ad acquisire un contesto e a rimanere con noi mentre diventiamo adulti. Per mio figlio, a questo punto della sua giovane vita, la sua Boulder è Shenzhen, in Cina.
I bambini assorbono tutto ciò che li circonda e noi, in qualità di genitori, cerchiamo di aiutarli a trovare un contesto, in modo che imparino e crescano dalle loro esperienze. Ma noi non siamo gli unici da cui i bambini imparano. Possono avere una baby-sitter, avranno numerosi insegnanti, verranno sicuramente influenzati dai loro compagni e dalla cultura/società nella quale vivono.
Con tutte queste forze esterne all’opera, ciascuno di noi trova in qualche modo un’identità.
David Pollock e Ruth Van Reken, riferendosi ai figli di cultura terza, scrivono nel loro libro: “Per tradizione, la famiglia e la comunità rispecchiano le risposte e il bambino vede la sua immagine riflessa proprio in queste risposte.” Per i figli di cultura terza l’identità culturale può essere difficile “perché apprendono la cultura come fanno tutti gli altri: assorbendola dal contesto in cui vivono.”
Quando i bambini sono piccoli, i genitori controllano gran parte di questa esposizione alla cultura, decidendo, ad esempio, quale cibo far mangiare al figlio (o, almeno, quello che gli viene messo nel piatto), con chi giocare, il contesto dove apprendere e, in ultima analisi, la cultura che li circonda.
Quando i bambini diventano giovani adulti, quel “controllo” si trasforma in una loro maggiore responsabilizzazione, anche se continuano a respirare la cultura che li circonda e li influenza così impercettibilmente che, a volte, la cosa passa inosservata. Ecco perché i primi anni di formazione di un bambino sono così importanti.
I genitori espatriati che si trasferiscono in Cina, spesso si trovano davanti all’ignoto. Se sono fortunati, possono contare su una nuova comunità di espatriati che, probabilmente, non hanno mai incontrato. Queste persone, come i loro predecessori, sono propensi a fare una ricerca su internet che offre scarsi risultati.
Attraverso le esperienze dei genitori cercheremo di contribuire a rispondere alle domande: “Quando arriveremo in Cina, mio figlio cosa mangerà, con chi giocherà e dove imparerà?”
Il cibo…
Il cibo, ovvero il primo incontro del bambino con quello che appare un controllo. I genitori descrivono questo controllo in modi diversi:”schifiltoso”, “schizzinoso”, “testardo”, ma, in realtà, è tutta una questione di controllo. Un nutrizionista mi ha detto: “I bambini non si lasciano morire di fame”, ma questo non significa che i figli hanno intenzione di facilitare le cose ai genitori.
Per fortuna (o purtroppo), puoi trovare McDonalds in ogni angolo della terra e questo può diventare una pausa nella sperimentazione della cultura locale attraverso il cibo.
Non necessariamente i bambini pensano che il fast food sia “buono”. Come ha detto un genitore: “La presentazione è un fattore importante nella capacità dei nostri figli di accettare cibi diversi. Dando loro la possibilità di scegliere, mangerebbero sempre bastoncini di pollo, se potessero, sia qui in Cina che una volta tornati negli Stati Uniti!”
Naturalmente, ci sono anche bambini dal palato audace. “I miei ragazzi sono piuttosto abituati a mangiare cibi provenienti da molte culture.” Oppure alcuni genitori hanno negoziato con successo la regola “devi assaggiare almeno un boccone di tutto”. Ma quando i genitori dicono: “Mio figlio assaggia di tutto,” mi viene subito in mente lo street food asiatico come, ad esempio, le uova fecondate, i vari tipi di insetti fritti e la carne di cane.
E’ vero, la Cina può essere un’avventura culinaria estrema sia per i figli che per i genitori. Si dice spesso che i cuochi cinesi sperimentino tutte le parti di qualsiasi animale. Inoltre, a volte sembra che quanto più sia strana la parte di un animale, tanto più la si considera una prelibatezza.
“Nel nostro Paese non è comune vedere il pollame servito con la testa o le zampe ancora attaccate.” Questo genere di cose può richiedere un po’ di tempo per abituarcisi.
In definitiva, il cibo è un’esperienza e rispecchia la cultura di ciascuno di noi. In altre parole, i bambini cinesi non ci pensano due volte al fatto che la testa e le zampe vengano servite con il pollo e che potrebbero addirittura assistere ad una lotta a tavola per chi riesce a mangiarle per primo!
Inoltre, se vedono un cane macellato al mercato, non pensano di mangiare un animale domestico.
E’ probabile che i ragazzi occidentali cresciuti in Asia, che hanno sperimentato e visto molti cibi diversi, si adattino: “Entrambi i miei figli amano il cibo cinese! A loro piacciono soprattutto i ravioli e la zuppa di spaghetti cinese e preferiscono il riso alle patate ed alla pasta.”
Tuttavia, anche per i ragazzi il troppo di tutto può essere eccessivo: “Nell’arco del primo anno trascorso in Cina abbiamo mangiato riso al vapore assieme ad ogni pasto e, da maggio, i miei ragazzi non vogliono più vedere il riso bianco.”
Molti ragazzi asiatici mangiano le alghe disidratate come spuntino, così come i ragazzi americani mangiano frutta disidratata. “Un amico di nostra figlia ha diviso la merenda con lei…calamari piccanti aromatizzati alle alghe. Nostra figlia non scalpitava dalla voglia di assaggiare questa merenda, ma sapeva che era educato mangiarne un po’, anche se, effettivamente, l’assaggio non le è piaciuto.”
Aggirarsi nella mensa di una scuola internazionale è un’esperienza chiarificatrice sul rapporto che i bambini hanno con il cibo. I bambini coreani mangiano il kimchi piccante/acido, i bambini giapponesi mangiano il pesce essiccato/salato con il riso, oppure i ragazzi americani mangiano il PB&J sandwich. Naturalmente, questi ragazzi potrebbero mangiare in qualsiasi momento anche la pizza!
Il cibo è un primo grande passo per comprendere una cultura ed è il modo più semplice per integrarsi e trovare amici tra la popolazione del posto. “La madre di uno dei compagni di classe di mia figlia ci ha insegnato come cucinare le costine di maiale in agrodolce. Un altro amico ci ha invitato a fare i ravioli.”
Ogni cucina ha anche i suoi lati negativi. Negli Stati Uniti, ad esempio, alcuni genitori possono sentirsi come se ci fosse una “quantità infinita di cibo fortemente malsano a buon mercato che fissa” tuo figlio negli occhi e “nostra figlia tende a preferire il cibo insipido e lo zucchero, come fa la maggior parte dei ragazzi americani.”
E’ bene essere consapevoli del fatto che, dall’altra parte del pianeta, additivi quali il glutammato monosodico (MSG) sono ancora ampiamente utilizzati.
“Le normative e le direttive alimentari sono molto più severe nel Regno Unito che qui in Cina, di conseguenza, in Gran Bretagna ci sono molti meno additivi negli alimenti. Abbiamo scoperto, soprattutto con la nostra figlia più piccola, che, in Cina, alcuni alimenti e bevande influiscono enormemente sulla sua concentrazione e sul suo umore.”
Una delle maggiori lamentele che un espatriato fa sul cibo cinese è la quantità di olio nel piatto. “Nostra figlia ha mangiato spesso cibo giapponese e cinese, perciò il trasferimento non è stato difficile per quello che riguarda il gusto. Ciò che è risultato differente a Shenzhen è il livello di untuosità. Nella provincia del Guangdong usano una notevole quantità di olio nei cibi.”
Sebbene molti piatti di alcune zone della Cina possano essere grassi, ricordati che la Cina è un grande Paese e che il cibo regionale può variare da luogo a luogo. “Abbiamo viaggiato in Cina, abbiamo assaggiato molto cibo cinese. Ai nostri bambini sono piaciute di più le alternative che abbiamo trovato fuori della provincia del Guangdong.”
Bisogna tener presente anche le allergie alimentari: “Pensiamo che sia impossibile mangiare cibo tradizionale cinese in Cina se siamo allergici alle noci o al mais.” Questo genitore ha prontamente ammesso che il problema dell’allergia potrebbe essere una questione meno importante se potessero comunicare meglio con il personale del ristorante.
Il gioco…
Per gli adulti la comunicazione può essere la chiave per evitare molte situazioni fastidiose o frustranti all’interno di un Paese straniero, ma per i ragazzi più giovani la barriera linguistica rappresenta raramente un problema. “I bambini usano la lingua internazionale del gioco.”
I genitori riferiscono che, quando i figli sono in viaggio e si trovano al di fuori dalla zona di comfort (ad esempio la scuola o il quartiere), spesso giocano con “tutti i bambini che trovano” e la lingua non rappresenta quasi mai un problema. “Quando non sanno come comunicare, lo fanno nella loro lingua madre ed indicano o gesticolano per comunicare il significato.”
Ovunque nel mondo i bambini fanno generalmente amicizia nell’ambito del contesto a cui sono esposti. Nella maggior parte dei casi tale contesto è a scuola, tra gli amici di famiglia e tra i colleghi di lavoro dei loro genitori. “Nostro figlio ha un sacco di nuovi amici da quando viviamo vicino alla sua scuola materna in Cina. Ora che ci siamo trasferiti da un’altra parte, ha bisogno di rifarsi degli amici.”
Un’altra situazione ideale per fare nuove amicizie è quella di coordinare attività sportive e club. “Uno sport di squadra integra facilmente un bambino nella comunità, tant’è che, due settimane dopo che mio figlio ha iniziato la scuola, ha già fatto nuove amicizie”. Ma le squadre sportive ed i club possono risultare difficili da trovare in un Paese straniero.
Quasi tutti i genitori espatriati che non sanno leggere i caratteri cinesi, mi hanno detto di aver scoperto la maggior parte dei club e delle attività sportive tramite il passa parola nella comunità degli espatriati. Anche se fai una ricerca sul web e trovi qualcosa di interessante, i genitori dicono che dovresti chiedere ad altri espatriati se questo qualcosa esiste ancora e qual’è la qualità del programma.
Anche se potrebbe essere vero che “la Cina possiede le peggiori risorse online per gli espatriati”, è anche vero che, se tieni gli occhi e le orecchie aperte, ci sono molte opportunità, “C’erano così tante opportunità, che ho visto i figli dei miei amici tornare a casa facendo cose che noi non potevamo fare qui. Ma, se guardi bene, puoi trovare un po’ di tutto.”
A volte può sembrare che, per i bambini, ci siano meno opportunità per giocare liberi in un’area così densamente popolata. Perciò, le attività strutturate possono rivelarsi utili: “In questo momento nostro figlio pratica la scherma, il basket e frequenta un corso per costruire i robot. In precedenza era solito andare a lezione di Lego, di pittura e di artigianato.”
Anche se qui il gioco potrebbe essere diverso dalle strade e dai parchi tranquilli di Boulder, i bambini troveranno il modo di giocare. Infatti, se tuo figlio frequenta una scuola internazionale con pochi o senza bambini cinesi, giocare nel cortile del complesso residenziale dove vivete potrebbe essere proprio la loro migliore opportunità per creare un legame con i bambini cinesi.
“Quando scendiamo al parco giochi, nostra figlia socializza con chiunque trovi. Non importa se parlano cinese o qualsiasi altra lingua.” La maggior parte dei genitori vive questa stessa esperienza, dopo tutto è la Cina e ci sono milioni di bambini cinesi amichevoli che amano giocare tanto quanto i nostri ragazzi.
“I bambini non provano vergogna nell’avvicinarsi ad altri bambini, non importa quale lingua parlino o da quale paese provengano. Perciò i nostri figli giocano spesso nel parco giochi del nostro complesso residenziale con bambini che parlano francese, giapponese e cinese. Sebbene esista una barriera linguistica, non hanno problemi!”
Dunque, che importa se tuo figlio va d’accordo con un bambino cinese o con un’altra famiglia che non parla la tua lingua madre?” I nostri figli hanno interagito e giocato con i bambini del posto al parco giochi, ma la barriera comunicativa tra me e la loro Ayi e/o i loro genitori di solito ci impedisce di portare avanti qualsiasi ulteriore contatto.”
Naturalmente volere è potere: “Nostra figlia voleva giocare con una ragazza cinese che ha incontrato. Sia lei che la sua famiglia parlano molto poco l’inglese e noi parliamo molto poco il mandarino … comunichiamo soprattutto con la mimica ed il linguaggio del corpo. Ci vuole più coraggio per aprire un dialogo fuori della tua bolla di espatriato, ma i bambini costruiscono naturalmente quei ponti comunicativi.
L’Apprendimento…
L’apprendimento avviene nell’ambito di parecchi settori differenti e, per i bambini, di solito comincia a scuola. In Cina per gli espatriati ciò significa frequentare una scuola internazionale o una scuola privata cinese/inglese. Si tratta di due alternative valide a seconda della condizione finanziaria e del posto.
Le scuole internazionali seguono un piano di studi non cinese e/o internazionale. Molte comprendono il tanto celebrato International Baccalaureate Diploma Program (IBDP). L’IBDP è un programma di due anni destinato agli studenti delle scuole superiori di età compresa tra i 16 ed i 19 anni e viene descritto dalla rivista Time come “un programma rigoroso riconosciuto dalle Università di tutto il mondo”.
Tuttavia, questa formazione di fama internazionale può avere un prezzo salato. Ad esempio, alcune delle scuole internazionali situate nell’accogliente quartiere degli espatriati di Shekou (nella città di Shenzhen), che hanno l’IBDP, costano più di 20.000 USD per anno accademico. Molti genitori negoziano con i loro datori di lavoro ed vedono inserire questo costo nel loro contratto “del vivere all’estero”.
L’alternativa della formazione in una scuola internazionale sono le scuole private cinesi/inglesi. A volte può essere difficile indicare la differenza tra una scuola internazionale ed una scuola privata, dal momento che il termine “internazionale” appare nel nome di alcune scuole private. Molte di queste scuole private sono state costruite per essere destinate al crescente ceto intermedio ed alto della società cinese.
Uno dei vantaggi di queste scuole private è che puoi disporre di una comunità attiva, fatta di genitori cinesi alla ricerca di un programma accademico rigoroso nell’ambito della società cinese che risulta essere fortemente competitiva. Lo svantaggio può essere che, se la maggioranza degli studenti non parla fluentemente l’inglese, ciò può rallentare i progressi nelle aree tematiche che vengono appunto insegnate in inglese.
Un genitore mi ha detto che in queste scuole private il numero dei ragazzi presenti in classe si aggira solitamente tra i 25 ed i 35 studenti. Il rapporto studenti-insegnante è decisamente migliore del rapporto 1:50+ di una scuola cinese. Al contrario, la “migliore” scuola internazionale in città vanta un numero medio di 18 studenti. Per dirla semplicemente, la cura più attenta di ogni singolo studente costa di più.
Molti genitori osservano l’attuale contesto economico e ritengono che l’apprendimento della lingua cinese potrebbe essere un enorme vantaggio per i loro figli mentre crescono e si inseriscono nel mondo del lavoro. Non c’è dubbio che imparare un’altra lingua, oltre al tua, è un vantaggio e, se vai a vivere in un Paese straniero, quell’apprendimento è molto più facile, dato che hai la possibilità esercitarti nelle varie situazioni della vita quotidiana.
A scuola i programmi cinesi possono variare. Nella maggior parte dei casi, se non tutti, le scuole internazionali sono campus di lingua non cinese che, di solito, significa che il mandarino è considerato una lingua facoltativa. Molti genitori espatriati mi dicono: “Questo corso facoltativo non è sufficiente se vuoi che tuo figlio parli fluentemente una lingua difficile come il cinese.”
La maggior parte dei genitori che tiene a che i loro figli imparino il mandarino, assume un tutor che si aggiunge alle lezioni che si tengono a scuola. I bambini hanno una predisposizione naturale all’apprendimento di una lingua ed imparano molto più velocemente degli adulti. Anche se tuo figlio è riluttante allo studio di una lingua, apprende molto più di quanto tu possa pensare. “Per i primi due anni nostro figlio sembrava non imparare il cinese, ma poi, al terzo anno, di punto in bianco ha semplicemente cominciato a parlare!”
Alcuni ragazzi sono portati per le lingue, ma tutti i bambini hanno la capacità di apprendere una lingua ed alcuni ragazzi sono semplicemente timidi nel farlo. Parlare una lingua straniera, soprattutto tra i madrelingua, significa che a volte sembrerai un uomo delle caverne e, all’inizio, non riuscirai ad esprimerti pienamente. La gente del posto apprezza quando gli stranieri si sforzano di parlare la loro lingua e sono sempre disposti ad aiutarti.
Alcuni genitori che hanno figli d’età compresa tra la fascia prescolare e l’asilo, mi hanno detto che, considerata l’età dei loro bambini, hanno optato per una scuola cinese perché i ragazzi “in quella fascia d’età assorbono una lingua”. Dopo l’asilo hanno trasferito i figli in una scuola internazionale di lingua inglese ed hanno assunto un tutor per continuare ad incrementare i principi di base che il bambino ha imparato fin da piccolo.
Altri genitori insistono perché la loro Ayi (la bambinaia cinese) parli ai loro figli solo in cinese, altrimenti prendono una Ayi che parla solo cinese. Una Ayi non può essere solo una partner utile e paziente per praticare la lingua, dato che può anche essere una finestra per affacciarsi alla conoscenza della cultura cinese.
“Abbiamo imparato tanto dalla nostra Ayi per quanto riguarda le diverse festività cinesi, il cibo e le lingue.” C’è un altro tipo di apprendimento che si verifica nel bambino/rapporto con la Ayi ed è come trattare le persone, indipendentemente da quello che fanno per vivere.
“Un altro aspetto interessante nel giocare con gli amici che hanno una Ayi è che [nostra figlia] testa i limiti del loro comportamento adeguato … rispondendo, in particolare … perché lei nota che quel comportamento lo assumono quando la Ayi si prende cura di loro.”
E’ importante che genitori e figli trattino la Ayi con rispetto e che tutto ciò cominci nella giusta misura. “Siamo fortunati ad avere una Ayi pragmatica ed amorevole. E’ stata con noi fin da prima della nascita del nostro secondo figlio, perciò si prende cura dei nostri figli come se fossero quasi i suoi. Sì, lei è spesso accondiscendente, ma, se necessario, è anche severa.”
Numerose sono le emozioni che entrano in gioco quando assumi qualcuno che si prenda cura della tua famiglia, ma ricorda che è sempre un lavoro. Proprio come avviene in qualsiasi ambiente lavorativo, se il rapporto non funziona o la qualità del lavoro non soddisfa le tue aspettative, allora le vostre strade dovrebbero dividersi.
“La nostra prima Ayi era un po’ pigra e poco collaborativa, avrei dovuto mandarla via diversi mesi prima di quando poi l’ho fatto … La nostra seconda Ayi è stata fantastica … in altre parole amava mio figlio. Gli ha insegnato un po’ di mandarino, lo portava fuori a giocare e le piaceva molto passare il tempo con lui. Giocava con i bambini e li trattava bene. Eravamo tutti tristi quando ci siamo trasferiti. Lei ha pianto quando l’abbiamo salutata ed ero così commosso dalla cura ed il riguardo che ha avuto per la nostra famiglia”.
Non puoi apprendere la cultura in un’aula scolastica, la cultura deve essere vissuta. Vivere all’estero può rappresentare una straordinaria opportunità per entrare in sintonia con qualcosa che ti è totalmente estraneo. Sii paziente, educato, curioso e preparati perché, qualche volta, verrai sconvolto. Un padre mi ha detto che, mentre stava affrontando una “giornata cinese” particolare, si era semplicemente messo a fischiettare la canzone di Bobby McFerrin “Don’t Worry Be Happy”.
Se sei paziente e tieni a mente che quello non è il tuo Paese, allora le cose vanno relativamente bene, ma vivrai dei giorni in cui la frustrazione trabocca e, quando ciò accade, fischietta semplicemente una melodia e ricordati che domani è un altro giorno.
In generale i cinesi sono molto buoni con i bambini. “Ci piace tantissimo vivere qui con i bambini! Questa cultura adora i bambini e, quasi sempre, quando andiamo a cena la cameriera prende i nostri figli e li porta a fare una passeggiata, o si accovaccia per parlare con loro scherzosamente.”
A volte l’attenzione che i bambini stranieri ricevono è eccessiva. “I miei tre figli sono adorabili, piccoli e biondi. Sono stati fotografati, toccati, accarezzati e, in alcune occasioni, presi in braccio … non c’era nulla che sembrava pericoloso o malizioso, ma i nostri figli erano un po’ a disagio e, durante il secondo anno di permanenza, il loro fastidio ed il voler evitare certe situazioni sono aumentati. Così, quella che era iniziata come un’esperienza lusinghiera, si è trasformata in un’esperienza frustrante.”
Stabilisci dei limiti, parla con i tuoi figli di ciò in cui si sentono a loro agio e sii educato. “Le prime parole cinesi che ho usato qui sono state ‘Bu Yao’ (non vuole) quando era evidente che mio figlio non voleva farsi fare una foto per la quinta volta nel giro di pochi metri.”
Se sei chiaro su questi limiti, avrai dei problemi solo di rado. “Poiché i cinesi sono così amorevoli con i bambini, sono sempre calorosi quando li portiamo in un ristorante o da qualche altra parte. Le Ayi delle altre famiglie sono sempre felici di accudire i bambini, sono gentili ed affettuose con [nostra figlia] e la fanno sentire speciale.
Vivere all’estero o, in questo caso, sul “Pianeta Cina”
Per la stesura di questo articolo abbiamo intervistato più di quindici famiglie. Alcune hanno vissuto in Cina solo per qualche mese, mentre altre ci sono state per più di dieci anni. Quando hanno saputo dell’articolo, non solo sono stati felici di aiutarci, ma molte hanno anche detto “Avrei voluto leggere qualcosa del genere prima del mio arrivo” e “Non vedo l’ora di leggerlo, posso sempre sfruttare qualche consiglio su come vivere in Cina.”
Una cosa molto chiara, in quasi ogni parte del mondo, è che ci sono persone sempre disposte a dare aiuto, a prescindere che si tratti di gente del posto o espatriati. Durante le nostre prime settimane in Cina io e mia moglie siamo stati avvicinati da gente del posto ed espatriati che ci hanno offerto il loro aiuto in una determinata situazione. Spesso ci siamo sentiti come se avessimo avuto la parola “nuovo” stampata sulla fronte e, a volte, ci sentivamo persi.
Oggi, come veterani che vivono in Cina da cinque anni, cerchiamo di ricambiare il favore quando ci è possibile. Mi capita spesso di dire alla gente che la felicità la trovano accettando il posto in cui vivono, ovunque esso sia. Ci sono aspetti positivi e negativi in ogni posto della terra, perciò accettalo per quello che è e non per quello che non è. Sembra che io non sia il solo a sposare questa filosofia…
Ecco alcuni consigli amichevoli dati da un genitore all’altro:
“Fai le valigie e non guardarti mai indietro, visto che sarà un’avventura straordinaria che ti darà una vita di nuovi ricordi! Basta essere sicuri di cercare la cultura, il cibo e le tradizioni del posto ed essere pronti alle sorprese che certamente arriveranno.”
“Cerca e comprendi bene i limiti della vita in un Paese comunista/socialista, piccole cose come la connessione Internet e la mancanza di poter scegliere dove fare la spesa quotidiana possono essere frustranti.”
“Devi imparare ad adattarti! Devi avere una mentalità aperta, le cose non sono uguali come a casa, iscriviti a molti club, dato che puoi fare amicizia con altre persone nella stessa situazione.”
“Arriva preparato, leggi molto sulla cultura del posto prima di arrivarci. Lascia casa tua nel tuo Paese d’origine, viaggia leggero ed abbi una mentalità aperta.”
“Sarà diverso, la gente si comporterà in maniera insolita, ma non giudicare (a parte lo sputare, cosa a cui non mi abituerò mai).”
“Rilassati. La vita sarà più facile e più divertente se accetti semplicemente il fatto che la cultura cinese è diversa dalla tua e che molte cose potrebbero non avere senso per te o potrebbero persino offenderti. Fa’ un respiro profondo e vai.”
“Sii gentile. Ricordati che sei un ospite nel Paese di qualcun altro. Che ti piaccia o no, sei un ambasciatore per tutti gli stranieri. Se sei maleducato o irrispettoso nei confronti dei cinesi, nessuno ne esce vincitore.”
“Entra in un circolo ricreativo di espatriati come lo SWIC (Shenzhen Women’s International Club). I nuovi arrivati possono trarre gran beneficio dall’esperienza degli espatriati che hanno fatto la stessa cosa uno, due o tre anni prima. Ci sono sempre persone nel circolo che possono rispondere a qualsiasi domanda un nuovo arrivato possa avere.”
“Metti in valigia meno cose tue per poterci mettere più oggetti speciali di tuo figlio. Avere i suoi Lovies, i libri, i giocattoli, le coperte, le immagini, i vestiti alla moda … facilita il trasferimento.”
“Esprimi sistematicamente i tuoi sentimenti. Controlla e vedi come lo fanno. Quando ci siamo trasferiti, mia figlia ha iniziato a comportarsi come una “viziata” e non siamo riusciti a capire da dove provenisse tale comportamento. Un veterano del vivere all’estero con i figli ha detto: “Sai … probabilmente quello è il suo unico modo per dimostrarti che dentro di sé si sente di merda.” E’ stata una folgorazione e quando quella stessa sera ci stavamo facendo le coccole, le abbiamo chiesto come si sentiva il suo cuore. Si sono spalancate le porte. Assicurarti che i tuoi bambini sappiano che è un bene ammettere che a loro non piace stare lì o che non si sentono benissimo. Condividi con loro i tuoi giorni difficili, in modo che sappiano che ti fa piacere condividere con loro anche loro momenti difficili. Comunicate costantemente.”
“Assicurati di crearti una vita all’estero migliore della tua vita in patria. Può essere un sacco difficile vivere all’estero. Fa schifo provare nostalgia della famiglia. Quello che non fa schifo è che cerchiamo consapevolmente di essere più presenti e di trascorrere più tempo concentrandoci l’uno sull’altro. Eravamo così occupati e stressati a casa. Qui, cerchiamo di fare le cose un po’ diversamente. Fa’ ogni giorno una cosa in modo diverso rispetto a come la facevi a casa…un po’ meglio. Quei piccoli momenti di gioia portano ad una migliore qualità della vita.”
“Stai per trascorrere del tempo in Cina. Durante questo periodo, quando le cose frustranti accadono più velocemente di quanto possa elaborarle, fa’ un patto di famiglia. Vai a casa, chiudi a chiave la porta, tuffati sulle scaglie di cioccolato e cena con una coppa di gelato. Qualsiasi cosa vada bene per la tua famiglia… sintonizzatevi semplicemente fuori dal mondo e rannicchiatevi insieme. Domani è sempre meglio di oggi ed in Cina ogni giorno può essere così diverso. Quando lo cose non vanno, non vanno. Quando le cose vanno bene…non c’è nulla di più bello dello dello stare a casa. Nulla.”
“Fai studiare il cinese ai tuoi figli e cerca di farlo anche tu. La barriera linguistica è una dura realtà quando ci si trasferisce in Cina. Ci sono posti dove vivono un sacco di stranieri e lì la barriera sarà meno insormontabile. Tuttavia, fa’ che i tuoi figli imparino una nuova lingua, anche se per te risulta difficile. Li aiuterà più avanti nella vita!”
“Quando devi svolgere del lavoro d’ufficio o devi chiedere dei documenti, assicurati di conoscere una persona cinese, oppure un’agenzia, che ti possano aiutare. Non vale la pena e non è necessario vivere un’esperienza molto frustrante.”
“Iscriviti a gruppi online su Facebook o su altri social per condividere le esperienze e fare domande a persone che si trovano nella tua stessa situazione.”
“Vorrei avvisarti che una comunità di espatriati è, al tempo stesso, una benedizione ed una maledizione. E’ meraviglioso contare su quelli che parlano la tua lingua, che pensano e agiscono come fai tu, ma questo ostacola l’inserimento nella nuova cultura. Vivrai entrambi gli aspetti, ma, a volte, bilanciarli è difficile ed è più facile non aprirsi.”
“Manteni un atteggiamento positivo e non aspettarti che tutto sia proprio come era a casa. Fatti degli amici nel nuovo posto dove vivi e non aver paura di fare domande, anche se pensi che potrebbero essere sciocche. Inoltre, ricorda sempre che non importa dove o quanto lontano tu vada perché sei ancora qui sulla terra!”
“Figli di Cultura Terza”
“Imagine there’s no countries…it’s easy if you try…”
Queste sono le parole di colui che si descriveva come un sognatore e un viaggiatore del mondo: John Lennon. Tuttavia sono anche una realtà per tanti bambini, perché per loro non ci sono i paesi, c’è solo il loro mondo e l’ambiente circostante. Imparano dalla nascita – grazie alle loro esperienze, all’educazione impartitagli dai genitori, alla loro famiglia allargata, alle lezioni e agli insegnanti di scuola, alle regole e alle morali della loro società e ai loro simili – ad identificarsi come (inserisci qui la nazione).
Immagina che la scuola di tuo figlio abbia un corso internazionale o straniero. Immagina che la società che lo circonda sia totalmente estranea. Immagina che nel suo gruppo dei compagni non ci sia un solo bambino che venga dal suo stesso paese. Quando i genitori decidono di trasferirsi in un altro paese, non c’è bisogno che immaginino queste situazioni, ma devono fare i conti con la realtà di crescere un “Third Culture Kid”, un “Figlio di Cultura Terza”.
“Figli di Cultura Terza”, o TCK – il termine usato per descrivere i bambini che crescono in un paese straniero – è stato presentato per la prima volta da David Pollock e Ruth Van Reken nel loro libro Third Culture Kids: Growing Up Among Worlds. Pollock e Van Reken offrono molti dati, storie e informazioni sui diversi tipi di TCK, davvero tanto materiale!
Dopo tutto, se ci pensi, tutti, dai missionari ai militari, agli espatriati hanno scritto e raccontato esperienze di vita e di lavoro all’estero delle loro famiglie per migliaia di anni… anche senza Facebook! Ogni storia è unica per la persona, la situazione, e il tempo, ma come Pollock e Van Reken mostrano, ci sono punti in comune che uniscono queste persone a prescindere dal paese e dal posto nella storia.
Ti stai ancora chiedendo chi è un TCK, o, per lo meno, la definizione che lega tutte queste storie in un’etichetta comune? L’uomo che ha coniato questa etichetta lo definisce così: “Un Figlio di Cultura Terza (TCK) è una persona che ha trascorso una parte significativa degli anni della crescita fuori dell’ambiente culturale dei genitori. Il TCK costruisce spesso relazioni con tutte le culture, pur non possedendone nessuna del tutto. Anche se gli elementi delle varie culture possono essere assimilati nell’esperienza di vita del TCK, il senso di appartenenza si sviluppa in relazione a chi ha un passato simile”.
Perciò, se guardi al mondo in cui viviamo, potresti pensare che un bambino che cresce con un background internazionale potrebbe avere una marcia in più riguardo ad adattabilità, empatia culturale e lingua. Voglio dire, una persona del genere potrebbe diventare da un membro del Congresso poco conosciuto a un presidente degli Stati Uniti d’America da due mandati. Beh, sappiamo che questo è certamente UN risultato, e, naturalmente, Barack Obama non è l’unica storia di TCK di successo.
C’è un altro lato della medaglia, però, soprattutto per i genitori. Voglio dire, tua figlia – di Cultura Terza – potrebbe diventare famosa per essere “la donna che ha fatto sciogliere i Beatles”. Sì, anche Yoko Ono è una TCK. Ma, scherzi a parte, sappiamo dai principi della teoria dell’identità sociale che le persone tendono a trovare conforto nell’accettazione, e, in generale, a sentirsi accettati da persone con un background simile. Allora, dove si collocano i Figli di Cultura Terza?
Pollock e Van Reken dicono che questo può “portare a sentimenti di sradicamento e dolore”. Tuttavia, poiché sono costretti a essere versatili e adattabili, diventano “sempre più sicuri”, e, grazie della tecnologia, i TCK tendono a trovarsi facilmente. Tendono inoltre a stringere amicizie forti e durature con i compagni anch’essi TCK, anche se di culture diverse. Credo che, come nella maggior parte dei casi nella vita, dipenda dalla persona e dalla sua personalità.
Crescere in Cina
Poiché la tecnologia rende il nostro mondo ancora “più piccolo”, ci sono molti più TCK che mai prima d’ora. I genitori che vogliono lasciare il loro paese e trovare opportunità all’estero sono spesso attratti dai mercati emergenti. E durante gli ultimi trent’anni non c’è stato nessun altro mercato emergente più grande della Cina. Tuttavia, vale la pena puntare gli anni della crescita di tuo figlio sulla Cina? Voglio dire… ci sarà un motivo per cui la gente l’ha soprannominata “Pianeta Cina”.
Lo psicologo Richard E. Nisbett, nel suo libro Geography of Thought: How Asians and Westerns Think Differently, spiega che i bambini occidentali e quelli orientali sono differenti persino a livello congenito. In altre parole, è possibile che il nostro DNA abbia realmente tramandato nei millenni il modo in cui percepiamo il mondo, e che questa percezione, nel corso del tempo, abbia creato una cultura unica in oriente e una in occidente.
Tenendo lo studio di Nisbett a mente, non è difficile immaginare allora che le società che stanno costruendo queste culture durante migliaia di anni siano fondamentalmente diverse le une dalle altre. Perciò, da adulti, quando proviamo uno “shock culturale” non dipende soltanto dal fatto che abbiamo ricevuto un’educazione diversa, ma dal fatto che le nostre percezioni di base vengono sfidate. Questo ha senso se consideriamo che anche i bambini molto piccoli possono avere uno shock culturale, anche se totalmente diverso da quello degli adulti.
Vivendo in una comunità di espatriati difficilmente passa un giorno senza che mi trovi in una conversazione o che ascolti una conversazione che inizia così: “Loro (cioè i cinesi) non sanno…” guidare, buttare la spazzatura, essere educati, e così via. Naturalmente, queste affermazioni sono evidenti generalizzazioni, e sì, non sarà mai come nella tua città.
Semplicemente i cinesi sono fortemente radicati nella loro cultura (antica 5.000 anni). Parte di questa personalità culturale comprende l’adattabilità, anche se a modo loro. Pertanto, vivendo in Cina si può letteralmente vedere questa società cinese moderna, che in realtà ha soltanto 40 anni, che fa a gara per “mettersi al passo” con le leggi internazionali, mentre rimane aggrappata alle tradizioni. Questi due aspetti possono essere a volte diametralmente opposti, per cui c’è una lotta sociale costante.
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Ilaria dice
Noi abbiamo deciso di tornare (venire, per mio marito) in Italia per la nascita di nostro figlio, per cui la mia esperienza di “mamma” in Cina è stata limitata alla gravidanza.
All’epoca (nel 2016) vivevo a Shanghai e non avevo un bel contratto da expat che coprisse tutte le spese delle visite mediche (l’assicurazione avrebbe coperto parte delle spese del parto, ma solo come rimborso), quindi sono stata seguita da un ospedale cinese.
Nonostante la mia conoscenza del cinese mi sono trovata un po’ in difficoltà perché chiaramente tutto ruotava attorno all’ambito medico, che non è il mio campo e in cui avrei difficoltà a comprendere le problematiche anche in Italia, se non spiegate in modo molto semplice.
All’inizio è stato complicato capire dove dover andare per iniziare la trafila per poter esse seguita dal reparto di ostetricia (farsi dare il libretto della gravidanza dalla clinica di quartiere). Ho tentato di farmi seguire dall’ospedale generico più vicino a casa, ma non ha funzionato. Sono stata seguita meglio a un ospedale specializzato in ostetricia, più lontano, ma dove avevano un po’ più di pazienza. La cosa che mi ha scioccato di più è stata la domanda “vuoi tenerlo?” Alle prime tre visite che ho fatto a inizio gravidanza.
Per quanto per me insensato, ho compreso e accettato che non fosse possibile essere accompagnati alle visite, vedere le ecografie, tantomeno avere le stampe delle immagini (quando sono arrivata in Italia non sono stati contenti, dato che gli mancava lo storico delle prime 33 settimane di gravidanza, ma amen).
L’errore maggiore è stato andare in un ospedale che non avesse il reparto “internazionale” in lingua inglese perché ho avuto difficoltà ad avere il certificato medico obbligatorio per poter intraprendere il viaggio aereo di ritorno in Italia, che doveva essere in inglese e che l’ospedale che mi ha seguita non era autorizzato ad emettere. Un po’ di fortuna e un medico che ha avuto pietà di me mi hanno permesso di avere un certo medico all’ultimo momento.
SDC dice
Ciao Ilaria,
grazie per aver condiviso la tua esperienza, penso possa essere utile a tanti!
Marco dice
L’articolo parla praticamente solo di figli di coppie straniero/straniera.
Io sono italiano e mia moglie cinese, nostro figlio è nato in un ospedale cinese a Dongguan con parto cesareo (dopo oltre 8h di travaglio per un parto naturale).
Il vero problema che si trovano ad affrontare le coppie miste, come la mia, è che per i cinesi il bambino/a è automaticamente cinese e la doppia nazionalità non è ammessa… e pure rinunciare alla cittadinanza può non essere semplice se si vive in Cina… insomma i soliti casini cinesi creati dai cinesi che non puoi risolvere se non alla cinese…
Furio dice
Ciao Marco,
osservazione interessante.
Sì, l’articolo è scritto da Blue, che è sposato con una “straniera”. Quindi la usa prospettiva è più quella dei figli “100% stranieri”, se mi passi il termine.
Per quanto riguarda la nazionalità, penso che tuo figlio abbia un “vantaggio” rispetto ai figli di immigrati, nel senso che – se ho capito bene come funziona – a 18 anni potrà scegliere se prendere il passaporto italiano o cinese (mi sbaglio? Non sono assolutamente un esperto sul tema).
fabio dice
Articolo interessante. Non so se sia una cosa che sarà discussa in articoli successivi, ma penso per molti sia un problema il livello di inquinamento e come questo possa influire sulla salute dei figli.
Furio dice
Ciao Fabio,
non so ancora cosa abbia in programma Blue per i prossimi due articoli della serie : )
Paola dice
Buonasera, seguo le sue rubriche con tanto interesse, poiché mio marito, lavora in Cina (Wenzhou e Shenzen),
23 giorni al mese.
In totale 280 l’anno.
Grazie al suo lavoro di consulente internazionale , come libero professionista , le aziende , ritengono la nostra famiglia, loro membri.
Adoro la Cina e, con grande orgoglio, posso viverci diversi mesi all’anno in diverse trasferte.
Ogni volta che leggo le sue esperienze, mi aprono il cuore, perché adoro seriamente questo posto e il suo popolo, tanto disprezzato da tutti.
Popolo, dal quale ogni volta, porto a casa esperienze e tradizioni; dalla cucina , ai loro affetti.
La prego di continuare a tenerci informati.
Grazie di cuore.
Paola e Lauro Msrmiroli di Reggio Emilia.
Furio dice
Ciao Paola,
grazie per il messaggio : )))