Se cerchi su internet troverai centinaia di articoli che ti insegnano – o per lo meno cercano di insegnarti, – come imparare il cinese. Anche su questo sito web ne abbiamo già pubblicati una ventina.
Quest’articolo va però nella direzione opposta in quanto oggi ti illustrerò le strategie migliori per NON imparare il cinese. In altre parole, parlerò di tutti gli errori che ho fatto durante i miei quattro anni di studio del cinese.
Quindi, se sei in cerca di suggerimenti per imparare il cinese più velocemente o di un incoraggiamento da parte di qualcuno che ce l’ha fatta, allora quest’articolo non fa per te. Però aspetta prima di andare! Magari dai miei disastri potrai imparare a non commettere gli stessi errori. O potrai almeno farti una risata!
Studente a distanza
Tutto iniziò al principio del 2010 quando vinsi una borsa di studio europea per andare a fare il ricercatore in Cina. La borsa sembrava perfetta, almeno sulla carta: sei mesi di corso di cinese personalizzato in una delle migliori università di Pechino più un anno e mezzo di lavoro in università (come ricercatore, appunto). Si trattava dell’occasione perfetta per imparare il mandarino, una lingua che avevo sempre desiderato imparare, senza dover sacrificare la mia carriera.
Avendo ancora a disposizione qualche mese prima della partenza, decisi di iniziare a studiare la lingua per conto mio.
Il mio piano semplice e infallibile
Utilizzerò alcune applicazione per smartphone in modo da studiare durante il tragitto verso l’ufficio e, una a volta arrivato a casa, completerò una lezione del metodo Pimsleur al giorno.
Il risultato
Dopo un mese abbandonai senza aver imparato niente. Solo “Ni hao,” “pijiu,” “mifan” e “xie xie” (“ciao,” “birra,” “riso” e “grazie”). Ovvero le uniche parole che conoscevo già grazie al mio precedente viaggio in Cina.
Il motivo
App per lo studio del cinese: Hai mai fatto una ricerca per le parole chiavi “learn Chinese” su Google Play o l’i-Tunes? Esistono centinaia di app; il problema è che la stragrande maggioranza è completamente inutile, orientata ad insegnarti qualche stupida frase per turisti anziché porre le basi per l’apprendimento di una lingua così complessa come il cinese. Dopo un mese avaro di risultati abbandonai così abbandonato le app e, mentre andavo a lavoro, iniziai nuovamente a leggere il giornale.
Se sei interessato a conoscere le migliori app senza doverne provare migliaia prima di trovare quello che cerchi ti consiglio di leggere la nostra recensione delle migliori app per imparare il cinese (scritta dopo quattro anni di ricerca ed esperimenti).
Metodo Pimsleur: Il metodo Pimsleur è completamente basato su lezioni audio. Non vi è alcun materiale scritto. La ragione di tale scelta si basa sulla teoria secondo la quale quando impariamo una seconda lingua tendiamo a leggere con la stessa pronuncia che utilizziamo per pronunciare i suoni della nostra lingua materna e questo fatto rappresenta un enorme problema se si vuole arrivare a padroneggiare una lingua studiata.
Riuscii a concludere la prima lezione del metodo ma con la seconda non ci fu verso: mi addormentavo sempre a metà. Perché? Ma perché trovavo il metodo Pimsleur terribilmente noioso. Penso inoltre che non sia adeguato per il cinese in quanto si tratta di una lingua quasi impossibile da capire senza prendere in considerazione i caratteri, che sono una parte integrante di questo strano strumento di comunicazione chiamato “mandarino.”
Quindi, con un livello di cinese ancora prossimo allo zero, partii alla volta di Pechino.
Studente a tempo pieno
“Sei mesi di studio del cinese a tempo pieno… non ho mai passato così tanto tempo a studiare una lingua, e per giunta vivrò in Cina. Prima della fine del corso sarò perfettamente in grado di comunicare,” ricordo di aver pensato.
Ovviamente mi sbagliavo.
Il corso personalizzato
Uh? Stai parlando di quel metodo-mai-testato-prima-e-completamente-fallimentare che ci hanno propinato? Sì, perché tale metodo, in teoria basato su principi altamente innovativi, altro non era che un’accozzaglia di idee sbagliate e, se applicate all’insegnamento, quasi dannose.
Classi di cinque studenti al massimo
Un’ottima idea, almeno sulla carta. Ma cosa succede quando metti due italiani, un tedesco e uno spagnolo nella stessa classe? Te lo dico io, cosa succede: che sei fortunato se discuteranno tra loro in inglese anziché in spagnolo. Figurati se parleranno mai in cinese!
Non sarebbe stato meglio iscriverci a un classico corso di base per stranieri di Pechino dove trovi una quantità di coreani, giapponesi e russi che non sanno dire una parola d’inglese?
La domanda è retorica: in una classe dove l’unica lingua comune è il cinese – visto che lo stiamo studiando tutti assieme – parlare la lingua locale sarebbe stata l’unica maniera sensata di comunicare.
Saremo finiti, volenti o nolenti, a parlare il cinese. Ma nelle nostre classi speciali composte da soli europei? Personalmente passavo il tempo a discutere in spagnolo, italiano o inglese per la maggior parte del tempo. Fortuna che non parlo tedesco!
Corso personalizzato per ricercatori
Penso sia un’idea fantastica e favolosa imparare i termini cinesi per “tesi di dottorato” o “laboratorio” quando non sei ancora capace neanche di dire “ho fame”. La realtà è che, una volta che hai delle buone basi, imparare vocabolario specifico non è un dramma. Ma all’inizio non ha nessun senso.
Inoltre che “vocabolario specifico” potranno mai avere in comune un architetto, un avvocato, un chimico e un biologo? Sì, siamo tutti ricercatori europei, quindi partiamo subito con la prima frase da imparare in cinese:
“Allo scopo di evitare il degrado dell’ecosistema marittimo a causa dei rifiuti chimici, la legge dichiara che non è permesso costruire linee di produzione a meno di cinquanta chilometri dalla costa.”
OK… e se invece iniziassimo con l’imparare come dire “Dov’è il cesso?”, ecco, non sarebbe meglio?
Un anno in sei mesi
Se chiedi quanto tempo serve per imparare il cinese, la maggior parte degli insegnanti con un minimo di esperienza ti dirà che serve almeno un anno di studio a tempo pieno.
Ma il nostro era un corso rivoluzionario e quindi, almeno secondo chi questo corso lo ha progettato, non c’era assolutamente bisogno di sprecare un anno di tempo. Sei mesi erano più che sufficienti! Come? Ad esempio evitando di passare settimane a studiare il pinyin, un giorno era più che sufficiente. Imparare a scrivere i caratteri? Non ce n’è alcun bisogno, leggerli in maniera approssimativa è più che abbastanza. I toni? Imparare i toni parola per parola è innaturale per gli europei. E’ meglio – ma sopratutto più veloce – imparare a leggerli frase per frase!
Se hai mai avuto a che fare con il cinese saprai che quanto appena scritto, nonostante corrisponda esattamente a quello che ho vissuto nel 2010, è pura follia. Non esistono scorciatoie per imparare il cinese.
Prendiamo ad esempio il pinyin. Studiarlo per settimane ha due obiettivi: il primo è quello di imparare la traslitterazione ufficiale dei caratteri cinesi (ti serve anche per scrivere in cinese con il tuo pc o smartphone). Il secondo è quello di abituarsi ai suoni del mandarino perché ce saranno anche pochi – circa duecento suoni – ma spesso sono terribilmente simili tra loro che, per distinguerli, serve un orecchio ben allenato.
O vogliamo parlare dei caratteri? Ogni tanto sento dire che “imparare a scrivere i caratteri cinesi è una perdita di tempo, basta saperli riconoscere.”
Tale affermazione ha senso solo teoricamente in quanto, a livello pratico, l’unico modo per fissare nella memoria e distinguere i caratteri – spesso così simili tra loro – è proprio quello di imparare a scriverli! Un esempio? Eccolo: i caratteri “请,” “清,” “青,” “,情” sono estremante simili e si pronunciano tutti “qing” (anche se con un tono differente). Il loro significato è però completamente diverso.
Cambiare insegnante ogni due settimane per abituarsi ad accenti differenti
Questa è stata una delle scelte più “odiose”: un buon insegnante possiede un piano a lungo termine da modificare a seconda dei punti forti e delle debolezze dei propri studenti. Ma nel nostro caso le insegnanti (chissà perché erano tutte donne) non potevano però avere alcun piano in quando erano obbligate a seguire il materiale d’insegnamento imposto dagli organizzatori del corso (anch’esso completamente personalizzato e completamente da dimenticare) e, inoltre, appena iniziavano a conoscere gli studenti venivano spostate in un’altra classe.
Il risultato
Dopo aver passato sei mesi a studiare il cinese a tempo pieno ero a stento capace di ordinare la cena in ristorante.
Ad essere onesti non fu solo colpa del mitico corso personalizzato in quanto anch’io, che non avevo mai fatto l’Erasmus, dopo cinque anni passati a sgobbare come studente di dottorato ne approfittai per concedermi l’esperienza di studente di scambio che non avevo mai avuto. E le feste a base di alcool e studenti stranieri non sono il massimo per imparare il cinese.
Allo stesso tempo, sono sempre stata una persona testarda e, dopo questi primi tentativi più o meno disastrosi, continuai per i quattro anni seguenti a (non) imparare il cinese.
Lavorare in un’università cinese
Dopo i miei “successi” all’università, dovetti purtroppo abbandonare le mie aspirazioni di tornare ad essere, alla veneranda età di trent’anni, uno studente a tempo pieno. Tutto ciò per avere il tempo di realizzare qualcosa di più utile. Lavorare, ad esempio.
A dicembre 2010 iniziai a lavorare come ricercatore in quella che è considerata una delle migliori università cinesi. Il primo giorno di lavoro andò come mi aspettavo: la maggior parte dei miei colleghi era troppo timida anche solo per guardarmi in faccia; i più coraggiosi accolsero invece con le poche parole di inglese che sapevano.
“Il loro inglese è pessimo; si tratta di un’ottima occasione per migliorare il mio cinese,” pensai.
Mai valutazione fu così errata. Durante i miei primi mesi al laboratorio le comunicazioni presero sempre la piega seguente: un collega mi poneva una domanda improbabile quale “Cosa mangiate in Spagna? Pizza e hamburger tutti i giorni?” mettendoci tra l’altro cinque minuti buoni per formularla a causa della scarsa padronanza con l’inglese.
A questo punto io provavo a rispondere in cinese e… silenzio. Nessuno capiva la mia risposta. Tentavo quindi di rispondere in inglese e… silenzio.
Il coraggioso interlocutore procedeva quindi a ripetere la domanda mentre, dietro di noi, qualcun altro iniziava a ridacchiare a causa di una situazione che diventava sempre più paradossale. In questa fase il mio interlocutore si allontanava alla chetichella per ritentare a comunicare con me qualche giorno più tardi.
Dopo tre o quattro tentativi andati a vuoto, anche i colleghi più interessati a fare amicizia con il diavolo bianco abbandonarono ogni speranza di riuscire a comunicare con me. Iniziò così il mio periodo da autistico.
“Hmmm, se non parlo con nessuno il mio cinese non migliorerà più di tanto, mi serve una scuola!” pensai.
E fu così che iniziai a frequentare una scuola di cinese dopo il lavoro.
Scuola privata di cinese
Trovare una scuola privata per studiare il mandarino in Cina è facile ed economico.
Mi misi d’accordo con quattro ex-compagni del programma di studio europeo che avevo seguito in precedenza (vedi prima parte dell’articolo), ci presentammo alla porta di una delle centinaia di scuole private di Pechino – che scegliemmo in maniera casuale, – e dopo cinque minuti di discussione la scuola aprì un corso per noi. Non sto scherzando: non ci fu nessun test di livello di conoscenza della lingua o altri metodi di valutazione. Scegliemmo un libro di testo – anche questo un po’ a caso – e iniziammo il corso il giorno dopo.
Ripensandoci, a parte ad imparare ben poco, è probabile che riuscimmo anche a rovinare la carriera della nostra giovane insegnante: si trattava di una studentessa di master estremamente motivata ma con nessuna esperienza di insegnamento. Il problema principale era che noi, a causa dello strano corso europeo che avevamo seguito per mesi, eravamo studenti fuori da qualsiasi standard:
“Ok, sono capaci di costruire lunghe frasi contenenti complicati termini tecnici ma non sanno scrivere un carattere, non sanno leggere alcun testo e, tra l’altro, la loro pronuncia è terribile. Inoltre non svolgono mai i compiti che gli assegno e spesso sono assenti a lezione. Come dovrei comportarmi?” avrà pensato la povera mestrina dopo poche lezioni.
Dopo qualche mese l’insegnate perse completamente la motivazione per andare avanti. Inoltre la pressione sulle sue spalle si faceva sempre più pesante in quanto tutti i nuovi studenti che iniziavano a studiare nella nostra classe si volatilizzavano entro due lezioni. Come darli torto? Eravamo la classe peggiore di Pechino:a imparare il cinese con noi era un’impresa disperata.
Dopo aver completato il primo libro di testo… No, ad essere più precisi dovrei dire: dopo aver sfogliato il primo libro di testo e aver imparato meno del 10% di quello che conteneva, decidemmo che non fosse il caso di passare a un secondo libro; era invece più saggio iniziare da capo quello che avevamo già. Non potendo più sostenere l’umiliazione la nostra insegnante ci abbandonò.
E poi successe il miracolo: ci assegnarono un’insegnante eccellente. Riuscì a motivarci sino al livello che persino io iniziai a svolgere i compiti a casa e a ripassare il mio vocabolario con le flashcard.
Ma la fortuna non durò a lungo. Quando finimmo per la seconda volta il libro di testo il direttore della scuola decise che la nostra insegnante doveva occuparsi di un gruppo di coreani appena atterrati a Pechino.
A noi assegnò invece “un’insegnante con molta esperienza,” ovvero un’insegnante già “bruciata” da anni di lavoro in una scuola privata che ti paga solo trenta Yuan all’ora e ti costringe quindi ad insegnare quaranta ore alla settimana per portare a casa un salario perlomeno decente.
Suppongo che in passato fosse una brava insegnante. Ma si capiva che oramai degli studenti e delle lezioni se ne fotteva. E tale atteggiamento si ripercuoteva inevitabilmente sulla nostra motivazione. Allo stesso tempo, il mio lavoro mi prendeva sempre più tempo e comincia a saltare sempre più lezioni, sino ad abbandonare la scuola completamente.
Immersione totale
Nello stesso periodo in cui decisi di abbandonare la scuola, la maggior parte dei miei amici stranieri – ovvero non cinesi – lasciò la Cina. Ciò mi costrinse a passare alla fase successiva del mio diabolico piano per NON imparare il cinese. Nuotare o affondare!
Improvvisamente, mi ritrovai a frequentare solo cinesi. Cominciai così a parlare molto più spesso in cinese e ad impegnarmi per migliore. Passai anche da Anki, il software che stavo utilizzando per memorizzare i caratteri cinesi, a Skritter, che mi permetteva anche di imparare a scriverli, questi benedetti caratteri.
Il risultato?
Il mio inglese peggiorò rapidamente. Anzi, tuttora penso di parlare una lingua classificabile tra il Chinglish e lo Spanglish.
Posso dire di saper parlare il cinese?
Dopo quattro anni passati a vivere a Pechino e a studiare, seppur in maniera discontinua e non sempre ottimale, sarei un vero idiota se non parlassi il mandarino. Ammetto che la mia grammatica è orribile e il mio vocabolario limitato, però normalmente i cinesi capiscono quello che voglio comunicare, a lavoro parlo solo in cinese e sto persino imparando le formule chimiche in mandarino.
Ma quello che mi rende più fiero è la mia capacità di ascolto: posso infatti capire buona parte delle conversazioni tra cinesi. Se ci pensi non è così difficile visto che finiscono sempre a parlare delle stesse cose: la pressione sul lavoro, la difficoltà nell’acquistare una casa, la necessità di sposarsi al più presto e quella di guadagnare il più possibile.
Le lezioni che ho imparato
Anche se ci sono voluti due articoli e più di tremila parole, posso riassumere quello che volevo comunicarti in poche frasi:
- Scegli un corso di cinese saggiamente e in accordo alle tue necessità.
- La maggior parte delle app dedicate allo studio del cinese sono inutili. Anche in questo caso, informati prima di scegliere quella che è più adatta a te.
- Non optare per un corso “personalizzato” a meno che tu conosca già – e stimi – l’insegnante. Se non sai quello che stai facendo allora la cosa migliore è quella di scegliere un corso classico.
- Studiare il pinyin (ovvero il sistema di pronuncia del cinese) e imparare come scrivere i caratteri cinese è essenziale, se aspiri ad avere una buona padronanza della lingua.
- Le scuole private in Cina sono come una scatola di cioccolatini: non sai mai quella che ti capita.
- L’immersione è essenziale.
p.s. Chiedo scusa per il titolo ingannevole: alla fine sono riuscito a imparare il cinese, anche se nel frattempo ho perso la mia abilità nel comunicare in inglese, italiano e, parzialmente, nella mia lingua materna, lo spagnolo. Ne valeva la pena? Vedremo…
Photo Credits: Photos by Sapore di Cina
gianka dice
simpatica esperienza. Penso che la passione e l’interesse siano fondamentali, studio per i fatti miei da 1 anno e mezzo questa affascinante lingua (prevalentemente da internet e app varie riportando su quadernetti d’appunti per ripassare o esercitarmi a scrivere). Non penso potrò mai andare in Cina e non ne ho necessità particolari per lavoro, son talmente timido con connazionali figurati sbottonarmi-attaccar bottone con un cinese… eppure continuo perchè mi piace, mi affascina, mi tiene allenata la mente, mi piace scriverlo e non si sa mai. E’ difficile, mostruosamente difficile (nel mio caso l’orale, i toni, visto che non lo pratico) me la cavo meglio nella scrittura comunque dopo un’anno penso di sapere scrivere 200 hanzi e riconoscerne 300 se va bene, formulare frasi semplici e basi “da asilo”, mi chiamo… mi piace… vivo… ciao ecc… Ma grazie a questo nuovo hobby ho trovato anche altri lati positivi, ripasso l’inglese (molto materiale soprattutto free è in inglese poco in italiano) , mi allena la memoria che a 45 anni inizia a faticare un’ pochino, mi aiuta a sorpassare la timidezza. Ultimamente il turismo cinese è aumentato vistosamente dalle mie parti (tra turismo e università scambi culturali) , son riuscito a distinguere chi parlava un perfetto mandarino istituzionale (da corso studio) dallo slang-inflessioni quasi incomprensibile dei ristoratori storici del sud che vivono da 40 vicino a casa. Poi leggendo i miei appunti sul tram mentre vado in ufficio son riuscito pure a scambiare 4 (4 di numero) parole in cinese anzi mi è capitato di spiegare pure a una signora giapponese che a fatica sapeva 4 parole di italiano e niente inglese che metà se non più dei suoi caratteri erano …cinesi, gli scrivevo 2-3 parole e lei incredula confermava il significato (quelle semplici amore, alcool ecc.) vabbe! ignorava da dove deriva la sua cultura. In realtà la molla è scattata al lavoro, perchè mi capitava di impaginare (raramente) etichette con testi di warning di prodotti chimici anche in cinese e mi chiedevo: che belli chissà cosa significano, ma soprattutto se per una qualsiasi lingua indo-europea riuscivo a mandare a capo senza rompere le parole in 2 senza saperne il significato, in cinese come *zzo facevo? così è nato l’interesse, cercavo un hobby-sfida che valesse lo sforzo, mi son detto se voglio imparare una 3^ lingua voglio la più difficile (oltre ai soliti motivi, la più parlata, la cina è la 2nd economia bla bla bla)… Nonostante fatichi, il tempo è poco per studiare, non ho opportunità di praticare i progressi sono lenti rispetto la mole di informazioni che spingo nel cervello la passione rimane come all’inizio quando ho iniziato. Non mi interessa una conoscenza perfetta e approfondità, ma una un’po superiore alla sopravvivenza si! percui ci volessero 3-5-8 anni non importa. da un anno ogni giorno gli dedico come media mezz’ora e quelle poche (poche centinaia su migliaia) parole-caratteri che so, penso mi siano entrati nel DNA…
Furio dice
Ciao Giancarlo,
grazie per aver condiviso la tua esperienza con noi e i nostri lettori : )
Federico NuoYi dice
Ciao a tutti, io ho iniziato da circa un mese un corso di 100 ore nel mio liceo con un’insegnante che parla solo inglese e cinese mandata dal governo cinese, fin’ora ho però imparato solo a presentarmi ( nome, età, provenienza e compleanno), i colori, le parti del corpo e poi qualche parola random. Ho notato che la grammatica è pressoché inesistente e penso che per imparare non resti che studiare tante tante parole.
Detto questo quando finirà il corso spetterà a me decidere se continuare o no, e io vorrei continuare, la mia domanda è: se studiassi da solo riuscirei a raggiungere un livello minimo per sopravvivere e poterlo poi migliorare direttamente in cina o dei corsi sono necessari ? e poi conoscendo già la quasi inesistente grammatica, se comprassi libri per imparare più parole utili possibile potrei riuscirci ?
Furio dice
Ciao, sì, è possibile studiare da soli. Noi raccomandiamo Anki o Skritter, per il vocabolario
Flò dice
Ni hao a tutti :D
Ed io che non posso andare in Cina non riuscirò mai ad impararlo?
Ho intrapreso la decisione di imparare il cinese da 4 giorni….e sto prendendo varie info (la maggior parte da questo sito)…ho sempre saputo che fosse difficile…ma vorrei provarci…almeno mantengo il cervello in allenamento…e non vi nascondo che dopo un pò mi viene un gran mal di testa :D
Furio dice
Ciao Flo, tanta gente ce la fa anche dall’Italia, dipenderà da quanto sarai testarda (ma questo vale anche per chi è in Cina!)
Aristide dice
Io mi sto per lanciare nella grande avventura nel Celeste Impero con l’obiettivo di imparare questa lingua.
Vengo da circa 4 anni di studio intensivo di Giapponese e per ragioni di lavoro mi servirebbe anche un po di Mandarino pero vorrei ottimizzare i tempi di apprendimento così ho deciso di andare in Cina dove lavorerò come insegnante di inglese in un training centre e penso di restarci almeno un anno. Spero valga la pena.
Furio dice
Buona fortuna : )
Marco dice
se si tratta di non imparare il cinese sono un campione :(
sono in Cina dal 2008, ho da 3 anni una ragazza cinese, ho frequentato un corso base in 3 scuole differenti* eppure non riesco ad imparare questa lingua :(
Sara’ che in realta’ non socializzo in nessun modo con i cinesi (a parte colleghi di lavoro, che frequento esclusivamente in ufficio, non ho mai conosicuto altri cinesi ma davvero credo che non riusciro’ mai a parlare un mandarino minimamente decente (per dirvi il livello quando dico che la mia ragazza e’ di Shantou tutti capiscosono che e’ dello Shandong)
* le prime due scuole dopo aver finito il primo corso base non hanno mai risposte alle mie email/sms in cui chiedevo quando iniziavano i corsi successivi; la terza a meta’ corso si e’ offerta di restituirmi i soldi pagati in anticipo per le ore non ancora utilizzate… giusto per puntualizzare il mio livello :(
Teresa dice
Io il cinese lo studio all’università e hai ragione su tutto quanto.
Già con una buona base, mi risulta difficile memorizzare caratteri e pinyin se non passo il tempo a scriverli almeno 30 volte ognuno. O_O
Sborto Zhou dice
Pensa che io non avevo neanche le basi : P
Lucax dice
invece mio fratello ha studiato per 6 anni e sa tutto
Furio dice
Beato lui!
michele dice
Interessante! Io ho provato tante volte a studiare il cinese da solo ma finchè non ho vissuto a Taiwan non c’è stato verso. L’ho studiato solo 1 anno quindi è molto claudicante, ma avevo il vantaggio di aver vissuto in Giappone e studiato giapponese per anni (almeno gli ideogrammi li sapevo già).
Comunque lo trovo molto più ostico del giapponese (la pronuncia e i toni), mentre per la grammatica (che quasi non c’è), una volta capito il ragionamento (e i verbi risultativi) diciamo che si tratta di mettersi sotto a studiare e basta. Comunque oltre la scuola, quello che aiuta di più è avere amici locali (o meglio la fidanzata xD ), per il resto basta un po’ di motivazione e costanza.
p.s. Da me in classe si parlava giapponese (quasi tutti studenti giapponesi ahime), però il secondo trimestre ho avuto dei compagni di classe eccezionali e abbiamo sempre usato il nostro broken chinese per comunicare.
stefano dice
simpatiche queste storie vere sulla cina….confermano quanto dice un mio amico : non okorre essere pazzi per vivere in cina pero aiuta….
Sborto Zhou dice
Grazie Stefano, un po di pazzia aiuta sempre