Stai appena iniziando a studiare la lingua cinese, hai sentito spesso parlare di “cinese tradizionale” e “cinese semplificato” e vuoi sapere quale sia la differenza?
Conosci già la lingua abbastanza bene e vuoi saperne di più su questo particolare aspetto della scrittura?
Vuoi sapere come e quando è avvenuta la semplificazione dei caratteri cinesi?
Hai studiato il cinese semplificato e vorresti imparare a leggere un po’ di cinese tradizionale o viceversa?
In tutti questi casi, questo articolo è pensato proprio per te!
Caratteri semplificati e caratteri tradizionali – Indice
Cinese tradizionale e cinese semplificato
Il cinese tradizionale e il cinese semplificato sono le due varianti della scrittura cinese: quindi, non si “parla” il cinese tradizionale o semplificato, ma si scrive usando uno di questi due sistemi di scrittura (si può casomai parlare il cinese mandarino o cantonese, che sono varianti del cinese parlato).
Sono alternativi, normalmente se si sta scrivendo in caratteri semplificati non si possono inserire arbitrariamente caratteri tradizionali e viceversa.
Questo vuol dire che in cinese una parola può essere scritta in tre modi:
1. in caratteri tradizionali: 愛 (amare/amore)
2. in caratteri semplificati: 爱
3. in pinyin: ài
La pronuncia in pinyin viene usata solamente in alcuni casi particolari (ad esempio, nei libri per chi studia il cinese, o nei libri per bambini). La maggior parte dei testi in cinese sono invece scritti o in caratteri tradizionali o in caratteri semplificati; molti caratteri, però, non sono stati semplificati e in questi casi la forma tradizionale e quella semplificata sono identiche.
I caratteri classici (繁体字/繁體字 fántǐzì) sono anche chiamati tradizionali o complessi e sono quelli che, con pochissime variazioni, sono stati usati in Cina a partire dalla fine dell’epoca Han (汉朝 Hàncháo, 206 – 220 d.C.), quando si afferma la grafia regolare 楷书 (kǎishū).
In pratica, i caratteri erano già allora uguali o veramente molto simili a quelli ancora in uso. Molti caratteri semplificati (简体字 /簡體字, jiǎntǐzì) sono sempre esistiti nelle forme corsive, in alcuni stili calligrafici o epistolari (nelle lettere), quando per scrivere più rapidamente si collegavano i tratti formando linee unite e veloci.
La forma ufficiale, pur con qualche variante, è rimasta però invariata dal II secolo d.C., ed è stato solo alla metà del Novecento che si è avuta l’ufficializzazione delle forme semplificate.
Perché esistono i caratteri semplificati?
Già negli anni Trenta e Quaranta del Novecento il governo del Kuomintang (国民党, Guómíndǎng), il Partito Nazionalista, intendeva effettuare una semplificazione “ufficiale” dei caratteri più comuni. Lo scopo era di facilitare l’alfabetizzazione, che era un problema grave all’epoca con centinaia di migliaia di persone che non sapevano leggere e scrivere – anche, probabilmente, per via della difficoltà del sistema di scrittura. Molti intellettuali appoggiarono questa proposta, ma non fu messa in atto.
Fu il governo della Repubblica Popolare Cinese (中华人民共和国, Zhōnghuá Rénmín Gònghéguó), per la prima volta nel 1956 e poi con successivi aggiornamenti, a diffondere ufficialmente la semplificazione dei caratteri. Nel 1986 è stata pubblicata la “Tabella generale dei caratteri semplificati” (“简化字总表” Jiǎnhuàzì zǒngbiǎo), che ne raccoglie un totale di 2235.
In questo periodo e per gli stessi motivi venne creato anche il pinyin 拼音 (pīnyīn), sistema di romanizzazione (cioè di scrittura della pronuncia dei caratteri cinesi in caratteri alfabetici) in uso ancora oggi.
Pare che il piano originale di Mao Zedong (毛泽东 Máo Zédōng, 1893-1976), fondatore della Repubblica Popolare, fosse quello di arrivare ad eliminare del tutto i caratteri cinesi, segno di arretratezza e retaggio culturale “feudale”, sostituendoli con un sistema alfabetico, come avvenuto ad esempio in Vietnam.
Il problema dell’analfabetismo è oggi molto meno grave e per questo si tende a ritenere che la semplificazione sia stata un successo. Tuttavia, non si può stabilire quanto ciò sia effettivamente merito di questa “riforma della scrittura” e quanto dipenda, invece, da altri fattori, come ad esempio lo sviluppo economico e le riforme politico-sociali portate avanti dal Partito Comunista negli stessi anni.
Dove si usano?
Il cinese semplificato è usato, ovviamente, nella Cina continentale (中国大陆, Zhōngguó Dàlù), ma si è diffuso anche a Singapore (星岛, Xīngdǎo) e in Malesia (马来西亚, Mǎláixīyà), stati che hanno una numerosa popolazione cinese e ottimi rapporti con la Repubblica Popolare.
Le forme tradizionali sono invece ancora usate ad Hong Kong (香港, Xiānggǎng), Macao (澳门, Àomén) e Taiwan (台湾, Táiwān), per motivi diversi.
Fino al 1999 Hong Kong e Macao facevano parte rispettivamente di Gran Bretagna e Portogallo, e quindi non adottarono il nuovo sistema (ma non sembra però che abbiano intenzione di farlo in futuro); Taiwan, invece, ha da sempre avuto un rapporto controverso con la Cina continentale, e quindi il rifiuto del “nuovo” sistema diffuso dal governo comunista potrebbe rappresentare un modo per affermare la propria indipendenza.
Nelle comunità cinesi che abitano all’estero, poi, si usa l’una o l’altra forma a seconda del luogo da cui provengono originariamente gli emigrati o i loro genitori.
Diverse migliaia di caratteri cinesi sono inoltre utilizzati in giapponese, alcuni dei quali, come 学 (xué, studiare), hanno subito semplificazioni che poi sono entrate in uso anche in Cina. Per la maggior parte, tuttavia, sono caratteri tradizionali. La stessa parola 漢字 (kanji), che indica i caratteri cinesi in uso nel giapponese, non è altro che la versione tradizionale di 汉字 (hànzì), “caratteri cinesi”, letta secondo la pronuncia giapponese.
Infine, in Corea e Vietnam, sebbene siano ormai stati abbandonati, erano in uso in passato, fanno parte della tradizione di questi paesi e sono quindi necessari, ad esempio, a chi ne studia la storia.
Quali sono le differenze?
Come già accennato sopra, non tutti i caratteri avevano bisogno di essere semplificati, quindi un gran numero di essi ha mantenuto la sua forma originale e si scrive in modo identico nei due sistemi. Ad esempio, le seguenti espressioni sono costituite esclusivamente da caratteri che non hanno forma semplificata:
太好了。 (tài hǎo le, benissimo!)
今天星期三。 (jīntiān xīngqīsān, oggi è mercoledì)
他的女朋友很漂亮。 (tāde nǚpéngyou hěn piàoliang, la sua ragazza è molto bella)
Per capire meglio le differenze, ti farò degli esempi di caratteri semplificati affiancati alla forma tradizionale, cercando di spiegare le ragioni che hanno portato alle semplificazioni. Vedrai che in alcuni casi è possibile trovare una certa somiglianza fra le due forme (anche se non sempre).
La semplificazione dei componenti
Il tipo di semplificazione più “semplice” è quella che ha riguardato il modo in cui si scrive un singolo componente, che di conseguenza ha cambiato l’aspetto di tutti i caratteri che lo contengono.
Ho parlato di “componente” e non di “radicale o “carattere” perché la parte cambiata non era necessariamente un radicale o carattere autonomo, ma poteva anche essere una “somma” di più parti che compariva in maniera costante in molte parole.
Per fare un esempio pratico, il carattere 食 shí (mangiare / cibo), che è rimasto così quando usato autonomamente (per esempio in 狗食, gǒushí, cibo per cani), quando viene usato nei caratteri ha cambiato la sua forma da 飠a 饣:
飯 → 饭 (fàn, riso)
飽 → 饱 (bǎo, sazio)
飼 → 饲 (sì, nutrire gli animali)
餃 → 饺 (jiǎo, ravioli)
Un altro esempio che si trova spessissimo è 言 (yán), parola: anche questo carattere è rimasto uguale quando usato da solo (come in 文言 wényán, cinese letterario), ma ha cambiato la propria forma in 讠quando compare come componente.
Il nuovo aspetto deriva dal corsivo, in cui i trattini che formano il carattere venivano semplificati trasformandosi in una linea che si concludeva con un “uncino”, che a sua volta sintetizzava i tratti del “quadratino” di 口 (kǒu), bocca. Alcuni esempi molto comuni:
話 → 话 (huà, parola)
話 → 语 (yǔ, discorso)
說 → 说 (shuō, parlare)
請 → 请 (qǐng, invitare)
Ci sono però delle eccezioni, come il comunissimo 這/这 (zhè), “questo”, che ha assunto il carattere 文 (wén), mentre nei casi dello 信 (xìn) di 相信 (xiāngxìn, credere in) o nel 警 (jǐng) di 警察 (jǐngchá, polizia) è rimasto uguale.
Guardando una lista di tutti i caratteri contenenti 言, si può notare che la semplificazione in 讠avviene soprattutto quando il componente si trova sulla sinistra, mentre quando si trova a destra (信) o sotto (警) rimane com’è. Questa non è però una regola assoluta: 罰 diventa 罚 (fá, punire), anche se il radicale di parola si trova sotto, così come in 辯 / 辩 (biàn, dibattere), dove compare al centro.
Nella lista che segue troverai molti esempi di semplificazioni di questo tipo assai comuni, che potranno esserti di grande aiuto se già conosci uno dei due sistemi. L’elenco non è certamente completo e possono sicuramente esistere eccezioni come quelle viste sopra, ma basta per avere un’idea di base di quali siano le semplificazioni di questo tipo più diffuse:
門 → 门 (mén, porta)
esempi: 問 → 问 (wèn, chiedere), 們 → 们 (men, suffisso del plurale)
見 → 见 (jiàn, vedere)
esempi: 視 → 视 (shì, guardare), 現 → 现 (xiàn, apparire)
馬 → 马 (mǎ, cavallo)
esempi: 媽 → 妈 (mā, mamma), 嗎 → 吗 (ma, particella interrogativa)
絲/糸 (糹) → 丝 (纟) (sī, seta)
esempi: 紙 → 纸 (zhǐ, carta), 給 → 给 (gěi, dare)
頁 → 页 (yè, pagina)
esempi: 顏 → 颜 (yán, colore), 順 → 顺 (shùn, seguire)
貝 → 贝 (bèi, conchiglia)
esempi: 員 → 员 (yuán, membro), 贏 → 赢 (yíng, vincere)
車 → 车 (chē, veicolo)
esempi: 較 → 较 (jiào, relativamente), 輸 → 输 (shū, perdere)
昜 → 𠃓 (yáng, non esiste in cinese moderno come carattere singolo)
esempi: 場 → 场 (chǎng, piazza), 湯 → 汤 (tāng, zuppa)
金 (釒) → 钅(jīn, oro)
esempi: 錯 → 错 (cuò, sbagliare), 鍵 → 键 (jiàn, chiave)
Sapendo come vengono semplificati alcuni componenti, potrai tranquillamente leggere molti caratteri scritti in cinese classico se conosci le versioni semplificate e viceversa. Tuttavia, per molti altri caratteri i cambiamenti sono stati più radicali e difficili da spiegare.
La “semplificazione strutturale”
In questa categoria si raggruppano tutte quelle modifiche della struttura dei caratteri, che di volta in volta hanno perso componenti, assunto forme corsive o sono stati completamente riscritti.
Questo tipo di modifiche hanno portato ad una trasformazione enorme nei caratteri, che in molti casi non sono più riconoscibili. Di seguito troverai una lista delle “motivazioni” delle semplificazioni, purtroppo (almeno per chi non è cinese) non immediatamente comprensibili come quelle viste sopra.
1. In alcuni casi le forme in corsivo, che già esistevano da secoli come “versioni alternative”, sono diventate le nuove “forme ufficiali”, come avvenuto ad esempio a 發 → 发 (fā, emettere) e 東 → 东 (dōng, est). Questo tipo di semplificazione è probabilmente quello più facilmente accettabile e riconoscibile, almeno per i cinesi, perché si tratta semplicemente degli stessi caratteri scritti in un altro stile.
2. Allo stesso modo, la sostituzione con forme alternative che coesistevano da secoli e l’eliminazione delle varianti, che hanno definito la preferenza per una versione (diventata standard), non hanno fatto altro che intervenire sulle forme esistenti scegliendo quelle meno complesse per renderle “ufficiali”.
Un esempio comunissimo è 國 → 国 (guó, nazione), in cui la variante che è diventata il carattere semplificato esisteva già in epoca Song (宋代, Sòngdài, 960-1279 d.C.). Altri esempi comuni:
袁 → 元 (yuán, moneta)
園 → 园 (yuán, giardino)
遠 → 远 (yuǎn, lontano)
溫 → 温 (wēn, caldo)
In questi casi la “forma ufficiale” era quella che è poi rimasta nel cinese tradizionale, mentre quella che poi è diventata la forma semplificata era, in precedenza, solo una variante del carattere. Nei casi in cui le due varianti erano entrambe accettate in maniera ufficiale, invece, si è preferita la forma più semplice, eliminando anche la possibile confusione data dall’esistenza di due caratteri diversi per la stessa parola:
後 → 后 (hòu, dopo)
貓 → 猫 (māo, gatto)
異 → 异 (yì, diverso)
3. In modo simile, per alcuni caratteri c’è stata la sostituzione con caratteri simili più semplici che si pronunciano nella stessa maniera, come nel caso di 幹 → 干 (gàn, fare).
Essendo forme già esistenti, anche questo tipo di semplificazione non è troppo “invasiva” e non presenta particolare difficoltà ad essere accettata. A volte è stata sostituita solo una parte, come nel carattere che indica il vento, 風 → 风 (fēng).
4. In altri casi c’è stata la sostituzione con un carattere nuovo, appositamente costruito dal punto di vista semantico e fonetico: 響 → 响 (xiǎng, suono), che è stato costruito con un radicale di bocca (口 kǒu) che indica che la parola ha a che fare con qualcosa che si emette dalla bocca (uno suono) e uno 向 (xiàng) fonetico che dà un’indicazione per la pronuncia.
5. In altri casi, invece, c’è stata una vera e propria eliminazione di una parte più o meno grande del carattere originale. Questo metodo ha portato enormi differenze tra i due tipi di scrittura, ed è stato anche quello più contestato da chi difendeva l’uso dei caratteri tradizionali, in quanto avrebbe tolto ad alcune parole l’iconicità che le caratterizzava.
Ad esempio, al carattere 愛 è stato tolto il radicale 心 (xīn, cuore), sostituendo la parte inferiore del carattere con 友 (yǒu, amicizia): il risultato è 爱, un “amore” senza “cuore” (scherzando durante le lezioni dico spesso che, infilando l’amicizia nell’amore, hanno inaugurato il concetto di friendzone). Allo stesso modo 飛 (fēi, volare), che graficamente rappresentava due ali, è rimasto “con un’ala sola”: 飞.
進 (jìn, entrare/avanzare), che originariamente rappresentava una specie di uccellino (隹 zhuī) che “va” (辶 chuò, radicale derivato da 走 zǒu, andare), ora graficamente significa andare… in un pozzo, 井 (jǐng), che forse va un po’ in contrasto con l’idea di “avanzamento” che la parola dovrebbe suggerire.
Un ultimo esempio è 聖 / 圣 (shèng), “santo”: inizialmente formato da 耳 (ěr, ascoltare) e 呈 (chéng, memoriale), che indicava anche la parte fonetica (chéng-shèng), il carattere “raccontava” che colui che ascolta il memoriale (cioè i suggerimenti e le lamentele dei sudditi) diventa, in questo modo “santo”.
Per finire, ecco qualche altro esempio comune:
電 → 电 (diàn, elettricità)
婦 → 妇 (fù, donna)
廠 → 厂 (chǎng, fabbrica)
廣 → 广 (guǎng, largo)
Nei casi in cui i caratteri esistenti sono stati scelti fra le varianti o fra le versioni alternative che già c’erano, la semplificazione porta grandi problemi (almeno per i cinesi), anche se l’unico modo per riconoscerli è quello di impararli a memoria. Al contrario, le semplificazioni tramite componenti viste sopra sono invece facilmente riconoscibili una volta che si sa la trasformazione subita dal singolo componente.
Cosa ne pensano i cinesi?
Ancora oggi ci sono persone che preferiscono uno dei due sistemi, per varie ragioni. Coloro che appoggiano le riforme del sistema semplificato sostengono che esso rappresenta la naturale evoluzione della lingua, sottolineandone la maggiore facilità di uso e memorizzazione e la velocità di scrittura. Non ci sono dubbi, ad esempio, che scrivere 头 invece di 頭 (tóu, testa) sia molto più semplice, anche per i bambini cinesi.
Del resto i caratteri tradizionali sanno essere così simili tra loro, soprattutto quelli composti da molti tratti, da essere difficilmente distinguibili, soprattutto quando sono scritti piccoli (come nei sottotitoli, o anche in questo articolo, fortunatamente qui si può zoomare!), quando sono sfocati o scritti in modi “artistici”, come nelle insegne dei negozi o nelle pubblicità e nelle riviste.
Anche la velocità di lettura è maggiore con i caratteri semplificati, che, ad esempio, saltano immediatamente all’occhio mentre scorrono i sottotitoli di una canzone (se hai visto qualche video musicale con sottotitoli in cinese tradizionale te ne sarai accorto anche tu). Anche oggi che la scrittura a mano sta cedendo il passo alla scrittura digitale, restano comunque degli argomenti validi.
Coloro che avversano la semplificazione, invece, sottolineano soprattutto che alcune semplificazioni non hanno avuto rispetto dell’origine e della storia dei caratteri sottraendo loro, insieme ai tratti, anche una parte del significato, come abbiamo visto poco fa, ad esempio, per i caratteri 愛 e 飛.
Il caso di Taiwan e Hong Kong mette poi in evidenza che la lingua è un tratto distintivo di una cultura e di un paese, e opporsi all’uso dei caratteri semplificati sembra avere qui anche un carattere “ideologico”. Del resto, nonostante i caratteri classici, sia ad Hong Kong che sull’isola di Taiwan l’alfabetizzazione è stata sempre più alta che nella Repubblica Popolare, quindi non è detto che la semplificazione sia stata l’effettiva causa del miglioramento di questo aspetto della vita dei cinesi nelle ultime decadi.
I caratteri tradizionali restano comunque patrimonio della storia e della classicità cinese: chiunque, madrelingua o meno, voglia studiare testi antichi, dovrà per forza confrontarsi con il cinese classico, anche nella Cina continentale.
In fondo, i due sistemi continuano a convivere: nei KTV e nei video su internet, dove i sottotitoli delle canzoni dei divi di Hong Kong sono in cinese tradizionale, nei sottotitoli dei film, nella calligrafia (che ancora oggi ha una grande preferenza per i caratteri classici).
Ora che il governo cinese non ha più l’avversione alla tradizione di una volta – e anzi, tende a valorizzarla come patrimonio nazionale, tentando anche di diffonderla all’estero – sembra che i caratteri semplificati e quelli tradizionali siano destinati ad una pacifica convivenza.
Ma quindi, quale cinese bisogna imparare?
Chiunque inizia a studiare il cinese, a meno che non lo faccia ad Hong Kong o Taiwan, impara automaticamente i caratteri semplificati. Praticamente tutti i corsi universitari all’estero e in Cina, i corsi degli istituti Confucio e delle varie scuole dove si insegna lingua cinese utilizzano questo sistema, anche per la facilità di scrittura e di memorizzazione, soprattutto se sei ancora alle prime armi.
Anche i testi (manuali di lingua, graded readers, libri per bambini, eccetera) che usano i caratteri semplificati sono molti di più di quelli scritti in cinese tradizionale, anche se molti testi hanno la doppia versione.
Studiare i caratteri tradizionali è, in un certo senso, una scelta insolita. Tuttavia, per alcuni studi particolari (storia, calligrafia, arte, letteratura antica, poesia) ci si trova a dover imparare per forza anche questo tipo di scrittura.
In fondo, anche l’etimologia di molti dei caratteri semplificati si può comprendere solo attraverso le forme tradizionali, che spesso hanno un legame stretto con i “pittogrammi” originali, che erano quasi dei disegni semplificati della scena che il carattere rappresenta. Imparare il cinese classico può essere molto interessante, anche perché permette di capire il “perché” della forma di molti caratteri moderni.
Qualunque sia la tua decisione e il tuo rapporto con la lingua cinese, spero che questo articolo ti sia stato utile!
Photo Credits: Chinese Characters by Michael Coghlan
nicola piccioli dice
Gentile sig. Terminiello, bene il suo articolo sui caratteri tradizionali e semplificati, chiaro e utile. Ma la storia della scrittura è andata diversamente: il 楷书 si afferma solo dopo la caduta degli Han. Sotto i Qin si scriveva 篆书 – lontanissima dalla forma normale – dal quale si sviluppò il 隶书, che si affermò durante gli Han, che a sua volta dette vita allo 草书. Solo dopo, dal lishu influenzato dallo caoshu naque il kaishu!
Per ogni chiarimento può contattarmi,
Nicola Piccioli 3347028525
Segretario Generale in Italia della International Calligraphers Association (Beijing)
Aldo Terminiello dice
Ciao Nicola! Mi fa piacere che l’articolo le sia sembrato utile, rileggendolo alla luce del suo commento mi sono reso conto che effettivamente non doveva esserci la dinastia Qin, ma la dinastia Han… cambiando soltanto questo dettaglio, il discorso fila e diventano coerenti anche le date (qualche paragrafo sotto infatti ho scritto che “La forma ufficiale, pur con qualche variante, è rimasta però invariata dal II secolo d.C. […]”). Del resto le date delle dinastie Qin (221 – 206 a.C.) e Han (206 – 220 d.C.), mi rendo conto solo ora, possono confondere… correggeremo l’errore appena possibile, grazie del commento! Aldo