Io, Liu (dietro di me) e alcuni amici di famiglia
Oggi pubblichiamo un’articolo scritto da Caterina Saccani, che al momento si abita con una famiglia pechinese mentre studia il cinese e lavora come stagista presso una scuola di lingue, LTL Mandarin School.
Come sono arrivata in Cina
Ho studiato in Germania e mi sono laureata a marzo come interprete e traduttrice. Non sono specializzata in cinese, l’ho sempre studiato come terza lingua straniera. Già durante gli studi tutti mi hanno fatto una testa così dicendo di approfondire il cinese, perché è la lingua del futuro, i cinesi conquisteranno il mondo, ci sarà sempre più richiesta di gente che parla cinese etc. Io a dire il vero non so se il cinese mi aiuterà davvero a conquistare il mondo, ma lo studio perché mi piace, mi affascina la cultura.
Dopo la laurea ho deciso di trascorrere un periodo di alcuni mesi in Cina. Ero già stata a Kunming nell’estate 2013 per un corso intensivo di cinese in una scuola privata, ma due mesi mi erano sembrati troppo pochi e volevo un’esperienza diversa da quella dello studio e basta. Quindi ho iniziato a guardarmi intorno in cerca di opportunità di stage.
Con tutto il rispetto per le agenzie che offrono tirocini in Cina dove è il tirocinante a dover pagare migliaia di euro per lavorare, volevo qualcosa di diverso, provare a cercare da sola il tirocinio più adatto a me. Sul sito della camera di commercio tedesca mi sono imbattuta in un’offerta di stage presso una scuola di cinese, non pagato, ma almeno gratuito.
La scuola cercava una stagista madrelingua per tradurre e ottimizzare il sito in italiano e curare i contatti con l’Italia. In cambio offriva quattro settimane di corso intensivo di cinese gratuito. Siccome la traduzione nel campo del marketing è uno dei settori in cui vorrei specializzarmi e poiché volevo trascorrere alcuni mesi in Cina studiando la lingua e senza spendere troppo ho fatto subito domanda.
L’iter è stato quello consueto: lettera di motivazione e CV, scambio di mail, intervista via Skype. Una volta ottenuto il tirocinio mi sono posta il problema di dove avrei alloggiato per quattro mesi a Pechino. Siccome non avevo nessun aggancio mi sono rivolta alla scuola, la quale mette a disposizione appartamenti condivisi con studenti e organizza, per chi lo desidera, il cosiddetto programma “full immersion”: sistemazione in una famiglia che parla solo cinese, con pernottamento e pasti compresi. Ottimo per imparare meglio la lingua, scoprire la cultura e capire la mentalità cinese. Quando la scuola mi ha proposto l’esperienza full immersion ho detto di sì senza pensarci troppo.
La cena di benvenuto
Abitare con una famiglia cinese: Le mie paure
Ho accettato la proposta, poi, ripensandoci, ho pensato che era un po’ una follia. Già da adolescente avevo partecipato a scambi scolastici e campi estivi in Inghilterra, Germania e USA. Ma la Cina, ragazzi, è un’altra storia. Non avevo la più pallida idea di come vive una famiglia cinese. Potrei raccontarvi che non avevo la minima preoccupazione prima di partire e che sono salita sull’aereo carica di gioia e ottimismo, senza paranoie, pregiudizi e ripensamenti all’idea di passare quattro mesi con una famiglia cinese. Ma vi mentirei. Ecco, in ordine d’importanza, le mie preoccupazioni:
La mancanza di privacy e indipendenza
Sono abituata a vivere da sola e sono una di quelle persone che nella solitudine si realizzano, trovano la libertà completa. Adoro la mia indipendenza, farmi i fatti i miei, prepararmi da mangiare da sola, uscire la sera senza che nessuno che mi chieda quando torni, stare su Skype senza che mi vengano a chiamare perché è pronta la cena.
Sapevo che vivere con una famiglia cinese sarebbe stato l’esatto contrario. I cinesi amano il controllo: dall’esperienza presso la scuola cinese dell’anno scorso ricordavo che gli studenti (età media intorno ai 40 anni) se si spostavano nel weekend erano tenuti a comunicare alla scuola l’indirizzo in cui avrebbero pernottato e l’orario esatto di ritorno. Temevo di dover rendere conto di ogni mio movimento alla famiglia, rientrare entro certi orari per non farli stare in pensiero. E siccome avevo intenzione di girare molto la città da sola, questo mi creava problemi.
Il gabinetto
Sorridi perché ho messo questo come secondo punto? Non mi dilungherò a scrivere sui bagni pubblici cinesi, un po’ di tempo fa ho letto un articolo “Le abitudini cessuali dei cinesi” è quello che dice è tutto vero. Dico solo: assenza di porte davanti ai bagni, gente che fa i suoi bisogni con la porta aperta, bagno occidentale da nessuna parte (sempre la turca, a volte non solo nei bagni pubblici, ma anche in qualche hotel economico). Non sapendo come vive una famiglia cinese temevo che parte di queste abitudini venissero adottate anche nelle case private ma mi vergognavo a chiedere alla scuola delucidazioni in proposito.
La connessione a internet
Prima di partire mi sono attrezzata con VPN per poter accedere ai social network. Però sapevo, sempre in virtù dell’esperienza dell’anno scorso, che la connessione internet in Cina fa pena, soprattutto quando si cerca di aprire siti stranieri, con o senza VPN. Temevo di non riuscire a mantenere i contatti con famiglia e amici, nonché i primi importanti contatti di lavoro. Purtroppo, come vi spiegherò in seguito, non mi sbagliavo di molto.
Il cibo e i pasti
Polpette di gatto fritto a colazione? Uova marce e spezzatino di tartaruga a cena? No, i miei pregiudizi non arrivavano a tanto. Ricordavo che la cucina cinese, ricca di varietà regionali, è molto meglio di quello che si pensa. Immaginavo anche che la mia padrona di casa, abituata a ospitare stranieri, avrebbe cucinato cose più a misura di occidentale. Però sapevo anche i cinesi amano il cibo fritto. Ci tengo all’alimentazione sana e l’idea di mangiare schifezze (nel senso di cibo poco salutare, anche se gustoso) per mesi non mi allettava. Sapevo in ogni caso, che la mia tazza di cereali e yogurt a colazione non l’avrei vista per un bel po’.
Le differenze culturali
Temevo di offendere la mia padrona di casa dicendo o facendo cose che, anche se nella nostra cultura sono del tutto normali, in Cina sono considerate maleducazione.
Mentre imparo a fare i ravioli cinesi (jiao zi)
Abitare con una famiglia cinese: Com’è andata in realtà
Ti anticipo già che solo alcune delle mie paranoie iniziali si sono rivelate infondate. Ma va bene così, fa parte del gioco…
La mancanza di privacy e indipendenza
Non ho problemi a ritagliarmi i miei spazi, ma ho dovuto dire addio per un po’ alla libertà a cui sono abituata. Liu, la mia mamma cinese, è molto curiosa, mi chiede spesso cosa ho fatto durante la giornata, cosa ho comprato e quanto ho speso. Una volta che le dico il prezzo risponde: “Troppo caro, dovevi contrattare di più!” Spesso cerca di convincermi a fare alcune cose piuttosto che altre, andare in posti piuttosto che altri. Se penso che abbia ragione le do’ retta; molto spesso faccio di testa mia. Se faccio tardi la sera mi aspetta sul divano con la luce accesa, la spegne quando torno. A volte torno prima di quanto vorrei per non farla stare in pensiero: mi sembra un gesto di rispetto e passare le notti in discoteca con altri expat non è il motivo principale per cui mi trovo a Pechino. Tutto sommato penso che sia fattibile limitare la propria indipendenza in virtù di un’esperienza come questa.
Il gabinetto
Molto meglio di quanto temevo. Bagno occidentale e pulitissimo, come il resto della casa. Quando si va in bagno si chiude la porta e non la si apre mentre ci sono altri. Addirittura è possibile buttare la carta igienica nel wc e non nel cestino vicino che straborda. Che lusso! Ho però notato, osservando anche altre case, che è la stanza della casa a cui tengono meno. Non ci sono quasi mai finestre e, spesso, anche negli appartamenti più moderni non c’è il box doccia: ciò implica che il bagno si allaga ogni volta che uno si fa una doccia.
La connessione a internet
E qui arrivano le note dolenti. In casa c’è il wi-fi, ma la connessione non è abbastanza buona per fare una chiamata Skype come dio comanda. Gli amici che mi chiamano dicono che sembra di telefonare sulla luna. Durante una conversazione di venti minuti la connessione s’interrompe come minimo quattro volte. Ma non è un problema della famiglia ospitante, anche nella scuola dove lavoro il wi-fi lascia a desiderare.
Il cibo e i pasti
I pasti con la mia padrona di casa Liu sono uno dei momenti più divertenti della giornata. Sono l’occasione per parlare e socializzare, raccontarsi tante cose. Il cibo è ottimo, e soprattutto vario. In Cina si servono in tavola sempre due o tre piatti diversi. Liu mi spinge a mangiare più di quanto sia ragionevole. Non capisco come possa pensare che io riesca a mangiare così tanto. Appena dico che ho mangiato abbastanza la risposta tipica è “non è vero, hai solo paura di ingrassare. Voi ragazze siete tutte uguali, se avessi provato la fame come me quando ero piccola!” Oppure mi fa notare come siano buone e sane le cose che cucina lei. Probabilmente ha ragione, sono cibi leggeri e sono ingrassata moderatamente (solo due o tre chili).
Le differenze culturali
Ogni tanto, senza volere, ho detto cose che l’avranno offesa. Anzi, ho l’impressione che si offenda a morte ogni volta che non riesco a finire la montagna di spaghetti con uova e pomodori che mi serve, anche se le prometto solennemente di finirla la mattina dopo a colazione (cosa mi tocca fare!). In generale però andiamo molto d’accordo.
A cena con i miei colleghi
I miei consigli
Ecco alcuni consigli per chi vuole provare un’esperienza simile alla mia:
- Fatevi voler bene dalla famiglia che vi ospita: mostratevi grati per tutto ciò che fanno per voi, sorridete, siate generosi nella comunicazione non verbale; vi perdoneranno eventuali scortesie o mancanze (dal loro punto di vista) dovute alle differenze culturali;
- Tenete presente che a volte dicono una cosa, ma ne intendono un’altra. Se vi fanno una proposta molto generosa, cercate sempre di capire se lo fanno solo per gentilezza o se davvero hanno piacere di aiutarvi;
- Approfittatene per parlate tanto: chiedete loro informazioni sulla Cina e su di loro, sulla loro storia; raccontate voi stessi;
- Trascorrete con loro il tempo libero e i fine settimana, anche se le loro attività vi sembrano inutili o noiose (come andare a fare compere o a far visita ai genitori anziani); potrete imparare molto sulla cultura cinese e avrete più tempo per parlare con loro;
- Mostratevi disposti ad aiutare in casa. Vi diranno che non c’è bisogno, ma guadagnerete punti;
- Più riuscite a mangiare, più li renderete felici, ma attenzione: non fate l’errore di chiedere il bis di spaghetti se siete già sazi e dite basta prima che vi facciano esplodere.
Caterina Saccani è una traduttrice e interprete. Al momento abita con una famiglia cinese e lavora come stagista presso la LTL Mandarin School di Pechino.
Photo Credits: Photos by Catherine Saccani
Giacomo Boni dice
Ei :D complimenti bel sito! sono nuovo della zona e se hai già parlato di questo argomento chiedo scusa, volevo chiederti cosa ne pensavi del metodo Chineasy di ShaoLan, è abbastanza recente come cosa :)