Con questo articolo voglio darti un’idea estremamente succinta delle caratteristiche generali della lingua e della grammatica cinese. L’obiettivo è quello di fornirti un punto di partenza per lo studio di questa meravigliosa lingua. Buona lettura!
La lingua cinese
Il cinese è la lingua più parlata del mondo grazie all’elevatissimo numero di parlanti madrelingua. Ma quale cinese si parla nel mondo?
In Cina, per quanto riguarda la lingua parlata, esistono tantissimi dialetti che sono quasi lingue a sé stanti. Siccome la distanza tra un dialetto e un altro è molto elevata, si è ben pensato di uniformare la lingua parlata, coniando quella che viene chiamata 普通话 (Pǔtōnghuà), ovvero la “lingua comune” (nota al pubblico generale e non specialista come “cinese mandarino”).
Questo è un quadro estremamente succinto. Ti basti sapere che la lingua cinese “ufficiale” è, per l’appunto, questo cosiddetto putonghua, che è la lingua che viene parlata e studiata da tutti i cinesi e da quelli che vogliono apprendere la lingua cinese.
Il putonghua è la lingua che viene parlata in televisione nei programmi ufficiali ed è la lingua di cui viene testato il livello attraverso gli esami HSK che vengono effettuati dall’Istituto Confucio.
La lingua cinese appartiene al gruppo delle lingue sinotibetane, la cui caratteristica principale è l’essere una lingua priva di flessioni nominali e verbali, nonché quella del monosillabismo.
La parola
La lingua cinese ha una struttura estremamente semplice. Ogni parola è espressa da una sillaba che non conosce declinazioni o coniugazioni; non esistono articolo e non è necessario l’indicazione del genere maschile o femminile, così come quella del plurale. Le parole, nella lingua cinese, sono pertanto invariabili: non esistono flessioni.
Esistono nozioni come il genere, il tempo, il modo e la persona, ma queste non devono essere contrassegnate obbligatoriamente da un qualche indicatore. Una parola può essere tanto singolare quanto plurale, tanto femminile quanto maschile, tanto al presente quanto al futuro.
Ad esempio, il carattere 书 (shū), si può tradurre sia come “libro” che come “libri”, dipende dal contesto. La lingua cinese è, altresì, priva di articoli. L’unica cosa che viene contrassegnata esplicitamente è l’aspetto del verbo, cioè la fase di svolgimento dell’azione rapportata al momento preso in considerazione. Per questo motivo, esistono alcune particelle chiamate aspettuali, usate per segnalare una caratteristica dell’azione.
La struttura della frase
La grammatica cinese elementare può ridursi a pochissime regole: il soggetto precede il verbo che è, di norma, seguito dal complemento; le espressioni locative o temporali precedono in genere il verbo; l’aggettivo, con funzione di attributo, precede il sostantivo; con funzione verbale (“essere interessante”) segue il sostantivo.
Riassumendo
La lingua cinese è di tipo “SVO”, ovvero soggetto – verbo – oggetto, come la maggior parte delle lingue occidentali. Ecco un esempio:
我学习中文。
wǒ xuéxí zhōngwén.
Io studio cinese.
Se sono presenti un tempo e un luogo, la frase semplice acquisirà questa struttura: STLVO, ovvero soggetto – tempo – luogo – verbo – oggetto.
Ecco un esempio:
我今天在学校学习中文。
Wǒ jīntiān zài xuéxiào xuéxí zhōngwén.
Io studio cinese a scuola.
Le sillabe
In cinese ogni sillaba, espressa attraverso un carattere cinese (come quelli visti sopra) sta ad indicare un’idea, un concetto visivamente chiaro, fatto per essere più intuito che tradotto in altre lingue. Qualsiasi traduzione dal cinese ad un’altra lingua è giocoforza che sia una limitazione dell’originale, una precisazione eccessiva di quanto indicato o accennato nella frase originale.
Facciamo un esempio: se troviamo in francese “mon cheval”, possiamo tradurlo esclusivamente come “il mio cavallo”; se però troviamo in cinese 我的马 (wǒ de mǎ), può essere tradotto come “il mio cavallo” ma anche con “i miei cavalli”.
La posizione nella frase è determinante per una più esatta comprensione della frase, mentre il contesto, come abbiamo visto con 我的马 (wǒ de mǎ), è forse il punto più importante.
I pronomi personali
Ecco i pronomi personali della lingua cinese:
我 (wǒ) “io”
你 (nǐ) “tu”
他 (tā) “lui”
她 (tā) “lei”
您 (nín) “Lei” (il “tu” formale)
Come vedi, lei, lui e esso sono identici nella pronuncia e molto simili nel modo di scrittura con i caratteri. La differenza risiede nel radicale: nel carattere 他(lui), troviamo il radicale 亻, “uomo in piedi”; nel carattere 她 (lei), troviamo invece il radicale 女, “donna”.
Per distinguere i pronomi non abbiamo grossi problemi nella lingua scritta, mentre per quanto riguarda la lingua parlata, l’unica alternativa è appoggiarci al contesto.
Abbiamo visto i pronomi personali nella forma singolare, per i pronomi nella forma plurale basta semplicemente aggiungere un suffisso, il carattere 们 (men), che possiamo chiamare “indicatore generico di pluralità”.
我们 (wǒmen) “noi”
你们(nǐmen) “voi”
他们 (tāmen) “loro”
她们 (tāmen) “loro”
Nota che il pronome 您 (nín) “Lei” non viene quasi mai seguito dall’indicatore generico di pluralità 们. Quando ci troviamo di fronte più di una persona a cui rivolgerci con rispetto li si chiamerà con appellativi onorifici come “signore” o “spettabile”. Questo carattere è molto interessante: se noti bene, è composto dal “tu” e sotto dal carattere “cuore” 心 (xin). A te l’interpretazione di questo carattere!
L’indicatore generico di pluralità 们 può essere utilizzato con alcuni sostantivi – di persona, per la maggior parte – per sottolineare con forza la pluralità. Ad esempio, 人 (rén) persona, con l’aggiunta del suffisso 们, diventa 人们 (rénmen) persone. Ricorda che 们 è un suffisso e, come tale, va inserito immediatamente dopo ciò cui si riferisce.
Prima di un sostantivo a cui si è aggiunto il suffisso di pluralità generico 们 non si possono inserire indicatori di quantità. La frase 那几位朋友们 (nà jǐ wèi péngyou men) “quei pochi amici” è sbagliata; la frase corretta sarebbe 那几位朋友, perché 那几位 è uno specificatore della quantità (“quei pochi”) che non può andare se nel sostantivo che segue si trova il suffisso di pluralità 们.
Photo Credits: Chinese Character Screenprinted Door Mat by Charlotte Powell
Giovanni Marischi dice
Complimenti per la chiarezza delle tue lezioni. Ho settant’anni e, causa stare in casa per pandemia, sto imparando il cinese da autodidatta. Non tutto vien per nuocere.
Devo dire che trovo molto utili e ben fatte le tue lezioni. Ancora complimenti e grazie.