“Il meglio del meglio non è vincere cento battaglie su cento, bensì sottomettere il nemico senza combattere.”
“Maltrattare gli uomini e poi temerne la reazione è il massimo della stupidità.”
“Se si pongono gli uomini in una posizione priva di vie d’uscita, essi non fuggiranno nemmeno di fronte alla morte. In tale situazione nulla è impossibile.”
Cos’hanno in comune queste tre frasi? Si tratta, in tutti i casi, di citazioni tratte da “L’Arte della Guerra” di Sun Tzu.
Introduzione
La storia della Cina e, a ben vedere, anche quella della maggioranza delle civiltà, è costellata di guerre e conflitti fra stati rivali.
Le cause sono molteplici ma sono spesso riconducibili al desiderio e, a volte, alla necessità di godere in maniera esclusiva delle risorse di altri territori e, in definitiva, di accrescere il proprio potere.
L’esito di questi conflitti, che condiziona pesantemente la vita di popolazioni intere, non dipende solamente dal numero dei soldati o dagli equipaggiamenti dei vari eserciti, ma anche dalle tecniche che si utilizzano nella loro conduzione.
Queste tecniche sono da sempre oggetto di studio e di dibattito e comprendono, oltre che aspetti prettamente militari, anche aspetti economici, politici e sociali.
Esse sono costituite da valutazioni tattiche e strategiche che devono essere bilanciate per creare le condizioni necessarie alla vittoria finale.
Uno dei primi e, a mio avviso, dei più sensati, trattati di strategia che prende in esame le condizioni che possono portare a un esito vittorioso è “L’Arte della Guerra”, attribuito a Sun Tzu.
Anche se tale trattato è stato scritto circa 2500 anni fa, quando gli eserciti e gli armamenti erano molto diversi, conserva intatta la sua valenza e la forza dei suoi insegnamenti.
Infatti, grazie alla sua capacità di analisi lucida e chiarificatrice, esplicita le regole basilari, che sono senza luogo e senza tempo, nella conduzione dei conflitti.
La caratteristica che rende ancora più interessante “L’Arte della Guerra” è che le regole che descrive sono applicabili a ogni genere di conflitto, non solo militare ma anche legato alla sfera personale e sociale.
Il dizionario definisce la strategia come “la tecnica di individuare gli obiettivi generali di qualsiasi settore di attività pubbliche e private, nonché i modi e i mezzi più opportuni per raggiungerli”.
In pratica, la strategia è la fase in cui si individuano gli obiettivi e la tattica è l’individuazione e la messa in pratica delle tecniche necessarie per raggiungerli.
In questo trattato, per la prima volta nella storia, strategia e tattica vengono presentate in maniera razionale, quasi scientifica, senza contaminazioni ideologiche o religiose.
Ciò lo rende applicabile in tutti i campi, a prescindere dalla diversità dei soggetti e del background culturale; si tratti di gestire uno stato, un’impresa, un partito o un qualsiasi individuo o gruppo.
Attraverso la lettura di questo classico imparerai quali sono le condizioni che portano inevitabilmente alla sconfitta e quali quelle che, invece, possono favorire una vittoria in qualsiasi campo della sfera pubblica o privata.
Inquadramento storico-filosofico
Come per molti dei classici della letteratura cinese, sia l’autore che il periodo in cui il manuale è stato scritto non sono noti con esattezza.
L’opera viene collocata genericamente nel V secolo a.C. e alcune scuole di pensiero credono sia il frutto di rielaborazioni effettuate nell’arco di circa cento anni.
La sua collocazione storica quindi è da porsi a cavallo fra i due periodi della storia cinese denominati “delle primavere e degli autunni” (770 – 454 a.C.) e “dei regni combattenti” (453 – 221 a.C.); periodi cioè di grande tumulto in cui dominavano incessanti guerre che hanno portato nel 221 a.C. il regno di Qin ad unificare la Cina per la prima volta nella storia.
Durante questi periodi la guerra era l’attività principale di ogni sovrano, e anche i brevi periodi di pace erano dedicati alla preparazione dei futuri conflitti.
Il luogo di nascita di Sun Tzu rimane incerto poiché le fonti storiche discordano e mentre “gli annali delle primavere e degli autunni” lo danno nativo dello stato di Qi, Sima Qian nel suo libro di storia “Shiji” riporta che nacque nello stato di Wu.
Tutte le fonti però concordano che fu prima generale e poi ministro del sovrano di Wu, Re He Lü, a partire dal 512 a.C.
Ebbe modo di sviluppare e testare le sue teorie direttamente sul campo di battaglia, riportando molte schiaccianti vittorie che valsero un’enorme fama sia a lui e al suo trattato.
Il periodo in cui visse e operò aveva visto da poco la nascita delle principali correnti filosofiche della storia cinese, alle quali Sun Tzu si è ispirato nel descrivere la condotta che devono tenere gli ufficiali e le tattiche di battaglia.
La corrente filosofica che più impregna il libro è sicuramente il taoismo di cui utilizza molte idee, seguita dal legismo, a cui si ispira soprattutto per quello che riguarda la gestione dei soldati.
Le qualità che deve possedere un generale vincente sono infatti le stesse del saggio taoista, e gli attacchi agli schieramenti avversari devono essere portati seguendo l’equilibrio degli opposti Yin e Yang, mentre la ferrea disciplina da imporre alle truppe seguendo criteri di giustizia richiama palesemente il legismo, come si desume dall’anedotto che segue.
Aneddoto: La ferocia di Sun Tzu
Come già detto, si hanno scarse notizie bibliografiche Sun Tzu. Si conserva però un “divertente” aneddoto che riassumiamo dalla traduzione in inglese di Lionel Giles (1910):
He Lü, re di Wu, dopo aver letto “L’arte della Guerra”, chiese a Sun Tzu:
“Ho letto attentamente il tuo trattato. Posso testare le tue teorie di gestione dell’esercito sulle mie donne?”
“Sì,” rispose Sun Tzu. E così centottanta concubine del Signore furono fatte uscire dal palazzo. Il generale le divise in due compagnie, e piazzò le due favorite di He Lü a capo di ognuna di esse. Rivolgendosi alle ragazze:
“Suppongo conosciate la differenza tra avanti e dietro, destra e sinistra.”
“Sì,” risposero loro.
“Bene, quando dico ‘avanti’ guardate di fronte a voi, quando dico ‘a sinistra’ guardate a sinistra, quando dico ‘a destra’ a destra, quando dico ‘indietro’ guardatevi alle spalle.”
Le ragazze assentirono di nuovo.
Una volta spiegati gli ordini, furono approntate le asce d’esecuzione. Quindi, al suono dei tamburi, Sun Tzu diede l’ordine:
“Girare a destra,” ma le ragazze scoppiarono a ridere.
“Se gli ordini non sono chiari, la colpa è del generale,” affermò Sun Tzu prima di procedere a spiegargli di nuovo.
“Girare a sinistra!” Le ragazze risero di nuovo.
“Se gli ordini non sono chiari, la colpa è del generale. Ma se gli ordini sono chiari e i soldati continuano a disubbidire, allora la colpa è degli ufficiali. Decapitali!”
Vedendo che le sue concubine favorite stavano per essere uccise, il re di Wu mandò il seguente messaggio:
“Siamo soddisfatti dell’abilità con il quale il nostro generale comanda le truppe. Se queste due concubine dovessero essere sacrificate, la nostra carne e le nostre bevande non avrebbero più lo stesso sapore. Il nostro desiderio è che siano risparmiate.” Sun Tzu replicò:
“Essendo già stato insignito dei gradi di generale da sua Maestà, ho il diritto e il dovere di non rispettare alcuni dei suoi ordini.”
E così le due favorite del re furono decapitate e al loro posto furono promosse le due concubine immediatamente inferiori in rango. Questa volta, al suono dei tamburi, le donne si mossero avanti e indietro, a destra e a sinistra. Nessuna osò fiatare. Sun Tzu inviò il seguente messaggio al sovrano:
“Sire, i vostri soldati sono ora pronti per l’ispezione.” Il re replicò:
“Il generale può ritirarsi nei suoi alloggi. Non è Nostra intenzione passare in rassegna le truppe.”
Sun Tzu disse:
“Il Signore si riempe la bocca di tante belle parole, ma non sa metterle in pratica.”
I contenuti de “L’Arte della Guerra”
Il trattato è composto di tredici capitoli di breve durata, in cui vengono condensate le principali istruzioni per la condotta di un conflitto.
Non sono affrontate le situazioni particolari ma le idee generali, poiché ogni situazione è diversa dalle altre che seguiranno o che l’hanno preceduta e quindi non è possibile schematizzare tutte le situazioni possibili, che sono infinite.
Tali situazioni sono però riconducibili ad alcune idee generali che vanno adattate alle contingenze ma che, quando infrante, mettono una seria ipoteca sulla possibilità di vittoria.
Di seguito riporto le idee principali di ogni capitolo, soffermandomi su quelle divenute più famose a livello mondiale per la loro penetrazione in tutti i campi.
Per non appesantire troppo la lettura tralascierò gli aspetti prettamente militari, dei quali comunque fornirò due applicazioni pratiche nella sezione dell’articolo dedicata alle applicazioni pratiche.
Capitolo 1: Valutazioni iniziali
L’incipit del libro rende chiaro il perché è stato scritto dicendo che: “La guerra è il compito più importante che uno stato possa intraprendere, la base sulla quale si decide la vita o la morte del paese […] Per questa ragione si tratta di un’attività che deve essere ponderata e analizzata”.
In altre parole si potrebbe dire che, secondo Sun Tzu, mai come in caso di guerra, l’importante non è partecipare ma vincere!
Questo concetto base rimane il principio guida di tutto il libro e, in definitiva, è quello che rende le considerazioni dell’autore di una lucidità e di una forza impressionanti.
Il primo capitolo introduce anche un altro concetto base per cui Sun Tzu è diventato famoso: “la guerra è il Tao dell’inganno. Perciò se siete abili, di fronte al nemico fingete incapacità […] Se il vostro obiettivo è vicino fingete che si trovi lontano; quando è distante fingete che si trovi nei paraggi.”
Nonostante per questa sua idea Sun Tzu sia stato spesso criticato per mancanza di moralità, essa risponde alla necessità di mettere in pratica il principio base, cioè che la vittoria è la cosa più importante.
Inoltre le spiegazioni che fornisce dimostrano che le implicazioni morali non c’entrano, ma che si tratta principalmente di astuzie necessarie alla buona riuscita dei propri piani, e dalle quali bisogna sempre stare in guardia perché potrebbero essere applicate anche contro di noi.
Capitolo 2: Come si conduce una guerra
Nel secondo capitolo si insiste sul concetto che: “In guerra conta la vittoria, non le campagne prolungate”.
Ribadendo che: “Nel corso di molte guerre ho sentito parlare di azioni maldestre realizzate per colpa della rapidità, tuttavia non ho mai visto nessuna operazione condotta con abilità in campagne di lunga durata. Nessun paese ha mai tratto vantaggio da una lunga guerra.”
Questo concetto è particolarmente veritiero poiché le guerre prolungate portano al dissanguamento delle finanze dello stato e all’impoverimento generale della popolazione, anche nel caso vengano vinte. Inoltre, le campagne prolungate portano all’indebolimento dello spirito combattivo delle truppe, destinanadole alla sconfitta sul campo di battaglia.
Capitolo 3: Programmare un offensiva
L’idea principale del terzo capitolo è di una lungimiranza innovativa sia per l’epoca che per i trattati di strategia di tutte le epoche seguenti:
“Chi guida un esercito deve tenere presente questi principi: conquistare un regno senza produrre danni è preferibile; distruggerlo è solo una seconda opzione”.
E ancora a seguire : “Soggiogare il nemico senza combattere rappresenta la vera vetta dell’arte militare”.
Questa idea risponde all’intuizione che dalla completa distruzione dell’avversario non si può trarre un vero giovamento neppure in caso di vittoria: annettere al proprio regno un cumulo di macerie non rappresenta una vera vittoria.
Questo concetto, di facile comprensione, rappresenta in effetti una peculiarità dello stile di Sun Tzu, che rimane estraneo agli scritti militari della tradizione europea, come ad esempio “Della Guerra” del barone tedesco Karl von Clausewitz, che circa 2300 anni dopo, continuava a teorizzare come l’obiettivo principale di una guerra fosse l’annichilimento totale del nemico.
Appare chiaro come questa idea di Sun Tzu sia ricca di implicazioni riguardanti i moderni conflitti commerciali, in cui grosse compagnie non tendono a distruggere i loro concorrenti, ma piuttosto ad inglobarli per aumentare le proprie potenzialità e, soprattutto, il proprio pacchetto clienti.
Un altro concetto fondamentale presente in questo capitolo denso di significati è espresso nella frase: “Chi conosce se stesso e conosce il nemico potrà affrontare senza timore cento battaglie. Chi conosce se stesso ma non il nemico ha uguali possibilità di sconfitta o di vittoria. Chi non conosce né se stesso né il nemico verrà inevitabilmente sconfitto in ogni scontro”.
Concetto che verrà poi esaustivamente affrontato nel capitolo 13, dedicato all’uso delle spie.
Capitolo 4: Disposizione dell’esercito
Questo capitolo approfondisce un concetto molto importante in qualunque campo, e cioè che bisogna accettare battaglia solamente quando si è sicuri di poterla vincere, altrimenti è più saggio stare sulla difensiva.
Inoltre fa una riflessione molto acuta sul fatto che, siccome “[…] distinguere tra il sole e la luna non è sintomo di chiaroveggenza e sentire un tuono non è sintomo di udito fine […] le vittorie ottenute da un maestro della guerra non gli fruttano né reputazione di saggezza né meriti di coraggio.”
Poiché quando egli ingaggia battaglia ha già creato le condizioni per la vittoria e quindi attacca un nemico già sconfitto in partenza.
Capitolo 5: Potenza militare strategica
In questo capitolo l’autore si sofferma sulla spiegazione di alcuni importanti concetti tattici analizzando la correlazione tra i metodi di battaglia ortodossi e non ortodossi, e il modo migliore di comandare l’esercito.
Cito solo due frasi che si commentano da sole:
“Generalmente comandare un grande numero di uomini è come comandarne pochi”.
“Generalmente, in battaglia, si utilizzano le formazioni normali per ingaggiare il nemico e le tattiche non convenzionali per vincere”.
Capitolo 6: Vacuità e sostanza
Una delle cose più importanti che ci insegna questo capitolo è che “quando una battaglia è vinta la propria tattica non va ripetuta. Bisogna rispondere alle circostanze in una infinita varietà di modi”.
Questa capacità di adattarsi alle circostanze viene paragonata all’acqua che cambia costantemente forma in base alla situazione e al recipiente in cui è contenuta ma allo stesso tempo è incomprimibile e può esprimere una forza distruttrice senza pari.
Qui è forte il richiamo al taoismo che a sua volta identifica l’acqua come un esempio di condotta flessibile e morbida ma allo stesso tempo avvolgente e di grande potenza; la rappresentazione naturale dell’equilibrio tra Yin e Yang.
Capitolo 7: Combattimento fra eserciti
In questo capitolo sono espressi due concetti che sono poi diventati famosi sia per la loro saggezza che per la loro applicabilità in moltissimi campi che vanno dagli affari ai rapporti interpersonali.
Il primo dice: “Lascia una via di fuga a un nemico circondato e non esercitare una esagerata pressione su un nemico disperato”, poichè potresti ottenere l’effetto opposto di rinvigorirlo con la forza della disperazione e con l’idea che non ha più nulla da perdere.
Il secondo è indiretto e dice: “marcia per vie indirette e inganna il nemico allettandolo con delle esche”, quindi, di riflesso, è necessario evitare di farsi allettare con delle esche come ad esempio finte ritirate o apparenti vantaggi.
Capitolo 8: Nove variabili
Questo capitolo è dedicato all’analisi e alla valutazione del campo di battaglia ma contiene anche suggerimenti di carattere generale, come ad esempio:
“non devi mai fare affidamento sulla speranza che il nemico non ti attacchi ma invece devi fare in modo di essere sempre invincibile.”
Inoltre elenca le caratteristiche caratteriali che possono influire negativamente sul conflitto (ogni tipo di conflitto): “se sei votato alla morte puoi essere ucciso; se hai paura puoi essere catturato; se sei rabbioso puoi essere provocato; se hai un senso dell’onore troppo marcato puoi essere insultato facilmente; se sei troppo compassionevole puoi venire stressato.”
Queste caratteristiche rappresentano un punto debole e se il nemico le possiede si possono sfruttare a proprio vantaggio, mentre se siamo noi a possederle dobbiamo guardarci dal nutrirle e dal metterle in campo.
Capitolo 9: Manovrare l’esercito
Questo capitolo analizza lo schieramento dell’esercito su diversi tipi di terreno e fornisce delle indicazioni su come affrontarli.
In questa sede comunque mi soffermerò solamente su alcune analisi dei comportamenti umani che vanno al di là dello schieramento delle forze in senso stretto:
“Quando l’emissario del nemico parla umilmente ma egli continua le manovre significa che si sta preparando ad attaccare. Quando il suo linguaggio è forte e avanza pretestuosamente può essere il segno che si sta per ritirare. […] Quando senza motivo apparente il nemico richiede una tregua significa che sta cospirando”.
Queste poche righe danno un’idea della capacità dell’autore di osservazione nell’animo umano e dell’importanza di “leggere” il comportamento dell’avversario.
Sono anche presenti linee guida per la gestione dei propri uomini: “Se la truppa è punita prima che la sua lealtà sia stata assicurata sarà disobbediente. […] Quindi, comanda con umanità ma imponi una ferrea disciplina”.
Consigli che sono molto utili ad ogni persona che debba gestirne altre, dall’amministratore delegato di una grande compagnia al capoufficio.
Capitolo 10: Configurazioni del terreno
Sebbene in questo capitolo Sun Tzu si concentri sulle evidenti implicazioni militari delle varie tipologie terreno, in senso astratto, le sue teorie sono applicabili in diverse situazioni, anche nelle problematiche quotidiane.
I terreni sono definiti come: “accessibile”, “insidioso”, “svantaggioso”, “angusto”, “esteso”, “accidentato” e per ognuno viene definita la migliore condotta da tenere.
Per esempio sul terreno “insidioso” definito come una situazione in cui è facile avanzare ma difficile ritirarsi, consiglia di farsi avanti intrepidamente solo se il nemico è impreparato.
Le applicazioni pratiche di questo consiglio nella vita quotidiana sono infinite e a ben pensarci ognuno potrebbe citare un esempio di vita vissuta che lo ha coinvolto personalmente.
La stessa cosa vale per gli altri “terreni” di scontro spiegati nel trattato.
Capitolo 11: Nove tipi di terreno
Oltre che all’individuazione e all’approfondimento delle tipologie del terreno e della migliore condotta da seguire, in questo capitolo si fà anche un altro esplicito richiamo al taoismo sottolineando l’importanza del “Qi” (che si pronuncia ci) che può essere definito come l’energia vitale e che in questo caso specifico si trasforma nello spirito combattivo.
Esso è fondamentale poichè “non sarà sufficiente impastoiare i cavalli e interrare le ruote dei carri per evitare che i soldati disertino. Il Tao dell’organizzazione insegna a stimolare le proprie truppe”.
Lo scopo dell’organizzazione deve essere quello di privilegiare la flessibilità per trasformare l’esercito nel “serpente noto come Shai-jan […] Se lo colpite al capo sarà la sua coda a rispondere. Se lo colpite alla coda, replicherà con un attacco di testa. Se lo colpite al centro del suo corpo reagiranno sia la testa che la coda”.
Inoltre, per rafforzare lo spirito combattivo: “è essenziale per un generale mantenersi tranquillo e insondabile, retto, dotato di autodisciplina”.
Che siate stati le figure di riferimento di qualche gruppo di persone in ambiente lavorativo, in ambito sportivo o in qualunque altro ambito o che guardiate ai comportamenti dei politici per decidere a chi dare la vostra fiducia, l’applicazione di questo ultimo consiglio di comportamento, non potrà rivelarsi che vincente o fornirvi un elemento chiave nella scelta del vostro rappresentante.
Capitolo 12: Attacchi incendiari
Gli attacchi incendiari furono spesso usati nella storia militare della Cina allo scopo di distruggere le provviste del nemico o i suoi campi fortificati ed è per questo motivo che Sun Tzu gli dedica un intero capitolo.
Per gli scopi di questo articolo, comunque, voglio citare solo due consigli che l’autore dà verso la conclusione e che rafforzano i concetti fondamentali all’opera già espressi in precedenza:
“Vincere le battaglie e raggiungere i tuoi obiettivi ma fallire nel consolidare questi risultati è nefasto e può essere descritto come una perdita di tempo” (e risorse).
“Se non sei in pericolo non combattere una guerra. Un sovrano non può lanciarsi in una guerra perché arrabbiato e un generale non deve combattere perché offeso”.
Soprattutto quest’ultimo consiglio, benché molto importante e di perenne attualità, di solito non viene seguito né dai governanti e nemmeno da noi stessi nella nostra vita quotidiana, portandoci ad innescare conflitti per la rabbia del momento e dei quali in seguito ci pentiamo.
Capitolo 13: L’uso delle spie
Quest’ultimo capitolo, che costituisce il primo trattato conosciuto riguardante le operazioni di spionaggio, riveste tuttora una notevole attualità.
Pensiamo solamente alla grande quantità di risorse che gli stati investono nelle attività di intelligence, la cui importanza è cruciale nello svolgimento di un qualsivoglia conflitto.
Anche nelle guerre moderne l’utilizzo di spie umane e meccaniche (i droni ad esempio) costituisce un fattore decisivo nel pianificare ed attuare qualsiasi offensiva.
Non solo nelle guerra fra stati ma anche nei conflitti sociali interni allo stato stesso. Il terrorismo rosso e nero degli anni 70-80 in Italia venne sconfitto principalmente grazie ad agenti infiltrati, e le odierne indagini sono fortemente basate su intercettazioni telefoniche e di messaggi di posta elettronica.
Il capitolo prende in esame vari tipi di spie e i modi di gestirle che sono gli stessi tuttora in uso e può essere molto utile sia per capire come sfruttare al meglio le informazioni in proprio possesso sia come sviare il nemico con false informazioni.
Le moderne guerre commerciali e lo spionaggio industriale rendono tuttora preziosi le linee di condotta descritte nel testo.
Applicazioni pratiche del trattato
Le applicazioni pratiche che, nell’arco della storia, hanno sfruttato le idee di Sun Tzu sono pressoché infinite e moltissimi commentari sono stati scritti da generali e comandanti di tutte le epoche per dimostrare l’efficacia dei suoi consigli sul campo di battaglia.
Ovviamente molti dei suoi concetti sono stati analizzati ed utilizzati durante le guerre cinesi e anche la rivoluzione di Mao ne ha fatto un grande utilizzo, essendo Mao un suo grande estimatore.
Di seguito riporto solamente due esempi in cui le teorie di Sun Tzu hanno lasciato il segno in due momenti storici che, a mio avviso, hanno determinato in modo cruciale la nostra vita per come è oggi: lo sbarco di Anzio e la guerra fredda.
L’importanza del capitolo 13 riguardante l’uso dello spionaggio è talmente evidente e utilizzato nell’epoca moderna che non necessita di ulteriori commenti.
Lo sbarco di Anzio
Nonostante questa fase della campagna d’Italia non sia considerata molto importante nei libri di storia, in realtà fu una delle fasi cruciali della seconda guerra mondiale.
Lo sbarco sulla spiaggia di Anzio (non lontano da Roma) avvenne il 22 gennaio 1944 ad opera del VI Corpo d’armata statunitense, guidato dal maggior generale John Lucas e si prefiggeva di creare una testa di ponte oltre la linea fortificata Gustav, che tenne le forze alleate inchiodate per circa sei mesi.
Lo sbarco colse di sorpresa le forze dell’Asse e, come ebbe modo di commentare il colonnello Eugen Dollman (secondo in comando solo al generale Kesselring che era a capo dell’armata nazista di occupazione in Italia), poco prima della sua morte avvenuta il 17 maggio 1985, “se gli alleati avessero puntato su Roma velocemente non avrebbero incontrato nessuna resistenza e avrebbero potuto arrivare a Berlino e far terminare la guerra in sei mesi”.
Come sappiamo la guerra durò invece un altro anno e mezzo, dando il tempo alle truppe tedesche di occupazione di sferrare un contrattacco che inflisse numerose perdite alle truppe alleate stanziate nei pressi di Anzio e di perpetrare eccidi e brutalizzazioni verso la popolazione civile italiana presso le Fosse Ardeatine ed a Marzabotto, solo per citare i casi più noti.
Quindi, mentre i tedeschi seguirono i consigli di Sun Tzu mettendo sulle strade verso la capitale soldati presi dagli ospedali che non erano in grado di combattere in modo da mostrare che erano pronti a respingere l’attacco (capitolo 1, “la guerra è il tao dell’inganno”), le forze alleate sprecarono una grande occasione a causa del fatto che il loro comandante possedeva una delle caratteristiche negative espresse nel capitolo 8: “se sei troppo compassionevole puoi venire stressato”, che gli ha creato insicurezza, la quale, abbinata alla paura di subire troppe perdite, ha fatto sì che in realtà le perdite totali fossero molto maggiori.
La Guerra Fredda
La Guerra Fredda, chiamata in questo modo poiché è stata una guerra non combattuta sui campi di battaglia, ci illumina sul significato della frase di Sun Tzu espressa nel capitolo 3: “Soggiogare il nemico senza combattere rappresenta la vera vetta dell’arte militare”.
Il deterrente dell’arma nucleare ha fatto sì che fra le due super potenze egemoni della storia della seconda metà del novecento (USA e URSS) la guerra non fosse combattuta con le armi ma con tutti gli altri mezzi possibili a disposizione.
Soprattutto dal punto di vista economico e diplomatico, l’attacco degli USA fu tale che l’Unione Sovietica non riuscì più a stare al passo con le ingenti spese necessarie a sostenere la cosiddetta “corsa agli armamenti”, la tecnologia degli scudi spaziali per i missili a lunga gittata e le esplorazioni lunari e interplanetarie.
Questa situazione, principalmente di carattere economico portò, all’inizio degli anni ‘90, alla sconfitta dell’URSS, che crollò senza dover essere abbattuta tramite una guerra combattuta.
Inutile dire come la caduta del regime sovietico abbia influenzato e influenzi la nostra vita quotidiana e gli squilibri a livello globale provocati dalla nascita di diversi stati sulle ceneri dell’Unione Sovietica, che sono ancora alla ricerca di una loro identità e perennemente in subbuglio.
”L’Arte della Guerra” e la Vita Quotidiana
Come ho evidenziato durante l’esposizione dei singoli capitoli del libro i consigli pratici contenuti in questo trattato non sono applicabili solo in caso di guerra ma possono insegnarci come gestire un qualsiasi tipo di conflitto.
Che si tratti della sfera personale, sociale o degli affari, seguire le indicazioni di Sun Tzu ci aiuta nell’affrontare nel modo migliore le situazioni conflittuali che inevitabilmente ci troveremo davanti.
Le peculiarità caratteriali che secondo Sun Tzu deve possedere un generale vincente dovrebbero essere alla base del comportamento di un qualsiasi individuo che abbia responsabilità di comando, o che semplicemente si trovi ad affrontare un ostacolo nella sua vita.
Rimanere calmi e non farsi sopraffare dalla rabbia, trovare un equilibrio fra il coraggio sconsiderato e la codardia, non affrontare le situazioni senza la dovuta preparazione, essere giusti ma inflessibili, determinati ma senza ostinazione. Questa attitudine deve fare parte del carattere di una persona vincente in qualunque campo di applicazione.
Altri consigli importanti sono:
- Non iniziare una guerra per pura rabbia e nel caso le analisi preliminari non conducano alla conclusione che la vittoria è assicurata;
- Non puntare alla distruzione totale del nemico ma punta a sconfiggerlo senza distruggerlo in modo da accrescere le tue potenzialità.
Conclusioni
In definitiva si può affermare che lo studio di questo trattato non deve essere confinato alle accademie militari, e che le sue implicazioni vanno ben oltre la conduzione di una guerra.
La globalizzazione e l’apertura dei mercati portano sfide epocali che vanno affrontate con la giusta attitudine per fare in modo di trasformare gli svantaggi in vantaggi e di arginare l’aggressività dei concorrenti esterni.
I leader politici dovrebbero fare tesoro degli insegnamenti di Sun Tzu e utilizzarli sia per vincere le sfide provenienti dall’esterno che per mantenere l’ordine all’interno dei propri confini.
Anche dal punto di vista individuale molti sono i consigli da applicare che possono portare ad una sana e razionale gestione dei conflitti in ambito lavorativo, familiare e sociale.
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