La parola cinese che viene usate per indicare l’arte che noi chiamiamo calligrafia è shūfǎ (书法); composta da shū (书) che significa libro, lettera, documento e per estensione scrittura (anche se per la parola scrivere c’è un suo specifico carattere: xiě, 写), e da fǎ (法) che significa legge e/o regola.
Dall’analisi della composizione semantica di questa parola bisillabica, quindi, si può dedurre che il concetto che racchiude sarebbe una cosa del tipo “le regole della scrittura”, in una parola: la sintassi.
In realtà questo modo di scrivere con inchiostro e pennello possiede il rango di una vera e propria arte poiché va ben al di là della sola applicazione delle regole sintattiche, ma anzi si può dire che è costituita principalmente dalla ricerca e dal conseguente sviluppo dell’estetica sia del carattere che della composizione.
Ecco perché la parola che meglio si adatta alla sua traduzione è calligrafia.
La parola calligrafia deriva dal Greco Kalligraphia, ed è composta dal prefisso “Kallos” che significa bellezza e dal suffisso “graphia” che significa scrivere; ne deriva quindi che viene definita come l’arte della bella scrittura.
Dall’etimologia del termine si evince che già la civiltà greca poneva attenzione all’estetica della scrittura e che già considerava come una forma d’arte la capacità di tracciare caratteri con un profilo che fosse allo stesso tempo comprensibile e gradevole alla vista.
Fino a non molti anni fa la calligrafia era anche insegnata nelle nostre scuole elementari dove, fino ai primi anni del secondo dopoguerra, agli alunni era richiesto di riempire pagine e pagine di lettere maiuscole e minuscole, sia in stampatello che in corsivo, per affinare il loro senso estetico verso di esse.
L’epoca moderna ha spazzato via queste pratiche principalmente perché raramente si deve scrivere manualmente in quanto affidiamo alla tastiera, e non alla penna, i nostri pensieri.
Le lettere su carta sono state sostituite dalle email e i manoscritti dei romanzieri e dei poeti sono ormai un cimelio da museo della letteratura.
Ciò nonostante, come spesso accade, negli ultimi anni c’è stata una rivalutazione del passato sotto questo punto di vista e sono nati numerosi corsi di calligrafia che insegnano i canoni estetici della scrittura manuale, tornata alla ribalta per abbellire i biglietti di auguri a corredo dei regali di occasioni speciali come ad esempio matrimoni, funerali, diplomi, raggiungimento della maggiore età; oppure per scrivere pergamene di laurea o altri documenti ufficiali di alto livello.
L’arte della calligrafia è quindi riuscita a salvarsi grazie al fascino che emana come forma estetica ma anche come proiezione esterna della persona che scrive, senza la mediazione di una mera macchina.
Siccome, esclusa forse qualche tribù amazzonica, tutte le civiltà hanno sviluppato una loro forma di linguaggio scritto, la calligrafia ha un carattere universale. E’ però in Cina che ha conosciuto un incredibile sviluppo e ha goduto, e gode tuttora, di una considerazione che non ha pari in nessun altro paese del mondo.
La calligrafia in Cina
Non è esagerato dire che il popolo cinese ha un legame indissolubile con la calligrafia.
La prima fotografia da neonato nell’album di famiglia riporta le congratulazioni scritte dai parenti con pennello e inchiostro; quando ci si sposa il corredo nuziale è ricamato con parole beneauguranti in stile calligrafico; per i compleanni un quadro con il carattere che significa longevità (寿) scritto in stile calligrafico viene attaccato in casa; dopo la morte l’epitaffio sulla tomba è scritto da un calligrafo.
Durante le feste più importanti vengono esposti nelle case e regalati ai parenti motti e frasi scritte in calligrafia, nelle sale da tè, nei giardini e perfino nelle mura e nelle porte di entrata delle città ci sono frasi e motti scritti da calligrafi più o meno famosi.
Un esempio fra tutti è la porta della pace celeste in Piazza Tian’An Men a Pechino, con la sua scritta a corredo della gigantografia di Mao.
Caratteri in stile calligrafico vengono utilizzati per abbellire numerosissime cose andando dai ventagli ai menù dei ristoranti, passando per biglietti da visita e i cataloghi commerciali.
Anche per la definizione della forma dei caratteri nelle insegne luminose delle attività commerciali o nelle pubblicità, vengono assoldati dei calligrafi.
I pittori famosi, sia nel passato che oggi, firmano i loro quadri in stile calligrafico o fanno apporre scritte da famosi calligrafi per abbellire l’opera e darle maggiori sfumature di significato.
Questo sviluppo dell’arte calligrafica nella cultura cinese rispetto ad altre culture è dovuto a vari fattori non sempre così chiari e ben definibili.
A mio parere i fattori principali sono da ricercarsi nell’uso dei morfogrammi che devono essere chiari e ben definiti per essere comprensibili, e hanno bisogno che le proporzioni siano rispettate rigorosamente, altrimenti non si riesce a capire a quale carattere appartengono i vari radicali.
Inoltre i morfogrammi della lingua scritta cinese sono migliaia rispetto alla ventina abbondante di lettere che compongono il nostro alfabeto e molti di essi (soprattutto prima della semplificazione adottata dal governo di Pechino negli anni ’50) sono davvero complicati e richiedono una certa pratica e manualità.
Qualcuno trova delle ragioni più metafisiche, come ad esempio Zong Jianye, che nel suo libro scritto per la “Foreign Languages Press” propone una spiegazione secondo la quale “l’uso del pennello è un ossequio alla morbidezza del panorama della Cina e alle attività contadine del suo popolo, in contrapposizione con la penna che rappresenta le secche e desolate distese dei paesi mediterranei.”
Quale che ne siano le ragioni, che si scelgano quelle più razionali o quelle impregnate dell’orgoglio nazionale, è a mio avviso innegabile che l’attitudine sviluppata dal popolo cinese nei millenni si sposa perfettamente con la pratica della calligrafia.
Per chiarire questa affermazione riporto una dichiarazione di Guo Moruo (1892–1977), poeta, drammaturgo, calligrafo, e storico che ha presieduto l’Accademia delle Scienze Cinese:
“Insegnare agli studenti la calligrafia non significa che vogliamo che diventino tutti calligrafi. Vogliamo che imparino a scrivere i caratteri secondo le regole, correttamente, in modo pulito e comprensibile. Coltivare questa passione ha dei benefici: incoraggia le persone ad essere attente, a concentrare la propria volontà nei lavori manuali, ad aumentare la considerazione verso di loro delle altre persone.
Lavorare frettolosamente, senza cura e in modo casuale porta a combinare dei pasticci. Praticare la calligrafia aiuta ad evitare queste cattive abitudini”.
Credo che la ragione per cui la calligrafia viene ancora insegnata nelle scuole primarie cinesi, e per la quale gode di una così alta considerazione in Cina, sia da ricercarsi nei concetti espressi in questo pensiero.
La calligrafia e la storia
I primi caratteri che fungono da embrione per lo sviluppo della scrittura in Cina, in base ai dati all’oggi in possesso degli storici, risalgono a circa 5,000-7,000 anni fa, durante cioè il periodo della cultura Yangshao che si sviluppò nell’attuale provincia dell’Henan.
Si ritiene infatti che le figure geometriche presenti a decorazione del vasellame siano la forma di scrittura più antica della Cina.
Purtroppo segue un periodo di circa 2,000 o 3,000 anni di cui non si hanno notizie, a causa dell’assenza di ritrovamenti (per il momento), che possano permettere di capire l’evoluzione che ebbe in questo lungo periodo di tempo questa embrionale forma di scrittura, la sua funzione e il suo utilizzo.
I morfogrammi riappaiono durante la dinastia Shang (1600–1046 a.C.) in inscrizioni su gusci di tartaruga e su ossa di bovini utilizzati per scopi divinatori.
Al contrario delle precedenti iscrizioni, che sono al confine fra il disegno puro e semplice e la scrittura, queste ultime iscrizioni sono chiaramente una forma ben organizzata e ordinatamente regolata di linguaggio scritto.
Dal ricercato rispetto delle proporzioni e delle dimensioni dei caratteri, dall’attenzione posta verso il rispetto di una armoniosa simmetria sia per il carattere che per l’intera composizione, appare evidente che era già presente la ricerca non solo dell’espressività semantica ma anche di quella artistica.
Successive iscrizioni sono state rinvenute su oggetti di bronzo come giare e spade che risalgono al periodo dei regni combattenti (475–221 a.C.) e che mostrano una evoluzione verso una maggiore standardizzazione nella loro regolarità e struttura.
Alcuni di questi reperti (sicuramente tra i più significativi) sono esposti al Museo di Storia di Shanghai, situato nella centralissima Piazza del Popolo e ad ingresso gratuito, che dedica un intero padiglione alla calligrafia.
Da notare che l’uso di queste iscrizioni per pratiche divinatorie e nelle spade dei re o di grandi condottieri, denota la grande importanza che era attribuita alla scrittura fino dall’antichità.
Dopo la prima storica unificazione della Cina, avvenuta nel 221 a.C. ad opera del regno di Qin, si registra una esplosione nell’uso e nello sviluppo della scrittura che diventò indispensabile per sostenere la struttura burocratica necessaria alla gestione di un grande impero.
Quello che viene considerato il primo calligrafo della storia cinese è, infatti, Li Si, il primo ministro di Qin, che morì nel 208 a.C. a distanza di soli 13 dall’avvenuta unificazione.
I suoi caratteri divennero la scrittura ufficiale (official script) dell’impero poiché le sue composizioni venivano utilizzate nei documenti ufficiali e nei sigilli imperiali utilizzati per validare gli ordini per le provincie vicine e lontane.
È da questa scrittura ufficiale che si sono sviluppati altri stili di scrittura come il corsivo in diverse forme (running cursive e cursive hand) da cui circa 1,300 anni fa (nel VII secolo d.C.) si sviluppò la scrittura formale (regular script), che è quella oggi chiamata scrittura tradizionale e che fu utilizzata fino agli anni ’50 quando il governo introdusse il cosiddetto cinese semplificato.
Il cinese tradizionale è ancora utilizzato in alcuni luoghi come ad esempio Taiwan, Hong Kong e Macao.
L’arte e i suoi principi
I quattro tesori
Ogni letterato nell’arco della storia cinese doveva possedere gli strumenti per scrivere per potersi preparare ad affrontare gli esami di stato che per 1,300 anni (fino alla loro abolizione nel 1906) hanno rappresentato l’unica possibilità di accedere alle cariche pubbliche di qualsiasi livello e costruirsi una posizione di potere e successo personale.
Questi strumenti, quindi, sono stati considerati (e in parte lo sono tuttora) come veri e propri tesori indispensabili per l’arricchimento sia morale che materiale.
Questi oggetti, inoltre, hanno un notevole fascino estetico intrinseco, sono disponibili in varie forme e dimensioni e vengono tuttora utilizzati come veri e propri pezzi pregiati per dare un tocco di classe all’arredamento della casa e, in molti casi, hanno un prezzo considerevole.
I quattro tesori dello studio nella cultura cinese sono quindi identificati con gli strumenti del calligrafo: il pennello, la carta, l’inchiostro e la pietra per l’inchiostro.
Il pennello
I primi usi documentati del pennello risalgono a circa 6,000 anni or sono ma è solo (si fà per dire) dal quarto secolo d.C. che sono cominciati i grossi miglioramenti nelle sue caratteristiche che sono poi arrivate, quasi invariate, fino ai giorni nostri.
Esistono numerose tipologie di pennello che si possono dividere in tre categorie principali: pennelli a fibre rigide, a fibre morbide o a fibre miste, ognuna delle quali può essere ulteriormente suddiviso in pennelli a punta lunga, media e corta.
Il pennello è composto di peli di vari animali; si usano peli di lepre, di donnola, di cervo o di maiale per quelli a fibra rigida; peli di capra o piume di pollo per quelli a fibre morbide; un misto per quelli a fibre miste con la parte rigida che costituisce la parte interna e quella morbida la parte esterna.
Le tipologie di peli animali sopraindicate conferiscono al pennello la caratteristica della capillarità permettendo un flusso regolare e continuo dell’inchiostro verso la punta.
In passato venivano anche utilizzati i capelli del proprio figlio neonato come setole per il pennello che poi gli veniva donato in età più matura come segno di buon auspicio per la sua carriera di studi.
Le caratteristiche principali che deve possedere un buon pennello per la calligrafia sono quattro:
- La punta del pennello deve essere abbastanza flessibile da poter mostrare i leggeri cambiamenti nel tratto;
- La parte finale del pennello deve ritornare alla posizione iniziale una volta piegata sotto la pressione della mano durante la scrittura;
- Le setole devono avere una forma conica per permettergli di muoversi in tutte le direzioni e di poter cambiare direzione agevolmente;
- Deve poter mantenere le sue caratteristiche di elasticità e morbidezza a lungo.
In commercio attualmente si trovano centinaia di diversi tipi di pennelli dal prezzo estremamente variabile che va dai 3 Yuan fino alle migliaia di Yuan.
Secondo la mia esperienza si riescono ad ottenere dei buoni risultati con un pennello a fibre miste partendo da un costo di almeno 70 Yuan, altrimenti, in pennelli troppo economici difficilmente le quattro caratteristiche sopra indicate saranno rispettate con la conseguenza che il lavoro sarà molto più difficile (se non impossibile), e il risultato non all’altezza delle proprie reali possibilità.
La carta
La carta è una delle quattro invenzioni principali della Cina assieme alla polvere da sparo, la tipografia e la bussola.
Fu inventata nel secondo secolo d.C. da Cai Lun e perfezionata dal suo discepolo Kong Dan, che utilizzò la corteccia d’albero per realizzare una soffice e duratura carta le cui caratteristiche fondamentali sono molto simili a quelle della carta attuale.
La carta più utilizzata dai calligrafi di tutte le epoche è del tipo denominato Xuan, che prende il nome dalla regione di origine: lo Xuancheng, nella provincia di Anhui.
Viene a tutt’oggi ancora prodotta secondo l’antica ricetta mescolando le fibre di una specie autoctona di olmo e quelle della paglia proveniente dalla pianta del riso per ottenere una carta dalla particolare filigrana a maglie orizzontali e verticali finemente intrecciate.
Ha le peculiari caratteristiche di essere bianca, soffice, delicata ma vigorosa e resistente agli insetti, può trattenere il colore per lungo tempo e, grazie alla sua particolare capacità assorbente, permette di ottenere un tratto di diverse sfumature di colore in base alla velocità con cui si muove il pennello.
Esistono non meno di 60 diversi tipi di questa speciale carta; per i principianti è più adatta una meno costosa ma che comunque ha buone caratteristiche come la maobian zhi (fatta dalla polpa di bambù) o la yuanshu zhi.
Puoi usare anche altri tipi di carta; l’importante è che abbia una buona capacità assorbente e non sia resistente all’acqua, come ad esempio quella usata per le stampanti e le fotocopiatrici.
Esiste anche un altro tipo di carta, la cosiddetta “carta magica” o la shuixie zhi (letteralmente carta per la scrittura ad acqua), che permette di scrivere bagnando il pennello in acqua pura. In questo caso i caratteri spariscono in pochi minuti, una volta che l’acqua si è asciugata.
Per l’esercizio dei principianti esistono fogli marcati con linee e quadrati per aiutare a rispettare le proporzioni e anche fogli (non troppo comuni a dire il vero), che hanno già disegnati i caratteri che lo studente deve ripassare.
L’inchiostro
L’inchiostro che tradizionalmente viene utilizzato è ottenuto sfregando una stecchetta di inchiostro di forma rotonda o rettangolare su una apposita pietra con acqua.
Questa stecchetta può essere ottenuta da olio di legno (Tung oil), carbone o fuliggine di pino con aggiunta di colla animale e profumo.
L’uso di questo tipo di inchiostro è documentato a partire da 5,000–7,000 anni fa, quando veniva utilizzato per decorare il vasellame.
Le caratteristiche che, in ogni caso, un buon inchiostro deve possedere sono quelle di essere viscoso, di non sbiadire e di non creare grumi durante la scrittura, sempre a patto di saper dosare nelle giuste proporzioni la polvere nera che deriva dallo sfregamento sulla pietra e l’acqua che si aggiunge.
Il processo di grattatura è molto importante per ottenere un inchiostro con buone caratteristiche: muovi la stecchetta sulla pietra lentamente e in senso rotatorio esercitando una lieve pressione; utilizza acqua limpida e non acqua calda o tè; non eccedere con l’acqua altrimenti la stecca di inchiostro si potrebbe rompere perché troppo impregnata (se vuoi produrre molto inchiostro fallo in diversi passaggi o prendi una pietra più grande).
Nell’epoca moderna sono stati sviluppati altri tipi di inchiostro che derivano dall’industria petrolchimica e che ad oggi sono i più diffusi, data la facile reperibilità delle materie prime che lo compongono rispetto a quelle tradizionali e al suo basso costo.
Sono largamente presenti sul mercato anche diverse tipologie di inchiostri in bottiglia, liquidi e già diluiti con acqua, che, potendo essere impiegati direttamente, risultano più comodi, veloci e facili da usare.
Sono divisi principalmente in tre categorie andando dalla numero uno, che rappresenta la qualità migliore, alla numero tre, di qualità peggiore.
La qualità, anche in questo caso, si basa sul rispetto delle caratteristiche sopra esposte per l’inchiostro solido e sull’attrito che il diverso inchiostro crea durante la scrittura: quello di scarsa qualità crea più attrito rendendo la pennellata meno fluente e il lavoro più difficile anche se, poiché i principianti devono muovere il pennello lentamente, difficilmente possono riuscire ad apprezzare queste sottigliezze.
Sebbene l’inchiostro in bottiglia sia più comodo e facile da usare, addentrandoti in questa arte sentirai l’esigenza di tornare alle sue origini. Il rituale della grattatura e della diluizione dell’inchiostro ti aiuterà a focalizzare la tua attenzione prima dell’inizio e ad ottenere un migliore rilassamento del corpo e della mente, entrambe condizioni essenziali per la sua buona riuscita delle tue opere.
La pietra per l’inchiostro
Le prime pietre per l’inchiostro rinvenute sono datate 4,000 o 5,000 anni a.C., e venivano impiegate per l’ottenimento del colore utilizzato per dipingere, soprattutto il vasellame.
Questo strumento ha conosciuto un grande sviluppo e popolarità a partire dal III secolo d.C. quando l’espansione della scrittura coinvolse ampi strati della popolazione.
Può essere costituita da pura pietra ma anche di porcellana, di bronzo o di ferro. Sono state ritrovate pietre per l’inchiostro perfino di giada, utilizzate da re o da funzionari di alto rango.
Oggi sono diventati oggetti da collezione, quasi di culto, poiché grazie alla loro pregevole manifattura emanano un fascino senza tempo.
Come detto in precedenza, anche se ad oggi non sono più indispensabili come un tempo, grazie all’apparizione sul mercato di inchiostro liquido, rappresentano ancora, nell’immaginario del popolo cinese, un tocco di classe e una dimostrazione dell’amore per la loro millenaria cultura.
Elementi base
Gli elementi basilari da considerare nello sviluppo dell’arte calligrafica sono il tratto, la struttura dei caratteri e la loro composizione.
Il tratto
I caratteri della scrittura cinese sono composti da varie tipologie di tratti, che possono essere tracciati in modi diversi a seconda dello stile del calligrafo e dell’effetto che si desidera ottenere.
Di seguito darò alcune brevi indicazioni per la scrittura dei caratteri in scrittura formale (regular script) in quanto:
- è quella più utilizzata;
- è quella che viene insegnata nelle scuole cinesi;
- è quella da tutti considerata la più adatta per cominciare.
I tratti fondamentali presenti in tutti i caratteri sono gli otto elencati di seguito.
Il punto
Il punto può assumere diverse forme ed è uno dei tratti più difficili da realizzare. È necessario fare molta attenzione alla parte iniziale e alla parte finale del tratto, e alla direzione della sua punta.
E’ inoltre molto esercitare la giusta pressione sulla punta del pennello, che deve variare rapidamente e senza incertezze data l’estrema brevità del tratto.
Il tratto orizzontale
Per ottenere un buon tratto orizzontale si deve partire dall’estremità di sinistra con una leggera pressione da rilasciare gradualmente durante il movimento verso destra del pennello, per poi essere riapplicata nella parte finale.
Il tratto non deve essere perfettamente orizzontale; di solito ha un andamento leggermente ascendente.
Il tratto verticale
Il tratto viene eseguito dall’alto verso il basso e la parte finale può essere a punta o arrotondata. Anche in questo caso si parte con una leggera pressione che va rilasciata nella parte centrale del tratto.
Per il tratto a punta il pennello va sollevato in modo veloce verso la fine, mentre il tratto con finale arrotondato si ottiene riesercitando la stessa pressione dell’inizio, per poi invertire la direzione alla fine del tratto e sollevare velocemente il pennello.
In alcuni casi il tratto non si presenta perfettamente verticale; ha piuttosto un andamento leggermente curvilineo verso sinistra.
Il tratto discendente verso destra
Questo tratto solitamente si presenta sottile nella parte iniziale e grosso, ma a punta, nella parte finale. Si ottiene con un delicato movimento del pennello che, nella parte finale, va pressato con una certa forza per poi essere velocemente sollevato mentre si continua nella stessa direzione.
Il tratto discendente verso sinistra
Questo tratto solitamente si presenta grosso nella parte iniziale e sottile nella parte finale.
È necessario prestare attenzione all’inizio del tratto e esercitare una lieve pressione sul pennello che va rilasciata gradualmente per tutta la lunghezza del tratto.
Il tratto ad uncino
Questo tratto ha molte varianti e può essere verticale, orizzontale o curvo, e ha la sua caratteristica principale nella parte finale.
Di solito viene eseguito premendo il pennello in partenza, rilasciandolo lungo il tratto e ripremendo poco prima della fine, per poi sollevarlo velocemente mentre si prosegue nella direzione dell’uncino.
Il tratto ascendente
Questo tratto si presenta grosso nella parte iniziale e finisce a punta; bisogna partire premendo la punta del pennello e rilasciare la pressione gradualmente (lentamente), sollevando il pennello velocemente nella parte finale.
La sua forma perfetta è quella di una spada e la sua inclinazione deve essere di circa 45 gradi, rispetto al resto della figura.
Si traccia dal basso verso l’alto.
Il tratto curvo
Il tratto curvo è dato dall’unione di un tratto orizzontale e di uno verticale, ottenuta eseguendo i due tratti in sequenza senza staccare il pennello dal foglio.
Il tratto può presentare un angolo secco oppure più arrotondato.
In alcuni casi dà l’impressione di essere staccato, in alcuni casi può terminare ad uncino.
Si ottiene eseguendo i tratti fondamentali che lo compongono nel modo spiegato precedentemente.
È necessario porre attenzione al punto di unione dei tratti, che nel caso si voglia dare il senso di continuità va eseguito esercitando pressione, nel caso si voglia dare l’idea della rottura va eseguito senza pressione e quasi (solo quasi) sollevando il pennello.
La struttura
Circa il 37% dei caratteri cinesi sono dei blocchi unici mentre il restante 63% è costituito da una somma di radicali.
Per ottenere una forma bella ed elegante del carattere sia quelli a blocco unico che quelli composti da radicali vanno disegnati seguendo alcune regole che ne migliorano il bilanciamento e la simmetria.
Lo stesso tratto (ad esempio il punto) che magari è presente più volte nello stesso carattere va eseguito diversamente in base alla sua posizione.
Ad esempio nel carattere 心 xīn (cuore) sono presenti 3 punti i quali sono ognuno di forma diversa per offrire al carattere una spaziatura ottimale e un buon bilanciamento.
Nel caso che lo stesso carattere diventi un radicale in un altro carattere, come ad esempio in 慧 huì (brillante / intelligente / intelligenza), la forma e la posizione relativa sia dei punti che del tratto ad uncino va modificata per essere in armonia con la parte restante.
Non seguire le regole sulla struttura dei caratteri porta inevitabilmente ad avere risultati sgradevoli, caratterizzati da caratteri sbilanciati che non presentano una solida base e sembrano come sospesi e in procinto di cadere e che comunicano ansia e disorganizzazione all’osservatore.
Gli esempi di questo tipo sono migliaia e per potesi districare è necessaria una buona dose di diligente pratica, non tanto per ricordare a memoria le varie combinazioni (cosa che risulterebbe quasi impossibile), ma per sviluppare un senso estetico tale che ci aiuti a guidare il pennello in qualsiasi situazione.
In generale ogni tratto deve essere in piena armonia con il resto del carattere ed essere tracciato in modo diverso a seconda del suo intorno in modo da rispettare le regole sulla struttura.
Il tutto gira attorno ad un centro che una volta individuato agisce come perno per il bilanciamento del carattere.
La composizione
Nella composizione di un buon lavoro calligrafico è necessario fare attenzione alla grandezza dei caratteri che deve essere sempre la stessa.
Di conseguenza il primo carattere che si scrive è molto importante poiché offre l’impronta da seguire per tutti gli altri che seguono.
Anche la spaziatura deve essere costante e non presentare marcate differenze tra un carattere e l’altro, o tra una linea e l’altra.
La composizione deve seguire un suo bilanciamento, e ad esempio i caratteri composti da pochi tratti devono essere delle stesse dimensioni di quelli composti da molti tratti. Quindi, per non creare spazi troppo vuoti, i caratteri composti da pochi tratti devono essere tracciati con tratto largo e possente, mentre gli altri con tratti molto fini e leggeri.
Per donare un’anima alla composizione, i caratteri devono essere armoniosamente irregolari e non tutti della stessa lunghezza o grossezza: alcuni piegheranno leggermente in una direzione mentre altri saranno perfettamente diritti.
Questa irregolarità, dovendo essere tale, non segue delle regole ben definite; è piuttosto determinata dal talento e dalla capacità del calligrafo, ed è la caratteristica che in definitiva da carattere all’intero lavoro.
Come iniziare
La cosa migliore per iniziare sarebbe quella di trovare un insegnante che ti possa introdurre a quest’arte e ti guidi nei primi passi.
Bastano alcune indicazioni base per aiutarti a produrre una composizione esteticamente gradevole, che ti dia la spinta per continuare ed approfondire.
Puoi anche utilizzare uno degli innumerevoli libri come guida per i tuoi primi tratti che, anche se di solito non forniscono spiegazioni molto dettagliate sulla pratica ma si soffermano di più sulla storia e sui vari stili, per un principiante possono comunque essere un buon punto di inizio.
Ecco alcuni consigli:
L’attrezzatura è molto importante e non conviene comprarla di qualità troppo bassa poiché, a fronte di un risparmio irrisorio, avrai un risultato molto al di sotto delle tue possibilità.
E’ soprattutto importante che il pennello sia almeno di qualità media (vedi sezione dedicato al pennello), altrimenti la fatica sarà maggiore e il risultato scarso.
Del pennello puoi utilizzare anche solo la punta e quindi generalmente un pennello grosso può scrivere anche caratteri sottili o piccoli mentre un pennello sottile non può scrivere caratteri grossi. Per iniziare il consiglio è di prenderne uno di media grossezza.
Inizia ad esercitarti con caratteri semplici e prima di passare a quelli complessi assicurati di conoscere le regole che governano la sequenza con cui tracciarne i tratti.
Non è necessario conoscere il significato del carattere che stai scrivendo. Bisogna però conoscere l’ordine con cui vanno tracciati i tratti che lo compongono, in modo da poter avere una certa fluidità.
Inizia con caratteri né troppo piccoli né troppo grandi, diciamo tra i 5 e i 10 cm di altezza, perché quelli troppo piccoli richiedono una mano molto ferma e un tratto molto pulito, mentre quelli troppo grandi richiedono un ampio movimento del polso e anche del braccio, che aumenta la difficoltà.
Procurati (li puoi trovare in una libreria qualsiasi) gli esercizi (shūfǎ liànxí) e ripetili molte volte finché non sentirai il pennello fluire senza incertezze.
Non ti consiglierei di utilizzare la “carta magica” (vedi capitolo sulla carta) perché scrivere con l’acqua anziché con l’inchiostro è tutta un’altra cosa e se impari con l’acqua quando passi all’inchiostro devi reimparare quasi da zero.
Ciò nonostante non è da scartare del tutto l’idea di provare acqua e inchiostro in contemporanea per farti un’idea delle differenze e rendere i tuoi primi esercizi più funzionali e completi.
Di solito assieme ai fogli di esercizi ci sono delle istruzioni su come muovere il pennello nei vari tratti che io ho trovato molto utili per affrontare le difficoltà dei primi caratteri in modo più consapevole.
La pratica
La pratica è alla base dell’apprendimento in molti casi; in questo caso è fondamentale in quanto la teoria ricopre solo una parte infinitesima; anche questo fa parte della cultura asiatica e cinese in particolare: imparare facendo (learning by doing).
Padroneggiare e riuscire a rendere su carta i segreti di quest’arte è un impegno lungo una vita e non appena avrai raggiunto un nuovo livello di capacità, ti appariranno altri cento livelli da raggiungere.
È come procedere lungo il tronco di una quercia secolare: quando arrivi alla fine del tronco ti si aprono alcune ramificazioni alla fine della quali ce ne sono altre più numerose, e poi altre e altre ancora: tutte le volte che arrivi alla fine di una ramificazione quelle seguenti si moltiplicano.
La bellezza e l’arricchimento stanno nel percorso e, addentrandoti nella pratica, ti accorgerai che non vi è alcuna destinazione finale di arrivo; bensì è un continuo tendere al miglioramento in quanto non vi è livello che non possa essere migliorato.
Alla domanda “quanta pratica è necessaria” la risposta è che più tempo dedichi alla pratica più migliorerai, anche se per un approccio che possa portare a qualche risultato si può dire che dovresti dedicarci almeno una o due ore al giorno.
È necessario rilassare il corpo e la mente, e svuotarla di tutti i pensieri riuscire a diventare un tutt’uno con il pennello.
Il pennello va impugnato con tutte e cinque le dita della mano, e va sempre tenuto in posizione perpendicolare al foglio: non cedere alla tentazione di inclinarlo altrimenti non imparerai.
Va guidato con l’anulare e il mignolo negli spostamenti in avanti è con il medio per gli spostamenti all’indietro. Il pollice e l’indice servono come supporto.
Sfrutta il polso per tratti lunghi e per tratti molto lunghi muovi anche il braccio.
Mai ripassare sui tratti già fatti e mai tornare indietro a correggere eventuali imperfezioni, il tutto deve fluire in modo continuo e devi seguire strettamente il motto: “buona la prima”; altrimenti sarebbe come barare in un solitario.
Inizialmente esegui i tratti lentamente per avere il pieno controllo anche dei piccoli movimenti; in seguito, quando ti sentirai più sicuro, devi muovere il pennello alternando movimenti estremamente veloci a movimenti molto lenti: Yang e Yin che fluiscono nella loro complementarità.
Per i caratteri più piccoli si può stare seduti mentre è meglio scrivere caratteri molto grandi in piedi.
In ogni caso devi tenere la schiena dritta e le spalle basse, rilassate e appoggiate sul tronco; le gambe quando in posizione seduta non vanno incrociate o distese ma vanno tenute compostamente con tutta la pianta dei due piedi appoggiata a terra in linea sotto alle ginocchia, che devono puntare in direzione della punta del piede.
Puoi appoggiare l’avambraccio al tavolo e sollevare solo il polso; oppure tenerlo leggermente rialzato o, ancora, sostenerlo appoggiandolo sopra il dorso dell’altra mano: l’obiettivo principale è quello di sentirti comodo e rilassato, altrimenti la mano trema e il tratto diventa insicuro.
La lingua va tenuta appoggiata con la punta sul palato, senza esercitare pressione ma solo per creare una connessione, inoltre i denti vanno tenuti a contatto, anche in questo caso senza esercitare alcuna pressione; i muscoli del viso, del collo e del corpo in generale devono essere il più possibile rilassati.
Dopo estesa pratica, quando potrai scrivere per ore senza accusare indolenzimenti di nessun tipo (il ché significa che sei abbastanza rilassato), potrai iniziare a coordinare il respiro con il tratto e espirare quando eserciti pressione ed inspirare quando rilasci la pressione o sollevi il pennello.
Dopo estesa e diligente pratica, lavorando sul respiro e sul rilassamento, si favorisce un costante e capillare flusso dell’energia vitale (il Qi), in modo da migliorare l’efficienza del corpo e della mente.
Espressività
Non solo nella cultura cinese, ma anche in quella occidentale, la potente espressività della scrittura manuale è ampiamente riconosciuta.
Questo riconoscimento ha delle basi talmente solide da elevare l’analisi della scrittura al rango di una vera e propria scienza: la grafologia.
La nascita di questa nuova scienza risale ai primi anni del XX secolo quando il francescano conventuale G. Moretti (1879-1963) nel suo “Trattato di Grafologia” (1914), dimostrò la stretta correlazione tra il flusso scrittorio e l’interiorità dello scrivente, gettando le basi per i futuri sviluppi.
La grafologia è definita in un famoso dizionario come la “Scienza che si propone, in campo psicodiagnostico, di rivelare il carattere e le condizioni psichiche e morali di una persona attraverso l’esame della sua scrittura, ma che viene anche utilizzata nell’analisi di documenti scritti a mano per il riconoscimento della loro autenticità o per la loro attribuzione, e, in campo giudiziario, per accertare eventuali falsi”.
Anche la scrittura dei caratteri e il modo di tracciare i tratti che li compongono è strettamente correlato con la tua personalità e anche con le tue dinamiche interiori.
Una volta acquisita una certa manualità attraverso la pratica, potrai creare un tuo proprio stile, unico e irripetibile, e convogliare le tue emozioni nel movimento del pennello creando composizioni che rispecchiano il tuo carattere, le tua personalità, il tuo umore.
Potrai fermare su carta queste espressioni di te stesso donando ad eventuali osservatori sensazioni in modo semplice e diretto.
Lo spessore dei tratti, la loro l’intensità e le sfumature del colore, gli angoli secchi o morbidi, le dimensioni relative dei caratteri e dei radicali, la loro spaziatura; sono tutti elementi che diventeranno la fonte della tua espressività personale e che nessuno potrà replicare.
Per cui, una volta che avrai acquisito una buona fluidità e capacità nell’uso del pennello, il consiglio che i calligrafi danno per capire se il lavoro è ben riuscito o meno e questo: se guardando dentro te stesso in tutta sincerità sei soddisfatto della tua composizione e la trovi gradevole alla vista ed allo stesso tempo espressiva, significa che il lavoro è perfettamente riuscito, indipendentemente dal giudizio altrui.
Conclusione
Praticare l’arte della calligrafia è una porta che ti permette di entrare in profondità nella cultura cinese e vale la pena di cimentarsi almeno per farti un’idea di quello che significa, e che ha significato, nell’arco dei millenni.
Potrai guardare i vari reperti conservati un po in tutti i musei e persino le insegne al neon lungo le strade con occhi diversi e più consapevoli, potrai stupire i tuoi amici o colleghi cinesi che mai si aspetterebbero da un laowai una così profonda volontà di capire la loro cultura che in molti casi (almeno secondo la mia esperienza) nemmeno loro hanno.
Non sono inoltre da sottovalutare i benefici di questa pratica sulla salute sia fisica che mentale.
In molti trattati di medicina cinese troverai che la pratica della calligrafia è consigliata per curare e soprattutto per evitare innumerevoli malattie, data la sua capacità di far circolare l’energia vitale, il Qi, che è alla base di qualsiasi diagnosi o intervento della medicina tradizionale cinese.
Non solo malattie fisiche ma anche pericolose derive psicologiche possono trovare beneficio da questa pratica, che è addirittura riconosciuta come parte integrante del percorso verso l’illuminazione dei monaci taoisti.
Ad esempio nella famosa novella risalente alla dinastia Ming, Xīyóu jì (Viaggio Verso Occidente), il protagonista Sun Wukong (il famoso re scimmia) nel suo percorso verso l’illuminazione descritto nei primi due capitoli, ogni giorno, oltre alle varie faccende domestiche, “…ha studiato il linguaggio e il comportamento sotto la guida spirituale dei suoi fratelli più anziani, ha commentato le (antiche) scritture, discusso il Tao, praticato calligrafia e bruciato incenso”.
In definitiva si può affermare che la calligrafia rappresenta una risorsa che ti permetterà di ottenere benefici sotto molti aspetti: migliorerà la tua salute fisica e psicologica, la tua conoscenza della società cinese, affinerà il tuo senso estetico, oltre a darti un formidabile strumento per esprimere la tua interiorità e la tua vena creativa.
Photo Credits: Photos by Enrico Randi
maria cristina dice
Salve,
che voi sappiate ha un nome l’arte di scrivere con l’acqua sul pavimento?
Matteo Pedditzi dice
A Pechino questo scorso marzo. Parco pubblico lungo un canale, non ricordo il nome.
Nel parco si può campeggiare ( ci sono pure i cartelli con il simbolo della tenda!).
Piazzetta in mattonelle di cemento, dei pennelli fatti con manici di scopa e grosse spugne modellate… E per inchiostro l’acqua!
Siamo rimasti incantati, abbiamo passato un pomeriggio a guardare persone scrivere sul pavimento, con cura e armonia, e dopo pochi minuti la scritta era scomparsa.
La mia sposa si è pure messa a scrivere degli ideogrammi semplici (lei studia e pratica medicina tradizionale Cinese.)
Io ammiravo filmavo fotografavo e gioivo.
Siamo rimasti sino al tardo pomeriggio, sinché il proprietario di pennelli e secchielli non se ne è andato. Che meraviglia!!!
Ancora dobbiamo far pulizia tra le foto e i video del nostro viaggio, ma magari se metto online qualcosa poi posto qui il link.
Furio dice
Ciao Matteo, grazie per il messaggio : )
Anche io rimango sempre incantato quando li vedo
Jappo dice
Sono un appasionato di calligrafia cinese (anche se oramai non ho più il tempo pre praticarla con costanza) e ritengo che la versione con i lunghi pennelli per scrivere ad acqua sul pavimento sia l’espressione più bella di questa arte.
Addirituttura l’estate scorsa ho visto un signore al parco di Tuanjiehu (Beijing) scrivere contemporaneamente con due penelli, uno per mano!
Furio dice
: )