Riceviamo e pubblichiamo questo articolo scritto da Sofia Valentini
Vita
Lo scrittore cinese Li Yaotang 李尧棠, più noto sia in Cina che in Occidente con lo pseudonimo di Ba Jin 巴金, nacque nel 1904 nella città di Chengdu – capoluogo della provincia dello Sichuan, nella parte sud-occidentale del paese.
Ultimo di tre fratelli, dopo Li Yaolin 李尧林 e Li Yaomei 李尧枚, Ba Jin nacque in una delle famiglie più ricche e facoltose della città – una famiglia di ufficiali e letterati appartenente alla cosiddetta shenshi 绅士, ovvero a quella classe sociale fatta di notabili e funzionari della Cina Imperiale che potremmo paragonare, con alcune inevitabili differenze e peculiarità, alla gentry inglese della prima età moderna europea.
Per volontà del padre e del nonno – quest’ultimo patriarca e capo indiscusso della famiglia – Ba Jin ricevette un’educazione classica di stampo confuciano fino a quando, nel 1920, gli venne concesso di iscriversi alla Scuola di specializzazione in lingue straniere di Chengdu, dove ebbe l’opportunità di ampliare i suoi studi e di imparare la lingua inglese e francese. Nel 1914, all’età di soli dieci anni, dovette assistere alla morte della madre, alle successive nozze in secondo matrimonio del padre e alla morte dello stesso poco dopo.
Ba Jin visse un’infanzia e un’adolescenza agiate dal punto di vista economico, ma allo stesso tempo quegli anni rappresentarono per lui un periodo di profondo travaglio interiore e di sofferta ricerca ideologica che avrebbe segnato in modo indelebile tanto la sua vita quanto le sue opere.
All’età di soli quindici anni, Ba Jin lesse un articolo intitolato “Ai giovani” ad opera dell’anarchico russo Peter Kropotkin che lo toccò nel profondo e che lo portò ad avvicinarsi per la prima volta – e con grande interesse e passione – agli ideali anarchici. Lo stesso pseudonimo di “Ba jin” – adottato dallo scrittore negli anni a venire – è costruito utilizzando rispettivamente le sillabe iniziali e finali dei nomi di due grandi esponenti anarchici: Bakunin e appunto Kropotkin.
Negli anni Venti, lo scrittore iniziò a frequentare i circoli letterari e di ispirazione anarchica di Chengdu e a scrivere articoli per una rivista locale gestita da alcuni suoi amici; divenne membro della Società Equità (organizzazione anarchica della città) e fervente sostenitore del movimento di Nuova Cultura e della spinta innovatrice di quegli anni.
Figlio del Quattro Maggio, egli sosteneva la necessità urgente di riformare e rinnovare il proprio paese e percepiva la famiglia patriarcale di stampo confuciano (quindi la sua stessa famiglia) come uno dei grandi mali della Cina contemporanea, come un sistema retrogrado e oppressivo, simbolo di una società ipocrita e amorale, di una Cina debole e anacronistica – destinata a cambiare o a soccombere.
Nel 1923, lasciò la sua città natale e si trasferì insieme al fratello Li Yaolin nella Cina Orientale – prima a Nanjing, poi a Shanghai e a Pechino – dove divenne attivo nei circoli letterari e anarchici. In quegli anni, iniziò una fitta corrispondenza con l’anarchica, filosofa e saggista americana Emma Golden che l’autore definì in seguito una “madre spirituale” e con la quale rimase in contatto per tutta la vita.
A Shanghai fu testimone del famoso “Incidente del 30 maggio” 1925 – manifestazione studentesca conclusasi in tragedia, con la polizia che aprì il fuoco sui manifestanti. Quegli avvenimenti e quel periodo segnarono profondamente la sua vita e la sua coscienza, tanto da portare lo scrittore a prendere la decisione di dedicare la propria esistenza alla scrittura e alla causa rivoluzionaria.
Nel 1927, si trasferì in Francia, luogo in cui ebbe modo di approfondire le sue conoscenze dell’anarchismo europeo (per altro piuttosto approssimative), di leggere e studiare le opere dei grandi scrittori del naturalismo e realismo francese, prime fra tutte quelle di Zola. In Francia, iniziò concretamente la sua carriera di scrittore e traduttore.
Ba Jin prese infatti a scrivere il suo primo romanzo, Distruzione 灭亡, pubblicato per la prima volta in serie una volta tornato in Cina nel 1929, in un’importante rivista cinese di allora, Xiaoshuo Yuebao 小说月报. Negli anni a seguire, proseguì la sua attività di scrittore e traduttore e diede vita a un’ampia varietà di opere: dal racconto, al romanzo, alla letteratura per bambini.
Nel 1931 venne pubblicato per la prima volta in serie (poi in volume nel 1935) il romanzo Famiglia 家, che lo avrebbe reso famoso prima in Cina e poi in tutto il mondo. Primo volume della Trilogia della corrente 激流三部曲, comprendente anche i romanzi Autunno 春 (1938) e Primavera 秋 (1940), Famiglia ha svolto un ruolo sociale e storico determinante continuando ad influenzare, a distanza di anni, il modo stesso in cui il Movimento del Quattro Maggio veniva e viene ricordato e percepito.
Dopo la vittoria comunista e la fondazione della Repubblica Popolare Cinese, Ba Jin – pur senza aderire mai al Partito – abbracciò l’ideologia comunista, accolse con un certo entusiasmo il nuovo regime e ricoprì importanti incarichi ufficiali.
Negli anni bui della Rivoluzione Culturale (1966/1976) divenne – come molti altri intellettuali e scrittori a lui contemporanei – bersaglio di pesanti accuse e critiche, tanto che i suoi scritti vennero definiti “erbaccia velenosa” e la Trilogia della corrente messa al bando in quanto non rivoluzionaria. Si trovò costretto a rivedere e modificare le proprie opere, a sottoporsi a pesanti e umilianti sedute di autocratica e alla cosiddetta rieducazione.
Negli anni Ottanta venne più volte candidato al Premio Nobel per la Letteratura e nel 1982 fu il primo cinese a ricevere il prestigioso Premio Internazionale Dante Alighieri. Nel 1983, gli venne diagnosticato il Parkinson che lo costrinse per molti anni in ospedale. Morì di cancro a Shanghai nel 2005, all’età di 101 anni.
Viene ad oggi considerato uno dei più grandi e importanti scrittori cinesi del Ventesimo secolo.
Opere tradotte in italiano
Ba Jin fu uno scrittore molto prolifico, eppure – nonostante un numero piuttosto abbondante di traduzioni in inglese – pochissime delle sue opere sono state ad oggi tradotte in lingua italiana. Riportiamo di seguito, in ordine cronologico, le opere di Ba Jin disponibili in lingua italiana.
Famiglia 家 (1931)
Famiglia è probabilmente l’opera più famosa di Ba Jin, nonché il primo volume della Trilogia della corrente, comprendente anche i romanzi Primavera e Autunno – ad oggi non ancora tradotti in italiano.
Pubblicato in serie nel 1931 e di seguito in volume nel 1933, Famiglia arriva in Italia solo nel 1980 attraverso una prima traduzione in lingua italiana, ad opera di Margherita Biasco. Nel corso del tempo, Ba Jin apporta personalmente numerose modifiche all’opera che viene ristampata più volte in Cina e nuovamente tradotta e pubblicata in Italia nel 2018 – nel rispetto della sua versione più recente – dal sinologo e interprete, Lorenzo Andolfatto.
Famiglia è un canto di ribellione, di dolore e di tormentata mestizia – talvolta corale, talvolta marcatamente individuale; progressista negli intenti, ma anche “tipicamente cinese” nella sua esplorazione delle dinamiche, delle gerarchie e dei rancori che dominavano le famiglie patriarcali cinesi; e dal gusto classico nella sua accuratezza simbolica e descrizione lirica degli elementi naturali.
Personalmente, ho percepito Famiglia anche come una dichiarazione – di amore e di odio, di vittoria e di sconfitta, di affermazione collettiva e individuale, di speranza e di sottile rassegnazione.
La precisa collocazione storica e l’evidente componente autobiografica, confermata parzialmente dallo stesso autore, conferiscono all’opera una forza emotiva e uno spessore ideologico considerevoli e giustificano – almeno in parte, e se mai una qualche giustificazione fosse necessaria – l’accorata ricerca introspettiva dei personaggi, il romanticismo incalzante e struggente di Famiglia, il suo sentimentalismo esasperato.
Macro-protagonista del romanzo: una famiglia ricca e facoltosa di Chengdu, la famiglia Gao. Attaccati ai valori tradizionali e al rigido e oppressivo sistema (anche morale) di stampo confuciano, i Gao rappresentano per molti aspetti la tipica famiglia della Cina tradizionale – destinata a sgretolarsi per l’inconsistenza e la natura anacronistica dei propri valori; per effetto della spinta innovatrice degli anni Venti; e travolta dagli eventi e dalla Storia.
La vecchia Cina e la nuova Cina convivono, si incontrano e scontrano violentemente sulle pagine di Famiglia, trovando forma concreta nella contrapposizione tra le due generazioni di casa Gao: la nuova generazione fatta di ragazzi poco più che adolescenti – come i tre fratelli Juehui, Juemin e Juexin; le figure femminili di Mei, Mingfeng e Ruijue (queste ultime condannate ad un destino particolarmente tragico) e quella di Qin (simbolo della dolorosa e spesso vana ricerca di emancipazione femminile); e la vecchia generazione di zii, zie, genitori e concubine, guidata dal patriarca della famiglia – il nonno Gao.
Juehui – alter ego di Ba Jin – è forse il protagonista più immediato di Famiglia. Giovane, ribelle e idealista, disgustato dalla propria famiglia che percepisce come sistema retrogrado, ingiusto e oppressivo, simbolo di una Cina destinata a scomparire. Si erge a rappresentante di una nuova Cina e di una nuova morale che ci vengono raccontate attraversi i suoi pensieri, i suoi discorsi coi fratelli, le pagine delle riviste che legge.
Eppure, al di là di questo conclamato rigore e senso di responsabilità morale, il comportamento di Juehui tradisce, in certe occasioni, un impegno più che altro idealistico e poco concreto. Come in occasione del suicidio della serva Mingfeng, da lui tanto amata, eppure in ultima istanza abbandonata ad un tragico destino e presto dimenticata; o ancora come nella scena in cui Juehui, insieme al fratello Juemin, passa accanto a un ex servo di casa Gao – ora mendicante – e, immerso nella propria vita, neanche si accorge della sua presenza. Quello di Juehui si rivela dunque un idealismo febbrile, sincero e romantico, ma in certa misura astratto e retorico (e in qualche modo borghese).
All’estremo opposto dell’idealismo di Juehui, troviamo le tre tragiche figure femminili di Famiglia: Mingfeng, Mei e Ruijue. Ubbidienti e remissive, quasi rassegnate ad una vita di “quiete nella non speranza”, le tre donne assistono al compiersi dei propri destini, senza averne il minimo controllo, in un crescendo di dolore e sofferenza. Mingfeng sarà infine l’unica a decidere della propria sorte attraverso un unico, ultimo, tragico gesto: il suicidio.
Nel susseguirsi di tragedie e ingiustizie che caratterizzano Famiglia, Juemin e Qin sembrano gli unici potenziali vincitori. Innamorati l’uno dell’altra, più pacati rispetto a Juehui ma ugualmente determinati a costruire una nuova Cina, i due ragazzi sembrano sfuggire alla sorte di un matrimonio combinato e capaci di realizzare i loro sogni di amore.
Infine, c’è Juexin – forse il protagonista emotivo di Famiglia. Incapace di reagire e di ribellarsi di fronte ai soprusi della famiglia; incapace di trovare il coraggio di decidere (quindi combattere per) ciò che è giusto; di cercare la strada per la propria felicità. Diventa simbolo dell’inerzia morale, della mestizia, di una paura più forte del desiderio ma anche di un piacere – affatto romantico, di certo compassionevole e forse un po’ perverso – per la sconfitta, l’umiliazione e l’autocommiserazione.
Un romanzo dalla forte carica emotiva, che prende forma in una dimensione paradossale – quella di profonda solitudine dei protagonisti in una casa che è in realtà affollatissima; una storia con tanti vinti e pochi vincitori, che guarda al futuro con tanta speranza e con altrettanto timore; e che racconta di un’epoca in cui “nascere donna è il peggiore castigo”.
Il segreto di Robespierre, 罗伯斯庇尔的秘密 (antologia di racconti risalenti agli anni Trenta)
Il segreto di Robespierre rappresenta un’antologia che raccoglie dieci racconti scritti da Ba Jin negli anni Trenta (con l’unica eccezione de L’affittacamere – scritto nel 1929) e originariamente non destinati alla pubblicazione. Ba jin decise poi di pubblicarli a metà degli anni Trenta – su consiglio di alcuni amici – e nel 1989 gli stessi vennero tradotti e pubblicati in Italia sotto forma di raccolta.
Filo conduttore di tutti i racconti è il senso di smarrimento e sradicamento, la condizione di sofferto isolamento e instabilità dei giovani lontani dalla propria terra; quindi la solitudine, la ricerca della propria identità e del proprio ruolo nel mondo, comunque accompagnate da un lucido e ardente senso del dovere nei confronti del proprio ideale e del proprio paese.
Tutti i racconti della raccolta sono ambientati in una terra straniera, la Francia – nella suggestiva cornice della Parigi degli anni Venti. A un tempo amata e odiata dallo scrittore e dai suoi personaggi, la Francia era la terra in cui Ba Jin – al pari di molti atri studenti e giovani di tutto il mondo – aveva riversato le proprie aspettative e le proprie speranze che si erano però sistematicamente scontrare con una realtà ben diversa, in ultima analisi indifferente alle stesse e di certo incapace di soddisfarle.
Altamente emotivi e caricati di un (nuovamente) esasperato sentimentalismo, tanto i racconti quanto i personaggi che li popolano sono per Ba Jin un modo per scavare dentro se stesso, per capire e dare un senso alla sua stessa condizione di cinese emigrante; rappresentano un’analisi del proprio senso di smarrimento, del proprio sconforto e dello sconforto verso la condizione della Francia e soprattutto della Cina.
Gli ultimi cinque racconti ruotano tutti intorno ad una figura femminile, quella della giovane rivoluzionaria polacca Arianna Volberg, personaggio realmente esistito e conosciuta da Ba Jin a Parigi. Arianna diventa in qualche modo il simbolo dell’idealismo rivoluzionario, di tutta una massa di giovani che abbandonava il proprio paese per motivi politici chiedendo in certi casi asilo in terre straniere, in ogni caso ricercando un luogo dove veder realizzati i propri ideali di giustizia, uguaglianza e libertà.
Ba Jin scrisse questi racconti nella sua camera di rue Tournefort a Parigi e scrivendoli si addentrava in una ricerca e analisi introspettiva che hanno davvero poco dello stile tradizionale cinese e tanto della letteratura moderna europea. Citando le parole di un suo stesso romanzo scritto in anni più maturi (Il giardino del riposo), la mia impressione più immediata è che Ba Jin abbia scritto quei racconti, con quei personaggi e con quelle parole per esprimere quel “qualcosa che c’è sempre, dentro, che non mi riesce mai di smuovere e che mi costringe a scrivere”.
L’antologia comprende i seguenti racconti: Il segreto di Robespierre; La morte di Marat; La Gioconda; L’affittacamere; Un uomo buono; Arianna; Arianna Volberg; Una lettera; La crudeltà dell’amore; La notte di Marsiglia.
Il giardino del riposo 憩园 (1944)
Il giardino del riposo è un romanzo piuttosto breve pubblicato in Cina nel 1944 e arrivato in Italia nel 1980, attraverso la traduzione della sinologa Vilma Costantini.
Si tratta, citando la definizione della Costantini, di un “piccolo capolavoro” capace di raccontarci – attraverso, ai margini e tutt’intorno alle vicende del protagonista – una storia ricca di storie. Storie del passato, del presente e di un passato che è spesso più vivo del presente nella vita di alcuni personaggi; storie di grande ricchezza, di povertà e di disgrazia; storie di due famiglie – gli Yao e gli Yang – inevitabilmente immerse nella Storia della Cina degli anni Trenta.
Protagonista del romanzo è lo scrittore Li che, ritornato a Chengdu (la sua città natale) dopo molti anni, incontra un suo vecchio amico di studi – il signor Yao – e diviene suo ospite presso la sua lussuosa e principesca dimora, impreziosita da un giardino ricco di fiori (il Giardino del riposo).
Il signor Yao vive insieme alla seconda moglie – Zhaohua – e al figlio – Xiaohu – avuto dalla prima consorte, morta anni prima. Il loro è un matrimonio di amore e di felicità che nasconde però alcune profonde incomprensioni e sofferenze legate soprattutto al rifiuto da parte della famiglia della prima moglie (i Zhao) di accettare Zhaohua nella famiglia e come matrigna di Xiaohu, il quale intanto cresce irrispettoso e viziato dalla nonna materna – giocando d’azzardo, andando a teatro e saltando la scuola.
L’altra famiglia, gli Yang, sono i precedenti proprietari della dimora. Oltre alla casa, ad unire e intrecciare le storie di queste famiglie è la figura di un ragazzino dell’età di Xiaohu, il piccolo Yang, (figlio de terzogenito di casa Yang) che si aggira più o meno furtivamente per il Giardino del riposo alla ricerca di fiori da raccogliere.
Lo scrittore Li si trova in qualche modo inglobato nelle vicende di queste famiglie, ne indaga le dinamiche, ne assorbe le emozioni e ne viene assorbito. Egli vive ogni cosa in quel modo di vivere non meglio definibile, con quella sensibilità profondissima, complessa ma indefinita dell’artista che facilmente viene travolta e si lascia travolgere dai pensieri, dalle persone, dalle storie, dalla vita.
Scorrono le sue giornate e il romanzo che Li sta scrivendo prende forma e va concludendosi. Sono giornate passate a scrivere e a passeggiare, a scambiare qualche parola con le poche persone che costellano quel momento della sua vita e che finiscono per influenzare in maniera decisiva i risvolti del suo stesso romanzo – soprattutto nel caso di Zhaohua.
Tragico e moderno nell’analisi dell’emotività dei personaggi e nell’espressione di alcune speculazioni esistenziali, Il giardino del riposo conserva in ogni caso la sua cinesità e un certo gusto classico. Ba Jin offre infatti una descrizione attentissima e puntuale di alcune caratteristiche dei personaggi, ad ogni loro apparizione ne sottolinea il cambio d’abito, i mutamenti d’espressione e apparenza; riporta senza eccezioni la presenza di quel sorriso sul viso di Zhaohua che al lettore italiano sembra una ripetizione un po’ approssimativa e un po’ inconcludente, ma che è in realtà risultato di una scelta precisa e consapevole.
Davvero un “piccolo capolavoro”: breve, efficace e ben scritto.
Gelide notti 寒夜 (1947)
Il romanzo Gelide notti può essere – e viene spesso – definito come il capolavoro della maturità di Ba Jin. Venne pubblicato nel gennaio del 1947, quando lo scrittore aveva più di 40 anni, e fu una delle opere proposte per il Premio Nobel.
Si tratta di un romanzo completamente diverso rispetto a Famiglia, non assume affatto la forma di un canto corale e inglobante, non ha nulla di quel sentimentalismo esasperato e romantico, di quell’idealismo febbrile. È il racconto tragico e sommesso della vita e della morte di un uomo. Un uomo ordinario, un po’ prevedibile, patetico e buono – troppo buono, come gli viene spesso rimproverato dalla moglie.
Ed è il racconto del dolorosissimo calvario di quest’uomo che si ammala di tubercolosi, che prova a ignorare la malattia, a combatterla ma soprattutto impara a rassegnarvisi, come del resto è rassegnato alla vita, al realizzarsi si un destino misero, all’incombere inesorabile di una morte dolorosa.
I personaggi centrali di Gelide notti sono solo tre – Wang Xuan, Shusheng (sua moglie) e la signora Wang (sua madre). Essi si trovano a convivere in un buio e squallido appartamento nella città di Chongqing 重庆, in un’atmosfera di profondo disagio e ostilità reciproca tra le due donne, mentre il tempo scorre inesorabile – portandosi via tutti i sogni, le aspirazioni e gli ideali di gioventù della coppia.
Sono gli anni dell’invasione giapponese, dei bombardamenti, di una Cina in balia degli eventi e della Storia, di un popolo ridotto alla miseria e alla fame e che vive nell’angoscia perenne di dover abbandonare la propria casa e la propria vita per trovare rifugio altrove.
Sono notti gelide e infelici, avvolte in una patina di disagio e rassegnazione quelle che si susseguono nella vita di Wang Xuan, poi sono notti di dolore, solitudine e insonnia al sopraggiungere della malattia e quando Shusheng decide di trasferirsi a Lanzhou 兰州 nel timore dell’avanzata giapponese, per questioni di lavoro e nella speranza di un futuro che non può essere peggiore del presente.
Un romanzo toccante e sincero, che mette a nudo l’animo di un uomo; drammatico e penetrante, è capace di rinchiudere il lettore in una stanza, di obbligarlo al letto di un malato, offrendogli però al tempo stesso un ritratto efficace della desolazione e della paura della Cina degli anni Trenta.
Il drago 龙 (1970)
Il drago è un brevissimo racconto fantastico, pubblicato nel 1970 su Ba Jin Wenji e tradotto in lingua italiana per la collana “Il Sigillo” (piccola biblioteca cinese di poesia e prosa) nel 1993.
In quest’opera troviamo due elementi peculiari e importantissimi della cultura cinese: il drago – essere mitico divenuto in un certo modo simbolo della stessa Cina – e il “lungo viaggio” del saggio alla ricerca di un “altrove” puro e intatto (tema tipicamente taoista).
Si tratta di un’opera facilmente fruibile e leggera che racconta lo strano incontro tra un uomo e un drago – creature lontane nella forma, appartenenti a mondi diversi, ma che troviamo particolarmente vicine in questo racconto.
Il drago e l’uomo si trovano infatti uniti da un destino molto simile e si scoprono allo stesso modo unite negli ideali, nella speranza e nella determinazione di inseguire un futuro diverso – certamente più difficile, ma degno di essere vissuto nonostante il rischio e al costo di perdere tutto.
Opere rappresentative disponibili in traduzione inglese
激流三部曲 The Torrents Trilogy (1933-40): 家 Family, 春 Spring, 秋 Autumn; 海的梦 A Dream of the Sea (1932); 春天里的秋天 Autumn in Spring (1932); 爱情的三部曲 The Love Trilogy (1931-35): Fog 雾, Rain 雨, Lightning 电; 第四病室 Ward No 4 (1946); 随想录 Random Thoughts (1978-86).
Altre opere
Riportiamo a seguire i titoli di alcune altre opere meno note di Ba Jin e non ancora disponibili in traduzione italiana – e in molti casi neanche inglese. Si fa notare che i titoli vengono indicati in lingua inglese, non esistendo una traduzione ufficiale in italiano.
Racconti
复仇 Vengeance (1931); 狗 Dog (1931); 光明Brightness (1932); 电椅 The Electric Chair (1933); 抹布 Wiping Cloth (1933); 将军 The General (1934); 神·鬼·人 Gods, Ghosts and Men (1935); 沉落 Sinking (1936); 发的故事 The Story of Hair (1936); 雷 Thunder (1937); 还魂草 Resurrection Grass (1942); 小人小事 Little People, Little Events (1943); 英雄的故事 Heroic Tales (1953); 猪与鸡 Pigs and Chickens (1959); 李大海Li Da-hai (1961).
Romanzi
灭亡 Destruction (1929);死去的太阳 The Dead Sun (1931); 新生 New Life (1933); 砂丁 Miners (1933); 萌芽 Germination (1933); 利娜 Lina (1940); 第四病室 Ward No 4 (1946).
Biografia
Nata nel 1993 a Umbertide (PG). Laureata nel corso di Laurea magistrale in Interpretariato e Traduzione editoriale, settoriale (curriculum cinese-inglese) presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Appassionata di viaggi (con un debole per l’Asia), di scrittura, lettura e studio delle lingue straniere. Attualmente impegnata in un tirocinio presso il museo Ferragamo a Palazzo Spini a Firenze e in un Master online in Marketing, Comunicazione & Made in Italy. Mi trovate su Linkedin.
Photo Credits: Cover Photo by Unknown author on Wikimedia Commons