Oggi ho l’occasione di intervistare Lauro Marmiroli, consulente internazione per le tecnologie di produzione e formazione per due aziende cinesi, la prima di base a Wenzhou, nello Zhejiang, e la seconda a Shenzhen, nel Guangdong.
Lauro, innanzitutto grazie per avere accettato l’intervista. Mi hai raccontato che hai varcato i confini della Cina per la prima volta nel 2003. Come ci sei arrivato?
A quel tempo lavoravo come direttore di stabilimento in una azienda di Reggio Emilia, e la necessità di ridurre i costi per migliorare la competitività sul mercato ha generato un programma di acquisizione materie prima da paesi con costi inferiori.
Vista la passata esperienza e conoscitore del processo fusorio, sono andata nell’area di Shanghai alla ricerca di fonderie che potessero soddisfare le nostre richieste di qualità di materiali, processo e stabilità di consegna.
Quell’azienda tutt’oggi si approvvigiona nelle due fonderie avviate per i nostri prodotti. A quel tempo feci due trasferte in tre mesi ciascuna.
Dal 2006 al 2009 hai avviato due unità di produzione partendo da un capannone vuoto sino al prodotto finito sia in India che in Cina. Ti sei trovato meglio a lavorare in India o in Cina?
Mi sono trovato meglio in Cina.
Il paesaggio cinese in generale non è granché: predominano il verde, il grigio ed il grigio scuro, colori non allegri, ma è abbastanza facile approvvigionare materiali e si trova quasi tutto. Per il mio lavoro è fondamentale. Il cibo è piccante se lo vuoi e le persone sono più affabili nei nostri confronti. Hanno rispetto.
L’india, piena di colori come piacciono a me, allegra, rumorosa caotica. Le persone ti dimostrano sempre il loro disappunto e vogliono essere convinte da te che quello che proponi è corretto, mettendo in dubbio ogni proposta, pur non avendone le competenze.
In ogni caso abbiamo superato le barriere, non senza amaro in bocca.
Il cibo, nonostante ami il piccante, è “piccantemente” eccessivo, e sono stato anche male, fino ad andare in ospedale a chiedere aiuto. Aiuto che poi ho rifiutato rendendomi conto dello stato igienico delle persone ricoverate e degli ambienti.
In Cina se hai necessità di struttura ospedaliera, non brillano, ma te la puoi cavare. Ci ho portato anche mia figlia per problemi vari e me l’hanno sistemata. In India, meglio evitare.
Poi ripeto, l’India è bellissima.
Dopo anni da dipendente, hai deciso di fondare la tua impresa di consulenza. Come è nata quest’idea?
Dopo tre anni e mezzo da pendolare tra Cina, India e Italia, sopraggiunta la crisi del 2008, l’imprenditore per cui sviluppavo gli stabilimenti produttivi esteri, ha fermato gli investimenti in attesa di tempi migliori.
E non mi andava di perdere tempo.
Ho pensato: sono trenta tre anni che faccio arricchire gli altri come dipendente. Ho maturato una importante esperienza all’estero. Provo a lavorare per me. Ho coinvolto mio figlio, che aveva appena terminato una trasferta di un anno in Cina per seguire l’ultimo insediamento produttivo che avevo realizzato, a Guangzhou, è iniziata l’avventura.
Perché sei finito di nuovo in Cina?
Durante i tre e anni e mezzo a Guangzhou avevo “cresciuto” un – allora ragazzo, – che oggi ha 43 anni. Era il mio braccio destro cinese, dal quale ho anche imparato la lingua inglese, che non conoscevo.
Quel ragazzo, una volta che io uscii dal management di quell’azienda, andò in collisione con il management di Hong Kong, che in verità non era molto malleabile, e se ne andò a lavorare in Vietnam, facendo una vita misera.
Aperta MTA (la mia agenzia di consulenza e vendita di tecnologie per la produzione), nell’ottobre del 2009 lo chiamai e gli chiesi se fosse disponibile ad aprire MTA Cina per proporre lo stesso programma di MTA Italia. Accettò subito. Si diede da fare; dopo tre settimane la MTA Cina era operativa.
Oltre ad altre richieste , in giugno 2010 mi combinò un incontro con un imprenditore di Wenzhou, nella sua sede. Fummo assunti tutti e due, io ed il mio collega amico cinese. Io ancora ci lavoro, e sarà così per altri cinque anni visto il recente rinnovo.
Ho scelto la Cina per il legame che si era generato con questa persona, per la quale mi lancerei nel fuoco se necessario. A Shenzhen ora dipendo direttamente da lui, che ottenuta una posizione di alto livello, mi ha chiesto aiuto per problemi di produzione e sono ora diciotto mesi che lavoriamo insieme dieci giorni al mese.
Che lavoro fai al momento?
A Wenzhou ho la carica di Vice General Manager e mi occupo dello sviluppo e la produzione di importanti componenti oleodinamici. L’azienda come gruppo conta 2400 persone.
A Shenzhen sono Senior Technical Advisor in una azienda che produce componenti per il settore automotive e stampanti per ufficio. Attualmente sto sviluppando una azienda per loro per la produzione di componenti oleodinamici, poiché vogliono iniziare a produrre un prodotto proprio per un mercato a loro sconosciuto, guardando al futuro della attuale stazionaria economia cinese.
Preferisci lo Zhejiang o il Guangdong?
Non ho molto tempo per fare il turista, anzi praticamente Zero, utilizzo tutto il mio tempo in Cina per il lavoro, inclusi sabati e domeniche, per passare il più tempo possibile in Italia, che al momento non supera ultimamente gli otto giorni al mese.
In ogni caso percepisco l’ambiente e negli spostamenti tra le varie aziende direi che lo Zhejiang mi è più congeniale. Molto attaccati al denaro, ma la fretta non la fa da padrone e non stressano se non è utile farlo.
Il Guangdong è frenesia allo stato puro, tutto nuovo, tutto moderno, più pulito e ordinato. Il tempo è vitale poiché “perdi margine”. Spesso non è vero ma ormai lì è consuetudine.
Parli cinese? E’ necessario per il tuo lavoro?
Non parlo cinese, posso pronunciare circa un centinaio di parole. Sono autonomo per il mangiare e i taxi, comprendo gli argomenti in discussione, capisco se è il momento di tacere oppure intervenire, non saprei spiegarti, ma il tanto tempo passato insieme mi ha trasmesso questo.
Mi impegnerò a migliorare ma non conosco la strada. Sto seguendo le tue rubriche per vedere se ci riesco.
Tua moglie, Paola, abita in Italia. Torni spesso in Occidente? O e lei che va a trovarti?
Come già accennato, torno tutti i mesi. Sto attento a non superare i ventiquattro di trasferta per stare insieme. Paola mi segue quattro volte anno ed io approfitto quando è con me ad allungare la trasferta di tre-quattro giorni per recuperare se sono in ritardo con qualche progetto.
A Paola piace molto la Cina e legge diversi libri. Ora segue molto la tua rubrica.
Mi hai detto che tuo figlio, Matteo, collabora con te. Fa anche lui “avanti e indietro” tra l’Italia e la Cina o è più stabile?
Matteo viene quando deve installare macchione che produciamo in Italia su richiesta. Lui segue la parte tecnologica dell’azienda ed amministrativa. Stiamo pensando di trovare anche per lui un impiego qui.
So che sei un appassionato di moto. Ma la patente cinese ce l’hai?
Due anni fa mi sono impegnato moltissimo per dare la patente. Ho fatto quattro volte esame teoria in inglese.
Ti fanno 100 domande e, per passare il test, ne occorrono 90 corrette. Impiegavo troppo tempo per la traduzione inglese italiano e risposta da analizzare poiché le regole sono molto diverse dalle nostre. Sono arrivato a 82 risposte giuste, ma il tempo non mi permetteva di migliorare. Ho mollato. Sono ancora arrabbiato.
L’imprenditore pagava tutte le spese, non mi è sembrato il caso di approfittare oltre.
Domanda classica a SDC: qual è il tuo piatto cinese preferito?
Mi metti in crisi. Facciamo prima: togli serpente che mi fa male, togli il cane che non mi piace. Per il resto mangio tutto ciò che mi portano.
Se sono con amici non ordino mai, mi piace seguire i loro gusti per scoprire cose nuove. Se sono da solo seguo il pesce. Normalmente è buonissimo sia di fiume che mare. La carne spesso molto dura. Le verdure tutte atomiche.
Non posso essere definito magro, e mia moglie mi chiama Laurone. Quindi? Decidi tu!
Un consiglio per chi vuole trasferirsi a lavorare in Cina.
Qui si può star bene. Io dico sempre: Conquista la folla!
Fatti amare dalle persone che lavorano con te, strigi la mano anche all’ultimo degli operai se lo incontri. Immedesimati in loro, non impressionarti per la loro povertà e NON ridere se sbagliano.
Chiedi le cose con fermezza. Controlla i compiti dati a loro, se sbagliati correggili, se non fatti, pretendili con fermezza.
Cena con loro, e bevi il più possibile (ma rispetta sempre il tuo fisico). La convivialità è importante, la fermezza di più. Separare amicizia e lavoro.
Arrabbiato per un non risultato? A cena dimenticalo, lo riprendi il giorno dopo con fermezza. Tutti ti aiuteranno se necessario, pochi freneranno il tuo lavoro (quelli ci sono ovunque), tutti saranno felici per i risultati.
Se conquisti la gente, il tuo operato si nota immediatamente, sarai come il colpo di spugna dato su una parete sporca.
Se lavori in Cina per ditta italiana o comunque europea, non si può propriamente definire come “lavorare in Cina”. E’ tutto molto più semplice, quando sei supportato dalla tua azienda occidentale.
Se invece lavori in Cina in un’azienda cinese, allora cambia tutto! Il primo anno sarà mooolto difficile. Nel 2010 mi seguivano al mercato ed alla sera se uscivo per il ristorante. Mi seguivano anche in bagno.
Se conquisterai la fiducia delle persone, si apriranno molte porte.
Una volta mia figlia ha avuto bisogno di verifiche e cure mediche. Il mio capo lo ha saputo. E’ rimasta dieci giorni: voli, visite specialistiche, terapie, eccetera. Noi abbiamo speso zero Euro. Tutt’oggi mi chiedono ogni volta come sta e mi suggeriscono di riportarla per un controllo.
I love China.
Ciao Furio.
Fatti sentire.
Grazie.
Grazie a te, Lauro : )
Photo Credits: Photos by Lauro Marmiroli
gabriele dice
buongiorno, ho letto con grande interesse l’intervista, entro fine anno vorrei trasferirmi in Cina…. suggerimenti per trovare un lavoro?
grazie
Furio dice
Ciao Gabriele,
abbiamo vari articoli sul tema.
franco Dutieux dice
Complimenti per l’intervista ma devo essere sincero, complimenti al sig. Lauro, .
Se devo essere sincero leggendo la sua storia ho avuto un po’ di invidia, non perche’ sia arrivato dove e arrivato con le sue capacita che sono notevoli , ma per la tenacia di voler stare con le persone di cui aveva fiducia e con loro crescere e condividere la vita e il lavoro in quel paese che mi e’ rimasto nel cuore.
Ho avuto una esperienza simile per 4 anni, ho gestito una piccola azienda vicino a Shanghai che poi la casa madre Italiana ha voluto chiudere, avevo anch’io un collega Amico che apprezzo ancora molto, siamo rimasti in contatto e ad ogni occasione gli chiedo di aiutarmi a tornare in Cina, di trovarmi un lavoro, ma purtroppo la mia eta’ e’ un ostacolo.
Avevamo una societa’ di produzione e assistenza che stava riprendendo quota, ma come si sa che non vive nella realta del posto vede le cose solo in funzione dell’utile, la chiusura fu uno shock per noi ma la voglia di rimanere in contatto non e mai venuta meno come la speranza di poter ritornare in quel che ritengo un paese che puo insegnare molte cose a noi europei. Complimenti signor Lauro
Cordialmente
F.D.
Lauro Marmiroli dice
Caro Franco buongiorno.
Ringrazio per il commento graditissimo.
Sempre un piacere condividere queste esperienze…che i più, purtroppo non comprendono .
Se hai WhatsApp potremmo comunicare con frequenza e scambiarci impressioni o immagini.
Mio cell …00393489922144. http://WWW.mtadvising.com mail [email protected]
Ringrazio ancora e ..a presto se vuoi.