Questa settimana ospitiamo una guest star, Jacopo Bettinelli di ABCina.it!
Oggi voglio dare una notizia bomba: vivere in Cina vuol dire dover imparare ad interagire con i cinesi.
Ebbene sì, so che può sembrare scontato, ma bisogna capire bene COME avere a che fare con i cinesi, soprattutto quando ci si deve trascorrere tanto tempo come con i colleghi d’ufficio.
Un passo indietro, dalla fine del 2012 lavoro a Pechino in una compagnia italo-americana e sono l’unico straniero nelle cinque filiali del Nord (Beijing, Tianjin, Shenyang, Dalian e Qingdao).
Il rapporto con i colleghi è sempre un po’ difficile, specialmente perché lavorando nel reparto vendite, i cinesi vedono ognuno come un competitor che gli può potenzialmente rubare un cliente e quindi ognuno pensa al proprio orticello senza coinvolgere nessuno.
Inoltre bisogna tenere a mente che la maggior parte dei lavoratori cinesi non è interessata ad altro che non lo stipendio ed è più che disposta a mollare tutto e cambiare azienda anche solo per 200 Yuan al mese, quindi è ancora più difficile riuscire ad avere un buon rapporto con i colleghi perché questi cambiano spesso. Senza menzionare il fatto che è anche difficilissimo trovare delle persone capaci e qualificate.
Quando arrivai giovane ed inesperto, il sales manager mi fece fare un giro dell’ufficio presentandomi a tutti, uno ad uno, ma quello fu praticamente tutto quello che dissi ad un collega per quasi due mesi.
Bisogna tenere presente che salutare, così come ringraziare non è strettamente necessario. Tutto ciò che hai bisogno di dire quando entri in ufficio (ma solo se proprio vuoi) è “zao” 早, mentre puoi dire “zou” 走 quando te ne vai la sera. Facile, come sembra.
Ovviamente io cercai anche di fare conversazione, chiedere qualche informazione personale ma tutti i miei tentativi erano stati dei buchi nell’acqua. Così che dopo due mesi di zao e zou e delle brevissime conversazioni strettamente legate al lavoro non avevo avuto altre comunicazioni coi colleghi.
Non è stato un periodo particolarmente felice, ma la svolta sarebbe avvenuta in occasione del capodanno cinese, quando ogni officio organizza la nianhui: una cena a base di duemila portate, accompagnata da litri di baijiu e giochi stupidi. Per amicarsi i colleghi non c’è modo migliore di agguantarli al terzo bicchiere di baijiu e invitarli uno ad uno ad un brindisi. Ovviamente, essendo non solo lo straniero, ma addirittura l’ultimo arrivato, mi son trovato a esser ammazzato di brindisi, perso la faccia in almeno una decina di modi possibili ed immaginabili e finalmente dal lunedì dopo hanno iniziato a rivolgermi la parola (qui trovi il racconto completo di tutte le mie “follie di primavera”, per la cena andate al punto 5).
Un altro modo per stabilire un contatto con i colleghi cinesi è di invitarli fuori a cena, o a pranzo. La maggior parte dei miei colleghi non accetterebbe un invito a cena anche se ci conosciamo da lungo tempo, mentre invitare qualcuno in pausa pranzo è a volte più facile, anche se bisognerà fare la solita lotta del conto per stabilire che paga, l’importante è non lasciare vincere i nostri commensali.
Altro punto fondamentale, ogni volta che si va in viaggio bisogna ricordarsi di comprare qualche stuzzichino tipico del luogo da portare indietro. Li si possono dare uno ad uno a tutti i colleghi, o metterli sul tavolino comune su un paio di piattini e lasciare che ognuno si serva da sé.
Come vedete, il segreto è di “catturarli” con il cibo, soprattutto se avete preparato qualcosa fatto in casa.
Se poi siete maschio e fumatore, potete sempre cogliere l’occasione di qualche pausa per fare delle boccate insieme. Mi raccomando di ricordarsi non solo di offrire sigarette ai presenti, ma anche di accendergliele dopo che le hanno accettate. Infatti, nella vita cinese tutto è strutturato attorno alla mianzi, la faccia, che si può anche tradurre come il rispetto per l’altro, il che passa soprattutto attraverso questi gesti, come il sapere DOVE sedersi a tavola o come fare un brindisi.
In ultimo, lamentela che arriva sempre da tutti gli occidentali con colleghi cinesi a parte il fatto che si tagliano le unghie in ufficio, non salutano mai, dormono durante la pausa pranzo e tanto altro, è che non sono capaci di risolvere da soli dei problemi. Ogni minima cosa viene o abbandonata con la speranza che si risolva da sola o manda su e su nella catena di comando, fino a che arriva ad un capo sveglio che trova la soluzione. Però nota bene, i capi non sempre sono svegli.
Essere l’unico occidentale in un ufficio di cinesi non è molto facile, ma il segreto per andare avanti senza problemi è ricordarsi la regola aurea “non pretendere di cambiarli, se a casa loro, sei tu a doverti adattare”.
Jacopo Bettinelli – Sinologo dal 2006 e da sempre appassionato di scrittura, viaggi e scambi culturali. Clicca qui per saperne di più.
Photo Credits: Photos by Jacopo Bettinelli
Marco dice
son qui dal 2008 e non ho un solo amico cinese… non parlare mandarino, non bere. non fumare, non amare il K-TV rendono praticamente impossibile conoscere persone.
I miei colleghi sono molto freddi anche tra di loro (se non fossi io a dare il “good morning” al mattino non si scambierebbero nemmeno un saluto nel mio ufficio) e non mi danno l’idea di essere amici.
L’HR non mi manda nemmeno piu’ gli inviti per le attivita’ di gruppo sapendo che tanto sarebbe praticamente impossibile per me partecipare.
Furio dice
Beh, se non parli cinese è certamente più difficile. E’ come lavorare per un’impresa italiana in Italia senza parlare l’italiano!
Jappo dice
Ciao Marco,
Come dice Furio, non parlare il cinese in Cina vuol dire precludersi un sacco di occasioni.
Poi se ci aggiungi che non bevi, non fumi e non vai al KTV, come puoi pensare di fare amicizie locali?
Di nuovo, la risposta è: col cibo.
Se ci tieni a vivere in un ambiente lavorativo più disteso, ricordati di cucinare qualche dolcetto da offrire poi ai colleghi andando a porgerglielo uno ad uno. Quando vai in viaggio in qualche parte della Cina, cerca il prodotto tipico e ripeti. Quando torni dall’Italia, fai lo stesso.
Vedrai che pian piano, con la calma e la pazienza, il blocco di ghiaccio inizierà a sciogliersi anche se non parli cinese.
Purtroppo è vero che i cinesi non salutano e spesso non ringraziano neanche, ma è perché molti considerano il salutarsi ed il ringraziarsi continuamente un segno di distanza. Le ragazze del mio team non salutano mai la mattina, ma a pranzo siamo quasi sempre insieme e durante la giornata si ride e si scherza.
Non é facile, però a volte è più dura non fare nulla per migliorare la propria situazione.
Furio dice
Sip, questa cosa del “non ringraziare” è abbastanza curiosa: da quello che ho capito, non dovresti ringraziare le persone a te care perché è sotto inteso che ti aiutino.
Dettagli così ce ne sono una marea: ad esempio la mia ex andava fuori di testa quando mi rivolgevo a lei con “Hei meinu”, che a me al tempo sembrava un innocente “Ciao bella”. Sembra invece che “meinu” vada utilizzato con le ragazze con cui non hai confidenza.
Alla fine comunque sono dettagli come il “ricevere la business card” con due mani. Non è che se ti dimentichi e prendi la business card con una sola mano mandi a puttane il business. I cinesi sanno benissimo che sei occidentale e che, sopratutto se non abiti da tanto in Cina, non puoi ricordarti tutte ‘ste cose.
Jappo dice
Sicuramente non mandi a ramengo il biz solo per non aver preso il biglietto da visita con due mani, così come non è vero che nel XIX secolo la delegazione inglese non fede affari con la Cina perché si rifiuto di inchinarsi all’imperatore.
Però in effetti il salutare e il ringraziare è considerato segno di distanza, come per noi dare del Lei ad un famigliare.
Oppure adesso che son sposato, se non chiamo i suoceri “mamma” e “papà ” si offendono tantissimo, peggio di quando non li chiamavo “ayi” e “Shushu” prima del matrimonio.
Però anche io ogni tanto chiamo mia moglie “meinv”, soprattutto quando la incontro per strada, ma è ovviamente una battuta, altrimenti è sempre “baobei”
Fabio dice
Alcuni colleghi sembrano di ghiaccio, mentre altri sono molto più’ amichevoli. A volte alcuni non dicono neppure zao e zou, arrivano si mettono al pc e a fine giornata vanno via. Sicuramente rispetto all Italia, in linea di massima, c’è più freddezza di solito, specie se sei straniero. Ma ci sono anche molti casi di amicizia, ad esempio a Chongqing e suzhou ho trovato colleghi molto amichevoli….poi è chiaro che come straniero sei sempre un poco più isolato.
Una nota, il cambiare lavoro e’ la tattica cinese per farsi aumentare lo stipendio, cosa altrimenti non facile. Il risultato è una mobilità che sconcerta noi italiani, anche quando chiami i clienti dopo due i tre anni le persone di riferimento sono cambiate.
Jappo dice
Ciao Furio,
grazie per aver pubblicato l’articolo e se mai vorrai scrivere su ABCina, sai che le nostre pagine web sono sempre aperte!
Per tutti i lettori di SDC, se avete qualche domanda, non esitate a farmela direttamente qui nei commenti, cercherò di rispondere a tutti
Buon fine settimana!
Fabio dice
la prego signor Jacopo, mi narri cosa ha fatto la notte dopo quella cena in foto….
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Jappo dice
Sei proprio spiritoso. Il prossimo meeting a Shanghai cambio compagno di stanza. :P
Furio dice
Ciao Jacopo, grazie a te per il bell’articolo : )